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Autore: Eco_90    12/01/2015    0 recensioni
Seguito di "Mo anam cara" Storie di spiriti, amori perduti e sogni infranti poi ricostruiti.
Dal testo:
"Aveva del lavoro da fare, lavoro normale: era la segretaria di una dottoressa. Ormai era quella la sua vita, non c'era più spazio per le nottate insonni al freddo solo per convincere un paio di presenze a sloggiare. Già, non c'era più tempo per quelle cavolate."
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Si svegliò verso le tre del pomeriggio con un nuovo spirito combattivo. Si vesti silenziosamente, sgattaiolando fuori dalla camera per non svegliare Liam, che ancora dormiva sul divano.
Non percorse però molta strada, che fu subito intercettata da Brendan. Era appostato come un avvoltoio alla fine del corridoio, vicino all’ascensore del loro piano.
-Eccola la mia sensitiva preferita!- il tono non era molto cordiale, e i suoi occhi minacciavano guerra.
-Buongiorno anche a te!- disse, cercando di sviare qualsiasi argomento. –Stavo scendendo a fare colazione.-
-Colazione? Come mai? Ieri non c’erano visite notturne all’ospedale, credevo che avessi dormito un po’, invece ti sei comunque svegliata tardi. -
-A quanto pare ho avuto il sonno agitato, in più alcuni fantasmi mi hanno infastidita per tutta la notte.-
Lo sguardo di lui si fece ancora più tagliente. –Sai che ho seguito il tuo consiglio? La mattina seguente alla tua proposta ho incaricato un tecnico di montare delle telecamere in tutto l’ospedale. Fantastico quello che puoi scoprire di un posto abbandonato!-.
Ecco dove voleva arrivare. Kelly si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio fingendosi disinvolta, come se quello che Brendan stesse dicendo fosse di poco conto.
-Immagino. - si guardava intorno, cercando una via di fuga, ma non trovando niente si arrese al dover dare delle spiegazioni.
-Vai al punto Brendan.- disse infastidita.
-Il punto è che sei andata lì senza avvisare nessuno. Ti ho visto entrare con Liam e uscire con lui e un vecchio. È lui quello della camera 206?-
-No, ti pare? Quello era solo un satanista.- il tono sprezzante non piacque molto a Brendan, che si avvicinò minaccioso a Kelly, fino a farla poggiare con la schiena al muro dietro di lei.
-Forse non ci siamo capiti. Io ti pago, tu non puoi fare cose di nascosto da me. -
Si metteva male. Gettò la spugna correndo ai ripari. Non voleva perdere i suoi soldi.
-Che cosa vuoi da me?-
-Voglio che mi dici tutto quello che hai scoperto, voglio che contatti quel vecchio e che ci fai una puntata speciale con quegli sfigati della televisione. Voglio quello che mi hai promesso.-
Cavolo era furbo e pure stronzo.
-Non lo contatterò. Ha trovato da poco la pace, non voglio fargli provare ancora dolore.-
Il viso tremendamente rosso di Brendan e le vene pulsanti sulle tempie fecero rimpiangere a Kelly il fatto di essere già attaccata al muro. Stranamente, anche se in modo del tutto innaturale, Brendan parve ritrovare la calma. Ora le sorrideva cosa che le causò non pochi brividi di terrore. Probabilmente quell’uomo era pazzo.
-Carina, tu farai quello che ti dico. Lo chiamerai, lo intervisterai e poi manderemo tutto in onda!-
Non le diede il tempo di ribattere. La salutò voltandole di scatto le spalle.
Per calmarsi tirò qualche calcio all’ascensore appena arrivato al suo piano.
Doveva rasserenarsi, era obbligata, ancora trenta minuti e avrebbe visto Billy, non poteva farsi trovare già incazzata.
Cercò di sistemarsi la felpa di due taglie più grande che aveva indossato di corsa, era talmente lisa in alcuni punti da lasciar trasparire la pelle intirizzita dal freddo.
Per fare alla svelta si era vestita con poca attenzione, quel giorno faceva veramente freddo e la leggera nebbiolina che oscurava la strada riusciva a farsi spazio nelle ossa fino a provocare delle fitte fastidiose.
Stringeva convulsamente i bordi delle maniche, le faceva quasi senso toccarle, erano umide di saliva, dato che all’inizio non aveva fatto altro che morderle; aveva smesso solo per evitare che Billy potesse notare le macchie umide e scure, già così non si sentiva a suo agio...
Erano quasi le quattro del pomeriggio, ancora qualche minuto e sarebbe arrivato anche lui. Si erano dati appuntamento sulla riva dello Shannon, poco distante dal suo hotel. La foschia sembrava provenire proprio dal fiume, risaliva le sponde e si spargeva in ogni dove, sembrava quasi magia, un paesaggio stregato. Il cielo prometteva pioggia, e tutto intorno gli alberi e i campi sembravano immobili, come se niente potesse toccarli, o modificarne la loro essenza: eterni, impalpabili, nella loro immutabilità.
Respirava affannosamente, creando col suo respiro caldo delle piccole nuvolette di vapore. Quando era sola in giro e fuori faceva freddo, si divertiva spesso a soffiare fuori tutto il fiato che aveva in corpo solo per vedere quelle nuvolette. Le erano di conforto in un modo che lei ancora non riusciva a comprendere, la facevano sentire bambina, come se tutte le angosce provate fino a quel momento non fossero esistite. Si perse nei suoi vaneggiamenti, restando imbambolata dal rotolare dei sassolini colpiti dalle sue scarpe, ci voleva veramente poco per farla incantare, le bastava notare anche solo un granello di polvere particolarmente interessante per lei, che passava minuti interi a fissarlo intensamente, come se le parlasse di un segreto fondamentale per la sua esistenza.
-Aspetti da molto?-
Si ritrovò a trattenere il fiato, non sentiva la sua voce così tranquilla da un’infinità di tempo. Aveva smesso di colpire i sassolini e nessuna nuvoletta aveva più lasciato le sue labbra.
-Dovresti ricominciare a respirare, dicono che non faccia bene trattenere il fiato per troppo tempo.- le stava sorridendo. Billy sorrideva proprio a lei. Neanche nel sogno più ottimista mai fatto, si sarebbe spinta a immaginare un suo sorriso. Aveva sognato di fare l’amore con lui, ma anche lì si trattava di qualcosa di rabbioso, uno sfogo per la loro frustrazione, niente di più, e invece adesso lui le stava sorridendo. Rimase a guardarlo trattenendo il respiro ancora per qualche secondo, poi senza sapere come, ritrovò un pizzico di lucidità. Forse inconsciamente l’idea di fare la figura della stupida proprio davanti a lui non la entusiasmava molto.
-L’ho sentito anch’io. – si affrettò a rispondere. L’aria entrò nei polmoni molto velocemente, ghiacciandoli all’istante. Si portò subito una mano al petto cercando di riscaldarsi internamente, anche se lei per prima sapeva che non sarebbe servito a nulla.
Il silenzio tra loro aleggiava indisturbato, opprimendoli come mai prima.
Kelly si ritrovò a pensare a quanto fosse bello con quel cappellino di lana sgangherato col pom- pon tutto sfilacciato. Sinceramente la ragazza non sapeva neanche come avesse fatto a infilarselo con tutti quei ricci fin troppo vaporosi. Gli occhi rilucevano nel bianco della nebbia, sempre protetti da quelle lunghe ciglia castane. Le sue labbra, gli occhi, tutto l’era mancato immensamente, soprattutto quella sua espressione serena sul viso. Era tornato a essere lui, finalmente.
Kelly si ritrovò a pensare che la signora Evans non avrebbe gradito per niente. Che pensiero sciocco, in quel momento avrebbe potuto pensare a un milione di alte cose, e invece? I dubbi sul fatto di non essere molto normale si stavano trasformando in pura e semplice realtà, lei non era normale, e non solo perché chiacchierava abitualmente con persone decedute da tempo, no, lei era anormale perché si complicava la vita da sola, provandoci anche gusto.
-Di cosa volevi parlarmi?- lo guardò con la coda dell’occhio cercando di individuare una qualsiasi reazione. Reazione che non si fece attendere. I tratti del viso di Billy s’indurirono, come se un brivido gelido avesse attraversato il suo corpo. Non la guardava, sembrava intenzionato a voler fissare un punto indefinito del fiume davanti a loro.  
-Di tutto quello che è successo fino ad oggi. - la risposta fu semplice e diretta, anche se l’argomento non poteva essere più spinoso di quello.
L’aveva detto facendolo sembrare la cosa più tranquilla del mondo, quando entrambi sapevano che non era proprio un argomento da prendere sottogamba; loro due non erano un argomento da sottovalutare, non lo erano mai stati.
-Da dove vogliamo iniziare?- chiese lei sarcasticamente.
Sarcasmo che ovviamente non sfuggì al riccio, che però, stranamente, si ritrovò a ridere di gusto per l’atteggiamento della ragazza.
-Beh, vediamo. Magari dal fatto che non avrei dovuto insultarti gratuitamente ogni santa volta che incrociavi la mia strada.-
Lei fece finta di soppesare l’affermazione del ragazzo, mettendo su un’espressione che sarebbe dovuta sembrare seria, ma che sembrava solo vagamente ironica. –Bell’argomento, mi piace.- disse poi con convinzione. –E diciamo  che io non sarei dovuta sparire nel nulla.-
Il ragazzo parve avere un guizzo, il sentire ammettere quella precisa colpa da Kelly lo fece stranire, e non poco. –Senti, lo so che sono stata una stronza, non ho problemi ad ammetterlo e non ho problemi a chiederti scusa, se parliamo in modo tranquillo come adesso.-
Il ragazzo si trovò a concordare silenziosamente con lei, che parve molto sollevata per la loro ritrovata maturità emotiva.
-Perché lo hai fatto?-
La ragazza decise che la sponda del fiume, nonostante l’erba bagnata e la nebbia persistente, fosse la cosa più comoda nelle vicinanze, così lasciò Billy dietro di sé e iniziò a camminare verso la riva per sedersi a osservare il paesaggio.
Lui la raggiunse quasi subito, fissandola, in attesa di quella risposta che aspettava da troppo tempo.
-Avevo paura.- Billy parve non capire, così lei proseguì con la sua spiegazione. –Non mi sentivo più io, non lavoravo più con i fantasmi, mi ero chiusa in me stessa, non avevo neanche più la tinta.- disse con tono solenne, quello sembrava essere la cosa più tremenda mai accaduta nella sua vita. –Avevo paura che vedendomi non mi avresti più voluta, non mi volevo nemmeno io, così ho posticipato il ritorno fino a quando ho potuto. Fin quando il desiderio di tornare non ha preso il sopravvento su quello di restare nascosta.- Lui la fissò intensamente, spostandole poi una ciocca di capelli dal viso. –Ma sei scema?- non trovò altro da dire, nelle altre frasi erano presenti offese anche piuttosto pesanti che forse era meglio evitare. A quell’uscita la ragazza scattò in piedi con un movimento brusco che la fece quasi cadere nel fiume, complice anche l’erba umida.
-Possibile che sei così limitato? Come fai a non capirmi?-
Billy cercò di reprimere l’istinto di gettarla nell’acqua gelida limitandosi a dare un cazzotto al terreno sotto di lui. –No, sei tu che non capisci, ero preoccupato, ero triste solo ed ero innamorato di te. Mi hai lasciato dicendomi che saresti tornata e invece? È passato più di un anno prima che potessi vederti riapparire dal niente con la tua solita faccia tosta.- i toni pacati erano andati a farsi benedire, aveva nuovamente alzato la voce, accusandola ancora una volta. Solo che adesso era giusto, adesso almeno si era fatto un’idea generale dell’angoscia in cui aveva vissuto per tutto quel tempo. C’era una cosa però che aveva colpito la ragazza, il resto delle parole era passato in secondo piano davanti all’evidenza di quello che aveva appena ammesso. –Tu mi amavi?-
Lui sembrò cadere dalle nuvole. Era pronto a fare fuoco e fiamme e quella domanda l’aveva sorpreso, quasi tranquillizzandolo. –Si, ti amavo. Lo sapevi, te l’ho detto. Sei tu quella che non l’ha mai detto.-
Lei si voltò, dandogli le spalle. Aveva ripreso a mordersi il bordo della manica. –Tu mi amavi.- ripeté con voce tremula. Solo allora il ragazzo parve rendersi conto di cosa avesse turbato Kelly. –Beh vedi io...- cercò di giustificarsi senza trovare niente da dire. L’aveva amata, l’amava sicuramente, ma ora c’era Lory e in più aveva paura di ricevere un’altra batosta aprendosi nuovamente con lei.
-C’è Lory adesso.- mai parole furono più sbagliate. Si pentì subito di averle pronunciate.
La ragazza tremò visibilmente e poi come se niente fosse iniziò a sorridergli. Aveva gli occhi leggermente velati, ma il suo autocontrollo sembrava aver avuto la meglio su qualsiasi reazione esasperatamente viscerale. -Bene, dato che abbiamo chiarito direi che puoi tornare a casa. – il tono era velatamente perentorio. Non erano ammesse altre risposte se non un “ciao, ci si vede.”  Ma lui come al solito non riusciva a capirla. Si sporse verso di lei, cercando di afferrarla per il braccio ma Kelly fu più veloce facendo qualche passo indietro, evitando così la sua presa.
- Kelly. – l’aveva pregata il viso di Billy ormai era scuro, triste. Sapeva come sarebbe finita, le aveva offerto su un piatto d’argento l’occasione di scappare nuovamente da lui.
-Billy io devo andare, ho del lavoro da fare.- detto questo iniziò a correre verso il suo albergo, le mancava il fiato e non per la corsa, doveva allontanarsi più velocemente possibile, sentiva che altrimenti sarebbe crollata.
Il ragazzo gridò ancora il suo nome, ma non servì a nulla.
Aveva iniziato a piovere. Pioveva talmente forte che le gocce che le sbattevano sul viso le lasciavano dei piccoli segni rossi.
Il cielo era diventato quasi nero e i fulmini correvano tra le nuvole con scie di colore viola. Era uno spettacolo spaventoso.
Purtroppo per lei i pochi punti del viale coperti da tettoie erano già occupati da turisti senza ombrello che si godevano lo spettacolo del cielo d’Irlanda in tempesta.
Le gocce cadevano ovunque entrandole spesso dentro gli occhi, che faticava a tenere aperti.
Arrivata in albergo, corse fino alla sua suite, lasciando al suo passaggio impronte fradice sul pavimento di marmo.
Bussò per parecchio tempo, forse Liam stava ancora dormendo, ma poco importava, avrebbe continuato fino a svegliarlo.
-Che cavolo... - il ragazzo aprì la porta con gli occhi mezzi chiusi per il sonno. –Ti pare il modo? E poi con questo tempo vai a correre?-
Lei lo spostò con poca grazia, dirigendosi in camera sua per cambiarsi e riscaldarsi come meglio poteva. –Sei pazza? Anzi no, la tua pazzia è peggiorata ultimamente?-
Kelly lo guardò male per qualche secondo, poi senza dire nulla si scagliò contro di lui, obbligandolo a uscire dalla sua camera. Le grida di disappunto provenienti dal salone furono totalmente ignorate dalla ragazza, che rinchiusa nel suo mutismo si gettò nella doccia facendosi coccolare un po’ dal getto bollente dell’acqua.
Restò lì dentro per un’ora, ne uscì solo quando la pelle prese a raggrinzirsi come una prugna secca, ma ne valse la pena. Non avrebbe comunque aperto bocca con nessuno e per nessun motivo, ma era sicuramente meno distrutta rispetto a prima.
 Era ancora bagnata quando sentì bussare alla porta della suite.
-È per te. - le disse Liam con fare scontroso.
La ragazza non si vestì neanche, rimase col suo asciugamano bagnato addosso e si avvicinò all’ingresso della camera.
Il volto scuro di Brendan fu molto eloquente, non ebbe bisogno di proferire parola. –Ci andrò a parlare tra un paio d’ore .-
-Cerca di essere convincente e fatti dare l’autorizzazione per filmarlo, altrimenti non servirà a nulla la tua chiacchierata con lui.-
Detto questo se ne andò, lasciandola con una sensazione fastidiosa alla bocca dello stomaco, talmente fastidiosa da costringerla a correre in bagno per dare di stomaco.
Tutte quelle emozioni le avevano fatto capire che il suo fisico stava risentendo della rabbia, la frustrazione e la tristezza che covava dentro. Passò un po’ di tempo piegata sulla tazza del bagno a fissare le lastre di marmo chiaro che coprivano tutte le superfici. Era rannicchiata a terra senza la forza né la voglia di alzarsi. –Immagino che il pavimento sia comodo.- le disse Liam prima di accovacciarsi a sua volta vicino a lei. Poggiò una mano sulla sua schiena massaggiandola un po’ con delicatezza, quel ragazzo era fin troppo gentile nei suoi confronti.
Kelly lo guardò con tenerezza, girando verso di lui soltanto la testa. Era sfinita e si vedeva da chilometri di distanza. –Hai una faccia!- la stuzzicò il ragazzo.
-Vorrei vedere te.- sbuffò lei. –Non sei tu quello che deve costringere un povero vecchietto a svendere la sua storia.-
-Effettivamente non è proprio il massimo, ma puoi promettergli qualcosa di bello. Fai in modo che quelli della produzione, o che proprio Brendan gli offrano qualcosa in cambio. Tu sarai il tramite.-
Quel ragazzo ogni tanto tirava fuori delle idee geniali, e dire che non gli avrebbe dato un soldo. Proponendo un affare del genere a Brendan avrebbe fatto in modo di guadagnarci anche lei.
Vestita e sistemata, camminò a passo di marcia fino alla camera dell’uomo, che aprendo la porta si ritrovò sbattuto per terra. Quando Kelly aveva qualcosa in mente, si faceva prendere dalla foga e non pensava ad altro. Guardò storto Brendan, non capendo come avesse fatto a finire col sedere sul pavimento, poi decise di glissare passando subito al sodo.
-Ho una proposta.- disse sicura di se.
L’uomo ancora intontito si tirò in piedi, massaggiandosi il sedere dolorante. –Che proposta?-
-Ti faccio avere la più bella intervista con annessa autorizzazione. Intervista che farò io al signor Thomas, al quale voi donerete qualsiasi cosa lui voglia.- lo sguardo dell’uomo si fece scettico. –Sta tranquillo, non vorrà i tuoi soldi, è ricco!- le paroline magiche, Brendan parve riprendere il solito colorito, anche i lineamenti del viso sembravano più distesi.
-Va bene. Che altro vuoi?- chiese infastidito. Quella piccola pulce sapeva il fatto suo, almeno questo doveva ammetterlo, anche se restava comunque una spina nel fianco.
-Voglio che mi trovi tutte le informazioni riservate su un caso di omicidio e successivo suicidio. Si tratta di Cecille Fitzpatrick e di suo figlio.-.
-Informazioni riservate? Per chi mi hai preso, per la C.I.A. ?-
-No, per un miliardario. Inventati qualcosa. Hai i mezzi che vuoi per farlo.-
Lui la guardò truce, lei ricambiò sorridendo. Il gioco di sguardi durò qualche minuto, ma come aveva previsto Kelly, lui non ci mise molto a cedere.
-Va bene piccola stronza, ma dovrai farmi un servizio strepitoso, voglio far diventare il mio ospedale famoso, voglio che tutto il mondo lo conosca. -
Lei alzò le mani in segno di resa, sorridendo per la limitata visione della vita che puntualmente le dimostrava Brendan: o soldi e notorietà o niente. I sorrisi, l’amore, il rimpianto, il dolore... niente esisteva se non procurava denaro. Kelly era sicura che potendo si sarebbe venduto anche sua madre, o magari lo aveva già fatto.
Uscì saltellando dalla sua camera, Liam la aspettava nella Hall dell’albergo, l'avrebbe accompagnarla in quell’impresa, glielo doveva.
  
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