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Autore: Sottopelle    08/01/2015    0 recensioni
Ho scelto tra la vita e il dolore. La morte che non m'ha fatto mai paura.
Mi auguro che un giorno anche tu apra gli occhi, che trovi la forza di prendere le redini della vita tua da cui sempre hai imparato ad estraniarti e ricominciare a vivere veramente. Non meriti sofferenza. Non l'abbiamo mai meritata.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho smesso di dipendere da te, nonostante tu non avessi mai visto il nostro rapporto come una relazione quasi tossica, corrosiva. Tu non l'hai vista la mia danneggiarsi giorno dopo giorno, le cicatrici di cui ancora tu non sai dell'esistenza e probabilmente non te le mostrerò mai. Sono la rappresentazione dei miei errori, non dei tuoi.
E sì che di questa mia assuefazione avrei fatto volentieri a meno, se tu non m'avessi negato le braccia tue - nido tiepido, se non ci fossimo negati la protezione che avremmo voluto offrire l'uno all'altro. Ho scelto di rinunciare al mio bisogno d'intrecciare le mie mani con le tue per sentirti più vivo - sentirmi più viva - in favore del vento invernale su cui ogni giorno ho imprecato, sputato, senza mai sentirne la vita pulsante impressa tra le sue vesti. Non ho bisogno della felicità: ho bisogno di non sentire più catene a pesare sui polsi miei.
Ho deciso di smettere di dipendere dalle ciò che m'ha fatta appassire fino ad ora - che se non posso esser felice non voglio nemmeno esser triste - imparare a colmare i miei vuoti senza l'ausilio di veleno o qualsiasi cosa che m'abbia resa schiava, seppur involontariamente e temporaneamente; ho sempre avuto il bisogno di farmi male - volermi male - per stare bene, voglio vedere se esistono realtà diverse da questa. E magari, farla diventare una verità propria ed inconfutabile, che rappresenti la mia vita in ogni suo fatto veridico e non più solo ipotesi e teorie che finisco sempre col pormi per non dover ammettere i miei problemi.
Forse tornerò alle mie solite abitudini, col pretesto che l'inverno, per me, sia troppo freddo, e troppe le distanze che ancora devo percorrere per potermi poi definire "libera". Potrei tornare da te, con l'intento di cercare il calore umano - l'unico che m'è stato permesso e che ho ricercato così a lungo - che so già che mi mancherà durante il mio pellegrinaggio verso una meta che, parlandoci chiaro, non ha posizione. Finirò coll'allontanarmi troppo, oppure troppo poco: e ancora m'è ignoto di cosa sarà dopo. Per ora, io farò a meno delle tue dita lievi, dei miei metodi d'espressione d'odio verso me stessa. I miei modi con cui avvicinarmi un po' di più alla morte, che m'è sempre parsa meno avversa di quanto lo sia stata la vita. Che non è mai troppo tardi per dirsi: "Ho sbagliato", anche quando si ha già un piede nella fossa, a rimediare, quella è un'altra faccenda; ma dopotutto ho il vanto d'esser la persona meno determinata di questo mondo, e sebbene abbia vissuto sempre più in tendenza al nero che al bianco non ho mai avuto il coraggio di spingermi nell'apice dell'oscurità. Mi son sempre piaciute le mezze misure, in ogni caso.
Nonostante tutto, ho fatto la scelta meno probabile di quella che ci si possa aspettare da me: ho scelto di vivere, a prescindere dal marcio che mi porto dentro - segno definitivo della mia comunione con il limbo che sempre ho sperato di poter raggiungere - all'eternità s'arriva solo con la fine dell'esistenza, ma forse è l'infinito ad incutermi più paura del vivere. Ma di questo non me curo, il desiderio di provare a riprendere tra le mani la mia immagine è grande, molto di più di quanto non sia la mia parte interiore che suggerisce di lasciar le cose come stanno.
Forse è un segno d'amore per me stessa. Io dico che è solo il mio bisogno d'aria fresca. E ti ringrazio per il tepore che hai saputo sempre porgermi, facendomi sempre sentire un po' a casa. E ti ringrazio per molte altre cose che hai fatto per me, e di cui mai te ne son stata riconoscente: tra queste, l'avermi fatto aprire gli occhi definitivamente. Che anche se non mi son abituata a guardare intorno, l'aver abbandonato il mio buio volontario rappresenta un notevole passo avanti. E non m'accontenterò più degli stralci di luce che ho visto con la coda dell'occhio una volta tanto. Forse imparerò a pretendere un po' di più, dal resto e da me stessa. A puntare in alto. Ma per ora mi basta l'aria fresca. Per ora mi basta esser libera.



 
Agerath
  
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