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Autore: Charelou    08/01/2015    0 recensioni
– Vi, giusto? Io sono Caitlyn, lo sceriffo di Piltover, ma dalla tua reazione deduco ne eri già al corrente. –
– Già… –
– Allora, sono qui per arrestarti in maniera ufficiale. Ma ho qualcosa di migliore da proporti. –
– Senti, io…io in prigione non ci voglio andare, ok? –
– E io non ti ci mando. –
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caitlyn, Vi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Faceva freddo quel pomeriggio d’inverno ma alla ragazza alta e magra, che camminava per i quartieri malfamati di Piltover, sembrava essere immune a quel freddo pungente. Vi passeggia tranquilla, fischiettando, un piccolo sacco tenuto stretto nella manona metallica destra. Tornava a casa, con il successo di un altro colpo, ben riuscito se doveva essere completamente sincera. Il suo obiettivo era di prendersi i soldi di quei famelici criminali e poi dargliele di santa ragione, un po’ per allenarsi un po’ per fare qualcosa, sennò era tutto incredibilmente monotono! Purtroppo però, dopo essere andata lì ed averli picchiati così forte, non solo alla fine si era davvero convinta che i malfattori non avessero tanti soldi, ma erano anche dei pivellini nel campo, che vivevano di furtarelli riguardo al cibo. Il lato positivo era la poca tecnologia Hextech che era riuscita a scucirgli a suon di pugni, utilissima per i suoi guantoni ed ora al sicuro nel sacchetto.
Avviandosi per la sua casa, vedeva i pochi passanti della via osservarla con un misto di rispetto e timore e la ragazza quasi godeva nel notarli; le piaceva che tutti sapevano che lei era qualcuno, qualcuno che non temeva di affrontare l’avversario nonostante la taglia o il sesso, qualcuno a cui piaceva picchiare e picchiare bene, qualcuno tutto muscoli, forse, ma con del sale in zucca. Beh, era proprio brava a rubare chi rubava.
Appena raggiunse la sua umile dimora solitaria e poco vista, si tolse finalmente i fidati guantoni e estrasse un mattone dal muro, prendendo quindi le chiavi nascoste, girandole quindi nella toppa. Fu allora che si bloccò, come se fosse stata congelata, girando poi il viso con una lentezza quasi inumana verso la sua destra, riconoscendo lo sceriffo di Piltover, l’occhio destro ingrandito dalle lenti del fucile, puntato dritto verso di lei. Vi pensò rapidamente, come era solita fare nelle situazioni critiche, ma in quel momento, era davvero con le mani legate; era disarmata, i guantoni erano distanti e un qualsiasi movimento brusco sarebbe bastato allo sceriffo per freddarla sul posto.  Fece una risatina amara, girandosi del tutto verso l’altra, alzando le mani in segno di resa e annuendo con fare di chi ne sapeva una in più di chiunque.
– Cazzo. – Imprecò semplicemente, nascondendo per bene la paura che provava in quel momento.
Lo sceriffo era da un po’ che teneva d’occhio quella strana criminale: aveva sentito delle voci sul suo conto, anche tra dei poliziotti, che la ragazzona spesso aiutava, involontariamente, la polizia a catturare i malviventi. Era un soggetto interessante, secondo lei, ma era pur sempre una fuorilegge e come tale doveva essere catturata e sistemata.
Caitlyn rimase a fissarla per un po’, in silenzio, tenendola sotto tiro, prima di ridacchiare e abbassare il fucile, sotto lo sguardo a dir poco stupito di Vi.
– E così, tu saresti la criminale che ruba agli altri criminali? – Chiese la mora, sistemandosi il cappellone e poggiando la canna del fucile sulla spalla. Vi dal canto suo la osservò alzando un sopracciglio, rimanendo spiazzata da quel sorriso amichevole dipinto sulle labbra della legge di Piltover.
– Sì, sono proprio io. – Le rispose la zazzera rosa, abbassando le mani con lentezza, non riuscendo proprio a nascondere la confusione. Caitlyn annuì, camminando con discrezione fino ad essere abbastanza vicina ai guantoni, per precauzione. A Vi ovviamente non sfuggì quel movimento, continuando a guardare con attenzione lo sceriffo.
– Vi, giusto? Io sono Caitlyn, lo sceriffo di Piltover, ma dalla tua reazione deduco ne eri già al corrente. –
– Già… –
– Allora, sono qui per arrestarti in maniera ufficiale. – Vi a quelle parole sbuffò, non volendo dare a vedere la paura che si stava mano a mano ingigantendo nel petto. Era durato anche troppo, quel bel giochino tra criminale. Certo, di sicuro avrebbe ritrovato qualche vecchia conoscenza in gattabuia, ma l’idea di rimanere là dentro per troppo tempo non l’entusiasmava.
– Ma ho qualcosa di migliore da proporti. – La criminale a quel punto sospirò frustata, sbattendo le mani sulle gambe con un certo nervosismo.
– Senti, io…io in prigione non ci voglio andare, ok? – “Come se davvero basti dirgli così per farle cambiare idea.” Si ritrovò a pensare Vi, dandosi dell’idiota.
– E io non ti ci mando. – Disse con calma Caitlyn, alzando le spalle e sorridendole nuovamente. Vi, al contrario, la guardò inespressiva, sollevando poi lo sguardo al cielo, così, per assicurarsi che non ci fossero asini che volavano…ed effettivamente non vi erano.
– Ehm…ho sentito male, oppure mi stai prendendo in giro? – Le chiese, grattandosi la nuca, in imbarazzo e con nervosismo.
– No…sono seria, non ti arresto e non ti mando in galera. – Vi non sapeva più che dire o fare, infatti rimase lì a guardarla stupita, imbambolata. Non sapeva se ridere o piangere di gioia.
– Però devi comunque ripagare il tuo debito con la città. – Vi allora schioccò le dita, come brutalmente risvegliata da un bellissimo sogno, incrociando le braccia al petto in seguito, con un sorriso beffardo.
– Mi sembrava strano ricevere tutto in cambio di nulla. E cosa vuoi? Soldi? Mi metti ai servizi sociali? Ti prego non mettermi a fare da badante a dei noiosissimi vecchi decrepiti. –
– No, voglio che vieni a lavorare nel mio dipartimento di polizia. – Fece serissima Caitlyn, poggiando la schiena al muro e lucidando con la mano la canna del fucile. Sembrò però non essere presa altrettanto sul serio da Vi, che scoppiò in una fragorosa risata, indicando anche lo sceriffo, come se avesse detto la cosa più divertente del mondo. Dal canto suo, l’altra rimase tranquilla a passare la mano sul fucile, guardandola finalmente, impassibile, attendendo che la delinquente si calmasse. Effettivamente, era alquanto assurda come proposta; una criminale con i controfiocchi che entrava a far parte della polizia che da sempre aveva cercato di acciuffarla per ripagare il suo debito nei confronti della città, sembrava una barzelletta vera e propria. Quando finalmente Vi placò le risate, si passò un dito sotto l’occhio asciugandosi una lacrima, uscita per il troppo ridere, guardandola con fare divertito.
– Non mi avevano detto che lo sceriffo fosse un tale burlone. Quasi ti prendevo sul serio, sembri quasi simpatica. – Ma lo sceriffo non si mosse, serissima, anzi, guardandola quasi con fare confuso, non capendo proprio bene di cosa stesse parlando.
– Cavolo, eri seria… – Non riuscì a dire altro, una mano ancora teneva stretta il sacco rubato e l’altra era ferma in aria ad indicarla.
– Mi meravigli, ti facevo più sveglia. – La punzecchiò lo sceriffo, aggrottando la fronte, continuando :
– Ascoltami, se tu entrassi a far parte della polizia, non - –
– Sì, sì, lo so che se entro a far parte della polizia avrai una man forte nel dipartimento, ci guadagni tutto un sapere criminale e avrai una rompi scatole in meno tra i piedi, non sono così tarda. – Sbuffò Vi, infastidita da quel tono come superiore che aveva assunto lo sceriffo, finché la sua espressione non mutò, allibita, come se appena adesso si fosse accorta di una cosa importantissima che aveva proprio sotto il naso.
– Una rompi scatole…in meno… – Ripeté, come se fosse incantata dalle sue stesse parole.
La lampadina le si era accesa dopo un po’; se avesse accettato, avrebbe detto addio a tutte quelle fughe dalla polizia oltre che dai stessi criminali, guadagnandosi così anche onestamente da vivere e facendo del bene al prossimo. Beh, ai ladri non proprio bene.
– Ecco, allora perché mi fai domande stupide? –  Fece lo sceriffo ridacchiando, divertita dalla faccia di Vi, che dopo altri attimi di silenzio, rispose.
– Cavolo, mi salvo dalla polizia lavorandoci e intanto gonfio di botte i cattivi, sì, ci sto. – Fece d’improvviso, mostrando un sorriso enorme mentre stringeva con energia la mano dello sceriffo, che sembrò quasi spaventarsi da tutta quell’improvvisa allegria, soprattutto da quella calorosa e forse un po’ troppo forte stretta di mano, ridendo però a sua volta, contagiata dalla vitalità della ormai ex-criminale.
– Bene, è sempre un piacere avere nuovi agenti, specialmente quelli che sanno il fatto loro. – Le disse, lasciando la mano e sistemandosi il cappello un po’ smosso dalla stretta di poco prima, stringendo poi nuovamente il fucile.
– Presentati domani alle otto puntuali per il tuo turno di mattina. Quando saremmo lì, ti farò fare il giro, ti presenterò gli altri e stabilizzeremo i tuoi turni. – Vi annuì alle parole della mora, portandosi una mano poco sopra la nuca e facendo il saluto militare, con nonchalance, volendo scherzare ancora euforica.
– Agli ordini capo! – Disse con aria pimpante, tornando poi seria all’improvviso, chiedendo:
– Se avessi rifiutato l’offerta…cosa avresti fatto? – Caitlyn per risposta alzò le spalle, sorridendo serena, facendo per andarsene.
– In realtà, puntavo tutto sul tuo accettare, chiunque, più o meno, l’avrebbe fatto. Chissà però se fosse successo l’opposto… – Facendo poi cadere accidentalmente l’occhio sul sacco che Vi teneva ancora in mano.
– Quello l’hai rubato adesso? – Vi cercò di fare la vaga, guardandosi intorno prima di mormorare:
– Nope… – La mora, senza aprire ulteriormente bocca, porse la mano verso di lei, facendola sospirare.
– Oh, andiamo, è tecnologia Hextech, mi serve per i guantoni! – Ma vedendo lo sguardo fermo e serio dello sceriffo, sbuffò, lanciando così il tutto. Caitlyn lo prese al volo, osservandola mentre apriva la porta.
– Non importa se l’hai rubata a chi l’aveva già rubata, resta comunque qualcosa di non tuo. – Vi aprì la porta, sbuffando a quella ramanzina, osservandola con sufficienza mentre la vedeva avviarsi sulla via del ritorno, uscendo così per poter portare all’interno i guantoni.
– Non preoccuparti per i guantoni. Comunque non lavorerai gratis e se proprio sarà urgente, potrai stare nell’officina che abbiamo alla stazione. – Vi guardò da lontano Caitlyn, alzando un sopracciglio. Non era abituata a tutte quelle gentilezze, né tantomeno al sorriso buono e sincero dello sceriffo. Ma nonostante ciò, Vi non poté fare a meno di ricambiare, sollevando i guantoni.
–Grazie sceriffo. –
  
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