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Autore: Ska    19/11/2008    9 recensioni
Cosa succede se l'unico ricordo della tua vita umana è anche il ricordo più doloroso? E se quel ricordo ti impedisse di vivere la tua nuova vita in modo pieno e felice? Piccolissima ff su Jasper Whitlock Hale.
Genere: Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jasper Hale, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una giornata come un'altra

E’ la prima ff che scrivo e pubblico su Twilight.

Spero vi possa piacere.

A chiunque passasse di qua auguro una buona lettura e… se vi capita e avete tempo lasciatemi un commento.

Ciao

 

 

 

Era una giornata come un'altra.

Il cielo su Froks era nuvoloso come il solito.

Solo una cosa sembrava cambiata.

L’espressione con cui Alice fissava suo marito.

Avevano passato la notte fuori, a caccia, e quando erano tornati a casa qualcosa era cambiato.

“E’ successo qualcosa?” chiese Esme, osservando la figlia rinchiudersi nella sua stanza senza degnare di uno sguardo Jasper.

“No, è andato tutto bene” rispose Jasper, gettando le chiavi sul mobiletto d’entrata insieme alle altre. “Credo abbia avuto una visione, ma non me ne ha voluto parlare”
“Ci vado a parlare io” disse Edward, comparendo quasi dal nulla accanto a Jasper.

“Provaci tu, a me non da retta” rispose Jasper, osservando leggermente infastidito Edward che saliva le scale verso la stanza di Alice.

A volte non poteva fare a meno di essere geloso del rapporto tra Edward e Alice.

Sapeva che era un affetto fraterno e nulla di più ma non poteva farci niente.

Rimase per parecchi minuti seduto sul divano in soggiorno insieme ad Emmett, fingendo di osservare con interesse la partita di football.

Ci volle mezz’ora prima che la porta della loro camera si riaprì lasciando uscire Edward e Alice.

In silenzio i due scesero le scale raggiungendo Jasper ed Emmett in soggiorno.

“Dobbiamo prepararci a una visita” disse Edward, osservando Jaspr ed Emmett, voltandosi poi verso  Esme, Carlisle, Rosalie e Bella che erano appena rientrati. “Una sola vampira”
“Cos’hai visto Alice?” chiese Carlisle, osservando preoccupato l’espressione dipinta sul volto della figlia.

“Una vampira sta venendo qui a cercare Jasper” rispose Alice, incrociando le braccia al petto, piantando i suoi occhi scuri sul marito.

“A cercare me?” chiese stupito Jasper. “E chi è?”
“Noi non la conosciamo” rispose Alice. “Ma tu si” aggiunse lei incrociando le braccia al petto.
“Io si?”
“E’ sicura che tu la riconoscerai subito” rispose furiosa Alice.

“Alice, amore...”
“Chi diavolo è?” chiese Alice, gesticolando furiosa in preda alla gelosia.

“Alice, calmati” sussurrò Jasper raggiungendola velocemente, abbracciandola con forza, calmandola con il suo potere. “Amore mio, io non l’ho vista e non so chi sia. Non credevo fossi così gelosa” sorrise compiaciuto Jasper, baciandole i collo. “Ti devi fidare di me”

“Io mi fido” sussurrò Alice, stringendosi al marito. “Ti amo troppo e lei... è molto bella”
“Più di te? E’ impossibile” sussurrò Jasper, facendola sorridere.

“Arriverà tra quattro giorni più o meno” disse Alice, scostandosi leggermente dal marito. “Vuole vedere te, ti conosce”

“Non mi viene in mente nessuno Alice”
“Secondo te ha cattive intenzioni?” chiese Carlisle.

“No” rispose atona Alice. “Non violente quanto meno” aggiunse la vampira stringendosi nuovamente a Jasper.

“In questo caso l’aspetteremo qua” rispose Carlisle. “Se non ha cattive intenzioni lasceremo che ci spieghi cosa vuole da Jasper”

“E se ha cattive intenzioni?” chiese Esme, preoccupata per Jasper.
“La lasceremo in balia di Alice” la prese in giro Emmett, strappandole un sorriso.

 

 

Il viaggio dalla Francia era stato relativamente lungo.

Ci aveva messo quattro giorno ad arrivare a Froks e doveva ammettere che preferiva il clima parigino a quello di Froks.

Quel cielo nuvoloso era insopportabile anche se gli permetteva di uscire tranquillamente durante il giorno.

“Beh, non siamo comunque qua per una visita turistica, giusto?” sussurrò la vampira, smontando dalla moto, togliendo il casco. “E’ lì dentro?” chiese la figura femminile fermandosi ad osservare Casa Cullen. “Ora vado. Dammi un minuto. Hai aspettato 150 anni puoi aspettare un minuto” aggiunse seccata chiudendo gli occhi per preparasi. “D’accordo. Comincia lo spettacolo” sorrise la ragazza salendo i tre gradini all’ingresso, bussando poi con calma alla porta.

Sapeva che in casa c’erano otto vampiri e che tutti, nessuno escluso, si erano accorti della sua presenza. Tuttavia trovava comunque educato e corretto dare loro la possibilità di rifiutarsi di aprire la porta.

Non aveva certo intenzione di buttare giù la porta a spallate ed entrare come un conquistardores.

“Ben arrivata” sorrise un uomo sui trent’anni aprendole la porta, lasciandole il passaggio libero. “Ti stavamo aspettando”
“Lo immaginavo” rispose la vampira, ricambiando il sorriso. “Io sono Amelie”

“E’ un piacere conoscerti Amelie, io sono Carlisle. Vieni, accomodati” aggiunse il vampiro, facendole strada verso il soggiorno.
“Buongiorno” salutò Amelie, scorrendo lo sguardo sulle persone presenti nella stanza. “Cercavo Jasper Whitlock” disse la ragazza quando non lo trovò seduto insieme agli altri.

Erano solo in sei.

Dov’erano Jasper e Alice?
“Ora arriva” rispose Carlisle sedendosi accanto alla moglie. “Accomodati”
“Grazie” rispose Amelie, sedendosi sull’unica poltrona libera.
“Amelie, ti presento mia moglie Esme. Loro sono i miei figli. Rosalie ed Emmett, Edward e Bella”

“E’ un piacere” rispose timidamente Amelie.
“Dicci Amelie, tu da dove vieni?”
“Ora come ora sono appena arrivata dalla Francia. Ma sono stata in molti posti… sono una nomade”
“Dal colore dei tuoi occhi deduco che non ti cibi di sangue umano”

“Esatto. Ora per favore, posso vedere Jasper” chiese Amelie, implorando con lo sguardo Carlisle.

“Certo” rispose Carlisle, dopo aver lanciato un rapido sguardo a Edward. “Jasper” pronunciò con calma Carlisle.

Rimasero in silenzio per pochi minuti fino a quando non udirono dei passi in fondo alle scale.

“Amelie, ti presento Jasper e sua moglie Alice” disse Carlisle , lasciando che la ragazza si voltasse a guardare i due nuovi arrivati.

“Jasper” sospirò felice Amelie alzandosi dalla poltrona, rimanendo ferma ad osservare il vampiro che si era fermato a pochi passi da lei.

“Tu…”
“Lo sapevo che mi avresti riconosciuta” sorrise raggiante la vampira, avanzando verso Jasper. “Sapevo che non potevi dimenticarti di me”
“Amelie” gemette Jasper con voce rotta, lasciando che la ragazza lo abbracciasse con forza. “Mi sei mancata tanto… non potrei mai dimenticarti”
“Anche tu mi sei mancato tanto” sospirò Amelie, stringendosi a Jasper, inspirandone il profumo.
“Angelo mio” sospirò Jasper, scostandola da sé, carezzandole i capelli. “Alice, amore” chiamò improvvisamente Jasper voltandosi a cercare la moglie. “Amore, lei è mia sorella Amelie”
“Tua sorella?” chiesero all’unisono tutti i presenti.

“Cosa intendi con tua sorella?” chiese Alice, avvicinandosi di un passo a Jasper e Amelie.

“Quello che ho detto” rispose Jasper, avvertendo all’improvviso i sentimenti di gelosia e sospetto che si erano scatenati in Alice.

Era stato così felice di ritrovare Amelie che aveva perso completamente  il contatta con la realtà.

“Questa è una parte della mia storia che non conosce nessuno… e forse è giunto il momento di raccontarla”

“Direi proprio di si” rispose scontrosa Alice, andando a sedersi sul bracciolo del diavno accanto ad Esme..
“Io e Amelie abbiamo 13 anni di differenza” Iniziò a raccontare Jasper, passando rapidamente lo sguardo sulla sua famiglia, tornando poi a guardare Alice. “Quando me ne sono andato da casa e mi sono arruolato nell’esercito lei aveva 4 anni. Era un demonietto, non stava mai ferma” sorrise orgoglioso Jasper, posando una mano sul braccio della ragazza. “Sapete tutti che la mia carriera militare fu promettente ma molto breve. Ero un vampiro da 16 anni quando una notte che ero a caccia da solo la vidi” disse Jasper ispirando profondamente, cercando di calmarsi. “C’era una tempesta quella notte…”
“Dovevo tornare a casa dal lavoro” lo aiutò Amelie. “Ci sarei arrivata in pochi minuti se un colpo violento di vento non avesse scoperchiato una rimessa e…”
“C’era sangue ovunque” continuò Jasper, mentre le sue mani tremavano leggermente. “Il suo profumo era inebriante. Non so come feci a resistere, ma quando vidi i suoi occhi…. I ricordi della mia vita umana mi investirono come un treno e… non sentivo più la sete, né avvertivo il profumo del suo sangue. Vedevo solo la mia sorellina in fin di vita che mi implorava di aiutarla”
“Sei stato tu a trasformarla?” chiese ammirato Carlisle.
“Ho dovuto farlo… sarebbe morta e… non potevo permetterlo” rispose in un sussurrò Jasper, come se volesse scusarsi della sua azione.
“E’ rimasto con me per i tre giorni successivi e poi mi ha affidata a un vampiro più anziano perché si prendesse cura di me” aggiunse Amelie.
“Perché?” chiese stupita Alice. “Perché non siete rimasti insieme?”
“Perché Jasper fondamentalmente è uno stupido” rispose semplicemente Amelie, facendo voltare di scatto il vampiro. “Era convinto che il suo passato avrebbe avuto una cattiva influenza su di me”
“Con Nicolas saresti stata al sicuro” esclamò Jasper. “A quel tempo stavo ancora con Maria. Avrebbe cercato di arruolarti nel suo esercito”

“In ogni caso potevi almeno tenerti in contatto” rispose a tono Amelie. “Non sapevo che fine avevi fatto. Dove eri, se eri vivo”
“A proposito come hai fatto a trovarmi?” chiese Jasper, osservando dubbioso la sorella, incrociando le braccia al petto.

“E’ il motivo per cui sono qui… la smetti di guardarmi così per favore?” chiese esasperata Amelie, voltandosi di scatto verso Edward.

“Scusa è solo che...”
“Amelie Edward ha la facoltà di leggere nel pensiero e…”
“E pensi che io sia pazza, giusto?” chiese Amelie, sospirando rassegnata. “E’ più difficile di quanto tu possa credere”
“Amelie?” chiese teso Jasper.
“Un attimo” disse Amelie, chiudendo gli occhi, passandosi una mano sugli occhi. “Non ti devi arrabbiare e mi devi ascoltare fino alla fine. Prometti”
“Amelie…”
“Prometti” insistette Amelie, fissando gli occhi in quelli del fratello.

“Promesso” capitolò infine Jasper.

“Tu sai molto bene che alcuni vampiri hanno dei poteri particolari” iniziò a spiegare Amelie, distogliendo lo sguardo dal fratello. “Tu manipoli le emozioni degli altri, Edward a quanto pare legge il pensiero. Io… io vedo cose che gli altri non possono vedere”

“Come Alice?”
“Io ho spesso delle visioni sul futuro” spiegò Alice di fronte allo sguardo confuso di Amelie.

“No, non ho visioni sul futuro. Io vedo…” iniziò a spiegare Amelie, fermandosi improvvisamente. “La devo prendere alla larga o mi prende per pazza” ringhiò all’improvviso, voltandosi di scatto verso la sua destra rivolgendosi apparentemente ad una colonna.

“Amelie?” chiese preoccupato Jasper, facendo per raggiungere la ragazza, venendo però bloccato da un gesto deciso di Edward.

“Jasper, sono sempre stata una persona sana di mente con la testa sulle spalle” disse decisa Amelie. “E in questi cento anni non è cambiato niente se non che… vedo la gente morta, Jasper”
“Cosa?” chiesero all’unisono Jasper, Emmett, Rose e Bella. “Se è uno scherzo non fa ridere nessuno” aggiunse Jasper, corrugando severo la fronte.

“Secondo te ho voglia di scherzare?” chiese nervosa Amelie, incrociando le braccia al petto. “Non è che vedo cadaveri che passeggiano tranquilli per la strada solo, mi capita a volte, di ricevere delle apparizioni da parte di alcuni spiriti”
“E io dovrei crederci?”
“Sarebbe carino, sì” sbottò Amelie.

“E chi avresti visto, sentiamo”
“La mamma” disse con calma Amelie, osservando Jasper bloccarsi istintivamente, mentre le pupille si dilatavano. “E’ lei che mi ha detto dove ti trovavi, con  chi e… che dovevo venire a Froks perché lei doveva parlarti”
“E’ incredibile” sussurrò qualcuno.

“Jasper, la mamma vuole…”
“Zitta” ringhiò Jasper, chiudendo gli occhi, stringendo i pungi lungo i fianchi. “Non ti voglio sentire, non ti voglio ascoltare”
“Jasper…”
“Vattene Amelie, torna da Nicolas e non cercarmi mai più” sibilò Jasper, voltando le spalle alla sorella, uscendo come una furia dal salotto, lasciando sconcertati tutti i presenti.

“Poteva andare peggio” sussurrò Amelie, voltandosi nuovamente verso la sua destra. “Almeno non mi ha azzannata”

“Io non capisco… che diavolo gli sia preso?” chiese Alice, fissando allibita la porta d’ingresso dalla quale Jasper era uscito.

“Questa è un'altra storia che Jasper non vi ha mai raccontato e di cui non vuole assolutamente parlare” rispose Amelie, sedendosi sulla poltrona che aveva occupato all’inizio, espirando rumorosamente.
“Alice” la chiamò Edward, avvicinandosi alla sorella.
“Non capisci Edward… non conosco mio marito” singhiozzò la donna, lasciando che il fratello l’abbracciasse. “Non conosco l’amore della mia vita”
“Alice, so che è doloroso ma quello che brucia nel corpo di Jasper lo è ancora di più… è per questo che non ti ha mai detto nulla” disse Amelie, osservando dispiaciuta la vampira. “Lui ti ama ma ci sono cose che è più facile ignorare piuttosto che parlarne”
“Ma io sono sua moglie!” sbottò sconvolta Alice. “Avrei dovuto sapere della tua esistenza. E poi cosa gli è successo per avere una reazione del genere? Io devo saperlo! Ho bisogno di saperlo per poterlo aiutare”
“E’ una brutta storia. Anche io non ne parlo volentieri ma per Jasper è più difficile. Lui aveva già 16 anni quando tutto accadde e questa storia ha segnato più lui che me”
“Che cosa vi è successo?” chiese Esme, inginocchiandosi di fronte ad Amelie, prendendole con dolcezza la mano.

“Nostra madre era una donna bellissima” disse Amelie, abbassando lo sguardo sulla mano di Esme. “Aveva i capelli neri, con dei bei riflessi blu e gli occhi verdi... di un bel verde acceso” sorrise con nostalgia Amelie. “Nostro padre... anche lui era un bel uomo. Capelli biondi come quelli di Jasper e occhi neri… si sposarono giovani dopo che mia madre rimase incinta di Jasper… un matrimonio riparatore come si usava di quei tempi”
“Non andavano d’accordo?”
“Non andare d’accordo è un eufemismo” rispose amaramente Amelie. “Mio padre era tanto bello quanto stronzo. Uno scansafatiche che non riuscita a tenersi un lavoro che fosse uno” sibilò Amelie con disprezzo. “Normalmente passava tutto il giorno fuori casa e tornava a notte fonda che puzzava di alcool”
“Era violento?”
“Lui la uccise” soffiò Amelie, chiudendo gli occhi, stringendo con forza la mano di Esme. “Erano più o meno le due di notte quando tornò a casa ubriaco. Urlava a squarciagola e mia madre cercò di calmarlo. All’inizio cercò di ammansirlo con parole dolci ma quando lui iniziò ad insultarla… era una donna dolce ma anche orgogliosa. Non si lasciava mettere i piedi in testa facilmente”
“Come è successo?”
“Jasper corse in aiuto di nostra madre. Si mise tra lei e nostro padre e… lui andò su tutte le furie. Spintonò Jasper facendolo sbattere contro il camino e… accadde tutto in pochi istanti. Io urlavo e piangevo. Mia madre si gettò contro di lui urlando a Jasper di scappare... di portarmi via da lì. Quando tornammo a casa la mattina seguente lei era lì, riversa a terra… l’aveva strangolata” finì di raccontare Amelie, rimanendo per parecchi minuti in silenzio. “Jasper si rimprovera di non averla salvata”
“Ma
lui… non poteva, come…”
“Non vuole capirlo” la interruppe Amelie. “Non riesce a perdonarsi di non essere stato in grado di contrastare un uomo più grande e grosso di lui. E’ ridicolo, lo so, ma è così che stanno le cose”
“Cosa possiamo fare?” chiese preoccupata Esme, posando gli occhi su Carlisle.

“Deve ascoltare quello che nostra madre ha da dirgli… forse lo aiuterà” disse Amelie, osservando a sua volta il vampiro.
“Credo tu abbia ragione” rispose Carlisle, posandole una mano sulla spalla.
“Non tornerà fino a quando sa che io sono qui… ora me ne vado” disse Amelie, sciogliendosi dalla presa di Esme.

“Ti accompagno” disse Alice, precedendola verso l’uscita.

“Torno tra qualche giorno solo… non dirgli nulla Alice. E’ per il suo bene. Non sarà mai felice se non riesco a dirgli quello per cui sono venuta e… tu lo ami Alice, io lo vedo, aiutami…”
“D’accordo, lo farò” sospirò Alice, preoccupata per Jasper.

“Non vedi nulla vero?”
“No, il vuoto più totale” rispose rassegnata Alice, incrociando il suo sguardo con quello di Amelie. “Vada come vada sono contenta di averti conosciuta” sorrise Alice, accompagnandola alla moto.
“Anche io… prenditi cura di Jasper Alice. Il suo cuore ne ha troppo bisogno”

“Lo farò” rispose Alice, abbracciando la ragazza. “Ci vediamo presto”
“Sì, salutami gli altri” rispose Amelie, salutandola con la mano prima di risalire in moto e partire velocemente.

 

Ci erano voluti tre giorni prima che Jasper si decidesse a far ritorno a casa.

Non aveva voluto dare spiegazioni su dove era stato ne sul perché della sua reazione alle parole di Amelie.

Si era rinchiuso nella stanza e non era più uscito.

“Jasper, amore...” lo chiamò Alice, entrando in camera, chiudendosi la porta alle spalle.
“Non voglio parlarne Alice”
“Potresti scendere per favore?” chiese la vampira sedendosi sulla sponda del letto, accarezzandogli dolcemente la schiena.

“Alice...”
“Ti sta aspettando” lo interruppe Alice, indietreggiando quando Jasper si sollevò con rabbia dal letto. “Jasper, dove vai?” chiese spaventata seguendolo fuori dalla stanza.
“Ti avevo  detto di andartene” ruggì Jasper, scendendo rapidamente le scale, avvicinandosi minaccioso alla sorella.
“Vuoi fare a botte Jass? Non sono più una bambina. Ti metto sotto quando voglio fratello” rispose spavalda Amelie, rimboccandosi le mani.
“Non essere ridicola” sibilò Jasper, fermandosi ad un passo dalla sorella.
“E allora dimostramelo… oppure siediti e ascoltami. Perchè io non me ne vado” rispose sicura Amelie, portandosi le mani ai fianchi, rimanendo ferma di fronte al fratello, gli occhi incatenati a quelli del vampiro.

“Sei testarda come un mulo” ringhiò Jasper, scostandosi con violenza dalla vampira, sedendosi frustrato sulla poltrona più lontana, senza degnare di uno sguardo il resto della sua famiglia.

“Perché fai così Jass?” chiese dopo qualche istante la ragazza, afflitta dal comportamento del fratello, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. “Perché devi sempre chiuderti in te stesso?”
“Io non mi chiudo in me stesso”
“Sì, lo fai. Lo fai con me, lo fai con la tua famiglia e lo fai anche con tua moglie” sbottò Amelie, andando su tutte le furie. “Nessuno sapeva che tu avessi una sorella questa la dice lunga su quanto ti apri con  le persone che ti vogliono bene”
“E’ questo il motivo per cui sei qua? Darmi lezioni di vita?” ruggì Jasper, aggrappandosi ai braccioli della poltrona per non aggredire la sorella.
“No, sono qua perché la mamma mi ha trascinata via dalla Francia perché doveva fare qualcosa per te” sbottò Amelie furibonda. “Perché non sopportava più che tu ti struggessi l’anima per quello che ci è accaduto”
“Non è successo niente” sibilò Jasper, stringendo gli occhi, riducendoli a due fessure.
“Sì, che è successo maledizione. E il fatto che tu non ne voglia parlare non lo cancella”
“Perché sei venuta a tormentami?”
“Io non sono venuta a tormentarti sono venuta ad aiutarti”
“”E se non volessi essere aiutato?”
“Questo è un tuo problema, non mio. Io resto qui fin o a quando non tiri fuori le palle e ti dimentichi di questa storia”
“Come puoi chiedermi di dimenticare? E’ l’unico ricordo della mia vita mortale”
“Bel ricordo di merda”

“Amelie!” la richiamò Jasper, alzandosi di colpo dalla poltrona.
“Ho 133 anni Jasper, non vorrai darmi lezioni di bon-ton proprio ora” lo prese in giro Amelie, strappandogli un sorriso involontario. “Ti prego Jass, lascia che ti racconti quello che la mamma vuole dirti. Fallo per lei, non per me. Poi prometto che me ne andrò. Non mi rivedrai mai più se è questo che vuoi. Te lo prometto”
“Va bene… va bene…” sospirò rassegnato Jasper, rimettendosi a sedere.

Ispirando profondamente, cercando di calmarsi e di calmare anche Amelie.

“Jasper non farlo non ho bisogno di un anestesia emotiva” disse Amelie, raggiungendo con calma il fratello.

“Forza demonietto

“Quello che è successo quella notte… il tuo unico ricordo da umano. Jasper, non è mai stata colpa tua. La mamma lo sa, io lo so e tu dovresti averlo capito ormai. Non è stata colpa tua…”
“Non l’ho protetta” gemette Jasper, prendendosi la testa tra le mani, chiudendo con forza gli occhi.
“Eri un ragazzino Jass
“Ero un uomo”
“Avevi solo sedici anni” rispose decisa Amelie, prendendolo per le spalle. “Non potevi fare niente” sussurrò la ragazza, accarezzandogli i capelli biondi.
“Dovevo…”
“Lo hai fatto Jass. Tu hai salvato me. Non potevi salvare entrambe. Era quello che lei voleva. Voleva che tu ed io vivessimo lontani da quel mostro, al sicuro”
“Io me ne sono andato”
“Nessuno te ne fa una colpa. Io non te ne ho mai fatta”
“Ti ho lasciata con la nonna e…”
“E ti sei comportato da eroe sul campo di battaglia. Lei era lì. Ti ha visto. Ha vegliato su di te, e su di me. Ha sofferto con te quando sei stato vampirizzato e ha ringraziato dio quando hai incontrato Alice a Philadelphia. La devi smettere di tormentarti per quello che è successo. E’ stato lui ad ucciderla non tu. Tu hai fatto quello che dovevi fare, prendere la tua sorellina e portarla al sicuro. Ci avrebbe uccisi tutti Jasper. Tu mi hai salvata la vita due volte… sarò per sempre in debito con te”
“Amelie, io… io ti ho lasciata con Nicolas perché…”
Schhh…. Lo so” sussurrò Amelie, abbracciandolo con amore. “Non volevi trasmettermi i tuoi fantasmi… volevi proteggermi, ancora… Ma, non voglio più essere protetta. Io voglio mio fratello Jass e voglio aiutarti perché tu sei una persona meravigliosa. Devi solo crederci”

“Assomiglio così tanto a lui…”
“Non dire cazzate Jass. Tu non assomigli per niente a lui” rispose sicura Amelie, scrollandolo con forza. “Non somigli nemmeno alla sua ombra grazie al cielo. Anche io me lo ricordo Jass, e ti assicuro che né io né la mamma troviamo niente che ci ricordi lui in te”
“Lei è qui?”
“Sì, e continua a piangere” sorrise felice Amelie. “Il mio bambino è diventato un ometto” fece il verso Amelie, facendo ridere Jasper. “E’ molto orgogliosa di te Jasper, e anche io lo sono”
“Non potrò mai vederla, non è vero?”
“Beh, un modo ci sarebbe, più o meno” rispose poco convinta Amelie. “Potrei farla entrare in me e lei potrebbe parlarti di persona”
“Non mi sembri molto convinta”
“E’ un esperienza piuttosto sgradevole ma si può fare. Vuoi?” chiese Amelie, guardando un punto dietro Jasper. “Tu?” chiese dopo qualche minuto a Jasper.

“Fa male?”
“No, solo fastidio”
“Allora sì, se per te va bene”

“Va bene” rispose a bassa voce Amelie, inginocchiandosi di fronte al fratello, chiudendo gli occhi.

Rimase per qualche secondo così. La testa leggermente piegata in avanti, le mani appoggiate alle ginocchia.

“Amelie” la chiamò Jasper osservando preoccupato la ragazza che sembrava non riprendere conoscenza. “Amelie, stai bene?” chiese Jasper, ammutolendo quando la vampira sollevò il volto e aprì gli occhi.

Il viso di Amelie era sempre lo stesso, ma gli occhi erano improvvisamente diventati verdi.

“Mamma” gemette Jasper, aggrappandosi alla poltrona, trattenendo involontariamente il respiro.

“Jasper, amore mio” sospirò la donna, gettandogli le braccia al collo, stringendolo  a sé.

“Mamma” gemette nuovamente Jasper, mentre la donna gli accarezzava i capelli e il viso.

“Jasper, ti prego, ti scongiuro, smettila di tormentarti” disse la donna., tenendo le mani tra i capelli del ragazzo. “Quello che è successo quel giorno ha segnato la tua vita e quella di Amelie, ma ora basta. Hai  trovato Alice che ti ama con tutto il suo cuore, e questa famiglia… farebbero di tutto per te, Jasper. E poi c’è la mia Amelie. Jasper voi meritate di essere felici. Il fantasma di vostro padre non deve tormentarvi per l’eternità”
“Non ti ho protetta”
“Hai protetto Amelie è questo che conta” rispose sorridendo la donna. “Non capisci che io vivo in voi?”
“Potrai mai perdonarmi?”
“Io non ti devo perdonare nulla Jasper. E Amelie non ti ha mai accusato di nulla… ha sempre difeso la mia memoria e quella del suo amato fratello. Ora ti prego, fallo per me e per lei. Fallo per loro che ti amano immensamente e fallo per Alice… sii felice Jasper”  lo supplicò la madre, stringendolo a sé. “Lasciami andare”

“Ti voglio bene” sussurrò Jasper, ricambiando la stretta. “Perdonami”
“Ti perdono” disse infine la donna, baciandolo sulla fronte. “Abbi cura di te e di Amelie… dille che la amo immensamente”
“Lo farò”
“Ti voglio bene” sorrise la donna, prima di chiudere gli occhi e lasciare il corpo di Amelie con un sospiro.

“Amelie” la chiamò in un sussurrò Jasper, inginocchiandosi di fronte alla ragazza.

“Che c’è?” chiese stordita Amelie, riaprendo gli occhi, guardandosi attorno confusa. “E’ andata? Se ne è andata?” chiese Amelie, osservando freneticamente la stanza.

“Sì, è andata” rispose Jasper, prendendola tra le braccia, stringendola con forza. “Ha detto che ti ama immensamente” disse in un sussurrò Jasper, baciandole i capelli con affetto. “Perdonami se ti ho fatto soffrire”
“Sei perdonato Jasper… sono almeno 150 anni che ti abbiamo perdonato tutto quello che c’era e che non c’era da perdonare” rispose Amelie, allontanandosi leggermente dal fratello. “Ora sarà tutto diverso non è vero?”
“Io non lo so” rispose Jasper. “Ci proverò”

“Grazie” sorrise felice Amelie, prendendogli una mano stringendola nella sua.

“Amelie”
“Si?”
“Non voglio che tu te ne vada” ammise Jasper, ricambiando la stretta.
“Direi proprio che questo è un gran passo avanti” sorrise Amelie, abbracciando il fratello.

Non lo avrebbe mai lascito.

Sarebbe rimasta con lui e insieme avrebbero dimenticato quel unico ricordo umano che aveva tormentato entrambi per tanto, troppo tempo.

 

   
 
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