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Autore: AkaRen    10/01/2015    0 recensioni
Momento della morte di Nuka, quando Kovu si sottrae al compito di uccidere Simba e lui interviene affinché il piano venga portato a termine.
" Affetto. È questa, l'ultima parola che penso, prima che le forze vengano totalmente a mancare. Ed è allora che chiudo gli occhi, abbandonando il muso sul legno. Sono morto per questo: dimostrare che anche io merito dell'affetto. "
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È fatto. Simba si trova fuori dalle terre del branco, con Kovu.
Mia madre ha visto i due, ha radunato parte del suo branco. Per attaccare, per ucciderlo, per vendicarsi.
L'ha fatto per Scar, umiliata, accecata dalla sete di vendetta, dall'odio profondo.
Kovu non sembra voler collaborare, questo la fa infuriare.
Io non agirei mai come lui, mi ha rubato il posto e poi neanche si è dimostrato degno di codesto; l'odio, ormai, ribolle anche in me.
Kovu è il prescelto, colui che è nato per prendere il posto di Scar, regnare.
Lo è sempre stato, ha sempre avuto più affetto di quanto io ne ho mai ricevuto. Lui sbagliava, mia madre lo perdonava.
Con me non è mai stato così; non sono mai stato premiato per i miei incarichi, ma più volte sono stato allontanato, cacciato malamente. Da lui, da lei, da loro, che parlottavano animosamente.
Avrei voluto solo un'occasione, per dimostrare chi ero veramente. Per dimostrare che io potevo essere al suo livello, o anche superiore. Per farmi valere.
Sento mia madre rimproverare Kovu per il suo comportamento. “Ricorda che cosa volevi: diventare capo!”
Ma no, Kovu incita Simba a salvarsi. Disobbedendo deliberatamente a ciò che gli è stato insegnato, impartito.
Un bastone ci fa indietreggiare, Simba si sta arrampicando su una pila di codesti.
“Prendilo, Kovu, uccidilo. Adesso!” Ancora nessuna risposta.
Lui lascia che Simba fugga dall'attacco, che si salvi.
Ma io no. Non posso permetterlo. Ho nutrito odio per questo compito. Da tutta una vita.
In questo momento, capisco che devo agire.
Per vendicare la mia reputazione, per dimostrare a mia madre ciò che valgo.
Per farle capire che, se avesse scelto me, l'avrei ucciso molto prima. Per farle comprendere che ne sono in grado.
“Lo farò io. Per te, mamma! Mamma, mi stai guardando? Lo sto facendo per te! E anche per me.”
Mi arrampico sui legni, accatastati l'uno sopra l'altro.
Un sorriso si delinea sul mio muso, quando pronuncio l'ultima parte.
è intrinseca tutta la mia frustrazione, il mio desiderio, da anni, di mostrare che posso farcela, posso vincere, posso permettere che la morte strappi la linfa vitale via dal corpo di Simba.
Pian piano la distanza tra me e lui, colui che ci ha esiliati, si accorcia. Mi avvicino, finché non riesco a prenderlo.
L'affero con le unghie, per non lasciarmelo scappare.
Tasto con la mia zampa la sua, calda, morbida. Eppure, al momento non mi curo della sensazione dei nostri corpi in contatto, perché l'unico mio pensiero è la vittoria. Ce l'ho fatta.
“Sì! Questo è il mio momento di gloria!” Mi sfugge.
Sto trionfando. Ce l'ho fatta. Mi ripeto. Soddisfatto.
Ma, improvvisamente, Simba sfugge alla mia presa e, per andarsene, fa cadere un altro bastone. Mi colpisce in pieno, mi fa cadere più in basso. Sono sorpreso, mi aggrappo a questo, come se fosse una salvezza, quando invece è la mia condanna a morte.
Ma è un altro, il colpo decisivo. Un altro tronco, più grosso, rotola sulla catasta di legna, travolgendomi.
Non riesco a respirare, sento come i polmoni piegarsi su se stessi, in cerca di qualcosa che somigli anche solo vagamente all'aria. Quando finalmente la trovano, il mio corpo tenta disperatamente di prenderla, far arrivare l'ossigeno a questi, per permettermi di sopravvivere. Ma non riesce nel suo intento; mi fa male la cassa toracica, tossisco.
Mia madre mi sta guardando.
Improvvisamente, tutto è crollato – e il mio momento di splendore, si è trasformato in un momento di sconforto, sconfitta.
Non sarò mai abbastanza... vorrei nascondermi. Non ho la forza di guardare il resto del branco; è un fattore fisico, non solo dovuto all'orgoglio.
“Nuka...” è la voce di mia madre, che mi fa rispondere.
Perché voglio farle sapere che non è stata colpa mia, che ho tentato di portare a termine il suo piano.
Per farla felice, soddisfatta. Per farla diventare finalmente aperta nei miei confronti.
“Mi dispiace, mamma... ci ho provato” provo a dirle, la mia voce trema, i miei occhi vengono socchiusi a fatica.
Mia madre si dimostra dolce, comprensiva, attenta. È forse la prima volta, da tanto tempo; da quando Scar se n'è andato. Quel gesto, quel semplice prendersi cura di me, mi riempie il cuore d'una sensazione strana, nuova. Affetto. È questa, l'ultima parola che penso, prima che le forze vengano totalmente a mancare. Ed è allora che chiudo gli occhi, abbandonando il muso sul legno.
Sono morto per questo: dimostrare che anche io merito dell'affetto.


Angolo autrice.
Mi ha sempre commossa, la morte di Nuka. L'idea di farne una breve storia l'avevo presa in considerazione più volte, ma solo oggi, riguardando il Re Leone, mi sono decisa. E' un personaggio screditato, che meriterebbe un giudizio migliore di quello che ha, ahimè, avuto. Parlo della storia; il fandom, purtroppo, non lo conosco.
Cosa dire, in realtà questo racconto è nato per soddisfare me in primo luogo, perché era quasi un bisogno fisico il descrivere quest'atto. Però, se piacerà anche a voi, mi farà lieta.~
AkaRen.

   
 
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