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Autore: Sherlock_Moriarty    11/01/2015    0 recensioni
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Ero un bambino solitario e teppista. Non ho mai detto la mia vera data di nascita, ovvero il 19 novebre, il giorno più bello della vita di mia madre ma non quella di mio padre. Aveva già mio fratello Robert tra i piedi e un altro figlio o, come diceva lui, "un altro peso". Mio padre si drogava, mia madre era la gentilezza e la bellezza fatta persona e mio fratello il classico ragazzo da scuola elementare con la media delle materie alta. Secchione. Io ero il solito bambino che non faceva mai amicizia e questo preoccupava tanto mia madre e Robert. La mia casa era una piccola villetta in Irlanda, immersa nei verdi prati e invasa dalle capre; un piccolo angolo di paradiso insomma. Io avevo trovato un passaggio dentro il muro, che collegava camera mia al salotto. Una sera sentii i miei genitori litigarem, verso mezzanotte. Mio padre era drogato come sempre e mia madre cercava di calmarlo. Io mi alzai dal letto e usai il passaggio segreto, facendo un piccolo foro nel muro apposta per vedere cosa accadeva. Mio padre aveva una pistola in mano e iniziò a sparare a mia madre, così il suo sangue finì sui miei abiti. Lui la guardò e poi, piangendo, si sparò dritto in gola. Anche il suo sangue raggiunse i miei indumenti e corsi subito a svegliare mio fratello che, intanto, non aveva sentito nulla. Lui chiamò la polizia e mi mandò da nostro zio, il demonio fatto a persona. Appena arrivato, già venivo trattato come una merda. Mi picchiava con la cintura e, a volte, lo faceva giù in cantina, incatenandomi al muro. Una notte mi svegliò, avevo solo quattordici anni, mi portò nella stanza dove c'era un tavolo di metallo. Avevo paura, ma lui aveva quello sguardo profondo e malvagio che cercai il più possibile di non guardare. Fortunatamente riuscii nel mio intento. Ricordo solo la mia pelle nuda toccare il metallo freddo, la sua mano che mi stingeva la gola e la sua maglietta di una rustica steak house per camionisti. Il giorno dopo ero pallido e dolorante, gli occhi erano gonfi e la testa mi scoppiava. Andai barcollando da lui, che era sempre su quella lurida poltrona con delle lattine di birra a terra e una in mano. Guardava le partite di calcio, anche se non era la squadra che tifava. Ne approfittai per prendere la sua pistola e sparargli un colpo dritto e preciso nella tempia destra. Un brivido mi percosse la schiena e mi scappò un sorriso compiaciuto grazie a quello che avevo fatto. Preparai le mie cose e scappai, ma prima chiamai la polizia in modo anonimo. Scappai a Londra, in una casa famiglia, dove una psicologa mi seguiva giorno per giorno. Per dimenticare le urla e la scena raccapricciante di mio zio in cantina, mi fece memorizzare una filastrocca per bambini. Diventò un tormento, ma almeno mi distraeva. Mi adottò un uomo che gestiva una prigione, ed era lì che passavo il tempo interessandomi al crimine. Lì riuscii a scoprire la mia omosessualità. Riuscii ad essere ammesso in un liceo tecnico e imparai tutto sul mondo di internet. Ecco il mio futuro: il criminale. Aspettai fino ai miei trent'anni per entrare in gioco. Avevo sentito di un noto detective, Sherlock Holmes, e decisi che era a lui che dovevo mirare. Commisi omicidi, sequestri e ogni giorno diventavo sempre più furbo e potente. Passavo del tempo nella prigione oppure in manicomio che il defunto uomo che mi aveva adottato, gestiva. Riuscivo sempre ad uscire con facilità e Scotland Yard si chiedeva sempre facessi. Ci fu anche il giorno del suicidio mio e del detective. Oh che bei ricordi... Io mi sparai come fece mio padre, ma riuscii a sopravvivere e quando mi svegliai dal coma ero incazzato come una faina. Tornai da Sherlock tre anni dopo la nostra morte molto sexy e cercai di sedurlo in tutti i modi. Ero cotto di lui. Accettò di essere il mio partner solo quando venne a sapere del mio passato e il perchè mi ero innamorato di lui. Ed oggi eccomi qui, che cerco di fare la fatidica domanda alla persona che amo. Si o no, cosa mi risponderà? Se sarà un no lo capirò, se sarà si... Stapperò il rum migliore che ha in casa. Giocai un po' con lui e gli dissi di andare a Piccadilly Circus alle cinque del mattino. Ci andò volentieri  e trovò un mio post-it:
"Torna a casa, forza mon amour.
JM ".
Tornò a casa quasi infuriato, ma, quando vide il cadavere con vicino un anello e la domanda scritta con il sangue dello stesso, si tappò la bocca e io lo guardai dalla cucina, con un sorriso che non facevo da anni. Lui mi guardò e corse da me abbracciandomi forte. <> A quella frase, scoppiammo in una dolce risata e ci baciammo intensamente, rimanendo stretti in quell'abbraccio che volevo non finisse mai.

- James Moriarty.
   
 
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