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Autore: Sara Saliman    11/01/2015    14 recensioni
Dopo un lungo silenzio, la fronte di Zeus si spianò.
-Sta bene, Ade. A me la Superficie, a Poseidone il Mare. A te, qualunque sia il motivo, il Sottosuolo.-
Così si ebbe la divisione del Mondo, come ancora lo conoscono gli umani.
E così ebbe inizio la mia storia, sebbene allora io non fossi ancora nata.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Un grazie a Leda Swan per il betaggio
 
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-Prenderò il Sottosuolo.-
L’affermazione di Ade fu un sussurro assorto, più una constatazione che una scelta. Eppure, il brusio delle altre cinque voci si zittì immediatamente.
Da lati opposti del tavolo esagonale, cinque volti si girarono nella sua direzione con sincronia perfetta.
Era gli sedeva di fronte: i suoi occhi, di un verde cupo screziato di pagliuzze d’oro, si ridussero a due fessure piene di sospetto. Il labbro superiore si arricciò sui denti bianchissimi, e per un istante la dea fu brutta, irrimediabilmente brutta mentre faceva saettare lo sguardo dagli occhi alle labbra di Ade e poi di nuovo ai suoi occhi, cercando sui lineamenti regolari e composti del dio un inganno che non riusciva a vedere.
Demetra, seduta alla sua sinistra, sollevò le sopracciglia bionde e chinò il capo di lato. Piegò leggermente gli angoli della bocca, come se assistesse a uno scherzo di dubbio gusto, ma fosse troppo educata per non concedere un sorriso.
-Ade, sei sicuro?- Estia era seduta alla sua destra e fu la prima a prenderlo sul serio, la prima a parlare. La sua voce fu un sussurro, mentre gli sfiorava il braccio con la punta delle dita. Un gesto premuroso, gentile, privo della calcolata adulazione insita nei modi di Era o della spontanea sensualità di Demetra. Ade premette i palmi contro il legno del tavolo, soffocando l’impulso di chiudere la mano affusolata su quella più delicata della sorella maggiore.
-Tu reclami l’Averno, fratello?- la voce di Zeus era carica di incredulità, ma la sua fronte alta, colore dell’oro brunito, si stava già spianando per il sollievo.
-Ha proprio scelto l’Averno?- Poseidone si voltò prima verso Era e poi verso Demetra a cercare conferma: l’eccitazione nella sua voce suonava di cattivo gusto persino per lui.
-Reclamo l’Averno, sì- confermò Ade. Dal suo tono misurato, era impossibile dire se fosse irritato o divertito.-Lo desideri forse tu, Poseidone? Zeus ha scelto l’Olimpo e, poiché ci ha salvati tutti, esso gli spetta di diritto. Come maggiore tra noi, ho il diritto di scegliere per secondo. Tuttavia, se preferisci, posso lasciarti l’Averno e prendere...-
-NO!- Poseidone si sporse verso di lui, le mani grandi strette al bordo del tavolo. -No, fratello, ti ringrazio! Prendi tu l’Averno: a me vanno benissimo i mari!-
Ade finalmente premette la mano su quella sottile di Estia. La dea la strinse subito, sebbene gli occhi neri, così simili ai suoi, continuassero a scrutare il suo profilo invocando una spiegazione.
Il dio si volse di lato, eludendo deliberatamente la muta domanda della sorella. Oltre le vetrate in ferro battuto, scorse il manto nero di Nyx, la Notte, oscurare il cielo e lo scintillio dei fuochi sulle pendici dell’Otri, là dove si estendeva l’accampamento di Crono.
La guerra durava da dieci anni; con i Ciclopi e gli Ecantochiri finalmente dalla loro parte, la vittoria sembrava ormai imminente. Adesso che il nemico comune era quasi sconfitto, gli interessi e le tensioni personali cominciavano ad emergere, minacciando di dividerli.
In particolare, nessuno aveva osato esprimere ad alta voce il timore che tutti loro condividevano: che Ade avrebbe ragionevolmente scelto il dominio sui mari, e che alla terribile guerra contro Crono ne sarebbe immediatamente seguita una seconda, per costringere Poseidone ad accettare l’Averno.
Nessuno di loro aveva previsto… questo.
Ade appoggiò la schiena contro la rigida spalliera, incontrando lo sguardo azzurro di Zeus.
C’era perplessità negli occhi del giovane dio: come Era, ipotizzava un inganno che non riusciva a vedere.
-Ci saranno delle condizioni, immagino...- iniziò con prudenza.
-Avrà tutto ciò che vorrà!- assicurò Poseidone con calore, spazzando il piano di mogano con la mano aperta.
Era si mosse sullo scranno a disagio. Demetra incrociò le braccia sotto il seno generoso, rimanendo in attesa.
Ade non si voltò verso Estia, non ne aveva bisogno: intuiva i movimenti di lei come fossero i propri. La dea aveva chinato il capo e i capelli corvini le ricadevano ai lati del viso, celando la sua espressione.
Dopo un lungo silenzio, la fronte di Zeus si spianò.
-Sta bene, Ade. A me la Superficie, a Poseidone il Mare. A te, qualunque sia il motivo, il Sottosuolo.-
Così si ebbe la divisione del Mondo, come ancora lo conoscono gli umani.
E così ebbe inizio la mia storia, sebbene allora io non fossi ancora nata.

 
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Angolo dell’autrice (anche ribattezzato: “poche idee, ma ben confuse”):

Nonostante la patria del mito di Ade e Persefone sia l’antica Grecia, questa storia è costruita come un’AU e ambientata in un’era fantasy-medievaleggiante, simile al tempo senza tempo delle fiabe.
A parte questo dettaglio di –ehm- adattamento, cercherò di rimanere più fedele possibile al mito, dandone ovviamente un’interpretazione personale.
Insomma, gentili lettori: benvenuti (o bentornati) tra le mie ossessioni.
   
 
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