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Autore: Meiux_    11/01/2015    5 recensioni
Storia ad OC | iscrizioni aperte
[Ovviamente crossover con Hp] [Inserimento di altre quattro Oc] [Ambientato nel film 'La Pietra Filosofale'/Chrono Stone] [Come al solito aggiungo OOC per sicurezza] [Romantico in certi punti]
Il perché del titolo? Solo io e un'altra persona lo sa, lo scoprirete solo a metà storia!
Dal secondo capitolo:
[...]
Stava per addentare il biscotto quando una forte scossa, fece tremare tutto. La tazza di latte bollente si rovesciò tutto sulla tuta della ragazza, stava per cacciare un grido quando, a fare spazio ci fu lo stupore nel vedere fuori dalla finestra.
Ancora quel tremito e Kia scattò in piedi fissando la porta. Fuori c’era qualcuno che bussava chiedendo di entrare.
Bussarono di nuovo. Junior si nascose sotto il tavolo. Alle loro spalle si sentì un boato e zio Jonh piombò in cucina allarmato.
Ci fu una pausa. Poi, la porta venne colpita con una tale forza che uscì di netto dai cardini e atterrò con uno schianto assordante sul pavimento.
[...]
Spero che possiate apprezzare! Vi aspetto dentro! -
Genere: Avventura, Fantasy, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tsurugi Kyousuke, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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C A P I T O L O   1


LA BAMBINA CHE E’
SOPRAVVISSUTA
 

Era una notte come tutte le altre e l’atmosfera sul vialetto della Privet Drive era la solita: tutto normale, tutto tranquillo.
Nessuno si sarebbe immaginato di interrompere l’equilibrio di quella cittadina. Eppure, in quella sera che pareva trascorrere nel silenzio perpetuo, accadde l’immaginabile.
 
***
 
Un gatto soriano, seduto sul muretto di, non dava alcun segno di aver sonno. Sedeva immobile, come una statua, con gli occhi fissi e senza batter ciglio, all’angolo opposto di Privet Drive. E non ebbe il minimo soprassalto neanche quando, nella strada accanto, la portiera di una macchina sbattè forte, né quando due gufi gli sfrecciarono sopra la testa. Ormai era da un giorno intero che era seduto li e, dovette farsi quasi mezzanotte prima che il gatto facesse il minimo movimento.
Un uomo apparve all’angolo della strada che il gatto stava tenendo d’occhi; ma apparve così all’improvviso e silenziosamente che si sarebbe detto fosse spuntato direttamente dal terreno. La coda del gatto ebbe un guizzo e gli occhi due fessure.
In Privet Drive non si era mai visto niente di simile. Era alto, magro e molto vecchio, a giudicare dall’argento  dei capelli e della barba, talmente lunghi che li teneva infilati nella cintura. Indossava una tunica, un mantello color porpora che strusciava  per terra e stivali con i tacchi alti e le fibbie. Dietro gli occhiali a mezzaluna aveva occhi azzurro chiaro, luminosi e scintillanti, e il naso era molto lungo e ricurvo, come se l’avesse rotto almeno un paio di volte. L’uomo si chiamava Albus Silinte.
Albus Silente non sembrava rendersi conto di essere appena arrivato in una strada dove tutto, dal suo nome ai suoi stivali, risultava sgradito. Si dava un gran da fare a rovistare sotto il mantello, in cerca di qualcosa. Sembrò invece rendersi conto di essere osservato, perché all’improvviso guardò il gatto, che lo stava ancora fissando dall’estremità opposta della strada.
Per qualche ignota ragione, la vista del gatto sembrò divertirlo.
Ridacchiò tra sé borbottando: << Avrei dovuto immaginarlo >>.
Aveva trovato quel che stava cercando nella tasca interna del mantello. Sembrava un accendino d’argento. Aprì il cappuccio, lo sollevò in aria e lo fece scattare. Il lampione più vicino si fulminò con un piccolo schiocco. L’uomo lo fece scattare di nuovo, e questa volta si fulminò il lampione appresso. Dodici volte fece funzionare quel suo ‘spegnino’, fino a che l’unica illuminazione rimasta in tutta la strada furono due capocchie di spillo in lontananza: gli occhi del gatto che lo fissavano. Se in quel momento qualcuno avesse guardato fuori dalla finestra, non sarebbe riuscito a vedere niente di quel che stava accadendo in strada.
Silente ripose nuovamente il suo spegnino nella tasca del mantello e si incamminò verso il numero 4 di Privet Drive, dove si mise a sedere sul muretto, accanto al gatto. Non lo guardò, ma dopo un attimo gli rivolse la parola.
     << Che combinazione! Anche lei qui, professoressa McGonagall? >>
Si voltò con un sorriso verso il soriano, ma questo era scomparso. Al suo posto, davanti a lui, c’era una donna dall’aspetto piuttosto severo, che portava un paio di occhiali squadrati di forma identica ai segni che il gatto aveva intorno agli occhi. Anche lei indossava un mantello, ma color smeraldo. I capelli neri erano raccolti in uno chignon. Aveva l’aria decisamente scombussolata.
     << Come faceva a sapere che ero io? >> chiese.
     << Perché, mia cara professoressa, non ho mai visto un gatto seduto in una posa così rigida >>.
     << Anche lei sarebbe rigido se fosse rimasto seduto tutto il giorno su un muretto di mattoni >> lo rimbeccò la professoressa McGonagall.
     << Tutto il giorno? Quando invece avrebbe potuto festeggiare? Venendo qui mi sono imbattuto in una decina e più feste e banchetti >>.
La professoressa McGonagall tirò su sdegnosamente col naso.
     << Eh già, stanno festeggiando proprio tutti >> disse con tono impaziente. << Ci si sarebbe potuti aspettare fossero un po’ più prudenti, macchè… anche i Babbani hanno notato che sta succedendo qualcosa. Lo hanno detto ai loro telegiornali >>. E così dicendo si voltò verso la finestra buia del soggiorno del numero 4 di Privet Drive. << L’ho sentito personalmente. Stormi di gufi… stelle cadenti… Be’, non sono mica del tutto stupidi. Prima o poi dovevano notare qualcosa. Stelle cadenti nel Kent… Ci scommetto che è stato Dedalus Diggle. È sempre stato un po’ svitato >>.
     << Non gli si può dar torto >> disse Silente con dolcezza. << Per undici anni abbiamo avuto ben poco da festeggiare >>.
     << Lo so, lo so >> disse la professoressa McGonagall in tono irritato. << Ma non è una buona ragione per perdere la testa. Stanno commettendo una vera imprudenza a girare per la strada in pieno giorno, senza neanche vestirsi da Babbani, scambiandosi indiscrezioni >>.
A quel punto, lanciò a Silente un’occhiata obliqua e penetrante, sperando che lui dicesse qualcosa; ma non fu così. Allora continuò: << Sarebbe un bel guaio se, proprio il giorno in cui sembra Lei-Sa-Chi sia finalmente scomparso, i Babbani dovessero venire a sapere di noi. Ma siamo proprio sicuri che se ne sia andato, Silente? >>
     <<  Sembra proprio di si >> rispose questi. << Dobbiamo essere molto grati. Le andrebbe un Kinder? >>
     << Un che? >>
     << Un Kinder. È il cioccolato dei Babbani: io ne vado matto >>.
     << No grazie >> rispose freddamente la professoressa McGonagall, come a voler dire che non era il momento adatto per il cioccolato. << Come dicevo, anche se Lei-Sa-Chi se ne è veramente andato… >>
     << Mia cara professoressa, una persona di buonsenso come lei potrebbe decidersi a chiamarlo anche per nome! Tutte queste illusioni a ‘Lei-Sa-Chi’ sono una stupidaggine… Sono undici anni che cerco di convincere la gente a chiamarlo col suo vero nome: Voldemort >> . la professoressa McGonagall trasalì, ma Silente, che era impegnato a mangiare i cioccolatini, sembrò non farvi caso. << Crea tanta di quella confusione continuare a dire ‘Lei-Sa-Chi’. Non ho mai capito per quale ragione si debba avere tanta paura di pronunciare il nome di Voldemort >>.
     << Io lo so bene >> disse la professoressa McGonagall, in tono a metà fra l’esasperato e l’ammirato. << Ma per lei è diverso. Lo sanno tutti che lei è il solo di cui Lei-Sa… oh, d’accorto: Voldemort… aveva paura >>.
     << Lei mi lusinga >> disse Silente con calma. << Voldemort aveva poteri che io non avrò mai >>.
     << Soltanto perché lei è troppo… troppo nobile per usarli >>.
<< Menomale che è buio. Non arrossivo così da quella volta che Madame Pomfrey mi disse quanto le piacevano i miei nuovi paraorecchi >>.
La professoressa McGonagall scoccò a Silente un’occhiata penetrante, poi disse: << I gufi sono niente in confronto alle voci che sono state messe in giro. Sa che cosa dicono tutti? Sul perché è scomparso? Su quel che l’ha fermato una buona volta? >>
Sembrava che la professoressa McGonagall fosse giunta al punto che più le premeva discutere, la vera ragione per cui era rimasta in attesa tutto il giorno sul quel muretto freddo e duro, perché mai aveva fissato Silente con uno sguardo così intenso. Era chiaro che qualsiasi cosa ‘tutti’ mormorassero, lei non ci avrebbe creduto sin quando Silente non le avesse detto che era vero. ma lui era occupato a scegliere un altro cioccolatino e non rispose.
     << Quel che vanno dicendo >> incalzò lei, << è che la notte scorsa Voldemort è spuntato fuori a Godric’s Hollow. È andato a trovare i Reddo. Corre voce che Chiaki e Keiji Reddo[1] siano… siano… insomma, siano morti >>.
Silente negò con la testa bassa. La professoressa McGonagall ebbe un sussulto.
     << Non vorrà dire che… >>
     << Si. Chiaki e Keiji stanno bene, almeno per il momento. Daiki[2]lui >>.
La professoressa fece quasi per piangere. Silente allungò la mano e le diede un colpetto sulla spalla.
     << Lo so… lo so… >> disse gravemente.
La McGonagall proseguì con voce tremante: << E non è tutto. Dicono che ha anche cercato di uccidere anche la seconda figlia dei Reddo, Kirara. Ma che… non c’è riuscito. Quella piccina, di soli 13 mesi, non è riuscito a ucciderla. Nessuno sa né come né perché, ma dicono che quando Voldemort non ce l’ha fatta ad uccidere la piccola Kia Reddo, in qualche modo il suo potere è venuto meno… ed è per questo che se n’è andato >>.
Silente annuì triste.
     << Dopo tutti quelli che ha ammazzato… non è riuscito a uccidere una bambina indifesa? Di tutte le cose che avrebbero potuto fermarlo… Ma in nome del cielo come ha fatto Kirara Reddo a sopravvivere? >>
     << Possiamo solo fare congetture >> disse Silente. << Forse non lo sapremo mai >>.
La professoressa McGonagall tirò fuori un fazzoletto di trina e si asciugò le lacrime dietro gli occhiali. Con un profondo sospiro, Silente estrasse dalla tasca un orologio d’oro e lo esaminò. << Hagrid è in ritardo. A proposito, suppongo sia stato lui a dirle che sarei venuto qui >>.
     << Si >> rispose la McGonagall, << anche se non credo che lei mi dirà perché mai, di tanti posti, abbia scelto proprio questo >>.
     << Sono venuto a portare Kia dai suoi zii. Sono gli unici parenti che gli rimangono >>.
     << Vorrà scherzare vero … Non saranno mica quei due che abitano lì! >> esclamò la McGonagall balzando in piedi e indicando il numero 4. << Silente… non può farlo! È tutto il giorno che li osservo. Non avrebbe potuto trovare persone più diverse da noi. E poi ha visto quel bambino che hanno… l’ho visto prendere a calci sua madre per tutta la strada, urlando che voleva le caramelle! Kia Reddo… venire ad abitare qui? >>
<< È il posto migliore per lei. Non possiamo di certo contattare i suoi genitori, sa che con il lavoro che fanno non potrebbero venire e comunque li metteremmo in pericolo così. E poi, suvvia, in quella casa abita pure la madre di Keiji, cioè sua nonna, una maga. È una donna gentile, la saprà crescere bene. >> disse Silente con fermezza. << La nonna e gli zii potranno spiegarle tutto quando sarà più grande. Ho scritto loro una lettera >>.
<< E lei pensa di spiegare il tutto con una lettera? >>
<< Si. Non riesce a capire quanto starà meglio, se crescerà lontana da tutto questo fino al giorno in cui sarà prona a reggerlo? >>
La professoressa McGonagall aprì bocca per rispondere, poi cambiò idea, deglutì e disse: << Si… si, lei ha ragione, naturalmente. Ma in che modo arriverà qui la bambina? >>
D’un tratto guardò il mantello di Silente come se pensasse che Kia potesse essere lì sotto.
     << La porterà Hagrid >>.
     << E a lei pare… saggio… affidare a Hagrid un compito tanto importante? >>
     << Affiderei a Hagrid la mia stessa vita >> disse Silente.
     << Non dico che non abbia cuore >> dovette ammettere la McGonagall, << ma non può negare che sia uno sventato. Tende a.. Ma cos’è stato? >>
Il silenzio che li circondava era stato lacerato da un rombo cupo. Mentre Silente e la McGonagall percorrevano con lo sguardo la strada per vedere se si avvicinassero dei fari, il rumore si fece sempre più forte, fino a diventare un boato. Entrambi levarono lo sguardo al cielo e dall’aria piovve una gigantesca motocicletta che atterrò sull’asfalto proprio davanti a loro.
Pur colossale com’era, la moto era niente in confronto con l’uomo che la inforcava. Era alto circa due volte un uomo normale e almeno cinque volte più grosso. Sembrava semplicemente troppo per essere vero, e aveva un aspetto terribilmente selvaggio: lunghe ciocche di ispidi capelli neri e una folta barba gli nascondevano gran parte del volto; ogni mano era grande come il coperchio di un bidone dei rifiuti e i piedi, che calzavano stivali di cuoio, sembravano due piccoli delfini. Tra le braccia immense e muscolose reggeva un fagotto di coperte.
Il gigante scese con circospezione dalla moto, Silente e la McGonagall si chinarono sul fagotto. Dentro, appena visibile, c’era una bambina profondamente addormentata. Sotto il ciuffo di capelli ramati che gli ricadeva sulla fronte, scorsero il segno di un taglio dalla forma bizzarra, simile a una saetta.
Silente prese Kia tra le braccia e si voltò verso la casa numero 4 dei Kepler.
Prima di andare, Hagrid, chinò la grossa e ispida testa su Kia e gli diede un bacio rasposo per via di tutta quella barba. Poi d’un tratto, ululò come un cane ferito. La professoressa lo ammutolì sgridandolo.
Silente, scavalcando il basso muretto del giardino, si avviava verso la porta d’ingresso. Depose dolcemente Kia sul gradino, tirò fuori dal mantello una lettera, l’infilò tra le coperte che avvolgevano la bambina e tornò verso gli altri due. Per un lungo minuto i tre rimasero lì a guardare quel fagotto; Hagrid era scosso dai singhiozzi, la professoressa McGonagall non faceva che battere le palpebre, e lo scintillio che normalmente emanava dagli occhi di Silente sembrava svanito.
Il gigante con voce soffocata salutò i due e asciugandosi gli occhi inondati di lacrime con la manica della giacca,  si mise a cavalcioni sulla motocicletta e accese il motore; si sollevò in aria con un rombo e sparì nella notte.
Silente si voltò e si avviò verso la strada. Giunto all’angolo, si fermò ed estrasse il suo spegnino d’argento. Uno scatto, e dodici sfere luminose si riaccesero di colpo nei lampioni, illuminando Privet Drive di un bagliore aranciato. In quel chiarore vide un gatto soriano che se la svignava dietro l’angolo all’altro a capo della strada. Da quella distanza scorgeva appena il mucchietto di coperte sul gradino del numero 4.
     << Buona fortuna, Kirara >> mormorò. Poi girò su i tacchi e, con un fruscio del mantello, sparì.
Una lieve brezza scompigliava le siepi ben potate di Privet Drive, che riposava, ordinata e silenziosa, sotto il cielo nero come l’inchiostro. Sotto le sue coperte, Kia Reddo si girò dall’altra parte senza svegliarsi. Una manina si richiuse sulla lettera che aveva accanto e lei continuò a dormire, senza sapere che era speciale, senza sapere che era famosa, senza sapere che di lì a qualche ora sarebbe stata svegliata dall’urlo della signora Kepler e la sua vita sarebbe cambiata radicalmente.

 
 
la piccola Kia
  1. Chiaki e Keiji Reddo = genitori di Kia. Il padre Keiji è un mago, la madre è una Babbana. Entrambi lavorano all’estero, per questo motivo non erano presenti durante l’incontro con Voldemort.
  2. Daiki = fratello maggiore di Kia. Come scritto su, è stato ucciso lui per proteggere sua sorella, essendo soli in casa. Aveva 6 anni, ed è già portato per la magia, era bravissimo per un mago della sua età. Anche se per poco tempo, già la sorellina a soli 13 mesi era affezionatissima a suo fratello.
 
 
*ANGOLO AUTRICE FUORI DI TESTA*
Massalve a tutti! Si, sono ancora io, qui presente con un’altra fiction a più capitoli e per lo più con altri OC! E vissero tutti felici e contenti fine Anyway, spieghiamo un po’ di cosucce (?):
  • Questa fic è innanzi tutto crossover con Hp ma, anche se non appaiono subito i personaggi sono di inazuma eleven. Sinceramente non so se è concesso, ma gli insegnanti sono di Harry Potter ma, gli alunni saranno di Ie, escludendo i quattro OC che ne fanno parte.
  • È bene che vi dica che il prologo è tratto dal libro, così come altre parti dei capitoli, verranno prese dal libro, ma ovviamente non sarà tutto uno scopiazzare di qua e di la.
  • Cercherò con tutta me tessa di mettere un’immagine per ogni capitolo, alla fine, ma chiedo venia, disegno tutto con la mia manina sinistra e non faccio miracoli quindi … boh ç.ç ho fatto pure la copertina! Si, lo so , si era capito dallo schifo XD
Ora sinceramente non mi vengono altre cose in mente, quindiii (?) termino qui e lascio a voi un commento.
Solo per curiosità, ditemi chi dei personaggi disegnati sulla copertina vi attira di più o vi interessa, insomma avete capito XD
Ringrazio in anticipo tutti quelli che avranno il coraggio di mettere la storia tra le preferite/seguite/ricordate o chi mi lascerà una piccola recensione, tanto per farmi sapere cosa pensa: potete dirmi di tutto, ‘mi è piaciuta’, ‘è una cagata’ no okay questo no XD o chi semplicemente legge e apprezza in silenzio (?)
K: cosa stai a dire?
Lalalalala ≈ ora vado, al prossimo capitolo!
 
_Lost Angel_
   
 
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