Dopo ere geologiche
ed in seguito a velate minacce e simpatici ricatti (“Finché Clà non pubblica la SasuTema io non posso pubblicare Hope!
Mi capite vero? Per cui: Clà, scrivi!”) ecco che
finalmente avete l’occasione di leggere questo piccolo aborto.
Come avrete notato i
protagonisti sono Sasuke e Temari,
probabilmente vi sembreranno un po’ OOC, ma se avete letto Redenzione allora
capite meglio di me perché l’emokid è diventato una piaga.
E poi, come ha detto Tya, lo spin-off è terra
d’anarchia!
(E fa pure rima <3).
Buona lettura!
Clà
T h e e n d I s t
h e b e g i n n
i n g
[ spin-off di Redenzione ]
“Send a heartbeat to the void that cries through you
Relive the pictures that have come to pass
For now we stand alone
The world is lost and blown
And we are flesh and blood disintegrate”
“Manda
un battito del cuore al vuoto che piange attraverso te
Rivivi
le immagini che sono venute per passare
per ora noi siamo soli
il mondo è perso e
scoppiato
e noi siamo carne e sangue
disintegrati
senza nient'altro da odiare”
[
The end is the beginning is the end - Smashing Pumpkins ]
Un lampo
rossastro balugina nel cielo plumbeo tingendo le nubi di
sangue, poi un fragoroso ed assordante boato esplode a svariati
chilometri di distanza facendo tremare il terreno. Sasuke
digrigna i denti e continua imperterrito a correre di tetto in tetto nonostante
l’istinto gli suggerisca di scappare il più lontano possibile da quella che
sembra a tutti gli effetti la fine del mondo.
All’orizzonte
vede comparire nuovamente un lampo e questa volta percepisce chiaramente la sua
origine. Il messaggio non mentiva: Kyuubi sta
attaccando Konoha.
Naruto sta attaccando Konoha.
Hai fatto le cose in grande, pensa amaramente, sentendosi come
all’interno di un enorme déja-vu.
Sotto i
suoi piedi vede strade deserte e case abbandonate, è
certo di dover cercare qualcuno, di aver qualcosa di importante da fare, ma
nella mente non ha altro un sordo ronzio che gli impedisce ogni ragionamento
logico. Non riuscendo a riflettere, Sasuke corre.
Supera
viali e vicoli, negozi e ville e poi… la vede.
La donna
indossa un mantello scuro che le copre il capo, con cauta rapidità le si avvicina pronto a rivolgerle la parola. Lei si volta e
gli occhi bianchi della casata Hyuuga incontrano lo sharingan. Sasuke è deluso, ma
non è in grado di spiegarsene il motivo. Parlano ma è
come se non dicessero nulla, dalla sua bocca escono suoni che dimentica un
attimo dopo e al contempo gli rimbombano nella testa, stordendolo.
Col passare
dei minuti i contorni degli oggetti di fanno meno
chiari, tutto sembra sprofondare in una nebbia sottile e fastidiosa quasi
quanto il ronzio.
<< Sasuke… >>.
Un
sussurro richiama la sua attenzione, risvegliandolo da quello strano stato di
torpore. Una fitta gli trapassa il petto: di nuovo quella
strana sensazione di déja-vu.
È
incredulo. Sakura si trova a pochi passi da lui con
gli occhi pieni di lacrime e il mantello di Alba
calato sulle spalle. Sasuke le va in contro, pronto a
tirarla a sé, ma la figura della giovane donna sparisce. Ricompare qualche
metro più in là, questa volta completamente coperta di sangue e con gli abiti
lacerati.
Sasuke allarmato tende una mano verso di
lei, provando a chiamarla in tutti i modi. All’improvviso è come se Konoha fosse stata
inghiottita dal mare. I suoi movimenti si fanno lenti e faticosi, come impediti
da una grande mole d’acqua, e dalle labbra non esce
parola, ma solo suoni confusi.
<< Sakura! >> urla nuovamente, non udendo nemmeno la
propria voce. Frustrato continua ad urlare, arrancando verso la donna con
movimenti goffi e nervosi. Sakura sorride nonostante
il sangue, lo guarda serena -quasi derisoria- nonostante la profonda ferita che
le percorre il collo e il grande livido che spicca
sulla tempia.
<< Sakura! >> tenta di chiamarla nuovamente, invano.
Invisibili corde lo costringono immobile, mentre l’immagine
di lei si fa sempre più sfocata. Sasuke si
dimena con violenza e, una volta riacquistata la calma, prova a comporre una
semplice combinazione di sigilli, nella speranza di sciogliere quella che non
gli sembra altro che un’illusione. Fallisce.
<< Sakura! >> grida ancora nel vederla allontanarsi.
<< Aspettami! Sakura… >>.
<< Sakura! >>.
Sasuke
aprì gli occhi di scatto, tirandosi bruscamente a sedere. Attese ansimante per
qualche minuto, con lo sguardo fisso nel vuoto. Nel petto il cuore gli batteva
furiosamente in maniera talmente dolorosa da dargli l’impressione che il suo
rumore risuonasse per tutta la stanza. Impiegò un po’
di tempo per rendersi conto di dove si trovasse, ma
alla fine riconobbe il luogo come il suo appartamento a Konoha, quello
acquistato subito dopo la distruzione.
Sospirando
si passò una mano sugli occhi, scostando ciuffi di capelli madidi di sudore, e
si costrinse a riportare la respirazione ad un ritmo normale. Lanciò uno
sguardo alla sveglia presente sul comodino, assottigliando gli occhi per vedere
meglio i numeri luminosi del display.
Le
quattro e cinquantasette.
Con un
po’ di fortuna sarebbe riuscito a dormire fino alle otto, pensò, era il capo
degli ANBU ma dopotutto quello era pur sempre il suo
giorno libero.
Si lasciò
andare a peso morto sul materasso e chiuse gli occhi, cercando di ignorare le
immagini che poco prima si erano susseguite nella sua mente. Si voltò sul fianco
destro e poi su quello sinistro, si mise supino e poi in posizione fetale.
Nulla,
riaddormentarsi pareva un’utopia.
Sbuffando
buttò le gambe fuori dal letto e si alzò borbottando
tra sé e sé.
Una doccia - pensò - ho solamente bisogno di una doccia.
Aprì
pigramente la porta del bagno e la richiuse dietro sé
cercando di fare meno rumore possibile, infine prima ancora di svestirsi aprì
il rubinetto della doccia, regolando la temperatura dell’acqua. Mentre
aspettava che quest’ultima si stabilizzasse, con
movimenti ancora assonnati si tolse i vecchi abiti che usava
come pigiama e studiò le cicatrici che gli percorrevano il corpo, sorridendo
mestamente.
Quando
il denso vapore cominciò ad uscire dalla cabina della doccia, Sasuke vi entrò, ponendo il capo direttamente sotto il
getto d’acqua bollente.
Non era
la prima volta che accadeva, gli era già capitato di fare sogni simili. In
principio aveva provato ad ignorarli, sopprimendo il terrore e il turbamento
che ne derivavano, coprendo le preoccupazione che generavano
con gli impegni di tutti i giorni. Poi, col passare del tempo, le sensazioni
che quegli incubi portavano con sé si erano fatte più angoscianti ed
opprimenti, trasformandolo in una sorta di pentola a pressione. Ma si sa, le pentole a pressione senza una valvola di sfogo esplodono.
Fortunatamente
Sasuke aveva trovato Ino, poche settimane prima. Si
erano incrociati per caso nei corridoi del palazzo dell’Hokage,
mentre entrambi attendevano che l’incontro di Shikamaru col Mizukage
terminasse.
Si erano
salutati educatamente ed avevano taciuto per una manciata
di minuti. Poi Sasuke, aveva cominciato a parlare,
sotto lo sguardo allibito di Ino.
<<
A te… >> aveva esordito con voce roca. << A te non capita mai di…
sognarla? >>.
Gli occhi
cristallini della donna si erano oscuranti non appena aveva capito a chi si
riveriva. Aveva iniziato torturarsi le mani e mordersi le labbra, come una
bambina nervosa e imbarazzata. In quell’istante Ino
era tornata ad avere otto anni ed aveva litigato con la sua migliore amica.
<<
Sì >> aveva sussurrato subito dopo, tornando di colpo
adulta. << I primi giorni era anche peggio, sai >> aveva confessato << ma ora vengono sempre più raramente. Ci
sono… ci sono addirittura giorni in cui riesco a non pensarci
affatto. Ma altre notte continuo a vederla,
appena chiudo gli occhi >>.
Sasuke
aveva annuito.
<<
…capisco >> aveva esalato poi con voce fioca,
sentendosi ben più debole di quanto gli sarebbe convenuto. Ino era tornata a
posare il suo sguardo ugualmente sofferente su di lui.
<< Se hai bisogno di parlarne con qualcuno…>>.
<<
Lo so, Ino >> aveva risposto prontamente Sasuke, voltandosi per non mostrare gli occhi lucidi.
<< Ma ora devo proprio andare. Grazie >>.
E
silenziosamente s’era allontanato lungo il corridoio, ignorando l’appuntamento
che aveva con l’Hokage.
Dopo
essersi sciacquato tutta la schiuma dai capelli, Sasuke
chiuse l’acqua ed uscì dalla doccia avvolgendosi nell’accappatoio. Tornando
nella propria camera da letto notò le griglie della finestra leggermente
aperte, pronte a far entrare i primi raggi dell’alba. Il letto, poco sotto, era
stato rifatto e la donna che fino a pochi minuti prima dormiva accanto a lui -e
che lui era convinto di non aver svegliato- era sparita.
Non ci fece particolarmente caso, era abituato a quelle sparizioni.
D’altronde ancora discutevano se ufficializzare la propria relazione o meno,
dal momento avrebbe destato non poco scalpore.
La
sveglia lo informò che erano da poco passate le cinque. Sasuke
osservò i cuscini sprimacciati e le lenzuola ordinatamente tirate lungo tutto
il materasso soppesando l’idea di disfarle nuovamente
per tornare a dormire, ma il solo pensiero di un nuovo sogno lo trattenne.
Al
diavolo il giorno di riposo, pensò, se il suo sonno era destinato ad essere così
tormentato tanto valeva passare quel tempo sveglio,
magari evitando brutte sorprese. E dopo la doccia,
tutto ciò di cui aveva bisogno era un caffè, possibilmente amaro.
Si vestì
rapidamente, afferrando abiti a caso dall’armadio, e con passo strascicato si immerse nell’ombra del corridoio che portava alla cucina.
Trovò Temari seduta al tavolo con una tazza di fumante caffè nero
tra le mani. La kunoichi di Suna
era già completamente vestita, ma i crespi capelli biondi le ricadevano ancora
sulle spalle e negli’occhi erano ancora visibili le
ultime tracce del sonno.
<<
Dormito bene? >> domandò Temari, piegando gli
angoli della bocca in un sorriso sardonico. Sasuke
non la degnò d’uno sguardo, togliendole di mano la
tazza e bevendone un profondo sorso.
Temari
piegò la testa di lato, tenendo gli occhi acquamarina fissi su di lui.
<< Quest’oggi siamo meno loquaci del solito, per quanto sia possibile >> aggiunse sarcastica, allungando un
braccio per riprendersi il proprio caffè.
Sasuke
rispose con un grugnito, sedendosi di fronte a lei.
<<
Hai avuto ancora gli incubi, vero? >> chiese nuovamente Temari, facendosi più seria.
<<
Ti sbagli >> si sentì rispondere con tono brusco
e quasi infantile. << E in qualunque caso non sono
affari che ti riguardano >>.
Lo sguardo
della donna s’indurì.
<<
Ti ho sentito. Io… ti sento sempre >> scandì, sentendo uno strano nodo alla gola.
<< So che di notte la chiami nel sonno e…>>.
<<
…e? >> la esortò Sasuke
corrugando le sopraciglia.
<<
…e piangi >> concluse Temari
incrociando gli occhi con quelli di lui.
Sasuke
annuì assorto, massaggiandosi le tempie.
<<
La cosa ti sconvolge? >> domandò freddo, con improvviso distacco.
<< Ti infastidisce? >>.
<<
No, non questo almeno >>.
<< Cosa, allora? >> chiuse nuovamente Sasuke,
con voce sempre più gelida.
<<
Per cominciare potresti smetterla con la sceneggiata
dell’eroe drammatico >> rispose con estrema serietà. << La
prima volta che ci siamo visti -e non intendo guardati, perché quello l’abbiamo fatto molti anni fa-, dicevo, la prima volta che ci
siamo visti era nell’ufficio di Nara, poco tempo dopo la fine di… tutto. Io gli sedevo davanti, mentre tu
eri in piedi alle sue spalle. Io parlavo ostentando sicurezza e determinazione,
mentre tu rimanevi in silenzio e ti limitavi a fissarmi e… la cosa mi rendeva
terribilmente irritabile. Ovviamente Nara doveva averlo
capito da tempo, per questo ti chiese di restare. >> fece una
breve pausa. << Ecco, anche allora lo facevi >>.
<<
Facevo cosa? >> sibilò lui,
distogliendo lo sguardo.
<<
L’eroe. E ti piangevi addosso >> chiosò Temari. << Esattamente come fai
adesso. Smettila di essere così egoista
>>.
<<
Non sai di cosa parli >> le rispose alzandosi e
dandole le spalle. << Dovresti solo rimanere in silenzio >>.
<< Smettila, ti scongiuro >> continuò la kunoichi roteando gli occhi con fare esasperato. <<
Rischi di diventare ridicolo, sai? Dopo un po’ questo tuo atteggiamento risulta noioso >>.
Sasuke
strinse i pugni, facendo appello a tutto il suo sangue freddo per non saltarle
alla gola.
<<
Non sai di che parli…Tu non mi conoscevi. E non conoscevi Sakura >> si
limitò a scandire. << Semplicemente non
lo sai >>
<<
Ma chi ti credi di essere? >> esclamò Temari, alzandosi a sua volta e muovendo qualche passo
verso di lui. << Sei solo un ragazzino che crede di
avere il primato sul dolore, ecco cosa. Forse non conoscevo te o Sakura o non sapevo del grande ed inesauribile amore che vi univa, ma si è trattato una disgrazia per
tutti. Pensi ancora di essere stato l’unico a soffrire? >>.
Attese
qualche istante, ma non ottenendo risposta, continuò: << Ma certo, tu sei
il grande Sasuke Uchiha, il
vendicatore. Che
ne sappiano noi comuni mortali di quello che passa nella tua mente contorta?
>>.
Calma, si disse mentalmente, mantieni la calma.
<<
Mi spiace deluderti. >> annunciò poi gravemente. << è chiaro che
non è così >>.
<<
Non trattarmi come un bambino egocentrico >> la mise in
guardia amareggiato. << Naruto, Sakura… ed io. Tutto è più complicato di quanto sembri. Non
puoi arrivare a Konoha e pensare di sgretolare in un sol colpo legami
solidificati da anni di sofferenze, o chiedermi di rimarginare cicatrici che
rimarranno sempre aperte >>.
<<
Io non voglio rimarginare quelle cicatrici >> mormorò
Temari livida. << Voglio che tu smetta di nasconderle
e di ostentare il dolore che provi nel fare ciò come se chiedessi in
continuazione aiuto. Perché poi le persone che cercano
veramente di aiutarti non si ritrovano altro che l’ennesima porta in faccia
>>.
<<
Parli per esperienza personale? >> domandò Sasuke,
riacquistando la calma.
<<
Non lo so, Sasuke >> rispose
Temari, soppesando le parole. << Tu cosa pensi?
>>.
Lui
rimase in silenzio di fronte alle parole della donna. Cosa
poteva rispondere? L’orgoglio di entrambi impediva una chiara
visione delle cose, era quello il problema. Lei si era messa a nudo con quelle parole, ma era stata sulfurea e
graffiante come sempre, impedendogli di capire se dietro quella discussione ci
fosse molto di più.
Temari
attese che Sasuke rispondesse,
in piedi accanto alla soglia, ma la risposta non arrivò. Sasuke
rimase immobile a fissare il vuoto, anche mentre nell’appartamento ancora
immerso nella penombra risuonavano i passi della kunoichi,
e il rumore della porta che si richiudeva alle sue spalle.
Sospirò.
E comunque
Temari non era Sakura. Non
lo sarebbe mai stata.