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Autore: rebecca_Cullen    11/01/2015    2 recensioni
Ti chiedo solo un ultimo favore: quando parlerai a i tuoi figli di me ricordami come la venticinquenne desiderosa di avventura, come la trentenne innamorata e nuova a tutto, come la quarantacinquenne che ascoltava insieme al marito la musica dei suoi tempi lamentandosi dei nuovi generi, come la cinquantenne viaggiatrice che scattava foto a ogni persona, come la sessantenne che provava a essere saggia o come la settantenne innamorata dei propri nipotini.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
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il disco che cambiò tutto







Eravamo tutti intorno ad un tavolo.

Io, mia sorella e mio fratello.

Dopo nostro padre, anche la mamma dopo un mese ci ha lasciato.

Anche se dovevamo aspettarcelo eravamo tutt'ora in uno stato di shock in cui non sentivamo nient altro che i ricordi di un infanzia passata insieme a loro.

Ci aveva detto, ormai alla soglia degli ottant'anni, che nel caso di un suo decesso di controllare nel primo cassetto in camera sua.

Era vuoto se non si contavamo tre buste bianche con sopra i nomi miei e dei miei fratelli.

Per questo siamo qui ora.

Nessuno di noi aveva il coraggio di aprire la propria e tutto quello che riuscivamo a fare è guardarci negli occhi.

Questi erano gli ultimi ricordi che abbiamo di lei e quando avremmo finito di leggera l' avremo salutata per sempre.

La nostra era una famiglia perfetta: due genitori che si amavano, tre figli che si volevano bene e che avrebbero sacrificato la vita uno per l'altro.

Abbiamo passato l'infanzia e l'adolescenza nel migliore dei modi grazie soprattutto a loro perchè ci hanno sempre supportato in tutto.

Tutto a parte quando portavamo a casa i nostri fidanzati e allora nostro padre faceva la ramanzina più imbarazzante di tutto lo stato di America.

Parlo solo del nostro continente perché spero nel mio cuore che ci sia un genitore più oppressivo di lui almeno in uno stato dell'Europa.

Tutto è cambiato quando abbiamo sorpassato i venticinque anni: io avevo bisogno dei miei spazi e mi sono sposata, Kate è andata a convivere col fidanzato e i figli di lui e Jason si è trasferito a Londra con alcuni amici.

I nostri genitori hanno sempre rispettato questa nostra scelta, anzi, sembravano felici di essere ritornati soli come prima che tutti questi casini nascessero.

Si amavano e tanto; non credo di aver visto un amore bello come il loro e in grado di resistere così a lungo.

Da piccola dicevo che volevo un uomo capace di adorare una persona come mio padre lo faceva con la mamma e crescendo questi loro sguardi mettevano in imbarazzo molte persone.

Non erano occhiate strane con sfaccettature maliziose ma avevano una profondità tale da mettere in dubbio la solidità dei sentimenti di tutte le persone presenti nella stanza.

Quando mia madre stava male mio padre era il primo che accorreva in suo aiuto; molto volte correva via da lavoro lasciando tutto come se dovesse mettere solo in ordine dei fogli.

Quando un dei due non era nella stanza l'altro non era veramente felice.

Molte persone avrebbero dichiarato questo amore malato ma io penso che sia la cosa più bella al mondo.

- Reneesme, Kate credo che sia ora di aprirle- ci guardiamo ed ognuno si concentra sulla propria.

Era ora, Jason aveva ragione e come se avessi tutto questo coraggio aprii la lettera.

 

 

 

Cara Reneesme,

se stai leggendo questa lettera vuol dire che sono morta e che vi ho lasciati soli.

Ti starai sicuramente chiedendo perché io ti ho scritto una lettera.

Ho paura che col tempo ti scorderai di me, e allora mi sono detta di scriverti la mia anzi la nostra storia così se col tempo non ti ricorderai di me o di certi particolari avrai questo foglio (se ancora lo conserverai) per aiutarti.

Non so da dove partire.

Ho sempre odiato il mio nome intero ed è per questo che tutti mi chiamavano Bella.

I vostri nonni, come ben sapete, si sono separati pochi anni dopo la mia nascita e da quel momento non si sono più parlati.

Da allora ho giurato a me stessa che mi sarei sposata solo quando sarei stata sicura di amare il fio fidanzato e di essere amata con tutta l'anima.

Sono andata a vivere con mia madre fino a quando lei ha trovato un altro marito ed si è trasferita.

Viaggiavano molto e io odiavo rimanere a casa da sola per diversi giorni quindi decisi di trasferirmi da mio padre.

L'estate dei miei sedici anni,come avrai ben capito, era stata una svolta: salutai i pochi amici che avevo, raccolsi tutti i miei dischi di musica, i miei libri e salii sull'aereo.

Nella mia vita prima di Forks solo due cose erano importanti: la musica rock e il signor Darcy.

Lo so sono una coppia strana.

Ero una ragazza abbastanza normale: occhi marroni, capelli castani, fisico asciutto e trucco inesistente; anche i miei abiti erano sempre in quello stile e credo di non essere mai uscita senza il mio bracciale portafortuna.

E devo ammetterlo: forse la mia vita sarebbe continuata così in eterno se un giorno in luglio non avessi incontrato lui: Edward Cullen.

Avevo impiegato una settimana a convincere mio padre a lasciarmi andare da sola a Seattle in un negozio di cd.

Ero indecisa se prendere il disco dei U2 o dei Rolling Stones e dopo molto tempo scelsi il primo.

Stavo per dirigermi alla cassa quando per sbaglio mi scontrai con un ragazzo.

Aveva anche lui in mano lo stesso disco.

Era bello, credo che non esista in tutto il vocabolario una parola capace di descrivere la sua bellezza: i suoi occhi erano di un verde prato, i capelli ramati facevano venire voglia di toccarli e le sue labbra... erano perfette per essere baciate.

Mi scusai con lui per lo scontro e andai via abbandonando il disco nel primo scaffale che trovai.

Ancora non capisco perché non ho lasciato il cd nel negozio e non l'ho comprato.

I primi di settembre arrivarono in fretta e così anche l'inizio della scuola.

Del mio primo giorno nella scuola nuova.

Sapete meglio di me quanto io sia restia ai cambiamenti e quello era uno grosso.

La prima persona che mi ha accolto era Eric: uno del giornalino scolastico; poi Jessica, Mike, Tyler,Angela e Ben.

Tutte persone che non ho più visto da quando sono partita per il collage.

Allora però sono stati dei buoni amici, erano presenti quando avevo bisogno, mi facevano ridere quando ero triste e mi facevano ragionare quando avevo torto.

Ma non credo che questo di interessi più di tanto.

Ho rivisto il ragazzo dai capelli ramati (nella mia mente lo chiamavo così) il terzo giorno di scuola mentre ero a mensa.

Era seduto in un tavolo insieme a due ragazze e due ragazzi che, da come si abbracciavano, stavano insieme.

Ho scoperto il suo nome l'ora seguente durante biologia.

Ci avevano messi come vicini di banco.

Ero pervasa da due sentimenti contrastanti: felicità e tristezza; il primo perché finalmente l'uomo dei miei sogni era seduto di fianco a me, la seconda perché sicuramente non si ricordava di me.

Ci presentammo e quando sentii la sua voce quasi mi mettevo a svenire da quanto era profonda e calda.

Non diventammo subito amici; eravamo troppo timidi per rivolgerci la parola più di tanto e quindi preferivamo il silenzio.

Tutto cambiò quando un giorno mi passò sotto al banco il disco degli U2

U2 capisci?

Se l'era ricordato.

Inutile dire che tutti i fogli dei miei diari, quaderni, e spartiti erano ricoperte di scritte col suo nome.

Ripensare a quei momenti mi viene sempre un velo di malinconia e di imbarazzo.

Ma le cotte fanno rincitrullire il cervello a molte persone.

Mi presentò i suoi fratelli e i suoi amici e anche io feci lo stesso.

Avevo sempre la sensazione che qualcosa stesse andando storto, eppure avevo tutto: amici, padre, madre, musica...

Vedevo fuori dalla finestra e mi sembrava che il mondo fosse grigio, che tutto fosse già stato programmato e io non potevo fare niente per impedirlo.

Mi sentivo come se il mio destino fosse già stato scritto (da una persona credo analfabeta) e io dovevo solo percorrerlo ma credo che tu sappia meglio di me quanto odi che qualcuno mi dica quello che devo fare.

Per il resto la mia vita procedeva come quella di una normale adolescente e come ogni dicembre si organizzava il ballo.

Ho sempre odiato ballare principalmente perché ero una pessima ballerina ( e forse pessima è riduttivo) ma anche perché ho sempre detestato il periodo prima di essere invitata.

Le mie amiche erano tutte eccitate e già stavano facendo a gara per giudicarsi il ragazzo migliore.

A me interessava solo Edward.

Si diceva però in giro che volesse proporlo ad un'altra e quindi mi misi il cuore in pace.

Se con pace si intende aspettare di conoscere la ragazza per poi spaccarle il collo.

Mi invitò al ballo Mike ma avevo già programmato di rimanere a casa guardando per la millesima volta orgoglio e pregiudizio, quindi rifiutai.

I giorni passavano e della fanciulla di Edward ancora non si sapeva niente; durante la pausa pranzo mi venne a trovare e mi chiese di potersi unire al mio weekend solitario.

Accettai immediatamente e non so come ho fatto a non morire di felicità sul posto.

Evito di descriverti i particolari perché quelli devono rimanere segreti ma posso dirti che quella è stata la prima volta in cui mi sono sentita in pace con me stessa.

Anzi meglio riformulare la frase: era la prima volta che ero me stessa con qualcuno.

Ogni volta che sorrideva il mio povero cuore perdeva un battito (e quella sera ha sorriso molte volte) e quando guardammo un film in televisore non mi vergognai a mangiare la pizza come se fossi sola con mio padre.

Non so cosa ha pensato di me quella sera ma ero intenzionata a farmi conoscere per quella che ero e non come una ragazza tutta perfetta.

Lui stranamente mi accettò.

Alice, sua sorella più piccola nonché mia futura migliore amica, mi ha sempre detto che avrei dovuto fare di meglio quel giorno.

Finita quella bellissima domenica ci furono le vacanze di natale anche se io le dovrei chiamare “vacanze in casa Cullen”.

Il primo giorno mi aveva invitata Edward per farmi vedere un disco che aveva comprato.

Il secondo Alice mi aveva chiamato per prepararci per l'ultimo dell'anno e “casualmente” appena mi ero provata il mio abito il fratello entrò dalla porta.

In seguito ho scoperto che è entrato poiché Alice le aveva inviato un messaggio in cui diceva di venire nella sua stanza immediatamente perché c'era una questione di vita e di morte da risolvere.

Rimase imbambolato a guardarmi e mi resi conto di quanto era bello lo sguardo di Edward sul mio corpo.

Mi fece anche pensare che forse non ero la unica che provava attrazione per lui.

Tutte queste mie ipotesi si rivelarono fondate in un giorno molto famoso: il 31 dicembre.

Eravamo ad una festa non mi ricordo dove ed era presente credo tutta la scuola ( considera Reneesme che gli studenti di Forks sono pochissimi); mi ricordo che non avevo tolto gli occhi da Edward per tutta la serata e lui era rimasto sempre con me.

C'era una strana elettricità tra noi ed era anche per via del nostro vestiario: non credo di aver mai indossato qualcosa di così corto (ma non maledii mai la mia amica per questo).

Stavamo ballando da mezz'ora e gli ultimi due balli non erano esattamente l'emblema della castità.

Poi arrivarono i famosi dieci secondi.

Io guardavo lui.

Lui guardava me.

Fu la cosa più naturale del mondo ricambiare il bacio che aveva incominciato dopo l'urlo di buon anno.

Era il mio primo bacio.

Era tutto perfetto.

La serata però non era ancora finita.

Immediatamente c'è stato il classico imbarazzo poi c'è stata una risata e infine altri baci.

Alla mattina mi svegliai nella mia stanza con un grosso mal di testa e con un immenso sorriso sulla faccia.

Edward però non si fece sentire quel giorno.

Ne il seguente.

Ero così furiosa con lui; ma non volevo darlo a vedere quindi quando esattamente due giorni dopo l'accaduto fui invitata dai Cullen insieme a mio padre a cena mi vestii come se andassi da un'amica.

La serata si è volta così: lui mi fissava, io lo spiavo, Alice ci studiava e Emmett (suo altro fratello) rideva ogni volta che uno dei due arrossiva.

Il mio caro papà ovviamente non ha notato niente.

Edward ad un tratto mi ha chiesto se potevamo parlare e quindi andammo nella sua camera (unico luogo sicuro della casa).

Ti dico solo che quando uscimmo da lì eravamo ufficialmente una coppia.

Quando si ha diciassette anni si ha sempre voglia di scappare dalla propria città e incominciare in un paese sconosciuto da soli.

Io desideravo ardentemente prendere il primo treno per una meta ignota e se non fosse stato per il mio uragano da i capelli ramati lo avrei sicuramente fatto.

Anche lui voleva andarsene: avevamo progettato di andare in Francia alla Reggia di Versailles, a New York per visitare il museo delle cere, a Londra per usare il nostro pessimo accento inglese, in Italia per mangiare una vera pizza e infine in Austria per vedere la dimora di Mozart.

Avevamo deciso tutta la nostra vita da quel minuto fino alla morte e ovviamente eravamo sempre insieme.

Appena incominciate le vacanze estive lo invitai a conoscere mia madre a Jacksonville.

Eravamo appena tornati dalla spiaggia ed eravamo soli in casa visto che mia madre e il marito erano andati a cena da amici.

Quella sera lo facemmo (non sai quanto sono imbarazzata a scriverlo) era la prima volta di entrambi ma quando lui incominciò a spogliarmi tutti i dubbi scomparvero.

Eravamo innamorati e questo era quello che contava e sono sicura che non potevo avere prima volta migliore di quella.

Fece comunque molto male e dovettero passare due settimane prima che lui mi convinse a riprovarci e fu di sicuro migliore di quanto io mi aspettassi.

Non mi creai più problemi quando me lo chiese la terza volta.

Le mie vacanze erano così formate: uscite con gli amici, compiti e Edward tanto tanto Edward.

Ero la felicità fatta a persona e anche quando riniziò la scuola per il nostro ultimo anno io ed il mio ragazzo non ci separavamo mai.

Ma in fondo nulla dura per sempre.

Tutto finì due mesi dopo quando Edward mi lasciò di punto in bianco.

Senza dirmi niente.

In principio non ci credetti e andai a cercarlo nell'unico posto che sapevo poteva essere: al nostro parco dove per molte volte abbiamo letto i libri insieme.

Infatti lui c'era. Ma era con un'altra.

Si chiamava Jane ed era una sua compagna di Inglese; inutile dire che era bella, simpatica, intelligente e sapeva oltretutto suonare il piano.

Il mio mondo a quel punto crollò e li incominciarono le mie disgrazie.

Me ne andai immediatamente scappando via.

Potevo sopportare il fatto che Edward mi avesse lasciato perché aveva troppi impegni ma mai perché esisteva un'altra donna più importante di me.

Me l'aveva promesso.

Aveva giurato che sarei stata l'unica donna della sua vita fino alla fine dei suoi giorni.

Pure adesso non so come quel giorno tornai nel mio quartiere, penso comunque che qualche persona mi aiutò a non essere investita dalle macchine.

Arrivata a casa mi rintanai nella mia stanza e da quel fondo per un bel po' non riemersi.

Passavo il mio tempo a fissare il vuoto sperando di potere scomparire insieme al mio dolore, non mangiavo e rifiutavo di uscire con i miei amici.

Descrivo quel periodo come una sorta di nimbo: non riuscivo a vedere niente che non fosse l'oscurità e tutto quello che desideravo era rimanere lì immobile.

Smisi di ascoltare la musica, non lessi più storie d'amore e la mia radio fece una brutta fine.

Questa routine durò per tre mesi fino a quando capii che dovevo andare avanti.

Incominciai ad uscire di più, mi schiarii di qualche tonalità il mio colore di capelli, cambiai guardaroba e mi prefissi un obbiettivo: finire la scuola con il massimo dei voti.

Ogni volta che il suo nome mi tornava alla mente prendevo un libro e provavo a studiare.

Il mio piano funzionava, non perfettamente, ma mi permetteva di rimanere viva.

I miei amici mi perdonarono facilmente e mi trattarono come se nulla fosse successo.

Come se lui non fosse entrato nella mia vita.

Loro non notavano però che, anche se la mia mente era con loro, il mio cuore non era presente.

Era morto quel maledetto giorno.

Era vietato ad ogni persona che mi parlava pronunciare il suo nome, neanche accennarlo e se per sbaglio lo incrociavo nei corridoi con lei o qualcun altro andavo dalla parte opposta.

Alice aveva provato a spiegarmi che lui era strano: come stesse scappando da qualcosa ma appena capii il soggetto della frase la pregai di non continuare il racconto.

Se mi chiedi se l'ho mai odiato la mia risposta sarà sicuramente affermativa.

Ho desiderato ardentemente che morisse, anzi la morte era troppo facile: desideravo che soffrisse come ho fatto io, che piangesse, che si disperasse, che diventasse il fantasma di se stesso e che arrivasse a pregare il suo peggior nemico per dare fine alla sua vita.

Ai primi di maggio (esattamente sei mesi dopo l'accaduto) mi svegliai una mattina e non sentii più il solito dolore che mi teneva sveglia alla notte.

Smisi di detestarlo e se dovevo pensare ai giorni che avevamo passato insieme non sentivo nessuna sensazione né bella né brutta.

Non riuscivo a capire quello che mi succedeva fino a quando, il giorno seguente, non lo vidi baciarsi con la sua ragazza.

Tutto quello che percepii fu il vuoto; come se fosse passato un estraneo e non il mio primo amore.

Allora mi resi conto che lo avevo dimenticato.

Non come si strappa un foglio o si scava una una buca, in maniera letale e netta; ma lentamente come si lascia una pianta selvatica al suo destino.

E decisamente era ora di estirpare le erbacce.

Una settimana dopo in una festa in maschera conobbi tuo padre Jacob.

Diventammo subito amici e dalle uscite di gruppo passammo velocemente alle serate in casa sul mio o sul suo divano guardando film e mangiando schifezze.

Se qualcuno mi chiedesse la sua miglior qualità avrei detto il suo sorriso perché era capace di ammagliare anche la persona più triste e schiva del mondo.

Mi faceva ridere, passavamo ore a parlare di fatti inutili ma con lui quegli argomenti erano così divertenti da farmi dimenticare il resto.

Capii di essere attratta da lui quando andammo al mare: era lui l'unica persona che vedevo e non importava se eravamo in spiaggia, in un bar o in tenda.

Era molto bello ma non di una bellezza come quella di Edward o di un attore del cinema; la sua sprigionava una forza tale da farmi cadere e rialzare più forte in meno di un secondo.

Mi chiese un appuntamento alla seconda settimana di luglio.

Non sapevo di piacergli, anzi, non credevo di importagli più che una compagna di aneddoti divertenti.

Inutile scrivervi quanto ero nervosa per la serata; chiamai Alice in lacrime supplicandola di darmi una mano.

Quello che ho subito prima di quell'appuntamento dovrebbe essere inserito tra le torture da fare a tutti i prigionieri.

Ne valse la pena: ero bellissima come forse non lo ero mai stata e,se era possibile, il mio nervosismo crebbe ogni secondo di più fino a quando non bussò alla porta.

La cena fu un successo.

Esattamente otto giorni dopo eravamo una coppia.

Stavo vivendo una favola ad occhi aperti: il mio amore per lui era maturato rispetto a quello in precedenza ma nonostante ciò i miei sogni riguardavano solo lui ed era sempre il centro dei miei pensieri.

In agosto seppi da Alice che Edward aveva lasciato la sua ragazza perché aveva visto me e Jacob passeggiare mano nella mano e aveva capito di amarmi ancora e di aver commesso un grave errore rompendo con me.

Come si dice? Non si capisce di amare una persona fino a quando l'altra non se ne è andata via?

Era la prima volta che qualcuno mi parlava di lui dopo tutti quei mesi e mi stupii di non sentire più l'aumentare dei battiti del mio cuore nel petto.

Lui mi chiese scusa, mi implorò di riprovarci e ricominciò a uscire con la nostra compagnia cercando di mettere me e tuo padre in difficoltà.

Inutile dire che litigammo per questo ma nessuno dei due voleva rinunciare all'altro quindi tenemmo duro.

Avevo così tanto aspettato il momento in cui Edward si sarebbe scusato da non aver capito che ormai non mi importava più.

Lui non mi importava più.

A tanti anni di distanza posso dirvi che ero ancora profondamente arrabbiata per l'essere stata abbandonata e sapere che lui soffriva almeno quanto io ho sofferto in passato mi rendeva immensamente felice.

Perché si vedeva che soffriva; lo capivo io che lo conoscevo come nessun altro e lo intuirono i suoi fratelli visto che stava sempre chiuso in casa a fissare il soffitto.

Erano gli ultimi di agosto quando lo vidi all'ultima festa degli studenti.

Non parlammo ma ci fissammo tutto il tempo.

Io ero con Jake, lui era da solo.

Il mio ragazzo dopo circa un'ora dall'inizio del party mi aveva lasciato per poco tempo sola per andare a prendere del punch.

In sottofondo proprio come nei migliori film partì una canzone dell'ultimo album degli U2 e mi sembrò semplice come l'aria accettare l'invito di Edward a ballare.

Con nessun altro, e sottolineo nessun altro, avrei potuto ballare quella melodia.

Era la solo nostra.

Quando finì tuo padre mi venne a reclamare.

I giorni restanti passarono molto velocemente.

Le vacanze finirono e ogni persona dovette andare al college.

Da allora non sentii più parlare di Edward Cullen per molto tempo.

Io e Jacob comunque ci provammo lo stesso a rimanere una coppia e nonostante fossimo da parti quasi opposte dell'America riuscimmo a resistere fino alla fine dell'università.

Per amor mio ti prego di perdonarmi il fatto che io non ti descriva quegli anni perché sono formati da profonde litigate tra me e lui.

Io sapevo quello che volevo fare in futuro; lui no.

Mi alzavo la mattina e tutto quello che pensavo era che dovevo studiare per arrivare alla fine della scuola.

Non ero più me stessa.

Odiavo ammetterlo ma forse era perché non vedevo più nessuno di Forks da anni e mi mancava casa.

Cambiai come si cambia in quei casi: mettevo i sentimenti da parte e pensavo solo alla mia carriera e non so come Jake ha potuto sopportarmi in tutti quegli anni.

Forse perché non sapeva quello che passavo.

Alla fine io mi laureai in lettere e lui in economia.

Ci trasferimmo in una casa a Seattle; io trovai da insegnare in una scuola e lui trovò un posto in un'azienda.

Jacob non era felice della sua vita ma come biasimarlo, lui non era fatto per una vita sedentaria bensì per una da eroe.

Mi disse di voler arruolarsi in una cena a lume di candela e io pochi minuti dopo gli confessai di essere incinta di te e Katrine.

Lo sapevo da due settimane ma avevo paura di una sua reazione; insomma avevamo da poco incominciato ad aggirarsi nel mondo del lavoro e già dovevamo preoccuparci di altre persone.

Non fraintendere quello che ho appena scritto: io vi ho sempre amato fin dal primo secondo che ho saputo di voi ma i padri invece sono strani: capiscono di esserlo solo quando vi hanno in braccio.

Era a questo punto costretto a scegliere: o se stesso o noi e lui decise di partire e di lasciarmi sola per tutta la durata della gravidanza.

É stato allora che ho capito che il nostro rapporto non era perfetto quanto credevo: non sentivo la sua mancanza e al suo posto venne mia madre durante le ecografie.

Sentii di non amarlo più quando, nel giorno del nostro anniversario, non mi venne voglia di chiamarlo e passai tutta la giornata con le mie amiche sentendomi come se fosse un giorno normale.

Se ci penso adesso non so se l'ho mai amato; adoravo l'idea che avevo di lui: un uomo che riusciva a salvarmi dalle macerie ma solo in quel frangente mi resi conto che non era mai stato amore ma una profonda amicizia mista a una grande attrazione.

Non odiarmi ti prego; quando l'ho conosciuto ero ancora distrutta dal mio primo e gigantesco amore e sapere che c'era qualcun altro a volermi mi rendeva la vita meno dura.

Nonostante tutto, questo non glielo dissi mai perché era lontano da casa e noi eravamo l'unico motivo per tornare dati i suoi scarsi rapporti con i genitori.

Visto che madre egoista che hai?

Quando voi nasceste gli mandai una lunga lettera in cui vi descrissi nei minimi particolari: dai vostri occhi ai vostri pianti, lamenti, sorrisi e urla; lui,sono sicura, era entusiasta di voi, lo si capiva dalla sua scrittura disordinata e dalle frasi di poco senso in cui mi pregava di scrivere di più.

I mesi passavano e io alternavo il mio lavoro a voi; Jacob aveva deciso di continuare in quella professione ma aveva chiesto un permesso per potervi vedere.

Non ce la fece.

Morì una settimana prima di ritornare a casa in guerra.

Non mi disperai come una perdita di un amore ma come quella di un ottimo amico.

Sarei una bugiarda se vi dicessi ce è stato tutto rosa e fiori, in certi momenti se non fosse stato per i miei famigliari e amici a quest'ora non saremo qui.

Sai meglio di me quanto odio parlare dei momenti brutti della mia vita quindi salto quei brutti mesi e riprendo a scriverti dal giorno in cui lo rividi.

Erano passati più di due anni dalla morte di Jacob quando ci incontrammo per coincidenza nello stesso luogo della prima volta.

Ero in un negozio di musica e proprio mentre mi ero decisa a comprare un cd mi scontrai con Edward.

Era più vecchio di quello che mi ricordavo ma di certo non aveva perso il suo fascino, i suoi occhi erano esattamente come anni prima: verdi vivi.

Me lo ricordo ancora: indossava un completo molto elegante che contrastava l'ambiente in cui si trovava, i suoi capelli erano più corti e il suo fisico era più muscoloso di quello passato.

Tenevamo entrambi in mano il nuovo cd dei muse e quando lo vedemmo scoppiammo a ridere.

Da quanto non ridevo in quel modo.

É stato allora che persi irrimediabile e definitivamente la testa per Edward Cullen.

Andammo a prendere un caffè e mi sembrò che tutto fosse tornato ai tempi in cui eravamo insieme, era tutto così bello, così semplice.

Ci raccontammo delle nostre vite: io di voi, della morte di Jacob e della scuola; lui dell'azienda di famiglia di cui era a capo e di tutte le sue figuracce nel tentativo di essere rispettato dagli altri uomini di affari; mi disse anche che non si era mai sposato, che nessuna delle donne che aveva avuto era stata così importante da esserne innamorato.

Alla fine era tutto come prima: entrambi single, felici di stare insieme e con una passione per la musica rock.

A lui non importava del fatto che ero una madre; vi ha adorato dal primo instante in cui vi ho nominato.

Mi chiese scusa per quello che aveva combinato anni prima e mi ha anche detto che aveva mantenuto la promessa fatta anni prima.

Mi aveva raccontato che mi aveva lasciato perché era spaventato: era terrorizzato dall'idea che io fossi così importante per lui e si era illuso che stando con un'altra sarebbe ancora stato padrone della sua vita.

Finalmente lo perdonai (non chiedermi perché l'ho fatto proprio in quel momento e non da adolescente perché proprio non lo so).

Ricominciammo tutto da capo: mi chiese una cena, poi un'altra e un'altra ancora, vi presentai e prima ancora che me ne accorgessi eravamo ritornati una coppia.

Non rimpiangerò mai la mia storia con Jacob ma con Edward era tutta un'altra faccenda: con tuo padre ero serena e per qualche tempo ho anche creduto che potesse durare in eterno ma da quando ero tornata tra le braccia di Edward avevo capito il suo più grande difetto: non era lui.

Ma infondo nessuna persona che ho incontrato era come lui; quando eravamo insieme mi sentivo forte protetta e anche voi vi sentivate così quando eravate in sua compagnia.

Mia cara bambina (anche se ormai non lo sei più) ti prego ancora di non odiarmi se parlo così di tuo padre ma ho promesso a me stessa di essere sincera in questa lettera.

Edward mi ha fatto superare i miei fantasmi e gli ostacoli più duri che avevo accantonato per starvi vicino.

Mi chiese di sposarlo due anni dopo con gli U2 in sottofondo durante un viaggio in treno.

Finalmente Alice ha potuto organizzare il nostro matrimonio come voleva lei.

Mai dare carta bianca a vostra zia.

Per la luna di miele andammo a visitare la Francia come mi aveva promesso da ragazzo.

Tre anni dopo quegli eventi nacque vostro fratello Jason.

Avevo paura che non lo accettaste ma appena ve l'ho presentato lo avete amato come lo abbiamo fatto noi.

Mi sono sempre stupida di questo: (non so neanche da chi avete preso in realtà) avete accolto in casa il vostro nuovo patrigno come se fosse quello di sangue e lo avete sempre trattato come tale.

Non glielo avete mai rinfacciato ed eravate sempre orgogliose di lui.

In tutto.

Lo chiamate tutt'ora papà.

Che altro posso raccontarvi della mia vita?

Il resto della storia lo sapete ma d'altronde sapevate anche il pezzo prima.

Siete sempre stati la nostra gioia.

Ad ogni vostro successo noi festeggiavamo ed a ogni vostra tristezza noi piangevamo con voi.

Quando ve ne siete andati via di casa il nostro cuore si è spezzato ma abbiamo ricominciato ancora insieme.

Abbiamo viaggiato, mi ha portato finalmente in tutti i posti che mi aveva promesso da ragazzi; abbiamo ascoltato musica tanta musica, abbiamo letto i nostri libri.

La nostra esistenza è letteralmente riniziata ai nostri cinquant'anni.

Ad una cosa non ero pronta, però, alla vecchiaia.

A tutti gli effetti che questa porta: agli acciacchi, alle visite frequenti dei dottori, alle medicine, alla stanchezza e alle perdite.

Non l'avevo mai considerata come un fatto concreto; quando si è giovani è così e io ero una ragazza parecchio strana.

Siamo entrambi vecchi e so che quando lui se ne andrà me ne andrò anch'io.

É il mio compagno di vita e poi lui ha combinato solo casini quando ci siamo lasciati e non vorrei che ricapitasse nell'aldilà.

Ci siamo promessi di tenerci il posto a vicenda.

Ora ragazza mia, sappi che sarò sempre fiera di te e, se avrai bisogno di aiuto, io sarò sempre col pensiero.

Non voglio finire questa lettera perché ciò significa dirvi definitivamente addio...

Ti chiedo solo un ultimo favore: quando parlerai a i tuoi figli di me ricordami come la venticinquenne desiderosa di avventura, come la trentenne innamorata e nuova a tutto, come la quarantacinquenne che ascoltava insieme al marito la musica dei suoi tempi lamentandosi dei nuovi generi, come la cinquantenne viaggiatrice che scattava foto a ogni persona, come la sessantenne che provava a essere saggia o come la settantenne innamorata dei propri nipotini.

Non so se sono stata una brava madre; ho fatto il possibile per voi e per la vostra felicità.

Se ho sbagliato in qualcosa mi scuso; non era nelle mie intenzioni.

Siete l'amore della mia vita e senza di voi io non sarei qui.

Visto come si diventa sentimentali da vecchi?

Ora sono costretta a salutarti

abbi cura di te e dei miei cari nipotini Jonh e Rose.

 

tua madre

ps. Tuo padre si raccomanda (mi ha ordinato di scriverti) di tenere d'occhio chi Jason si porta a casa

 

 

 

 

Quando finii di leggere la lettera ero in lacrime; sapevo a memoria la loro storia ma da quando mio padre se ne era andato mia madre è invecchiata ogni giorno sempre più ed era da quando ero ragazza che non me la raccontava.

Adesso credo che io non sono all'altezza di lei: ha fatto degli errori come tutti ma ha cresciuto due bambine per due anni da sola e non c'è mai mancato niente.

Non c'è l'ho con lei per il fatto del mio vero padre; mia madre non lo avrebbe mai fatto soffrire volontariamente e poi tutto quello che ha compiuto lo ha fatto usando il cuore e la testa contemporaneamente.

Si può dire addio definitivamente ad una persona?

Lei mi resterà dentro, sempre.

Alzo la testa e anche Kate e Jason stanno fissando il foglio come immagino sto facendo io.

Non servono parole: non ce ne è mai stato bisogno fra noi.

Forse perché nostra madre ci ha sempre letto le storie e noi restavamo in silenzio pur di sentirla parlare.

Aveva una voce così bella.

Lei era sempre stata stupenda e mio padre glielo ripeteva ogni mattina come per paura che se lo scordasse.

Anche lui amava sentirla parlare.

Lei era le nostre parole e quando non sapevamo con chi parlare, piangere o più semplicemente rilassarsi andavamo nel salotto, sulla sua poltrona, sul bracciolo e lei come se ci avesse capito da tempo prese il libro che faceva al caso nostro.

Noi eravamo stupiti di ciò e, vedendo le nostre facce, papà rideva facendo i complimenti alla moglie per la sua intelligenza.

Ora che se ne erano andati eravamo solo noi gli artefici del nostro destino; non avremo più nessuno con cui andare durante i problemi o nelle liti famigliari.

Ci saremo solo noi.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Autrice

Buona sera!

Allora questa storia mi è venuta in mente durante le vacanze di Natale ma sono riuscita a finirla adesso.

Che ne dite?

Sinceramente non so come mi sia venuta in mente questa idea e spero che vi piaccia almeno un po'.

Alla prossima.

   
 
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