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Autore: _Giulia_R5__    11/01/2015    2 recensioni
Los Angeles, che strano sfondo per tanta freddezza.
Qualcosa, non la curiosità, mi spinse a guardarmi intorno, ma della chioma bionda dello psicopatico neanche una traccia. L'odiavo, con tutta me stessa. Ma l'amavo, ancora di più. Sapevo che se mi avesse rivolto la parola non l'avrei calcolato, eppure cercavo, e forse, speravo l'occasione di farlo, di sentire la sua voce ancora.
Genere: Erotico, Horror, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tate Langdon, Un po' tutti, Violet Harmon, Violet Harmon
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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BABY, IT'S COLD INSIDE.

Natale. Festa amata, aspettata per settimane, mesi, dopo l'inizio della scuola; gioia, magia, allegria, il momento dell'anno in cui tutti si scambiano ipocriti e falsi auguri, e sorrisi pieni di speranze assolutamente inutili.
Quante stronzate.
Sarà il primo, per me, in questa casa; il primo di chissà quanti, considerato che sono bloccata in questa casa per l'eternità. E il peggio è che non c'è nessuno a cui dare la colpa. La casa? Può darsi, ma tanto in un modo o nell'altro avrei raggiunto comunque l'oblio: sarebbe stata questione di tempo.


Mi guardai allo specchio, la mia immagine era sempre la stessa. Anche le occhiaie sono destinate a restare?
Controllai che Moira avesse già lavato e riposto il mio vestito rosso, e per fortuna lo trovai lì sul letto, emanante lavanda come il detersivo che gli ultimi inquilini avevano lasciato qui correndo via. Aveva sempre detto di servire solo i proprietari, la vecchia sgualdrina dalla doppia faccia, ma evidentemente il vuoto di questo posto la portò a colmarlo facendo ciò che sapeva fare meglio, non avendo altra scelta, non avendo cazzi da succhiare a disposizione.
Da dietro la porta vidi avanzare Constance nella stanza.

  «Cosa c'è Constance?»
  «Tranquilla, piccola bambolina dark, me ne vado subito. Stavo cercando Tate», disse lei tirando dalla sigaretta con il suo solito atteggiamento da stronza onnipotente.
  «Magari è qui in giro a stuprare qualche altra donna sposata, prova nel seminterrato», dissi con indifferenza, e tornai a guardare il vestito, stavolta indossandolo.
Il mio sguardo tornò su di lei quando la sentii avanzare con l'indice puntato verso di me e l'espressione di chi sta per fare una minaccia, cioè l'espressione che ha la maggior parte delle volte. Si voltò e uscì, con mia sorpresa, senza dire una parola.

Guardai fuori dalla finestra della stanza che una volta era mia e, prima ancora, del traditore dagli occhi di pece: Los Angeles, che strano sfondo per tanta freddezza. Almeno a Boston ci sono le nuvole.
Scesi in cucina a bere un po' d'acqua, sentii Hayden provarci con mio padre, ancora, e mi nascosi dietro la porta mentre loro stavano entrando.
  «Hayden, basta, amo mia moglie!»
  «Questo non ti ha fermato dal mettermi incinta», disse lei, con la voce bassa. Forse crede di essere provocante.
  «Ho sbagliato, va bene?! Non amo te, ora lasciami stare!».
Mio padre uscì dalla stanza con il biberon per il mio fratellino, quella povera creaturina destinata a restare un poppante per sempre. Hayden ringhiò, e poi sparì.
   «Prima o poi le sparerò in quella bella faccetta del cazzo.», sentii mia madre, ma la sua voce era lontana.
   «Mamma? Hai detto qualcosa?»
Comparve appoggiata alla penisola della cucina, con il suo solito sorriso da pessima attrice.
  «No, non ho detto niente»
  «Credevo di averti sentita parlare...»
  «Non ho aperto bocca», mi guardò prima piena di panico, con un velo di dolore negli occhi grandi e verdi, poi perplessa. Si ricompose. «Vieni a fare l'albero? Moira ha tirato giù gli addobbi dalla soffitta»
Dalla camera di Beau.
L'immagine di Tate che mi stringeva e mandava via il povero fratello handicappato mi balenò nella mente, e dipinse un'espressione corrucciata dal dolore sul mio volto. Mi ricomposi.
  «Arrivo»
Qualcosa, non la curiosità, mi spinse a guardarmi intorno, ma della chioma bionda dello psicopatico neanche una traccia. L'odiavo, con tutta me stessa. Ma l'amavo, ancora di più. Sapevo che se mi avesse rivolto la parola non l'avrei calcolato, eppure cercavo, e forse, speravo l'occasione di farlo, di sentire la sua voce ancora.
Ma l'unica anima perduta che vidi fu quella di Constance, per fortuna sua e nostra ancora viva e non bloccata qui, uscire dalla porta biascicando qualcosa, sicuramente un commento sarcastico su qualcosa o qualcuno.
Stronza.
Sentii mia madre chiamarmi.
  «Violet, cominciamo!»
  «Sì, sì, arrivo»
Diedi un'ultima occhiata dietro di me, ancora niente, e mi diressi verso il salone.
  
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