Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: Pineapple__    10/01/2015    2 recensioni
AH- La mia prima flash su Hetalia. E cosa poteva essere se non GerIta, Angst e un pizzico di dark?
Enjoy. E preparate i fazzoletti.
Dal testo:
[Gettò la testa all'indietro, singultendo, come a voler richiamare l'anima dell'amato per costringerla a rientrare in quel corpo ormai freddo. Ormai senza vita. Saltuarie luci di lanterne si accendevano sul campo costellato da cadaveri in uniforme, danzando come leggeri fuochi fatui per poi sparire nel buio e nel gorgogliante scrosciare della pioggia.]
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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ゆびきり - La Promessa Infranta  
 
"Era una notte buia e tempestosa." Veneziano aveva sempre odiato quel genere di introduzione. Trovava stupido attribuire alla notte l'aggettivo di 'buia' dato che, da che mondo e mondo e nonostante la sua galoppante stupidità, il periodo seguente il giorno era perennemente governato dalle tenebre. In quanto al 'tempestosa', però, nulla da ridire; c'erano quelle notti calme e pacifiche, come quelle di piena estate, dal cielo terso, gli astri che si raggruppavano in fantasiose costellazioni sempre nuove e ansiose di essere nominate da esperti astronomi e la brezza fresca che scompigliava le chiome in un alito di meritato refrigerio. E poi c'erano quelle notti; le notti cariche di tempesta, dove le nuvole si tingevano di un inquietante rosso cremisi, la pioggia che batteva imperterrita e il cielo veniva squassato da fulminee saette e assordanti rumori di tuoni. Ed era proprio una notte come quella descritta, quando il minore dei fratelli Vargas si ritrovò inginocchiato nel fango, gli occhi vitrei e spenti che fissavano incessantemente il cadavere dell'uomo disteso dinanzi a lui. Le gocce che cadevano dal cielo sembravano composte di fuoco, dato che il dolore che sentiva sugli sporadici punti scoperti dalla stretta divisa blu era simile a quello che si prova al contatto con un'oggetto rovente. Precipitavano, inzuppando capelli e vestiti e incorporandosi con le stille salate che colavano senza controllo dagli occhi del castano. Solo in quel momento, gli tornarono in mente le parole del capitano biondo. Di quell'uomo che era riuscito a conquistare il cuore di una creatura così ingenua.

"Non mi piace la notte, è troppo scura!"

"Sai che esiste un posto dove è sempre giorno?"

"Davvero, Doitsu~?"

"Certo. Durante l'estate, nei paesi nordici, il sole non tramonta mai."

"Veeee~ Dobbiamo andarci assolutamente!"

"Certo, Italia. Dopo questa spedizione ti porterò a vedere il Sole di Mezzanotte."


Al rivangare di quelle parole, un grido di dolore si inceppò in fondo alla gola di Veneziano, permeando all'esterno come un rauco e disperato gemito. Gettò la testa all'indietro, singultendo, come a voler richiamare l'anima dell'amato per costringerla a rientrare in quel corpo ormai freddo. Ormai senza vita. Saltuarie luci di lanterne si accendevano sul campo costellato da cadaveri in uniforme, danzando come leggeri fuochi fatui per poi sparire nel buio e nel gorgogliante scrosciare della pioggia. Uno di quei lumi si erse, pericolosamente vicino ai due uomini. Grazie a quella fugace fonte di luce, riuscì a intravedere il volto del biondo; talmente pallido da trasmettere freddezza, le labbra livide e lievemente colorate di viola e i capelli scompigliati rispetto alla solita acconciatura rigorosamente spalmate di una consistente razione di gel. Il fatto che scosse maggiormente il minuto soldato italiano era l'espressione serena, quasi sorridente, sul volto di Ludwig.

Uno di quei pigli di soldati morti senza rimpianti, per una giusta causa. Si chiese se davvero fosse stata una "giusta causa", salvare un inetto come lui, sacrificando la sua vita da importante e fiero conduttore. Un grido, finalmente, si levò da quel campo di battaglia nel quale il sangue si mischiava al fango, donando al terreno un vomitevole colore grigiastro. Un grido straziante, assordante. Il grido di una creatura alla quale, ormai, era stato tolto tutto quello che più amava, davanti alla quale si poteva solo rimanere con il capo chinato, in muta contemplazione. Avevano stipulato un patto; si sarebbero protetti a vicenda. Ma solamente il biondo aveva tenuto fede alla promessa, sacrificando la sua vita per salvare quella del piccoletto che tanto amava e che tanto voleva proteggere. Avevano fatto Yubikiri e, in quanto non aveva mantenuto la parola data, aveva il dovere di compiere il rituale più macabro che si celava dietro quella semplice stretta di mignoli. Estrasse dalla tasca un piccolo coltello dalla punta affilata e, senza esitazione o ripensamenti, si tranciò di netto il quinto dito della mano destra. Il mignolo cadde in terra con un tonfo secco, mentre dal moncone già grondava sangue, che andava ad impiastrare l'intera mano dalla quale era stato così crudamente staccato un pezzo. Con la mano tremante per lo shock e il dolore -anche se animatamente smorzato dall'adrenalina entrata tempestiva in circolo- estrasse dalla tasca sinistra una scatolina di latta argentata, decorata con due piccole rose stilizzate. Il contenitore si aprì con un leggero schiocco, rivelando al suo interno una miriade di piccoli e appuntiti aghi. Mille, per l'esattezza. Guardò il corpo dell'amato, per quanto gli fosse possibile data la stritolante oscurità che incombeva su di lui. Quel buio che lo stringeva sempre più nelle sue atre spire. Se Ludwig non fosse piu stato in grado di rimanere al fianco di Italia, il castano l'avrebbe seguito ad ogni costo. Ormai non c'era più nulla che lo tenesse ancorato a quella lugubre e martoriata Terra. Nemmeno il pensiero del fratello in lacrime davanti alla propria tomba lo convinse a ritornare sui suoi passi, a decidere di non commettere quell'estremo atto. Accostò il bordo della scatolina davanti alle labbra, alcuni dei piccoli strumenti per il cucito che già premevano contro la sottile pelle bagnata di pioggia e lacrime.

"Doitsu... Chissà se in Paradiso c'è sempre il Sole." sussurrò, sorridendogli come era suo solito fare.

Il polso si reclinò, rovesciando il contenuto della scatolina all'interno della bocca di Veneziano ferendola, graffiandola, appestandola di quel ferroso sapore di liquido carminio. Deglutì a fatica, reprimendo un profondo gemito di dolore. Gli spilli scivolarono giù, inarrestabili. Alcuni si impigliarono alle pareti della faringe, mentre la maggior parte si spinse ancora più a fondo, arrivando allo stomaco e bucandolo in varie parti. Tremante, si lasciò cadere a terra, affiancando il cadavere di Germania. La sensazione terribile del suolo limaccioso si amalgamò all'indicibile dolore che il piccolo stava percependo all'organo colpito. Con una mano tremante, cercò a tentoni la guancia dell'amato e, una volta trovata, vi appoggiò sopra il palmo in una tenera carezza. Sorrise nuovamente, le palpebre che, con lentezza disarmante, si chiusero. D'ora in poi sarebbero stati insieme. Per sempre.  
 


~Yubikiri, facciamoci una promessa stringendoci i mignoli. Se non la manterrai, dovrai tagliarti il dito e ingoiare mille aghi~
  
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