Where is our butterfly world, honey?
1. Perchè mi tradisci?
Il sole tramontava oltre la collina
lentamente, come se soffrisse a lasciare quella terra.
Il fiume scorreva lento: lo
scrosciare dell’acqua tra le rocce era ciò che Genny
adorava di più nelle giornate estive.
Il caldo non era afoso nella Terra
delle Farfalle. La frescura serale e la leggerezza brezza scompigliavano i
capelli corvini della giovane che si godeva il panorama a lei familiare
dall’altura di una quercia.
La sua Vecchia Quercia, dove, fin da
quando era piccola, amava arrampicarsi per osservare tutta la vallata.
Genny salì ancora più in alto sulla quercia fino a raggiungere gli ultimi rami.
Da lì, il panorama era ancora più emozionante. Si riuscivano a scorgere gli
unici due villaggi presenti, dei grumi di casette di pietre che spiccavano in
mezzo a tutto il verde nei numerossissimi prati.
Ma non era lì dove Genny viveva, la sua casa.
Lei era una farfalla, lei volava come
loro tra i profumi della primavera e i colori dell’estate.
Saltò giù dall’albero. I suoi capelli
si spettinarono, ma le compagne di una vita di Genny,
le farfalle, glieli aggiustarono in un vortice di colore, come solo loro sanno
fare.
La giovane le amava, loro erano tutte
per lei. La sua vita, la sua sopravvivenza.
Sentiva che senza di loro, la sua
vita sarebbe stata grigia. Vuota.
Le farfalle le fecero fare una
giravolta, lei rideva.
Il sole era ormai tramontato e il
buio accarezzava teneramente quella dolce figura che correva felice per le vie
del bosco.
La vita non poteva sorriderle più che
in quel momento. Tutto era assolutamente perfetto e non le serviva nulla di più
di ciò che le era stato dato dalla natura che la circondava.
Le farfalle presero la esile creatura
e la sollevarono in alto, su nel cielo blu della sera. Sempre più in alto,
sempre di più. Sfiorando le stelle e osservando così cosa c’era oltre la Terra
delle Farfalle: il buio.
Un senso di malinconia invase il
cuore della giovane. Abbassò lo sguardo sulle sue mani.
Non credeva che oltre ai suoi sogni
ci fosse solo quel buio. Nessun prato verde, nessun albero pieno di frutti,
nessun fiore colorato, nessuna amica farfalla.
Le farfalle di dirigevano verso quel
luogo. Tutto quel buio stava per invadere l’anima di Genny.
Sarebbe stato inevitabile.
Perché le farfalle la stavano
portando verso quel luogo che le faceva così paura?
Perché non giocavano con lei come
avevano sempre fatto?
Perché, di momento in momento, le
loro ali screziate di mille e mille colori si facevano sempre più grigie?
La vista di Genny
iniziò ad offuscarsi e un incredibile sonno la attirava verso di sé. Ma lei
doveva restare cosciente. Doveva capire il perché di tutto ciò che stava
succedendo, doveva.
Ormai l’ambiente che amava era quasi
totalmente scomparso dietro le sue esili spalle. Avrebbe voluto scendere da
quel letto di farfalle grigie. Voleva fermare tutto e scendere. Voleva tornare
al suo mondo.
Perché la stavano portando via dal
suo bosco? Perché le stavano sottraendo la sua vita?
Iniziò a piangere in modo sommesso.
Lei non voleva, voleva tornare a casa. E lo avrebbe fatto in qualsiasi modo.
Guardò al di sotto del vortice di
farfalle: buio, solo buio.
Quello sarebbe stato il secondo modo
per tornare a casa. Era cosciente che sarebbe stato più doloroso, ma era l’unica
via diretta per il suo mondo.
Prese un respiro profondo e osservò
per ancora un attimo tutte quelle farfalle che avevano cambiato colore e idee.
E fece il grande passo verso la
libertà e ciò che desiderava davvero: la sua vita.
Il buio l’avvolse e la trascinò con
sé. Giù, giù, sempre più in basso, finché Genny si
dimenticò anche di respirare.
Le farfalle, mentre,
continuavano la loro marcia verso il nulla, ignare di ogni cosa.
Dopo un’estate passata senza prendere
in mano una matita per scrivere, oggi ho avuto l’ispirazione grazie ad un’emozionante
canzone inviatami da un mio amico,che, logicamente, ringrazio di cuore.
Sul proseguimento del racconto, non
voglio anticipare nulla. Spero continuate a seguirlo. =D
A presto.
Moon