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Autore: Laylath    11/01/2015    6 recensioni
Per una forma d’intuizione del tutto particolare i figli capiscono sempre quando c’è qualcosa che non va, quando per la prima volta vedono i propri genitori in un modo fastidiosamente nuovo. E allora, in qualche maniera, sperano di tornare alla solita routine quotidiana, senza quella novità che li fa sentire tremendamente insicuri.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Schegge di destino



Nina Tucker era una bellissima bambina dalle lunghe trecce castane e dagli occhi blu sorridenti.
Dalla sua espressione si capiva che, nonostante la situazione difficile che viveva in casa, senza madre e con un padre sempre preso dai suoi studi, manteneva intatta l’innocenza e la spensieratezza tipica dell’infanzia.
Aveva il suo grosso cane bianco a tenerle compagnia e poi, ogni tanto, il suo silenzioso genitore le rivolgeva attenzioni e questo illuminava in modo del tutto speciale le sue giornate.
Quando si vive una vita così solitaria a circa quattro anni bastano questi semplici gesti per fare la felicità.
 
Chissà come ti sei sentita quando il tuo papà ti ha detto di andare assieme a lui, nel suo studio.
 
Felice, ma anche spaventata, era chiaro.
Per una forma d’intuizione del tutto particolare i figli capiscono sempre quando c’è qualcosa che non va, quando per la prima volta vedono i propri genitori in un modo fastidiosamente nuovo. E allora, in qualche maniera, sperano di tornare alla solita routine quotidiana, senza quella novità che li fa sentire tremendamente insicuri.
Ma nonostante tutto, ricacciano indietro i timori, non hanno ancora la forza di affrontare una realtà troppo crudele. Meglio credere che quella è l’occasione più speciale del mondo.
 
E per percorrere quel corridoio ti ci vuole un’eternità ed ogni passo ti fa paura… ti aggrappi alla figura di tuo padre che, davanti a te, ti sorride in un modo così strano ed inquietante.
 
Perché lo studio del proprio genitore è sempre stato un posto dove non entrare, un sancta sanctorum dove qualcos’altro aveva la precedenza rispetto ad una figlia bisognosa d’amore.
E questa figlia, in cuor suo, ha sempre sperato che il padre la degnasse di attenzione, di amore… per almeno qualche ora, per un’occasione speciale.
 
E ci credi così tanto che non puoi concepire che ti faccia una cosa simile, perché in fondo… in fondo ti fidi di lui. E’ tuo padre, come potresti non farlo? E’ l’unica persona che hai… l’unica al mondo.
 
“Mi devi aiutare a fare una cosa. Per me è importante, non hai idea di quanto lo sia.”
Ti ha detto così? Ti ha fatto sentire speciale prima di ridurti ad una chimera usando il tuo corpicino e quello del tuo amato cane? Ti ha illuso per qualche istante che…
… che eri più importante di quella maledetta alchimia prima di marchiare per sempre il tuo corpo con essa?
 
“Pa – pà? Pa – pà?”
Quella voce così innaturale faceva davvero impressione.
Il tono della domanda era appena accentuato, come se la creatura non riuscisse a modulare la voce, anche se nella sua mente aveva ben chiaro quello che voleva dire… esprimere.
No, non era giusto: non faceva impressione.
Faceva male.
 
Perché a quattro anni, nonostante tutto… nonostante quest’abominio che hai subito, non puoi… non riesci a non volergli bene, vero? E’ il tuo papà.
 
Riza con un sospiro posò la foto della bambina sullo scaffale impolverato della libreria e volse lo sguardo verso quella creatura, così mansueta e smarrita. Gli occhi rossi la fissavano con perplessità, con un’espressione tremendamente simile a quella che a volte aveva Hayate… eppure con qualcos’altro di assolutamente umano e infantile che era difficile da concepire dopo quanto era successo.
“Tra poco arriva – si trovò a dire con voce sommessa, non riuscendo a tenere lo sguardo sulla chimera – non ti preoccupare.”
Se ci fosse stata altra gente in quella stanza non avrebbero risposto a quel modo. Nessuno avrebbe detto niente a quella povera creatura smarrita, dall’incerto e doloroso destino, il cui padre stava subendo un primo interrogatorio in qualche altra stanza della vecchia villa.
Ma Riza Hawkeye non poteva esimersi dal darle un minimo di conforto.
Nella parte umana di quegli occhi rossi c’era un qualcosa che lei riconosceva…
Un qualcosa che le faceva attorcigliare le viscere perché a distanza di anni la storia si ripeteva, senza che nessuno potesse fare niente, senza che quella fiducia tradita trovasse un grido di dolore, di rabbia che qualcuno potesse sentire… accettare… confortare.
Non distogliere lo sguardo… non da lei che, in qualche modo, ha subito la tua stessa sorte.
Si inginocchiò davanti all’animale che, istintivamente, fece un passo indietro.
Tese la mano, proprio come aveva fatto i primi giorni per fare amicizia con Hayate, ma anche come avrebbe fatto con un bambino spaventato che si è perso in strada e non si fida di nessuno.
Era stato molto doloroso subire quella trasmutazione? Era stato come sentire quell’ago infuocato che, inesorabilmente, nonostante i lamenti, continuava a perforare la pelle della schiena?
E quanto era durata? Istanti, minuti oppure ore ed ore, tanto che alla fine non erano rimaste nemmeno le lacrime per piangere?
E tu allora lo odi, lo odi con tutta te stessa… non solo ti ha sempre evitata, ma poi ti ha fatto anche quello! Ha sempre anteposto la sua alchimia a te, arrivando a farlo in maniera così orribile.
E tu… tu nonostante tutto…
“… tu non dirai mai niente contro di lui, vero? Perché siamo rimaste così tanto ad attendere che i loro occhi si volgessero verso di noi che… che non ci è sembrato possibile – dovette trattenere una lacrima vecchia di anni – noi… noi in fondo volevamo solo un padre, no?”
“Pa – pà…” la chimera si avvicinò a lei, forse incoraggiata dalla voce gentile.
“Sì, Nina, un papà.”
 
Che qualcuno venga a portarmi via da questo incubo…
Colonnello, la prego torni qui.
 
Mai sorvegliare qualcuno per qualche minuto le era costato tanto.
 





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nda
Vi assicuro che sto lavorando allo spin off, questo è uscito di botto ieri sera e mi ha preso solo 10 minuti, lo giuro u.u
E' una cosa sulla quale non mi ero mai soffermata a pensare, ma effettivamente c'è un sottile filo invisibile che collega Nina con Riza (ho messo Sorpresa tra i personaggi, quale squallore...). Ci si chiede quali possano essere i pensieri del tenente davanti a questa creatura: l'Arakawa ci ha mostrato la dolorosa e rabbiosa reazione di Ed e Al, certo, ma credo che sotto questo punto di vista anche Riza dovesse dire la sua.
  
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