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Autore: Colpa delle stelle    10/01/2015    4 recensioni
- Il tuo affetto mi ferisce. -
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- Sei particolarmente stronza oggi, Bon Bon. Hai perso le ciabatte? Hai fatto indigestione di pancakes? È un giorno sbagliato? -
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- Io sono il Diavolo. E il Diavolo è costantemente imperturbabile. -
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- L'amore può condurci all'inferno o in paradiso. -
- All'inferno ci siamo già. È il momento di dedicarci al paradiso. -
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie/Damon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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 Let us now move to paradise 





 

« Non scegliere quello che è facile.
Scegli quello che vale la pena. »


 


Bonnie scriveva con foga su quel piccolo diario che aveva trovato nel primo cassetto del comò di casa Salvatore e che probabilmente apparteneva a Stefan. Allo Stefan di qualche anno prima.
Escluse le prime dieci pagine, vergate dalla sua scrittura pomposa e arzigogolata, il resto dei fogli era bianco e Bonnie ne aveva approfittato, per provare a liberarsi dell'angoscia che l'aveva assalita negli ultimi minuti. Non c'era un orario stabilito e lei, per quanto potesse sembrare impossibile, non si faceva condizionare dalle dicerie: il tramonto era la fine di un giorno e l'inizio della notte, un momento che suscitava malinconia ad un solo sguardo, e quella volta ci era caduta.
La sua schiena dava le spalle alla finestra e Bonnie dovette girarsi, per intercettare gli ultimi raggi del sole, ormai scomparso dietro alle case di Mistyc Falls. I capelli le ondeggiarono impercettibilmente davanti agli occhi e un lieve sospiro le rimbalzò sulla nuca.
Bonnie si girò di scatto e strinse gli occhi a fessura. Il frullatore si mise in funzione in quel momento e la ragazza sobbalzò dal rumore improvviso. Si alzò dalla sedia con uno scatto e non appena sfiorò la spina dell'apparecchio, il rubinetto al suo fianco si aprì e il getto d'acqua le schizzò la mano.
- Damon! - esclamò irritata, facendo un salto indietro.
La risata del vampiro si sentì indistintamente, ma lui non si vedeva da nessuna parte. Bonnie avvertì una pressione sulla spalla e quando si girò, la sua mano aperta non trovò la maglietta di Damon, ma il gambo di una rosa rossa. La fissò, con un'espressione tra il divertito e l'incredulo, e si portò il dito alle labbra, succhiando la goccia di sangue che scese dal polpastrello.
- Il tuo affetto mi ferisce. - ironizzò, aprendo il cestino con un piede e lasciandoci cadere dentro il fiore, senza tante cerimonie. Quando si voltò di nuovo, non si stupì di vedere Damon seduto alla sua sedia, con il diaro in mano e la penna in bilico sul naso.
- Ma chiunque abbia avuto un dolore così grande da piangerci fino a non avere più lacrime, sa bene che ad un certo punto si arriva ad una certa tranquilla malinconia, una sorta di calma, quasi la certezza che non succederà più nulla. - citò Damon, seguendo con un dito le righe scritte da Bonnie. - Ed è qui che ti sbagli! -
Lasciò cadere il diaro a faccia in giù sul tavolo e le puntò contro la biro.
- La cosa peggiore che avrebbe mai potuto accadermi... è accaduta. - osservò Bonnie. - Sono chiusa in questa dimensione temporale insieme a te, siamo da soli e isolati dal resto del mondo e non possiamo andarcene. Il mio inferno personale. -
Schivò la penna che Damon le lanciò piegandosi sulle gambe e osservandola conficcarsi con forza nella parete alle sue spalle, ondeggiando qualche secondo.
- Non è tirandomi addosso le penne che mi farai cambiare idea. -
- Mi hai offeso. - si lamentò Damon, curvando teatralmente il labbro inferiore all'ingiù. - Sono il tuo inferno personale. Non è una cosa carina da dire. -
Scosse la testa a destra e a sinistra.
- La gente non ha quello che si merita, ma quello che gli capita. - aggiunse, subito dopo, attirandosi la smorfia di Bonnie.
- Facevi pensieri così filosofici anche nel 1974 quando hai ucciso la moglie di tuo nipote? - lo riprese la strega, studiandosi il dito ferito con attenzione. Il buco infertole dalla spina del fiore era appena visibile e il sangue non usciva più.
- Sei particolarmente stronza oggi, Bon Bon. - osservò Damon, stupito. - Hai perso le ciabatte? Hai fatto indigestione di pancakes? È un giorno sbagliato? -
Bonnie lo fulminò con uno sguardo.
- Oggi è lo stesso giorno di ieri, così come sarà lo stesso di domani e di dopo domani. - disse Bonnie. - E no, non ho ancora fatto indigestione di pancakes. Anche se non ci manca molto. -
La mano di Damon corse al cuore e il vampiro finse un infarto, lasciandosi scivolare dalla sedia fin sul pavimento.
Bonnie non lo degnò più di un'occhiata e si avvicinò al muro, riprendendosi la biro.
- Spera per te di non averla rotta – commentò, afferrandola con entrambe le mani e fregandola. - Stefan potrebbe arrabbiarsi. -
Dal pavimento, Damon la osservò con una mano sugli occhi e il suo classico sorriso sghembo.
- Che hai? - sbottò Bonnie, scarabocchiando un angolo della lista della spesa appesa al frigorifero.
- Dovresti tenere a bada gli ormoni, Bon Bon. - rispose Damon, candidamente. - Così come io cerco in tutti i modi di non pensare alla mia ragazza perduta e al nostro sesso scandaloso e spezza fiato che ho perso per sempre. -
Bonnie lasciò cadere la biro a terra e non si preoccupò nemmeno di raccoglierla o di rispondere al suo commento sarcastico. Strinse le mani a pugno e mosse qualche passo in avanti, minacciosa.
- È questo che odio di te – commentò la strega. - Nascondi tutto il tuo dolore e la sofferenza dietro a quel muro di cemento con cui hai vissuto per tutta la vita. Non puoi davvero essere così incapace di liberarlo senza Elena. -
- Io sono il Diavolo. - le ricordò, agitando una mano. - E il Diavolo è costantemente imperturbabile. -
- Non puoi sdrammatizzare anche su questo! - sbottò Bonnie, spalancando le braccia. - Non puoi fingere che vada tutto bene! Non mi sopporti, io non ti sopporto, ci odiamo a vicenda e siamo confinati qui, per sempre. Smettila di sbattermi in faccia tutta la tua imperturbabilità! -
- Devo sbatterti in faccia qualcos'altro? - ribatté Damon. In un secondo si alzò e si fermò di fronte a Bonnie che alzò una mano, pronta a colpirlo. Lo schiaffo non lo raggiunse mai.
- Rimango dell'idea che sia meglio fingere di star bene e di aver accettato tutta questa storia, piuttosto che singhiozzare nel cuscino tutte le notti e abbracciare uno stupido orso di peluche. -
Gli occhi di Bonnie diventarono lucidi, senza che la strega ci potesse fare niente, ma nonostante le bruciassero, rimase con lo sguardo fisso negli occhi chiari di Damon, alla ricerca di un qualsiasi segno di pentimento o di dolore. Non lo trovò e quello la fece esplodere.
Strattonò il braccio e si liberò dalla presa di Damon.
- Sei un coglione. - sibilò, prima di voltarsi e infilare la porta di corsa, sbattendola con forza e sparendo oltre la veranda. Damon si maledì tra sé e sé e le corse dietro, improvvisamente dimentico della rabbia che lo animava fino a pochi secondi prima.
La trovò subito e vederla scuotere con forza la portiera della sua camaro azzurra gli suscitò una risata. Scivolò sul sedile del passeggero senza farsi vedere e quando Bonnie salì a bordo, bloccò con un gesto tutte le sicure.
- Perché non mi concedi nemmeno di piangere in pace? - domandò Bonnie esasperata, appoggiandosi con la fronte al volante e pulendosi di nascosto le guance bagnate.
- Se è inutile avere speranze, lo è anche piangere. - osservò Damon, privo del suo solito tono sarcastico.
- Sto piangendo per quello che ho perso e che non potrò mai dimenticare. - confessò la strega e in un lampo i volti di Jeremy, Caroline ed Elena le apparverò davanti agli occhi, in un'infinita tortura. Suscitava ricordi del passato ogni giorno. Aveva troppa paura di perdere anche quelli.
- Non ti sto chiedendo di dimenticare, ti sto chiedendo di ricordare meno dolorosamente. - puntualizzò Damon, strappandole un sorriso. Il vampiro prese un respiro profondo e appoggio la mano sul cambio, sfiorando le dita di Bonnie, che chiuse gli occhi.
- Abbiamo cominciato insieme e finiremo insieme. -
- Per sempre. - disse Bonnie, tradendo un singhiozzo. Damon rafforzò la presa e la costrinse a guardarlo, anche se solo con la coda dell'occhio.
- Stare qui non è facile nemmeno per me, ma sarebbe peggio essere qui da solo. - confessò, gli occhi azzurri improvvisamente privi della solita staticità. La pupilla era allargata, il colore quasi liquido, e per un secondo, Bonnie si chiese se fossero così anche quando parlava con Elena.
- Non sei il mio inferno personale, Damon. - aggiunse Bonnie, tradendo un nuovo piccolo sorriso.
- L'ho sempre saputo. - annuì il vampiro. Bonnie si aspettò che spostasse la mano, ma non lo fece, e lei stessa non si mosse. La presa di Damon era calda e sembrava attraversarle tutto il braccio e tutto il petto, fino a raggiungerle il cuore.
Fu lui il primo a cercare il suo sguardo e fu lui il primo a muoversi, cogliendola di sorpresa. Le prese il mento tra le mani con delicatezza e le sfiorò le labbra con le proprie, soffiandole il suo respiro freddo sulla guancia.
Bonnie rimase immobile, ad ascoltare il battito accellerato del proprio cuore, e i pensieri nella sua testa si fecero frenetici. Non vedeva più il viso di Jeremy e i suoi caldi occhi castani. E nemmeno il sorriso di Elena e i suoi abbracci. Vedeva solo Damon, sentiva solo le sue labbra sulle sue e le difese cedettero in un colpo.
Al vampiro bastò accorgersene e prima ancora che Bonnie riuscisse a ricambiare il bacio, l'afferrò per i fianchi e la trasse a sé, passandole una mano sulla schiena.
Le dita di Bonnie scivolarono dai capelli del vampiro fino alle sue spalle e poi ai bottoni della camicia. Si staccò dalle sue labbra e fece un sorrisetto, quando notò il suo sgomento.
- Spaventato? - lo provocò, slacciando il primo bottone. Damon sorrise e stette al gioco.
- Terrorizzato. Mortificato. Pietrificato. Disorientato. -
Ad ogni parola, un bottone abbandonava l'asola e la camicia scivolava via.
- Da te. -
Gli occhi di Bonnie indugiarono sul petto scolpito del vampiro e il suo dito scivolò sui muscoli, strappando alle labbra di Damon un sospiro.
- L'amore può condurci all'inferno o in paradiso. - sussurrò Bonnie, abbassandosi fino ad avvicinarsi all'orecchio dell'altro.
- All'inferno ci siamo già. - le fece notare il vampiro, passandole una mano intorno al collo. - È il momento di dedicarci al paradiso. -
Le loro labbra si unirono un'altra volta. Tutte le incertezze erano svanite e una potente frenesia aveva avuto la meglio su entrambi. Mentre le dita di Damon si muovevano rapide ed esperte sulla schiena di Bonnie, la giovane strega lo liberò dalla camicia e scese ad armeggiare con la cerniera dei pantaloni, mentre il volto di Jeremy si faceva sempre più sbiadito e lontano. Lo amava, ma lo aveva perso, ed era arrivata a scoprire che Damon non era la persona orribile che credeva fosse.
La maglia di Bonnie cadde sui sedili posteriori e Damon si passò una mano sulle labbra, sfoderando i canini.
- Conosco il sapore del sangue di strega – sussurrò, sensuale. - Ma scommetto che il tuo è ancora più speciale. -
Il sopracciglio di Bonnie si sollevò di poco, mentre un sorriso furbo le spuntò sulle labbra. Piegò il collo e gli si fece ancora più vicina. Non urlò quando i denti di Damon le bucarono la pelle, non urlò quando sentì il sangue scivolare via rapidamente. Conficcò le unghie nella schiena di Damon e serrò le labbra, spalancando nel contempo gli occhi.
Il volto di Jeremy era svanito.
 


Angolo d'autrice:
La mia prima shot su questa coppia! Non che sia una delle mie preferite, ma avevo voglia di scriverci qualcosa e di esaltare il loro rapporto, che secondo me c'è.
Fatemi sapere se sono in grado di scrivere shot arancioni decenti.
Alla prossima,
Colpa delle stelle


(La storia si è classificata nona al contest "Quanti punti vuoi?" organizzato da DonnieTZ sul forum di EFP.)

   
 
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