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Autore: pentolina    09/01/2015    9 recensioni
In questa storia vedremo la nostra detective Beckett nel ruolo di madre single... un ex che ricompare dopo anni e Castle che le starà sempre a accanto (prima come amico e poi...)
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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“Che succede, detective? La vedo preoccupata?” Chiede lo scrittore posando la tazza fumante sulla scrivania e accomodandosi sulla sua sedia.
“Nulla che ti riguardi.” Risponde infastidita dalla solita curiosità del partner proseguendo nel compilare il rapporto.
“Siamo suscettibili oggi.” Commenta Castle estraendo il cellulare per proseguire la partita ad Angry Birds lasciata in sospeso.
“Scusa, Castle… e grazie per il caffè.” Sussurra Beckett dopo un paio di minuti di silenzio accorgendosi di aver esagerato.
“Di niente… comunque se hai voglia di parlarne sono qui.” Le ricorda gentilmente.
La detective sta per rispondere quando un agente grida infuriato: “GUARDA COS’HAI COMBINATO, RAGAZZINO!” Indicando il plico di documenti sparsi sul pavimento.
Il piccolo seduto a terra guarda spavento l’uomo che gli urla contro mentre alle sue spalle il nonno lo raggiunge.
“David!” Dice con tono di rimprovero piegandosi per aiutare il poliziotto a raccogliere i fogli.
“Che succede?” Domanda Esposito.
“ZIO JAVI!” Strilla alzandosi e precipitandosi verso di lui.
“Attento!” Urla l’agente riuscendo a togliere il documento prima che il bambino lo calpesti.
“Ehi, campione!” Esclama il detective sollevandolo in aria, facendolo ridere.
“Mi dispiace.” Si scusa nuovamente Jim.
“Stia più attento a suo figlio la prossima volta.” Risponde infastidito strappandogli di mano i fogli.
“Agente, porti un po’ di rispetto!” Lo ammonisce una voce autoritaria alle loro spalle.
“Si, signore. Mi scusi.” Risponde mettendosi sull’attenti davanti al capitano.
“Forza, al lavoro.” Ordina Montgomery per poi concentrarsi sui nuovi arrivati.
“Lo perdoni, signor Beckett. Come sta?” Chiede stringendogli la mano.
“Bene. Mi dispiace per il disordine creatosi.” Risponde mortificato dal pasticcio combinato dal nipote.
“Nessun problema. Ehi, giovanotto come va?” Dice Roy rivolgendosi al piccolo ancora in braccio al detective.
“Tutto ok, boss!” Risponde David alzando la mano e aspettando che il capitano batta il cinque.
Montgomery sorride facendo scontrare la mano contro la sua.
“Papà, che ci fai qui?” Domanda Beckett.
“MAMMA!” Esclama David allungandosi verso di lei.
“Mi dispiace, tesoro… mi hanno chiamato per un’emergenza in ufficio e non posso portarlo con me.” Spiega Jim alla figlia che sta prendendo dalle braccia del collega il figlio.
“Beckett, se vuoi puoi andare.” S’intromette il capitano.
“Grazie, signore ma se non è un problema vorrei finire il rapporto prima di andare a casa.” Risponde lei.
“Katie, io devo andare. Ci sentiamo per domani. Ciao David fai il bravo.” Saluta Jim prima di dirigersi nuovamente verso l’ascensore.
“Ehi… chi abbiamo qui?” Domanda Castle raggiungendo il gruppetto.
“RICK!” Strilla David dimenandosi per far capire alla madre che vuole scendere.
“Beckett, quando vuoi vai tranquilla senza farti problemi.” Ripete il capitano congedandosi.
“Rick, giochi con me?” Chiede David togliendosi lo zainetto e mostrandogli le macchinine.
“Certo, andiamo… troviamo un posto tranquillo.” Risponde lo scrittore prendendolo per mano.
“Castle, mi posso fidare di te mentre concludo il rapporto?” Domanda la detective dirigendosi verso la scrivania.
“Detective, ho cresciuto una figlia, da solo, non lo dimenticare.” Le ricorda conducendo il bambino nella saletta relax.
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Castle e David dopo: aver costruito una vera e propria pista per le macchinine, aver giocato a prendersi, a nascondino ed essersi stancati un bel po’, ora, hanno optato per un’attività più tranquilla: il disegno.
“David, come mai eri con nonno Jim? Rosy era impegnata?” Chiede curioso lo scrittore.
“Rosy, è andata via.” Risponde cambiando penna.
“Dove?”
“Non ricordo il nome… dove ci sono i cowboy.” Spiega tirando delle righe tutte storte sul foglio.
“Texas?”
“Si.” Conferma annuendo.
“È andata in vacanza?” Domanda proseguendo con la raccolta di informazioni.
“No, non torna più. Mamma dice che senza Rosy siamo nei guai… cosa vuol dire?” Chiede smettendo di colorare e guardandolo.
“Rosy ti veniva a prendere all’asilo e ti faceva compagnia mentre mamma era al lavoro ma ora che Rosy non c’è più non sa come fare. Deve trovare qualcun altro che stia con te.” Spiega Castle.
“Perché non posso stare qui?” Domanda bevendo un sorso di succo.
“Perché è pericoloso. Vengano portate qui delle persone cattive e non è un posto per un bambino piccolo come te.”
“Io non sono piccolo… ho quattro anni. Juliet è piccola… lei ne ha solo due.” Afferma alzando prima quattro dita e poi due riferendosi alla figlia di zio Kevin e zia Jenny.
“Scusa hai ragione non sei piccolo, piccolo ma non sei nemmeno grande, grande come me, mamma e gli zii. Quindi non puoi restare qui con noi.” Dice cercando di spiegargli.
“E allora dove sto?” Domanda preoccupato.
Lo scrittore si gratta il mento cercando di pensare ad una soluzione e dopo un paio di minuti di esitazione risponde.
“Ma certo! Potresti restare con Lexi!” Esclama colpito da un lampo di genio.
“Chi è Lexi?” Chiede.
“È mia figlia… L’hai incontrata un paio di volte alle feste per i libri che scrivo su mamma. È quella ragazza con i capelli rossi che ti ha trovato nascosto sotto il tavolo del buffet l’ultima volta. Ricordi?” Gli rammenta lo scrittore.
“Si! Mi piace… è simpatica.” Afferma David ricordandosi l’episodio.
“Ottimo. Non ci resta che chiedere a lei e convincere tua madre e siamo a cavallo.” Dice Castle estraendo il cellulare per chiamare la figlia.
“Hai un cavallo?” Domanda illuminandosi.
“No… è solo un modo di dire.” Risponde sorridendo.
“Uff… mi sarebbe piaciuto andare a cavallo.” Dice deluso riprendendo a colorare.
“Un giorno ci possiamo andare se vuoi.” Propone lo scrittore.
“Veramente?” Chiede eccitato dall’idea.
“Veramente!” Conferma facendogli l’occhiolino.
“SI!” Strilla felice.
“Ehi, tesoro sono io. Come va?” Domanda Castle con il telefono all’orecchio.
“Tutto ok, tranquilla. Volevo solo chiederti una cosa: saresti disponibile a fare da baby-sitter al figlio di Beckett il pomeriggio dopo scuola?”
“Perfetto! Beckett, ne sarà entusiasta.” Esulta lo scrittore.
“A stasera. Ciao.” Saluta concludendo la chiamata.
“Ce l’abbiamo fatta, David. Ha detto si!” Esclama scambiandosi il cinque con il piccolo.
“Come va qui?” Domanda Beckett interrompendo i due.
“Tutto ok, vero?” Risponde lo scrittore cercando la conferma del bambino.
“Lexi mi fa compagnia.” Rivela David sorridendo.
“Come scusa?” Chiede confusa guardando il partner.
“Devo dire che tuo figlio è diretto… va dritto al punto è una caratteristica che…”
“Castle! Cos’hai combinato?” Domanda avvicinandosi portando le mani suoi fianchi.
“Niente di male. David mi ha raccontato di Rosy e del suo trasferimento in Texas… a proposito mi dispiace era una brava ragazza. Così mi è venuta una brillante idea per risolvere il tuo problema. Dato che siamo amici, oltre che partner, ci aiutiamo a vicenda in questo tipo di situ…”
“Castle! Arriva al dunque!” Gli ordina.
“Ho chiesto ad Alexis se è disponibile a occuparsi di David mentre sei al lavoro.” Confessa lo scrittore.
“Non sei proprio in grado di farti gli affari tuoi, vero?!” Dice infastidita dall’ennesima intrusione da parte dell’uomo nella sua vita privata.
“Mi dispiace… pensavo di farti un piacere!” Risponde mortificato.
“Non mi sembra di aver chiesto il tuo aiuto e interrogare mio figlio per ficcare il naso nella mia vita privata è una pessima cosa. Il fatto che scrivi romanzi ispirati a me non ti dà il diritto d’impicciarti nella mia vita.” Afferma la detective arrabbiata.
“Ok, scusa. Volevo solo toglierti l’incombenza di trovare una sostituta affidabile. Dato che ci sono già passato so cosa significa lasciare proprio figlio in mani sconosciute ma se ti dà così fastidio ok… dirò a mia figlia che non è ben accetta.” Controbatte lo scrittore alzandosi in piedi.
“Non cercare di rigirare la frittata. Non è tua figlia il problema e lo sai. Il problema sei tu che prendi decisioni affrettate senza prima consultarmi. Che si tratti di lavoro o di vita privata tu fai sempre di testa tua senza chiederti se le persone accanto a te la pensano alla stessa maniera.” Spiega Beckett iniziando a riordinare i giochi del figlio.
“Ok, hai ragione. Reagisco d’impulso lo so… è un mio grande difetto ma lo faccio con le migliori intenzioni. Mi dispiace di non averti consultata prima ma nonostante i miei modi non ti pare un’ottima idea? Lasceresti David con qualcuno che conosci, di cui ti fidi, è disponibile da subito e soprattutto non si trasferirà dall’altra parte dello Stato. Non trovi?” Dice esponendo tutti i lati positivi del caso.
“Anche se mi costa ammetterlo sarebbe un’ottima soluzione ma non voglio disturbare Alexis… deve studiare e a diciassette anni vorrà di sicuro uscire con gli amici o con il ragazzo, divertirsi insomma. Non starsene a casa tutti i pomeriggi a badare ad un bambino di quattro anni, non credi?” Afferma Beckett raccogliendo le penne sparse sul tavolo.
“Non parlare di ragazzi in mia presenza… è un tasto dolente per un padre. Comunque tralasciando questo dettaglio… ho già chiesto ad Alexis e per lei non ci sono problemi. David è all’asilo fino alle cinque quindi ha tutto il tempo per fare i compiti e studiare prima di andare a prenderlo.” Si affretta a spiegare.
“Ok, ma a una condizione: pagherò Alexis e, prima che inizi a ricordarmi che sei ricco e che tua figlia lo fa volentieri gratuitamente, ti dico che, se non accenterete il compromesso, sarò costretta a rifiutare la vostra offerta.” Mette subito in chiaro la detective.
“Ok. Affare fatto!” Afferma Castle allungando la mano verso di lei.
“Bene… ora signorino preparati è ora di andare. Chiamerò Alexis per spiegarle un po’ di cose più tardi.” Dice Kate stringendogli la mano.
“Potreste venire a cena da noi… così parlate a quattrocchi con calma. Tra l’altro è la serata pizza.” Propone Castle.
“SI! PIZZA!” Esclama David felice.
“Sei sicuro?” Domanda incerta.
“Si, certo. Così David può stare un po’ con lei… e puoi vedere come va.” Aggiunge aiutando il bambino ad allacciarsi le scarpe.
“Prendo le mie cose e andiamo. David, vai a salutare il capitano.” Afferma Kate uscendo dalla saletta.
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“Richard? Sei tu?” Chiede Martha sentendo la porta d’ingresso chiudersi.
“Si, mamma… c’è anche Beckett.” Urla in risposta riponendo nel guardaroba le giacche dei due ospiti.
“No… no, David. Non toglierle.” Lo rimprovera Kate fermandolo.
“Non le voglio!” Protesta slacciandosele.
“Beckett, lascialo non è un problema.” Interviene lo scrittore.
“Ciao cara… benvenuta.” La saluta l’attrice.
“Oh… ma chi abbiamo qui?! David, giusto?” Chiede Martha per conferma notando il bambino seduto a terra intento a togliere scarpe e calzini.
“Intanto che chiacchierate inizio a preparare!” Informa Castle dirigendosi verso la cucina.
“Ciao, Martha. David, rispondi!” La saluta la detective per poi rivolgersi al figlio.
“Perché sei vestita così strana?” Chiede curioso guardando lo stravagante abbigliamento della donna.
“David! Mi dispiace, Martha.” Si scusa Kate per la sfrontatezza del figlio.
“Non scusarti mi piacciono le persone schiette.” La tranquillizza Martha sorridendo per poi rivolgersi al bambino.
“Dimmi un po’ David… ti piace il teatro?” Chiede l’attrice.
“Si, ci sono andato due volte con mamma a vedere il mago di Oz e Pinocchio.” Risponde alzando due dita.
“E ti ricordi com’erano vestiti gli attori?”
“Strani.” Risponde immediatamente.
“Esatto… Io sono un’attrice di teatro ed è per questo motivo che sono vestita “strana”, come dici tu. Sto provando i costumi per il mio prossimo spettacolo.” Spiega Martha.
“Ci posso venire?” Domanda autoinvitandosi.
“Certo. Ora, vuoi venire di là con me a vedere gli altri costumi?” Chiede offrendogli la mano.
“C’è un cattivo nella tua storia?” Domanda restando fermo.
“Sicuro… c’è sempre un antagonista.”
“Voglio vedere il vestito del cattivo.” Dice afferrando la mano della donna.
“Il “per favore”, David… dove l’hai lasciato?” Gli ricorda Kate.
“Per favore.” Dice alzando lo sguardo verso l’attrice.
“Certo… andiamo!” Risponde Martha accompagnandolo verso le scale.
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“Ciao, papà… Kate! Che piacere vederti.” Esclama la ragazza baciando il padre per poi andare ad abbracciare la detective.
“Come stai, Alexis?” Domanda Kate ricambiando la stretta.
“Tutto bene, grazie. Resti a cena con noi?” Chiede sedendosi sullo sgabello accanto a lei mentre il padre controlla la cattura delle pizze.
“Si, ho approfittato dell’invito di tuo padre per vederti di persona. Intanto ti chiedo, visto i suoi precedenti, se è vero che ti ha chiesto di badare David o se ha deciso lui senza consultarti?” Domanda Kate.
“EHI!” Dice lo scrittore mettendo il muso facendo sorridere le due donne.
“No, è vero… stranamente ha detto la verità.” Scherza la rossa ricevendo uno strofinaccio in faccia da parte del padre.
“A parte gli scherzi lo faccio volentieri. A che ora devo passare a prenderlo?” Chiede rubando un’oliva.
“Prima di partire con i dettagli vorrei dirti due cose: uno, grazie sei la mia salvezza e due, come già anticipato a tuo padre, voglio che accetti di essere pagata. Non…”
“No, Kate. Non serve. Lo faccio volentieri e…”
“No, Alexis. So che non hai bisogno dei miei soldi ma per me è importante. Non voglio approfittare della tua gentilezza e della tua disponibilità. È giusto che tu venga pagata per il tempo che perderai dietro a David. Ti assicuro che non è facile tenerlo tranquillo, anzi… ti darà un bel da fare.” Afferma Kate sorridendo.
“Se proprio insisti va bene ma non servirebbe.” Ripete la giovane arrendendosi.
“Perfetto! Allora, puoi andare a prenderlo dalle quattro alle cinque, quando vuoi. Per merenda puoi dargli quello che vuole però stai attenta a non lasciarlo solo con dei dolci in giro perché in quei trenta secondi in cui tu non guarderai lui se li sarà divorati tutti. L’unica cosa che non può assolutamente mangiare sono noci, noccioli, mandorle praticamente tutta la frutta secca perché è allergico. Se ti trovi in un luogo chiuso che sia un bar, un ufficio o in casa la prima cosa che farà è togliersi scarpe e calzini. Ha un’innata repellenza per scarpe e ciabatte. Girerebbe scalzo sempre e ovunque. La tv la può guardare solo per un’ora; lui lo sa ma quando arriverà il momento di spegnerla si inventerà di tutto per convincerti a tenerla accesa altri cinque minuti che poi diventeranno dieci e poi venti e avanti così. Che altro… ah… ogni tanto ricordagli di fare pipì tende a dimenticarlo quando è impegnato a giocare. E un’ultima cosa, la più importante, se combina malanni o non ti ascolta, sgridalo. Non avere paura di metterlo in castigo. Ok?” Conclude la detective insistendo soprattutto sull’ultimo punto.
“Ok, spero di non sbagliare qualcosa.” Commenta Alexis preoccupata.
“Sono sicura che te la caverai benissimo. D’altronde hai cresciuto tuo padre.” Scherza Kate scambiandosi il cinque con la ragazza.
“Detective, mi sento offeso. Ti invito a casa mia, divido il mio pane con te, ti offro mia figlia come baby-sitter e tu mi ringrazi così? Alleandoti con lei contro di me!” Afferma melodrammaticamente.
“Non fare l’offeso… e poi dopo aver agito alle mie spalle, per l’ennesima volta, ho tutto il diritto di prenderti in giro.” Controbatte.
“Mamma, guarda!” Esclama David entrando in cucina con un enorme cappello da cowboy in testa che gli impedisce di vedere dove sta andando.
“Wow… è bellissimo. Te l’ha dato Martha?”
“Si, ha detto che posso tenerlo.” Risponde andando a sbattere contro una sedia.
“Attento… toglitelo un secondo c’è una persona che vuole salutarti.” Lo invita Kate.
“Chi?” Chiede curioso scontrandosi con le gambe dello scrittore.
“Togli il cappello e vedrai.”
Castle glielo ruba mentendoselo in testa e fingendo di sparargli lo colpisce con gli indici sulla pancia facendogli il solletico.
David divertito iniziando a saltellare nel vano tentativo di riprendersi il cappello.
“Dammelo!” Ordina capendo che non riuscirà mai a saltare così in alto.
“Ascolta prima cos’ha da dirti mamma poi ti ridò il cappello.” Risponde lo scrittore.
“Che c’è?” Chiede David avvicinandosi alla madre.
“Ti ricordi di Lexi?” Domanda scendendo dallo sgabello, prendendolo in braccio e portandolo alla stessa altezza della ragazza.
“Si, ha giocato a nascondino con me.” Risponde ricordandosi della festa avvenuta un mese prima.
“Esatto. Lexi starà con te mentre sarò al lavoro e tu farai il bravo, vero?” Afferma Kate.
“Mamma, è pronto!” Urla Castle per farsi sentire dalla donna.
“Ok, ora posso riavere il cappello?” Chiede guardando verso lo scrittore.
“No, prima saluti Lexi e poi vai a lavarti le mani.” Risponde la detective.
“Ti piacciono i transformers?” Domanda David guardandola.
“Si, ho visto tutti i film.” Risponde Alexis.
“Io no perché mamma non vuole... però ho visto il cartone.” Spiega il bambino.
“È bello anche il cartone… se hai voglia un pomeriggio dopo scuola possiamo guardarlo assieme.” Propone la giovane.
“Ok, però io vado all’asilo non a scuola.” La corregge David facendo ridere i presenti.
“Scusa, hai ragione… andiamo a lavarci le mani?” Chiede Alexis.
“Mi porti?” Domanda allungandosi verso di lei.
“Sei un furbetto tu.” Afferma Kate lasciando che la ragazza lo prenda in braccio.
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“Ne voglio ancora.” Esclama David in ginocchio sulla sedia.
“Ah… vedo che ti piace. Quale vuoi?” Domanda lo scrittore.
“Quella.” Risponde indicando quella con il prosciutto.
Castle ne taglia un pezzettino per poi metterla nel piatto al bambino che inizia a divorarla.
“Grazie.” Dice con la bocca piena.
“David, non si parla con la bocca piena!” Lo ammonisce Kate.
DIN… DON…
Il suono del campanello obbliga Castle ad alzarsi mentre il resto del gruppo prosegue a chiacchierare e a gustarsi la cena.
“Ciao, amore!” Lo saluta Gina baciandolo delicatamente per non rovinarsi il trucco.
“Ciao… come mai già di ritorno?” Domanda aiutandola a togliersi il soprabito.
“Ho fatto prima del previsto e poi quell’albergo era orribile. Pensa, non c’erano nemmeno gli accappatoi in camera. Una vergogna… non ho mai visto un posto così disorganizzato.” Racconta infastidita.
“Hai cenato? Ho fatto la pizza.” Le chiede gentilmente.
“Oddio… pizza! Un concentrato di carboidrati e grassi… no grazie.” Risponde schifata.
“Vuoi che ti prepari qualcos’altro?”
“No, lascia stare. Però potresti versarmi un bicchiere di champagne.” Dice seguendolo verso la sala da pranzo.
“Oh… ciao Gina.” La saluta per prima Martha.
“Vedo che abbiamo ospiti.” Commenta sedendosi nell’unico posto libero vicino a David spostando leggermente la sedia per mantenere le distanze.
“Buona sera, Gina.” La saluta la detective.
“Ecco il tuo champagne.” Afferma Castle porgendole il flute e sedendosi al suo posto.
“Tu non mangi?” Chiede David guardando la donna allungando un pezzo di pizza rosicchiato verso di lei.
Gina sorpresa dalla domanda non risponde guardando schifata la mano che le si è avvicina mentre Alexis e Martha sorridono divertite.
“David, finisci di mangiare.” Lo invita Kate ritraendogli il braccio.
La cena si conclude tranquillamente tra chiacchiere e battute sotto lo sguardo infastidito di Gina per la presenza della detective e del figlio.
 
  
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