Vorrei vederti sorridere, almeno una volta.
Mi piacerebbe sapere come cambierebbe il tuo sguardo, se lo facessi.
Se verrebbe illuminato anch’esso o se rimarrebbe sempre quello cupo e triste che hai adesso.
Vorrei vederti felice, Eugene.
Ridere, gaio e contento.
Non ce la faccio più a sopportare la lacrime che ti rigano quasi ogni giorno le guance pallide, riversando all’esterno il dolore opprimente che ti porti dentro
Vorrei vederti sorridere, Gene.
Forse diventeresti ancora più bello, anche se per me sei sempre perfetto.
Forse riusciresti a farmi sentire allegro, dato che ultimamente ho dimenticato com’è quella sensazione.
Vorrei vederti sorridere, dottore.
Almeno una volta.
Almeno prima della fine.
So che non mi manca molto, ormai.
Sono disteso sulla neve fredda, ed il mio stesso sangue mi inzuppa.
Non mi riesco a capacitare di come abbia  potuto essere così stupido da farmi colpire a morte da un tedesco, ma è successo, e non ha senso rimuginarci ancora su.
E tu sei qui accanto a me, Eugene.
Riesco a distinguere il tuo volto dalle lacrime calde che mi appannano gli occhi, trasformandosi immediatamente in delicati cristalli di ghiaccio, a contatto con il gelo che domina qui a Bastogne.
Stai piangendo, Gene, ed io vorrei impedirtelo, perché facendo così mi spezzi il cuore, più di quanto qualsiasi ferita potrebbe mai fare.
Sento che il buio mi sta invadendo, lentamente.
< Eugene… >, riesco appena a sussurrare, con enorme fatica. < Ti prego… sorridi >, ti supplico, implorante.
È il mio ultimo desiderio.
Tu mi guardi, incredulo delle mie parole.
Forse ti stai domandando perché ti stia chiedendo questo in un momento del genere.
Ma è l’unica e sola cosa che voglio, ora.
Non so per quanto rimarrò vivo, ancora.
Il tempo stringe, e tu non smetti di piangere.
Poi di colpo lo vedo.
Come l’arcobaleno dopo una tempesta.
Hai sorriso.
E mi rendo conto che tutto ciò che ho sempre immaginato è vero.
Ti si sono illuminati gli occhi, e sei diventato ancora più bello di quanto già sei.
Mi sento felice.
Con quella celestiale immagine ancora impressa nella mente, chiudo gli occhi, e mi lascio avvolgere dall’oblio più profondo.
Non ho paura.
E non sono triste.
Ho solo un rimorso.
Di non vivere per potermi beare ancora una volta di quel miracolo straordinario che è il tuo sorriso, Eugene.