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Autore: Yssis    10/01/2015    0 recensioni
|In un momento casuale sparso nel corso della storia| Tanti auguri Lau! | Prima o poi scriverò qualcosa su Gendo di fluff, lo prometto ewe |
Nella notte soffusa e immobile del Geofront strane ombre prendono vita.
Neo Tokyo-2 immersa nell’oscurità pare un limbo addormentato: tutti, qui, sognano i loro peggiori sogni. Perché, sapete com’è, chiamarli incubi sarebbe troppo brutale: almeno nella dormiveglia facciamo in modo che gli abitanti di questo mondo possano trovare un po’ di quieta, anche se illusoria e temporale, pace.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gendo Ikari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nella notte soffusa e immobile del Geofront strane ombre prendono vita.
Neo Tokyo-2 immersa nell’oscurità pare un limbo addormentato: tutti, qui, sognano i loro peggiori sogni. Perché, sapete com’è, chiamarli incubi sarebbe troppo brutale: almeno nella dormiveglia facciamo in modo che gli abitanti di questo mondo possano trovare un po’ di quieta, anche se illusoria e temporale, pace.

In the night

Una giovane corre affannata, il paesaggio alle sue spalle muta continuamente: i colori, i suoni, le sensazioni più disparati le vorticano intorno, mentre lei sembra non accorgersi di niente.
Corre. Non sa quanto riuscirà a continuare, né dove vuole andare. Sa solo che deve correre o morirà.
… Lo sente, lo sente sempre più vicino.
E’ lì, appena dietro di lei.
Adesso la prende, adesso la prende…!
La ragazza continua a correre, i capelli castani le cadono sugli occhi ma lei terrorizzata sente come se tutto il suo essere si riassumesse nelle gambe che devono correre, correre, non fermarsi mai.
All’improvviso si ritrova avvolta in un abbraccio freddo. Freddissimo.
E non muove più niente.
Rimane semplicemente ferma, mentre sente tutti i suoi arti gelarsi.
Non ha più fiato.

Due occhi scuri chiusi, intorno solo il buio.
Respiri affannati.
La bocca che si chiude e si riapre con un ritmo spezzato, dolorante.
Il ticchettio di un orologio a pendolo instancabile proviene da un angolo stretto del corridoio dell’appartamento.
Due occhi scuri aperti, all’improvviso, intorno ancora il buio.
Un sussulto. Un singhiozzo.
“Yui…”

E’ notte fonda quando Gendo Ikari riesce a destarsi. Si mette seduto sul letto, respirando affannosamente. Si porta le mani intorno al collo e dietro le orecchie, sente la pelle umida e sudata: sposta le mani sul volto e si massaggia le tempie. Scoppia in singhiozzi segreti, terribili, inudibili. E’ solo, al buio. Di nuovo.
Pensa a quando non era così: la mente vola lontano, a quelle mattine in cui si svegliava e il pensiero di piangere non lo sfiorava nemmeno.
Ha vissuto mattine molto diverse nel corso degli anni: ricorda di come, ancor prima di aprire gli occhi, sentiva le sue carezze sul proprio viso, di come un suo bacio potesse stuzzicarlo ad alzarsi. Ricorda le mattine che non si distinguevano dalle serate, piene d’amore violento e affettuosissimo, piene di quella bramosia e di quei baci come mai ne avrebbe immaginati. Ricorda le mattine dove semplicemente apriva gli occhi, girandosi su un fianco, e la trovava lì, ancora con gli occhi chiusi e quel leggero velo di bava a colarle dalle labbra sul cuscino spiegazzato: e ricorda di come ogni volta la tentazione di non svegliarla, di riappisolarsi al suo fianco lo cogliesse, così dolce ed allettante. Dopo pochi attimi tuttavia la sveglia suonava e l’incanto spariva, quella meravigliosa creaturina che poteva sembrare nel sonno apriva gli occhi e cominciava l’inferno. A casa Ikari in un modo o nell’altro sembrava passasse sempre uno tsunami: e quella travolgente forza della natura aveva un nome, Yui Ikari.
Eppure, nonostante i sorrisi e nonostante l’incredibile amore e fiducia nella vita, gli occhi castani della donna nascondevano un segreto che era stato confidato solo a lui: nel profondo del suo animo Yui celava antichi quanto oscuri incubi.
Esistevano infatti mattine di cui Gendo conserva un ricordo ben diverso. Le mattine in cui veniva svegliato dai sussulti e dal pianto sommesso della donna al suo fianco, ancora dormiente: lui si addolciva sempre, la circondava in un abbraccio e sommessamente le sussurrava parole delicate, in modo da svegliarla nel modo meno traumatico possibile. Ricorda gli occhi di Yui, pieni di lacrime e sgomento, che si aprivano timorosi: lo riconosceva e iniziava a tremare, stringendosi nel suo abbraccio.
-Mi vuole… Mi vuole con sé. Ogni volta è sempre più forte… Non saprò sfuggirgli per sempre.-
-No. Yui, Yui guardami. Ti giuro che ti difenderò, sempre, da chiunque. Nessuno può farti del male, sei una donna fortissima… E io sono qui, al tuo fianco, e ti aiuterò a scacciare tutti i tuoi demoni.-
In quei momenti la baciava, senza allontanarla dal suo petto tiepido di sonno: la sentiva rasserenarsi, tremare ancora, ma sorridere.
Eppure, se si fosse concentrato un po’ di più, avrebbe potuto vedere chiaramente negli occhi di lei brillare la luce di chi sa già di essere in trappola. Ma Ikari era troppo innamorato, troppo convinto della sua forza: era riuscito a farla sua, a dimostrarle il suo amore e pensava che sarebbe stato in grado di proteggerlo da qualunque cosa. Se solo fosse stato un po’ più attento ora non piangerebbe così, ogni mattina…

Pur tuttavia piange, piange e ogni lacrima che scivola su quella pelle rasata da poco è tanto fredda da far spavento.
Si alza in piedi, barcolla un poco, arriva al bagno: passa accanto allo specchio ma preferisce non guardarsi. Vorrebbe vedere riflesso il volto di un uomo sereno, soddisfatto della propria vita e della propria famiglia, con in mente ancora un paio di progetti e un sorriso tenue per accettare le rughe intorno agli occhi e le mani screpolate: sa bene che vedrebbe tutto il contrario, e solo il pensiero gli pesa addosso come un macigno. Perciò passa oltre: orina in piedi, chiude gli occhi e si infila sotto la doccia. Una volta vestito e preparato inforca gli occhiali da sole mentre lo sguardo gli cade sull’orologio appeso al muro: quattro e quaranta del mattino, decisamente e terribilmente puntuale.
Si siede sulla poltrona, le luci sono di nuovo tutte spente. Accende un’abat-jour alle sue spalle, appoggia la testa all’indietro e un tremore lo scuote ancora, pur leggermente.

-Mi piace la mattina presto… Ci siamo solo io, te e la notte.-
“Mi dicevi spesso così, ogni volta che sentendomi alzare, ti svegliavi anche tu presto per farmi compagnia. Non ho mai avuto la propensione a dormire ad oltranza, così al mattino mi mettevo a svolgere i lavori più pesanti ed impegnativi; poi, una volta finito, mi rimettevo nel letto e ascoltando il tuo respiro profondo mi riappisolavo anch’io. Per molti anni siamo andati avanti così… Quando tu scopristi che stavo così tante ore appena sveglio da solo, ti arrabbiasti tantissimo.
Da quel momento in avanti, passata l’arrabbiatura, ogni volta che era possibile ti alzavi anche tu, e mi facevi compagnia. A volte non parlavamo neanche, ti sedevi semplicemente al mio fianco e mi guardavi lavorare. Io non ti svegliavo mai, tuttavia: quando vedevo che avevi fatto tardi la sera a causa del lavoro ti lasciavo riposare.
Sai, Yui, quando dicevi così, ti abbracciavo, beandomi del calore che mi trasmetteva la tua presenza, e non pensavo seriamente alle tue parole. Solo ora che non ci sei più mi rendo conto della profondità di quello che dicevi. Adesso non ci sei: ci sono solo io, al buio. Ti cerco, ti penso, ti aspetto, ma non emergi più dall’oscurità per portare un po’ di chiarore. No… La tua luce non mi illumina più. Ma la conservo nel cuore gelosamente: e per il momento va bene così.”

L’orologio dal corridoio batte le cinque, è tempo di alzarsi. Il direttore si dirige con flemma verso l’appendiabiti, si abbottona la giacca mentre già è fuori dalla porta di casa. Il freddo mattutino lo coglie quasi di sorpresa, ma ha tremato fin troppo: ora non può più permetterselo.
Affronta il tragitto imponendosi più rigidità emotiva possibile: una volta entrato nei corridoi della sede centrale si sente stringere ancora di più il cuore trovandoli deserti. “Devono già essere tutti alle loro postazioni…” Eppure non è ancora tranquillo.
Con uno scatto improvviso cambia allora direzione, comincia a scendere: il suo obiettivo, gli EVA.  

Eccolo, grande, maestoso, di fronte a lui, lo 01 nella luce tenue e straziante dei neon sembra sorridere del buio dello sguardo dell’uomo. Guardandolo fisso, Gendo trasalisce come la prima volta: perché ogni volta è come la prima, in casi simili.
Sua moglie, la dottoressa Yui Ikari, ha lavorato fino alla morte con quegli esseri. Yui amava il suo lavoro, lo svolgeva mettendoci tutta se stessa… Persino i suoi incubi.
E ogni volta che Gendo si trova di fronte quei giganti meccanici, non riesce a non pensare alle descrizioni che, nelle buie mattine ormai passate, sua moglie gli faceva riguardo i propri, terribili sogni.

Yui Ikari sognava, senza riuscire a spiegarsi il perché, mostri che la inseguivano, che la carpivano con l’intento di ucciderla… Gli Evangelion, ora diventati reali ma ugualmente terrificanti.
“Il mostro dei tuoi incubi ti ha portata via, infine. E ora sorride di me, del mio amore disperato, della mia inettitudine… Delle nostre vite distrutte eppure ancora dipendenti dal suo LCL diabolico. Ti amo, Yui, voglio che tu sappia che sto combattendo ancora, e ti riporterò al mio fianco.”
Poi il direttore china il capo, umilmente, per salutare il suo nemico vincitore. Risale le scale, le luci alle sue spalle si spengono.
“Ora, è tutto buio… E desidererei abbracciarti ancora.
Spero solo che, dovunque tu sia, adesso tu faccia bei sogni.”

Angolino viola

-viola perché sì, viola perché il viola stasera mi ispira. (?)
Dunque dunque dunque… Yay!
E’ pazzesco pensare che ho fatto qualcosa di simile: ho scritto di Evangelion, cioè, seriamente. owo
E ho avuto pure il coraggio di pubblicare! Devo essere bella fusa--
Anyway, a parte il fatto che Gendo e Yui possono perché se non possono loro non può proprio nessun’altro (?), cerchiamo di spiegare qui cosa è successo.
Ho voluto mischiare l’opera originale, intesa come la storia dei due coniugi Ikari, qualche headcanon personale e… Qualcosa di autobiografico. ewe
No, in realtà sono tutte cavolate, ragazzi, ho scritto cose a caso e yay, ora sto provando a darci un senso. #portatemiviaaa
Dunque, dicevo. Credevo che il punto di vista narrativo di Gendo sarebbe stato più facile da trattare, invece mi ha creato diversi problemi… Spero davvero di ricevere qualche recensione in modo da sapere, in linea più o meno generale, se ho tirato degli strafalcioni assurdi o se invece può starci. Io spero davvero che sia così. ewe
Comunque, nel caso in cui nella fanfic sia stato di difficile comprensione, vorrei spiegare quest’ultima parte: Gendo ricorda di come Yui gli raccontasse dei mostri dei suoi incubi, e riconosce gli Eva in tali mostri. Adesso che l’animo, l’intera esistenza di sua moglie è stata inglobata dallo 01, questo incubo si avventa su di lui, tormentandolo. L’unica speranza di Gendo sta nel fatto che, ora Yui è scomparsa, sia almeno libera da quelle visioni mostruose notturne.
In effetti, la prima parte in corsivo che avete letto è proprio un incubo di questo genere.
Il resto sono sui ricordi e sue riflessioni, ma mi pare non ci sia niente di troppo strano: nel caso chiedete e vedrò di chiarire eventuali dubbi.
Per quanto riguarda Lau, insomma, avrei potuto inventare qualcosa di più leggero, me ne rendo perfettamente conto, ma ho pensato che Gendo e Yui meritano. Così come pure meritiamo noi. Quindi niente, so bene che quello che ho scritto colpirà più te di altri, ma in fondo è il tuo regalo. E, sul serio, spero di averti porto un regalo gradito

Dedicata al coraggio e alla paura.
Dedicata all’amore e al dolore.
Dedicata alla vita e alla morte di un sogno.
Dedicata agli abbracci desiderati nei momenti sbagliati e ai giochi fino a notte fonda.
Dedicata al momenti nope e a quelli che non abbiamo avuto il coraggio di vivere ancora.
Dedicata a chi si commuove, a chi sbuffa e a chi non interessa.
Dedicata a te, a me, a questa notte e al tempo che intercorre fra uno sguardo e un bacio.
Buon anno, buone feste, buon giorno e buona notte; buona fortuna e buon compleanno!
Se mi sono dimenticata qualche augurio chiedo scusa, è notte e io di notte dormo.
*si eclissa sotto le coperte*

Grazie per aver letto, au revoir.


Sissy :3
  
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