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Autore: Princess Kurenai    19/11/2008    3 recensioni
[Partecipante al First Contest on Alphabet - A come...] Favola. Nato in una famiglia nobile. Da una madre bella, dolce e buona, e da un padre severo ma giusto. Con un fratello da ammirare e inseguire. E dei parenti che si aspettavano grandi cose da lui. Favola.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Partecipante al First Contest on Alphabet - A come...

 

.: Nient’altro che una Favola :.

 

Favola.

Nato in una famiglia nobile.

Da una madre bella, dolce e buona, e da un padre severo ma giusto.

Con un fratello da ammirare e inseguire.

E dei parenti che si aspettavano grandi cose da lui.

Favola.

Non poteva essere altro perché niente poteva essere così bello e perfetto.

Per questo la vita di Sasuke Uchiha, sin dalla sua infanzia, si era rivelata una finzione, tanto che sarebbe potuta iniziare benissimo con: “ C’era una volta...”, tanto era stata falsa sin dall’inizio.

La realtà, infatti, era molto più cruda.

Il suo clan era caduto in disgrazia.

Sua madre e suo padre erano morti, così come tutti i suoi parenti.

E suo fratello, la persona che imitava in ogni sua azione e che più ammirava, era l’artefice di tutto quel dolore.

Mentre lui, un semplice bambino di sette anni, si era ritrovato catapultato in un mondo che ancora non avrebbe dovuto conoscere.

Non ancora.

Ma anche se aveva visto tutti i suoi sogni svanire di fronte al sangue - sangue caduto per mano di chi amava e ammirava - lui, ostinato, aveva continuato a credere.

Sasuke era uno stupido nel continuare a volere quella finzione, ma era ciò che desiderava perché era sicuro che non tutto era così crudele e ingiusto e così, aveva creato un’altra favola che lo consolasse e che eliminasse gli incubi che lo coglievano ogni notte.

Con una ragazza innamorata di lui e disposta a tutto per aiutarlo.

Con un amico che lo considerava come un fratello - invadente, certo, ma aveva iniziato a non poterne più fare a meno della sua chiassosa presenza.

E con un maestro strambo ma affidabile.

Quella era una favola chiamata Team Sette.

Una seconda famiglia che gli aveva fatto dimenticare tutto il dolore della vita reale.

Per Sasuke Uchiha quella era una favola che sperava potesse durare per sempre.

Stava bene.

Era felice.

Ma la realtà era sempre presente.

A ricordarglielo le crudeli parole di Itachi e gli incubi che lo perseguitavano ancora, da quella lontana notte.

Aveva perso i sogni ma allora, perché c’erano ancora quegli incubi?

Forse perché gli spiriti del perduto onore del suo clan richiedevano di essere vendicati.

E solo con il sangue si potevano lavare le onte subite: era l’unica via per gli Uchiha.

L’unico modo di risorgere.

Sasuke doveva uccidere Itachi, suo fratello, e per farlo doveva lasciare tutti i sogni infantili e accettare gli incubi.

Tutte le favole che aveva creato per vivere fino a quel momento dovevano essere eliminate e quindi lui distrugge tutto.



Aveva distrutto il cuore di Sakura ma l’aveva anche ringraziata per tutto quello che aveva fatto per lui - aveva ricevuto tanto di quel amore da ricordarsi che significava essere importanti per qualcuno.
Aveva distrutto anche Naruto, la persona alla quale era più legato, ma non l’aveva ucciso.

Perché non voleva che anche lui perdesse quella sua voglia di sognare che l’aveva sempre caratterizzato.

Non era un suo desiderio fargli capire che la vita che voleva non è nient’altro che una favola.

Perché Naruto era innocente e puro, imprevedibile.

Era energico e vitale.

Ma senza i suoi sogni e senza le sue favole sarebbe morto e Sasuke non voleva che questo accadesse perché anche lui lo considerava al pari di un fratello.

Per questo non l’aveva ucciso e per quello se ne era andato senza dirgli tutta la verità.

E da quel momento Sasuke Uchiha aveva perso la fiducia nelle favole.

Era tutto finito.

Aveva detto addio alla sua infanzia.

Aveva chiuso con il Team Sette.

E grazie a questo era riuscito a realizzare quelli che un tempo erano i suoi sogni.

Aveva ucciso Itachi.

Ci è riuscito ma, ancora una volta, aveva trovato dei legami che non era riuscito a evitare.

Perché, con lui c’era un Team.

Tre persone diverse tra di loro che l’aveva seguito in quella sua missione e che stavano continuando a farlo.

C’era un ragazzo che somigliava a Naruto ma con un pizzico di giusta crudeltà che lo rendeva reale.

Suigetsu non ha mai creduto alle favole: era un assassino sin da quando aveva sette anni.

C’era poi un altro ragazzo che andava protetto da sé stesso, che temeva di uccidere ancora.

Juugo, sin da piccolo, aveva le mani sporche di sangue contro la sua volontà: per lui le favole non erano mai esistite.

E, infine, c’era una ragazza che lo amava quasi come Sakura - quasi perché la sua nuova compagna era un po’ più maliziosa e questo non si sarebbe mai adattato a Sakura - ma che aveva sofferto molto, forse troppo.

Karin era cresciuta con Orochimaru e il suo corpo portava reali segni di sofferenza che dimostravano che per lei le favole erano finite troppo presto.

Diversi tra di loro ma simili a Sasuke.

Si odiavano a vicenda - Suigetsu odiava Juugo e Karin, lei odiava chiunque si avvicinasse all’Uchiha e Juugo odiava i continui litigi di Karin e Suigetsu perché accendevano in lui la scintilla della pazzia - eppure erano pronti a sacrificarsi l’uno per l’altro.

Buffo ma reale.

Perché per quel Team non c’erano favole e mai ci sarebbero state – non le volevano, non ne avevano bisogno.

Stavano bene ugualmente anche senza credere in qualcosa si assurdo.

Il passato era passato e loro erano il presente.

Crudeli e reali ma pur sempre amici.

E il resto non era nient’altro che una favola che a loro non riguardava.

   
 
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