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Autore: imperfectjosie    10/01/2015    0 recensioni
« Perché bevi, Jack? »
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« Il mondo è più vivo quando sei sbronzo, lo sai? Puoi fare tutto quello che vuoi, senza dover dare spiegazioni! »

| Alex/Jack | [Jalex]
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: All Time Low
Pairing: Alex/Jack
Rating: Giallo (Io ci provo a scrivere qualcosa che sia a sfondo verde, giuro! Ma ogni volta mi parte qualche "fanculo" - "cazzo" - "fottuto" - "merda" - "coglione" - "stronzo" - "puttana" random! È più forte di me, sorry.)
Note: Jack si aggira sbronzo per le strade di Baltimora (E dov'è la novità? N.D tutto il fanservice!). Quello che non sa, però, è che due occhi marroni, continuano a seguirlo ovunque lui vada.
Josie's Corner:
Vogliamo spendere due piccole paroline per questa storia che vegeta nel mio hard-disk da almeno un mese? Mi ero dimenticata di pubblicarla! Si può essere più cretine?
Ovviamente no.
Dunque, non mi sopportate più, lo so, ma tra due mesi sarò a Milano e non sto più nella pelle. Cercate di capirmi, mi piacciono troppo insieme.
Sempre Slash, sempre fuori dai piedi gli haters. Per il resto, buona lettura ^-^
Josie.
PS: Potrei aver reso Alex un po' imbranato. 
PPS: E Jack più spugna di quanto in realtà non sia. (Non è vero, sto scherzando, è perfetto!)
PPPS: Non dovete recensire per forza, la storia è molto breve, però mi piacerebbe sapere se vi è piaciuta o meno. Segnalatemi eventuali errori di battitura, strafalcioni orribili e qualsiasi altra cosa.
Vi voglio bene. 
 

Drunken serenade


 

È un ragazzo anonimo, di quelli che passano inosservati alle feste e a cui non presti neppure un briciolo d'attenzione. Alto, un po' pallido, magro come un chiodo, ma con un sorriso che, se riesci ad andare oltre l'apparenza, può promettere qualsiasi cosa.
Guai, in genere.
Jack Barakat ha molti difetti, Jack Barakat li compensa comportandosi come l'ultimo degli idioti. Ma non gli importa. Ogni notte la stessa storia.
Si trascina per le strade di Baltimora con una bottiglia stretta tra le mani, lottando per rimanere in piedi e ridendo al cielo. Fa freddo, l'alcool lo aiuta anche in questo.
Sa di non poter tornare a casa, come ogni volta che decide di bere fino a stordirsi, perciò spesso si accontenta di una panchina e rimane incantato ore ad osservare le stelle. Non può prenderle, comunque sia, si sente più vicino a loro che alle persone intorno a lui.
Ha dei sogni, come tutti.
Non ne parla con nessuno, loro non capirebbero.
Jack Barakat è un masochista emotivo. Un reietto.
Pensa in grande, ma non ha il coraggio necessario per abbandonare quella città. Nonostante tutto, il non essere considerato è un vantaggio. Ti puoi concedere il lusso di spiare i tuoi coetanei in silenzio, seduto sul divanetto di casa del belloccio di turno che ha aperto le porte per una nuova incredibile festa alcolica.
Le ragazze gli girano alla larga, non ha il fisico adatto. Non parla bene, non fa sport e di certo non possiede quella bellezza che ruba il cuore alle cheerleaders.
Ha diciotto anni ormai, gli occhi brillano di una luce bisognosa di attenzioni e calore, ma non si espone, sa che in ogni caso sarebbe inutile. Perciò osserva quelle ragazze da lontano, lasciando scivolare spesso la mano sotto alle coperte, nelle notti insonni e afose.
Suo padre è il classico uomo di mezza età con la testa sulle spalle. Jack potrebbe compilare un'intera enciclopedia di tutti gli insulti e le raccomandazioni ricevute una volta compiuti gli undici anni. Le ignora, ovviamente.
Come ignora lo sguardo vigile di un ragazzo che da sempre lo spia di nascosto.
Magro, poco più basso e con un sorriso che, a differenza del suo, promette attimi di infinita dolcezza. Quel giovane uomo dai capelli castani, scomposti sulla fronte che ospita due sopracciglia folte e scure, porta con sé dei fogli, accompagnati ad una penna quasi sempre povera d'inchiostro.
Scrive molto e lo fa osservando il moro alle feste, per strada, ovunque quelle gambe lunghe e ubriache lo conducano.
Ma non beve, sogna e basta. Ed è un reietto anche lui. 
Sogna un mondo diverso, dove dichiararsi ad un ragazzo non è sinonimo di vergogna. Ma sa nascondersi bene e la penna, dopotutto, non è troppo rumorosa.
Jack non si è mai accorto di nulla.
Come quella sera, poco distante dalla panchina scelta per la notte.
Jack ride, canticchiando una canzone disgustosa a detta di molti, ma fantastica per i due cuori che ospitano quel piccolo pezzo di città.
Degenerate, è il titolo.
E Alex vorrebbe tanto uscire da quel cespuglio, ridere insieme a lui, mostrandogli l'enorme poster dei blink-182 che si staglia fiero sopra al suo letto. Ma si trattiene, continuando a lanciare fugaci occhiate verso il corpo steso del ragazzo più giovane, per poi riversare i propri pensieri su carta.
È ancora intento a scrivere, quando un rumore lo costringe a tirare su il capo.
Sulla panchina, Jack non c'è più. Alex lo cerca a lungo con lo sguardo, ansioso di capire dove possa essere finito. Senza di lui, non riesce a scrivere. Senza di lui, non prova niente.
« Mani in alto! »
Alex, in preda al panico, fa d'istinto quello che gli è stato ordinato.
I fogli si spargono sul terriccio dell'aiuola, insieme alla penna e alla paura che gli attraversa la mente. Però sospira di sollievo, quando si rende conto che il tono comincia ad incrinarsi sotto ad una risata divertita, carica di rum e parecchio infantile.
Il cuore di Alex accelera, le mani gli sudano, ma riesce a voltarsi lentamente. Di colpo, il viso della sua musa gli appare davanti, ancora sorridente.
Quegli occhi se li sogna la notte. Deglutisce, appena Jack si avvicina barcollando, il dito usato per simulare una pistola cede all'alcool, abbassandosi.
« Cosa stai facendo nascosto qui? E perché mi spii? » domanda con voce bambinesca, aggrottando le sopracciglia in un modo che Alex definisce adorabile.
È adorabile.
Vorrebbe tanto dirgli la verità, spiegargli che non ha motivo di sentirsi invisibile al mondo, perché lui quella luce la vede chiaramente. Abbagliante, calda. Alex si sveglia con quella al mattino, il Sole è solo l'inizio.
« Stavo solo- » comincia, ma si blocca in preda all'ansia, quando vede il corpo di Jack piegarsi per raccogliere i fogli.
« No no, non- »
« Cos'è questa roba? »
Ignora la supplica, come da sempre ha ignorato lui, e Alex ammutolisce arrossendo. Distoglie lo sguardo in fretta, conservando nella mente il viso stranito e curioso di Jack.
Una folata di vento gli porta il profumo della sua pelle sotto alle narici, intensificando il colore ormai rosso delle guance.
« Sono solo parole, nulla di che. » confessa, abbassando la testa sulle scarpe.
Cosa potrebbe mai dirgli?
Sa che prima o poi dovrà affrontare le sue paure, ma vuole godersi il momento ancora per un po', senza doverlo per forza guardare sfumare via, insieme a Jack. Alex non sopporterebbe mai che quel viso possa un giorno studiarlo con disgusto, né riuscirebbe ad osservare la schiena ampia e asciutta del moro, allontanarsi velocemente.
« Sono belle parole, direi. » commenta, addolcendo lo sguardo dopo aver studiato gran parte dei fogli.
E Alex arrossisce ancora un po'.
« A daydream away. » continua, leggendo il titolo di un pensiero ad alta voce.
Non che ce ne sia bisogno, Alex conosce a memoria i suoi desideri e ogni frase riportata in quelle carte. Tutto ciò non serve ad altro, che a svegliarlo dal torpore. Si allarma subito, sporgendosi verso le mani di Jack, con l'intenzione di riprendersi ciò che è suo.
Ma il moro, sorridendo, sposta le braccia indietro, continuando a leggere.
« I'll keep you a daydream away, just watch from a safe place... so i never have to lose? Sul serio? » commenta ironico, inarcando un sopracciglio all'espressione un po' colpevole, un po' imbarazzata del ragazzo ancora seduto sulla terra fresca.
Cosa potrebbe mai dire per rendere il tutto meno patetico?
“Scusami sai, quella frase è per te, ma sei troppo cieco per accorgertene!”
No, Alex si morde la lingua, distogliendo lo sguardo. E sente la risatina alcolica di Jack riempire i suoi timpani, prima di riuscire a strappargli via dalle mani quei fogli.
Il moro fa uno scatto indietro sorpreso, continuando a bere dalla bottiglia con un'alzata di spalle noncurante. Così stupido, agli occhi del maggiore. Eppure meraviglioso! Si è chiesto più volte, soprattutto durante le notti insonni, cosa avesse di così speciale Barakat da essere riuscito ad entrargli dentro. Ma non ha trovato nessuna risposta soddisfacente!
È pigro, indolente, sboccato e irresponsabile. Però una parte nascosta di Alex conosce bene il motivo che lo spinge ad amarlo.
Spera solo di poter andare via insieme a lui, un giorno. E Jack è così pazzo, che Gaskarth è convinto che ce la farà. Quando accadrà, vorrà essere al suo fianco. Con una chitarra e tanti fogli in mano.
« Non volevo prenderti per il culo, amico! Devi tenere molto a questa ragazza, mh? »
La voce strascicata lo riporta alla realtà. Alex solleva piano la testa, incontrando un mezzo sorriso abbastanza esplicito e ritrovandosi a ricambiarlo. Un po' per l'effetto che da', un po' per puro divertimento personale.
Se solo sapesse la verità, si chiede, chissà come reagirebbe!
Incrocia le gambe, sistemandosi meglio. Sa che in ogni caso, i pantaloni andranno lavati. E poi c'è Jack insieme a lui, ogni cosa passa in secondo piano.
Per la prima volta, da quando ha scoperto di amarlo tanto, può esporsi senza rischiare nulla.
« Lei non sa nemmeno della mia esistenza! » commenta con lieve amarezza, che non sfugge agli occhi del minore.
Jack gli passa in fretta la bottiglia, sistemandosi accanto a lui con un sorriso che dovrebbe essere di consolazione. Non funziona. Come potrebbe? Lo sente così vicino, eppure così lontano da fargli male. Alex accetta quel liquido, rigirando il vetro scuro tra le mani e tirando un'occhiata scettica al ragazzo dei suoi sogni.
« Perché bevi, Jack? »
Chiude gli occhi, rovesciando la testa all'indietro e scoppiando a ridere di gusto. Alex si pente quasi subito di aver usato un tono tanto infantile, ma non può farne a meno! Vorrebbe lanciare il whiskey lontano e prendere quel posto che allevia il dolore di Jack.
« Il mondo è più vivo quando sei sbronzo, lo sai? Puoi fare tutto quello che vuoi, senza dover dare spiegazioni! »
La risposta spigliata lo affascina.
Decide che non sarà poi così terribile, perciò dà una lunga sorsata alla bottiglia, tossendo violentemente per il bruciore e svelando al moro la sua totale ignoranza in fatto di sbronze.
Quasi si aspetta una pioggia di risate, ma Jack lo stupisce ancora una volta. Lo vede mordersi il labbro inferiore, poggiando i palmi sulla terra e stendendo le braccia. Che si stia divertendo parecchio non ci piove! Ma nessuna sfumatura di scherno in vista, così Alex si ricompone, posando la bottiglia e passandosi una manica della felpa sulla bocca.
« È disgustoso! » commenta, strizzando gli occhi per poi voltare la testa e scuoterla diverse volte.
« Hai mai provato a dichiararti? »
« Cosa vuoi dire? »
Il maggiore si allarma subito, rovesciando accidentalmente il contenuto della bottiglia con un calcio. Ignora l'occhiata di disappunto di Jack e tira un sospiro di sollievo, quando lo sente parlare al femminile.
« Quella ragazza di cui parli nel testo... dovresti dirle ciò che provi! La vita è troppo breve e tu morirai vergine! » lo accusa divertito, puntandogli un dito contro, prima di collassare del tutto.
Con un tonfo sordo, il corpo esile e alto del moro tocca terra, sotto allo sguardo allucinato di Alex.
Non sa cosa fare, si sente stupido a fissarlo rapito come un perfetto idiota, ma l'istinto gli dice che di certo non può abbandonarlo lì. Comunque, sa di non avere neppure la forza per trascinarlo lungo tutte le strade di Baltimora! Così decide di rimanere insieme a lui, semplicemente.
Una stella sfreccia nella notte, attirando gli occhi scuri di Alex per qualche attimo. È sempre stato un sognatore, fin da bambino! Credeva a tante cose. A Babbo Natale, come tutti i piccoli, ovviamente. Ma anche a leggende più assurde, meno famose. Ogni tipo di storia accendeva la sua immaginazione e Alex ne faceva un mondo tutto personale!
A diciannove anni, le cose non sono cambiate.
Perciò, prendendo quella scia luminosa come un segno, si fa coraggio, chinandosi sul viso sereno di Jack. E finalmente può saggiare la consistenza delle labbra tanto amate, ma mai assaggiate se non nei suoi sogni.
Senza volere, il moro schiude appena la bocca nel sonno, lasciando al ragazzo-poeta un regalo da scartare.
Il cuore di Alex scoppia nel petto, riportandolo alla realtà.
Si stacca in fretta, spalancando gli occhi lucidi al buio dell'ennesima notte nel Maryland. Soffia un gemito di puro sgomento, sorridendo al nulla per poi sdraiarsi accanto a Jack, un po' più vicino. Sempre di più, fino a sfiorargli la spalla con la propria e – sempre grazie a quella stella cadente – a trovare il coraggio per stringergli una mano tra la sua.
Jack ha le mani grandi, bollenti per tutto l'alcool in circolo nel corpo. Non gli importa. Continua a stringerla, donandogli un po' del suo calore.
Poi, felice come non lo era da tempo, Alex si volta verso il profilo addormentato del ragazzo. Distrattamente, si ferma a pensare al mondo che li circonda.
Non c'è nessuno che creda in Jack. Nessuno che creda in lui. Nessuno, neppure i loro cari. Ma un giorno vedranno, un giorno la chitarra dell'uomo che ama suonerà negli sterei di tutto il mondo! Un giorno, la sua voce sarà lì pronta ad accompagnarla. Insieme, sul palco della vita e di fronte a milioni di persone.
« Hai ragione, Jack! La vita è troppo breve, ma resta solo ad un sogno ad occhi aperti di distanza. Rimani lì ancora per un po' e aspettami. Quando sarà il momento, verrò a prenderti! È una promessa, Barakat. » si ferma appena, notando un sorriso abbozzato sulle labbra che poco prima si era preso la libertà di baciare.
La parte logica del cervello gli dice di chiudere il becco, ma il cuore... quello non ha più battiti da moderare! Perciò Alex decide che si tratta della sua immaginazione, e continua.
« A proposito, idiota senza fine: mi chiamo Alex Gaskarth, sono inglese. E ti seguo con lo sguardo da quando ho messo piede in America! Ti amo. »
“Alex Gaskarth, eh? Che nome del cazzo!”
Il sorriso si intensifica, ma l'attenzione del castano è già rivolta altrove. Con il naso all'insù, spera davvero di poter vedere un'altra stella. Perché di cose da dire ne ha ancora e da solo non ci riesce.

 

FIN.
  
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