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Autore: Sonomi    12/01/2015    6 recensioni
E Magnus si sentì quasi congelare da quegli occhi blu, seminascosti dai ciuffi di capelli neri che ricadevano disordinati sulla fronte, che lo guardavano con un cipiglio stranito. Probabilmente per l’abito che indossava. Nonostante tutto, vide le gote del giovane imporporarsi leggermente.
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L’affermazione di Alec aleggiò per qualche secondo per il salotto, come se Magnus la stesse analizzando per bene prima di rispondere. Ma, tutto ad un tratto, le labbra di quest’ultimo si tesero in un sorriso pieno di malizia e divertimento, tanto che Alec quasi si pentì delle sue parole.
-E tu vorresti scoprirli adesso, questi misteri, Alexander?-
[Malec]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera! Questa è la prima storia che lascio nel fandom di Shadowhunters, ed è una piccola minilong di massimo 3 capitoli :) è completamente AU e anche un pochino OCC (ma proprio poco >.<) e spero vivamente che riesca a catturare la vostra attenzione! Mi è venuta questa idea mentre leggevo Clockwork Angel e non so neanche come mai ahah.
Ecco a voi la prima parte di questa piccola Malec ;) (eh, OTP <3) Fatemi sapere che ne pensate ;)
Buona lettura :3

(Ps. non so se il raiting rimarrà arancione. Potrebbe scivolare sul rosso, lol)
 

Al di là della magia

 
Parte Prima


Un paio di grandi occhi blu si posizionarono sulla copertina di “Al di là della magia”, uno degli ultimi romanzi arrivati in quella libreria nel pieno centro di Brooklyn. Le dita sottili del ragazzo accarezzarono la copertina con delicatezza, saggiandone la consistenza e beandosi della piacevole sensazione della carta a contatto con i polpastrelli. 
Alexander Gideon Lightwood non poteva chiedere nulla di meglio. 
Quando aveva cominciato a lavorare in quella libreria aveva avuto quasi la sensazione di star sognando: a soli vent’anni aveva ottenuto un lavoro che gli permetteva di restare vicino alla sua grande passione, la lettura, e vedere l’entusiasmo delle persone quando riusciva a consigliare un buon libro era una grande soddisfazione. In quei momenti si sentiva davvero fiero di se stesso. 
-Alec- 
Una voce alle spalle fece sussultare il ragazzo, che  quasi mollò in terra la copia di Al di là della magia che teneva fra le mani. Quando si voltò, il suo sguardo andò a incrociare quello verde di Clarissa Fairchild, la ragazza che aveva sempre i turni in comune con lui e i cui capelli rossi non riuscivano mai a stare dove la giovane voleva che stessero. Lei lo guardò con ancora per un secondo, osservando il libro che Alexander teneva fra le mani, per poi sorridere.
-Jia mi ha chiesto di venirti a chiamare. Ha detto che devi immediatamente correre nel suo ufficio e che non devi perdere tempo- spiegò Clarissa annuendo. -Insomma, devi darti una mossa-
E con quelle parole la ragazza scomparve dietro a uno degli immensi scaffali, trascinandosi dietro uno scatolone di libri da sistemare. Alec (preferiva che tutti lo chiamassero così, ‘Alexander’ lo faceva sentire stranamente a disagio) guardò il punto il cui la sua collega era sparita con un sopracciglio alzato, l’espressione tra il vago e il perplesso: aveva sempre pensato che Clarissa fosse una ragazza leggermente strana, un po’ come il suo fidanzato che spesso la veniva a prendere alla fine del turno, un tipo mezzo dark, dai capelli biondi un po’ lunghetti e spettinati. Ma alla fine Alec riusciva ad andare d’accordo con tutti, e sicuramente le stranezze di Clarissa non erano un suo problema. Quelli erano altri, come il motivo per cui Jia Penhallow lo volesse nel suo ufficio. E aveva veramente paura di saperlo. 
Con ancora Al di là della magia fra le mani, Alec si diresse a passo spedito verso il retro del negozio, dove, dopo una porta color lilla, vi era l’ufficio della direttrice. Bussò due volte, prima di entrare nella stanza. Jia era seduta alla piccola scrivania, nascosta dietro a una pila di libri, i lunghi capelli neri a coprirle il volto; un leggero odore di caffè aleggiava nell’aria. 
-Mi ha fatto chiamare, signora Penhallow?- domandò Alec chiudendosi la porta alle spalle, mentre la donna alzava gli occhi scuri verso di lui. 
-Si. La prego signor Lightwood, si sieda-
-Sa che può chiamarmi solo Alec- mormorò il ragazzo liberando una delle poltroncine, occupate da altri libri, e sedendosi teso sul bordo. 
-Non siamo qui per parlare di come potrei chiamarla signor Lightwood, ma di lavoro. Molto lavoro- esclamò Jia afferrando una manciata di fogli. -Un lavoro parecchio prezioso che vorrei affidarle- continuò passando quelle scartoffie ad Alec. Quello alzò un sopracciglio. 
-Un lavoro prezioso affidato a me?-
-Si, signor Lightwood. Un evento davvero prezioso, che se andrà liscio come l’olio ci porterà parecchi soldi in tasca-
-E perché lo vuole affidare a me?- 
Jia guardò il ragazzo con un mezzo sorriso, portandosi le mani sotto il mento. 
-Ho molti motivi. Il primo è sicuramente la sua grande efficienza, signor Lightwood. So che affidarle questo evento mi farà sentire sicura- 
-Ne sono felice ma.. Cosa dovrei fare, signora Penhallow?-
-Dobbiamo organizzare un meet con uno scrittore. Siamo riusciti a ottenere qui la presentazione del suo nuovo libro- spiegò la donna con entusiasmo, battendo le mani. Alec strabuzzò gli occhi.
-Signora Penhallow, i meet sono una cosa seria. E’ sicura di volerlo affidare a me? Sono convinta che Simon saprebbe farlo meg..-
-Signor Lightwood, il fatto che io abbia scelto lei ha anche un secondo motivo, un motivo che con il signor Lewis non ha niente a che fare- lo interruppe Jia spazientita. -Se ho deciso di affidarle questo compito è dovuto anche al fatto che so quanto lei ami e conosca bene i lavori di questo scrittore- 
Alec rimase per un attimo in silenzio, guardando il suo capo con perplessità. Aveva letto centinaia di libri nella sua vita, e aveva parlato di questi a tutte le persone che fossero state un minimo interessate ad ascoltarlo. Jia poteva star parlando di chiunque. 
-Uno scrittore che conosco molto bene?-
-Oh si. Il libro che si sta portando dietro con tanta adorazione ne è la prova- 
E a quel punto Alec spalancò gli occhi talmente tanto da sentir male. Non poteva essere. Jia Penhallow lo stava sicuramente prendendo in giro. Le mani si strinsero convulsamente attorno a Al di là della magia, e il ragazzo deglutì. 
-Lei ha ottenuto un meet con Magnus Bane? Con Magnus Bane?- esclamò alla fine Alec spalancando la bocca. Il suo capo annuì. 
Quello che stava accadendo sembrava davvero una magia. Magnus Bane era uno degli scrittori più famosi del momento, e Alec aveva letto, o per meglio dire divorato, tutti i suoi libri. C’era qualcosa di fantastico in essi, nel modo di scrivere di quell’uomo, le parole sembravano essere in grado di catturare il cuore di chi leggeva. Erano misteriosi. Misteriosi tanto quanto il loro ideatore. Nessuno sapeva che faccia avesse o l’età di questo Magnus Bane, tranne il suo editore. Non aveva mai concesso interviste dal vivo, mai un meet. Era il classico “scrittore ombra”: poteva essere un uomo d’affari sui cinquant’anni come un ragazzo magro di diciotto. Ma una cosa era certa: Alec lo venerava. 
-Bane ha deciso di fare il suo primo meet qui da noi, per presentare ‘Al di là della magia’. Penso che lei capisca meglio di me quanto questo evento sia importante- affermò Jia con un mezzo sorriso. -Lei dovrà organizzare l’intero meet, in accordo con il signor Bane. Voglio che esaudisca ogni suo desiderio riguardo l’evento, tutto deve essere come il signor Bane vuole-
-Quindi mi sta dicendo che io incontrerò Magnus Bane prima di..-
-Prima di tutti gli altri mortali, si- lo interruppe Jia. -E’ una grande responsabilità signor Lightwood, ma sono convinta che ne uscirà fuori un ottimo lavoro-
E Alec non seppe se cominciare a ridere dal nervoso o a tremare per l’emozione. 
Nel dubbio fece entrambe le cose.

Un’auto nera come la notte si fermò davanti all’entrata della libreria “Carta Profumata” a Brooklyn, il sole che calava lentamente dietro ai grattaceli creando ombre sull’asfalto grigio. L’autista scese in fretta dal mezzo, il completo elegante leggermente stropicciato dal sedile, e fece il giro della macchina fino alla portiera destra anteriore. La aprì con un gesto secco, spostandosi di lato per far scendere un distinto uomo in giacca e cravatta. 
Un gruppo di ragazzine passò nel marciapiede accanto e istintivamente si fermarono a guardare la figura di quell’uomo, arrossendo vistosamente e sgranando gli occhi. Forse per l’alone di mistero che lo avvolgeva, forse per le incredibili fattezze, forse perché l’abito che indossava era fucsia. Molto acceso, per la precisione. Nonostante quel particolare evidente, non sembrava affatto a disagio e si stava dirigendo a passo svelto verso la porta della libreria seguito dall’autista. 
Magnus Bane non sapeva di preciso per quale motivo si fosse presentato da Carta Profumata prima della data prefissata, ma una malsana curiosità l’aveva spinto verso quel luogo come una falena era attratta dalla luce. Alla fine poteva ritenersi giustificato: stava per mostrare al mondo il suo volto per la prima volta dopo quasi quattro anni di carriera, stava per svelare la sua misteriosa identità. E ancora si chiedeva il perché di quella decisione che aveva preso su due piedi. Con un sospiro si passò una mano fra i capelli piuttosto lunghi e aprì la porta della libreria. Era completamente vuota, fatta eccezione per una ragazza che stava per pagare alla cassa e un giovane di spalle intendo a sistemare una pila di libri, ed era parecchio grande e spaziosa: file di scaffali si chiudevano a cerchio intorno alla zona pagamento, lasciando al centro un grande spazio vuoto (Magnus immaginò che la conferenza si sarebbe svolta lì). L’atmosfera che si respirava era quella di un sano interessamento alla lettura e alla cultura, tanto che lo scrittore iniziò a sentirsi quasi sollevato. Aveva scelto il posto giusto, almeno. Fece ancora qualche passo avanti, la suola delle scarpe risuonò nel quasi completo silenzio, e il ragazzo di spalle si voltò nella sua direzione, tenendo fra le mani due libri di diverso spessore.
E Magnus si sentì quasi congelare da quegli occhi blu, seminascosti dai ciuffi di capelli neri che ricadevano disordinati sulla fronte, che lo guardavano con un cipiglio stranito. Probabilmente per l’abito che indossava. Nonostante tutto, vide le gote del giovane imporporarsi leggermente.
-Buonasera. Le serve un libro?-
Erano due le possibilità: rivelare la sua identità al commesso (tanto si sarebbero comunque rivisti anche solo di sfuggita), o fingere di essere un normale ragazzo interessato a comprare. Optò per la seconda. 
-Effettivamente si. Devo fare un regalo- mentì Magnus, avvicinandosi al giovane. Da una distanza più ravvicinata i suoi occhi sembravano ancora più intensi. 
-Ha in mente un genere, di preciso?- 
-Uhm.. Urban fantasy? Qualcosa di appena uscito, magari- 
Il ragazzo annuì con un piccolo sorriso, girandogli le spalle come a voler cercare qualcosa. 
Uh, che carino.
-Sa, è uscito da pochissimo il nuovo romanzo del mio scrittore preferito. L’ho già quasi terminato di leggere e posso assicurarle che è davvero bellissimo- iniziò a dire il commesso continuando a restare di schiena, mentre Magnus alzava un sopracciglio.
-Quale scrittore? Magari lo conosco-
-Uhm, Magnus Bane. Quell’uomo fa magie con le parole- 
L’interpellato rimase di stucco, e spalancò leggermente la bocca, guardando la schiena del ragazzo con palese sorpresa. Questa proprio non se l’aspettava. Una delle cose che adorava del non essere mai riconosciuto da nessuno era il poter parlare di se stesso senza far sapere all’interlocutore chi era. Ma mai, mai gli era capitato di sentirsi lodare in maniera così schietta e aperta. Sentì un sorriso formarsi sulle labbra e attese che il giovane si girasse verso di lui per parlare di nuovo.
-E cosa le piace di questo autore? Sembra un grande fan- azzardò Magnus, intrecciando le mani dietro la schiena. Il commesso fece una risatina leggera.
-Nessuno riesce come lui a farmi entrare completamente dentro il libro. Ha mai avuto la sensazione di riuscire quasi a conoscere i personaggi come se fossero persone normali, leggendo? Io con quei libri provo proprio questo. E le descrizioni, oh. Pura poesia- 
Magnus sbatté le palpebre, sentendosi quasi in imbarazzo. Non si era mai sentito fare dei simili complimenti. 
-Molto interessante..- 
-Allora è interessato a uno dei libri di Bane?- sorrise il commesso, facendo illuminare gli occhi azzurri. 
Uh, dannatamente carino.
-Tornerò in questi giorni, purtroppo devo correre via adesso. Grazie a lei ora ho le idee molto più chiare- esclamò Magnus con un pizzico di ilarità, che a quanto sembrò il ragazzo non colse. Anzi, lo ringraziò della visita salutandolo con una delicata stretta di mano. 
Quella sera Magnus uscì da “Carta Profumata” sentendosi stranamente di buon umore. 


Una settimana dopo

Alexander camminava contorcendosi le mani nervosamente lungo tutto il perimetro dell’ufficio della signora Penhallow, stretto nei suoi vestiti parzialmente eleganti (non la solita maglia sgualcita, insomma). La camicia sembrava troppo stretta in prossimità del collo, senza parlare dell’assoluto fastidio che gli stavano dando quei jeans skinny neri. Ma Jia era stata chiara: non avrebbe dovuto nemmeno osare presentarsi al primo incontro con Magnus Bane vestito come un comune ragazzo di vent’anni. Perciò armato di tutto il suo coraggio aveva estratto dall’armadio quegli indumenti, ancora belli impacchettati nella carta (inutile dire che non se li fosse comprati lui). 
-Signor Lightwood, si sieda per favore. Mi sta facendo venire il mal di mare- sbottò la signora Penhallow sistemandosi i capelli neri dietro un orecchio. 
-Non posso-
-Capisco la sua agitazione, ma il signor Bane sarà qui a momenti. Deve cercare di assumere un aspetto più tranquillo- 
-La fa facile lei, Jia. Non sta per incontrare il suo scrittore preferito- 
Jia roteò gli occhi, scrocchiandosi le dita con un gesto impaziente; anche lei, nel suo vestito color panna dall’ampia gonna, era molto elegante. Alec si slacciò un bottone della camicia, continuando ad avvertirla troppo stretta. E in quel momento bussarono alla porta dell’ufficio. Ne sbucò Clarissa, i capelli rossicci raccolti in uno chignon disordinato e l’espressione agitata. 
-Jia, è arrivato- disse. Solo quelle tre parole. E Alexander si sentì morire. La signora Penhallow scattò in piedi, sistemandosi le pieghe del vestito con le mani, per poi dare un’occhiata ad Alec come per accertarsi che fosse rimasto presentabile come lo era dieci secondi prima. E uscirono dall’ufficio. Avevano tenuto chiuso la libreria per quel giorno, in modo da poter interloquire con Bane nel modo più riservato e tranquillo. Per cui non vi fu nessuno stupore quando raggiunsero la parte pubblica del negozio, trovandola deserta. 
Eccetto due persone al centro della sala.
Lì in piedi, avvolto in un completo azzurro chiaro, c’era un ragazzo che doveva aver avuto all’incirca ventidue, ventitré anni. I capelli neri, relativamente lunghi, erano tirati all’insù con una buona quantità di gel (gel brillantinato), la pelle leggermente scura faceva contrasto con gli incredibili occhi verdi del giovane, dalla forma allungata: doveva avere origini asiatiche. Le unghie erano smaltate di blu scuro, lo stesso colore delle scarpe. Le dita erano avvolte da una svariata quantità di anelli. Accanto a lui vi era un uomo sulla cinquantina, i capelli brizzolati e un sorriso simpatico. 
Alexander rimase congelato sul posto, le mani lungo i fianchi e gli occhi spalancati. Perché si ricordava benissimo di quello strano ragazzo che era venuto pochi giorni prima in libreria, con quel completo fucsia inguardabile. Quel ragazzo che gli aveva chiesto consiglio su un libro da comprare, e lui gli aveva consigliato quelli di Magnus Bane. Quelli di Magnus Bane. Alec sbiancò nel rendersi conto che aveva consigliato a Magnus Bane di comprarsi un proprio libro senza nemmeno saperlo. 
Non è detto, potrebbe essere l’uomo più anziano..
-Signor Bane.. Che piacere poterla incontrare di persona. Un piacere e un onore- esclamò Jia avvicinandosi al giovane. 
Come non detto, Alexander.
Ma Magnus Bane aveva piantato gli occhi proprio su Alec e lo stava guardando con un cipiglio divertito. 
-E’ un piacere anche per me, signora Penhallow- aggiunse poi, baciando la mano della donna, un gesto vecchio secoli. Persino Jia sembrò rimanerne colpita. 
-Se.. Se ci vogliamo accomodare nel mio ufficio possiamo iniziare a parlare dei primi dettagli- 
Alec fu ben contento di doversi muovere da lì, e scattò verso l’ufficio di Jia per aprire la porta a tutti, e cercando anche di non badare alla seconda occhiata ancor più divertita che Bane gli rivolse quando gli passò accanto. Profumava di un intenso odore di sandalo. 
-Prima di iniziare la discussione vorrei presentarvi Alexander Lightwood. Si occuperà lui dell’evento- spiegò Jia mentre si sedeva alla scrivania, indicando con un gesto della mano il ragazzo ancora accanto alla porta. -Per qualunque vostra richiesta o desiderio riguardo al meet dovrete parlarne con lui. Siete in ottime mani-
Magnus, seduto su una delle poltroncine, si sporse per lanciargli un sorriso carico di divertimento. 
-E’ un piacere conoscerla, Alexander- disse gongolante, facendo oscillare il piede della gamba accavallata. 
-Il nostro Alexander è un grande intenditore di libri, ed è parecchio informato sui suoi romanzi, signor Bane- continuò Jia con un sorriso di circostanza. 
-Oh, mi creda, lo so signora Penhallow- 
A quelle parole Alec rabbrividì, cercando di nascondere il nervosismo dietro un colpo di tosse mal dissimulato. Magnus, infatti, sorrise ancor di più nel vederlo arrossire. Mai si sarebbe aspettato di dover lavorare a stretto contatto con quel ragazzo dagli occhi blu, ma non poteva nascondere che l’idea lo intrigasse parecchio. Nonostante tutto cercò di concentrarsi su quello che Jia aveva cominciato a spiegare, rientrando nella sua modalità di scrittore di successo. Iniziarono a parlare della durata del meet, della scaletta dell’evento, mentre Alec appuntava le prime idee su un blocco notes. 
Due ore dopo Magnus Bane stava uscendo dalla libreria seguito da Jia e Alec, il vento che faceva svolazzare la giacca aperta dello scrittore. Alexander lo guardò estrarre dal portafogli un cartoncino giallo canarino, e si ritrovò a stringerlo fra le mani nel giro di pochi secondi. 
-Qui è segnato il mio numero di cellulare e il mio indirizzo. E’ facile che le chieda di venire a casa mia, quando sono in fase di scrittura è difficile che mi muova dal mio appartamento. Non è lontano da qui, comunque- spiegò Magnus lanciando un’occhiata al ragazzo, mentre quello assumeva le sfumature di un pomodoro. -Spero che il tempo che passeremo insieme sarà di suo gradimento, signor Lightwood- 
-Spero che lo sia anche per lei, signor Bane-
Magnus sorrise.
-Lo sarà di certo. Mi potrebbe scrivere il suo numero qui, per favore?- chiese poi Bane prendendo un altro cartoncino e una penna, porgendole ad Alec. Quello scrisse in fretta le cifre, nascondendo lo sguardo dietro i capelli neri. Nessuno disse altro. 
Magnus Bane scivolò dentro la macchina scura con un’ultima occhiata ad Alexander, e si allontanò, mentre Jia salutava con una mano l’auto che scompariva nel tramonto di Brooklyn.
  
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