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Autore: BlackBubble    09/01/2015    0 recensioni
Quella mattina mi sentivo a pezzi per la discussione della notte precedente con Gaspar e mentre uscivo di casa ero certa che quella sarebbe stata una giornata come tutte le altre, forse solo un po’ più stancante. Quanto mi sbagliavo. Ogni volta che ripensavo a quella giornata non potevo fare a meno di sorridere. Quante cose sarebbero cambiate. E tutto grazie a lui.
*** Tratto dalla Storia ***
“Io non ho certo bisogno di presentazioni.” Sentenziò dopo che tutti gli sguardi si furono spostati su di lui. Nessuno parlava. Come si poteva anche solo replicare a tanta arroganza?
“Oh e va bene! Sono Harry, Harry Styles.” Si presentò. Come se non bastasse si esibì in un seppur elegante inchino certamente eccessivo.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Grigio.

Dalla mia finestra vedevo solo il grigio delle nuvole. Non che fosse particolarmente rilevante. Quello in fin dei conti era il tipico colore sopra Londra. Ma quella mattina chissà perché anche io mi sentivo grigia. Sospirando mi sforzai di spostare le coperte e mi incoraggiai nel poggiare il primo piede sulla morbida moquette. Poggiare anche il secondo piede fu meno peggio di quel che mi aspettavo. Quella sarebbe stata una giornata altrettanto grigia.
Mi alzai stiracchiandomi debolmente. La luce tenue del giorno mi obbligò ad accendere i potenti fari dello specchio del bagno mostrando un pallore ben peggiore del cielo.

La notte precedente non avevo dormito granché. Dopo l’ennesima discussione telefonica col mio ragazzo, causa i suoi grandi impegni di shooting per un nuovo brand, fui costretta a buttare il biglietto aereo che avevo prenotato nemmeno una settimana fa. Non riuscì a toccare cibo così mi buttai a letto nella speranza di trovare un po’ di sollievo nel dormire. Certo come no. Quello che avevo ottenuto in cambio erano due bei segni violacei sotto i miei occhi troppo marrone. Anche le piccole pagliuzze dorate che di solito brillavano erano completamente sparite, inglobate dal marrone. Per non parlare delle labbra carnose gonfie per la stanchezza. Una doccia era quello che mi ci voleva!

Accesi la musica con riproduzione casuale. La chitarra elettrica si diffuse velocemente accompagnando la calda voce di Alex Turner in un mix perfetto che mi rilassò all’istante. Dovevo cercare di riprendermi altrimenti quella giornata sarebbe solamente peggiorata. “Maybe I'm too busy being yours to fall for somebody new…” Avevo iniziato a canticchiare come in un stato di trance. Ma era inevitabile. Amavo quella canzone e quella mattina sembrava fosse stata scritta a posta per me.

Uscita dalla doccia cercai di tamponare i miei lunghi capelli anch’essi castani. Ebbi un fremito quando mi accorsi che i segni sotto i miei occhi erano ancora li. Sbuffando mi diressi alla cabina armadio. Il mio riflesso mi osservava imbronciata. Come mi era venuta in mente l’idea di tempestare casa con tutti quegli specchi?

Ed ecco Lilian Bishop, ragazza di 23 anni, triste e  troppo secca per permettermi un vestito da pin up. Decisi allora che per oggi una maglietta e un paio di skinny jeans sarebbero più che bastati. Mi ritrovai ad ammettere, controllando il riflesso dello specchio, che quei jeans mi facevano proprio un bel sedere. Tirai la cerniera degli stivali neri e mi diressi verso il bagno. Dovevo assolutamente trovare un modo di rimediare al mio stato di zombie momentaneo. Coprii come alla ben e meglio le occhiaie con un correttore e con il mascara cercai di dare un po’ di volume alle mie ciglia. Il blush non migliorò di molto il mio colorito ma almeno avrebbe evitato un fuggi-fuggi generale al mio arrivo. Un semplice burro cacao completò l’opera. Non stavo così male ma in confronto alle lunghe mattinate che di solito passavo a farmi bella quello non era certo un risultato sorprendente. Ma con l’umore nero che mi ritrovavo non avevo proprio voglia di stare dietro alla mia immagine. Volevo solo uscire di casa e precipitarmi a comprare il mio tea e muffin ai mirtilli.

Indossai la prima felpa che trovai in giro e controllando in cellulare mi accorsi che non avevo ne messaggi ne chiamate perse da parte di Gaspar. Tanto meglio. Mi sarei solo concentrata sul mio lavoro.

Scesi le scale che portavano al soggiorno cercando di infilarmi i miei anelli preferiti. Oggi mi sarebbero davvero serviti. Mi erano stati regalati uno da mia madre ed uno da mio padre. In due periodi diversi della mia vita. Sovrappensiero indossai il trench nero. Adesso sembravo anche un becchino. Uno zombie becchino. Il massimo insomma. Afferrai le chiavi e la borsa ed uscì in fretta prima che potessi correre a cambiarmi o peggio buttarmi sotto le coperte e non uscirne fino alla fine dei miei giorni.

La mia Audi nera lampeggiò quasi felice di vedermi. Salii in macchina ed indossai i maxi occhiali poggiati sul cruscotto. Anch’essi neri. Viva i colori e l’allegria. Feci velocemente retromarcia per uscire dal cancello che si apriva automaticamente. Salutai con un cenno il mio vicino Stephen prima di sfrecciare per le strade silenziose di Croydon. Scegliere di vivere fuori dal caos di Londra si era rivelata una scelta saggia. Era una zona tranquilla dove non succedeva mai nulla. Poi la proprietaria della casa era così carina. Una volta ogni sei mesi tornava dalla Polinesia per venirmi a salutare. Si era risposata per la terza volta e la nuova coppia aveva deciso di trasferirsi in Polinesia a soli due mesi dal matrimonio. Era stata Amelia a presentarmela. In effetti le due erano molto simili. Completamente folli.

Quel pensiero mi ricordò che nel cellulare non trovai nemmeno un suo messaggio. Digitai sul touch della macchina il suo nome ed immediatamente dall’altoparlante saltò fuori una voce ancora impastata dal sonno: “sii..?” Come facesse a dormire tutto il tempo era un mistero.

“Buongiorno Lia! Ma dormivi?” Scherzai certa del cipiglio alzato che le si fosse appena formato sul suo volto.

“No figurati! Contavo le macchine che passavano davanti casa!” Bofonchiò scocciata. Era una persona dolcissima ma non nei primi minuti dopo il suo risveglio.

“Oh chiedo scusa per averti distratta allora! Comunque fra venti minuti dovrei arrivare da te. Preparati facciamo colazione fuori.” Le ordinai con tono finto autoritario

“Agli ordini capitano!” Urlò prima di chiudere la chiamata. 

Il traffico scorreva rapido in quel lunedì. Mi accorsi che forse avrei dovuto prendere una sciarpa quando vidi i primi pedoni ben coperti camminare veloci come in una maratona. Alla fine anche se era settembre ero sempre nell’umida Londra. No no dovevo proprio cacciare quei pensieri negativi. Ricorda che la tua giornata è appena iniziata. 

Esattamente dopo venti minuti mi parcheggiai davanti al palazzo dove abitava Amelia. Viveva circa due vie dietro Regent Street in un palazzo elegante al centro del tutto. 

Come spensi il motore vidi Joseph, il supervisore, fare capolino vicino al finestrino del passeggero. 

“Signorina Bishop. Buongiorno. Mattinata fresca eh?” Mi salutò cordialmente con un cenno educato del cappello sorridendo dopo che ebbi abbassato il finestrino.

“Buongiorno Joseph. Si direi anche troppo. Come sta? Ho visto proprio l’altro giorno il piccolo Michaell con sua moglie. Quanto è cresciuto!” Potei constatare che aveva ragione dalla gelida corrente che entrò dal finestrino.

“La prego Signorina Bishop mi chiami Joe e non mi dia del tu!” Protestò sempre con quel suo sorriso gentile.

“Solo quando lei la smetterà di chiamarmi Signorina Bishop!” Affermai decisa. Lo conoscevo da non ricordo nemmeno quanto tempo. Era irremovibile. Poi odiavo il mio cognome.

“Non potrei mai! Comunque sa che me lo aveva già riferito. Afferma che voi siate fidanzati!” Ridacchiò ripensando probabilmente alla faccia buffa che deve aver avuto il piccolo mentre glielo raccontava.

“Joe! Ma non ero io la fidanzata di Michaell?” Ed eccola la. Splendida come sempre. Amelia Anna Stuart. O semplicemente per me La pazza Lia.

“Oh Signoria Stuart peso che cercasse di dirmi che adesso aveva ben due fidanzate.” Replicò Joseph aprendole lo sportello e salutandola togliendosi il cappello.

“Uhmm dovrò proprio parlarne con Michaell. Buona giornata Joe.” Salutò fingendosi pensierosa ed un po’ offesa.

“Buona giornata a voi. Signorina Bishop.” Rispose educatamente chiudendo lo sportello ed avviandosi alla sua posizione di fianco all’ingresso dell’edificio.

“BuongiornoRaggioDiSole!” Mi disse Lia tutto d’un fiato prima di lanciarsi un abbraccio da Anaconda. Era pura energia. Inarrestabile e sempre con quella sua luce divertita nei suoi occhi azzurri. Quel giorno sfoggiava un abitino in pizzo bianco, alla faccia del tempo. Ma la cosa che notai non era tanto il suo abbigliamento ma il colore dei suoi capelli. Erano rossi o meglio Ginger.

Lia era così. Potevi lasciarla il giorno prima con i capelli di un colore per poi ritrovarla con un altro.

La prima volta che si era tinta i capelli aveva 15 anni ed erano a casa di Lia. L’esperimento non riuscì completamente. Infatti quando il padre infuriato le scoprì Lia si giustificò con aria innocente che certi ciuffi erano diventati verdi contro la sua volontà quando voleva semplicemente ottenere un blu acceso.

“Ti piace il nuovo colore?” Disse mentre scuoteva la testa qua e la.

“Molto!” Come avrei mai potuto dirle di no? Quando ti sorrideva così. Nessuno poteva. La schiera di cuori infranti capitolati per un suo sorriso era ormai infinita.
Come dargli torto, era una ragazza mozzafiato. Fisico da modella ma con un cervello da Nerd. Da giovane aveva rifiutato più volte quel lavoro. Lei aveva un’unica passione. La musica. Ad oggi quella stessa passione l’aveva resa un grande tecnico del suono molto ricercato. Forse anche per questo erano sempre state così amiche.

Avevano tante cose in comune ma la musica le teneva unite in un legame speciale. Potevano guardarsi una sola volta per capirsi e operare in modifiche sonore. La ritenevo una grande fortuna poter lavorare con lei non solo per la funzionalità di quel legame ma anche perché era davvero divertente delle volte vederla all’opera, magari mentre tirava qualche strigliata ad altri tecnici audio. Era una grande risorsa per la casa discografica e lavorare con lei rendeva il mio compito più facile. Lia era efficiente e maledettamente dettagliata nel compilare i report di ogni singolo studio di registrazione. Il che rendeva il mio lavoro in parte più leggero.

Anche io avevo studiato per diventare tecnico audio applicato però ad una laurea in Marketing e Managing. Diciamo che ero il responsabile del settore audio discografico dell’azienda per il quale dovevo supervisionare il lavoro di produzione audio. Diciamo che ogni singola registrazione che veniva fatta doveva passare poi per le mie orecchie. In più svolgevo anche la mansione di supervisore nel commercio in ambito di lanci e pubblicità per l’azienda. Un lavoro stressante che risucchiava molto del mio tempo ma che mi dava solo grandi soddisfazioni e si anche felicità.

“Ehi perché hai questi occhialini neri?” Non mi diede nemmeno il tempo di replicare che già li aveva afferrati togliendomeli per rivelare il motivo di tanta segretezza.

“OHPORCA! Cos’hai in faccia? Sembri uscita da Planet Zombie!” Urlò divertita rimettendoli subito al loro posto.

“Ti ringrazio per la tua delicatezza.” Sbottai ma dovevo ammettere che ci aveva azzeccato e almeno non mi aveva dato anche del becchino. Per quello bastavo io.

“Tesoro sai che non intendevo offenderti! Sei comunque uno schiant-” Si zittì non appena vide la mia occhiataccia che le rivolsi interrompendo la manovra per immettermi nel traffico urbano.

“Diciamo che non ho dormito granché…” Non mi andava di soffermarmi molto sul perché.

“E come mai?” Ma con Lia era praticamente impossibile.

“Non so… Nulla di particolare…” Lasciai in sospeso la frase e tirai un sospiro di sollievo quando non la sentii replicare.

“Ho capito. Un’altra discussione con il tuo boy.” Avevo cantato vittoria troppo in fretta. non c’era niente che le potesse mai sfuggire e poi mi conosceva fin troppo bene. Sapeva che non avrei mai rinunciato a dormire per un semplice ‘niente’.

“Ma farò finta di niente. Quella faccia parla anche troppo chiaro. Mangiamo al Nero davanti al lavoro?” Domandò vaga poggiandosi sullo schienale e guardandomi di sottecchi.

“Chi hai puntato questa volta?” Lei mi conosceva bene ma anche io sapevo che quella domanda non era così vaga come voleva farmi sembrare.

“Uhmm non capisco.” Finse attorcigliandosi una ciocca attorno al dito, segno che avevo ragione. Ma non dissi nulla la voglia di parlarmene avrebbe fatto il lavoro per me.

“Eh va bene! Sabato dopo che abbiamo staccato e che tu sei andata via, sono andata da Nero… E c’era uno nuovo troooooppo carino. Alto, biondo-” 

“Biondo??? Nooo e come è possibile? A te non piacciono i biondi!” Esclamati sarcastica e divertita dall’averla interrotta ma era impensabile non prenderla in giro per la sua adorazione per i biondi.

“Alto, biondo e molto gentile nel dire ‘ecco il resto’.” Continuò ignorando la mia risata mentre mi raccontava della sua nuova cotta.

“E’ bello anche quando dice ‘le preparo subito la sua ordinazione’.” La presi in giro entrando nei parcheggi sotterranei dell’azienda.

“Soooprattutto!” Scoccò maliziosa prendendomi a braccetto mentre salivamo le scale dei parcheggi. 

“Pensa uno come lui a letto! ‘Signorina lungo o corto?’” Scoppiammo in una risata eccessiva sbucando di fianco all’edifici. Proprio mentre il personale della sicurezza ci apriva la porta notammo alla nostra destra una folla di persone addossata all’ingresso principale. O meglio una folla di ragazzine in tumulto. Urlavano come se da questo ne dipendesse della loro vita. Qualcuna si sbracciava mentre altre piangevano. Il tutto creava un teatrino preoccupante e molto bizzarro. Quello si che era strano.






Spazio all'autore: Salve! Mi scuso in anticipo per il capitolo di intro poco interessante. Ma era inevitabile per farvi capire l'ambientazione generale della storia. Detto questo vi prometto che pubblicherò prestissimo il secondo capitolo che certamente troverate molto più succoso! Spero vi piaccia e se sì mi farebbe piacere un vostro commento! Oh anche se vi dovesse far schifo siete liberi di dirlo senza problemi! Baci :*



 
   
 
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