Ringrazio la giudice per il giudizio splendidamente dettagliato, e le altre partecipanti, con le quali ho condiviso quest'esperienza, "grazie" alla quale stavamo per morire tutte dall'ansia. XD
La storia che segue è la mia prima Sai/Naruto, non avevo mai utilizzato questi due personaggi, e parte i problemi avuti con la caratterizzazione di Sai, sono abbastanza soddisfatta del risultato; adoro questa coppia, e mi addolora notare che sono una delle poche. Spero comunque di ricevere qualche commentino, ben accette anche crtiche, ovviamente. ^^
Titolo:
Ritratto
Lettera
dell'alfabeto & key word:
K – Kuro ( nero )
Personaggi & Pairings:
Sai,
Naruto Uzumaki [ Sai/Naruto
]
Rating: arancione
Genere
& avvertimenti: drammatico,
triste, one shot, yaoi, AU ( Alternative Universe )
Riassunto:
Sai
e Naruto vivono assieme in un piccolo appartamento
di città. Sai e Naruto stanno per separarsi, a causa di un
colore.
Predominante, nella loro esistenza e convivenza.
Diceva un foglio bianco come la neve: "Sono stato creato puro, e voglio rimanere così per sempre. Preferirei essere bruciato e finire in cenere che essere preda delle tenebre e venir toccato da ciò che è impuro". Una boccetta di inchiostro sentì ciò che il foglio diceva, e rise nel suo cuore scuro, ma non osò mai avvicinarsi. Sentirono le matite multicolori, ma anch'esse non gli si accostarono mai. E il foglio bianco come la neve rimase puro e casto per sempre - puro e casto - ma vuoto.
Kahlil Gibran
Ritratto
“ Naruto, io me ne andrò, domani mattina. ”
Quelle
furono le ultime parole che Sai rivolse a colui con cui aveva
convissuto per circa sei mesi; per quanto entrambi avessero tentato
di ricucire il loro rapporto, tutto era stato pressoché
inutile. Era sempre stato un tipo di poche parole, il moro; forse fu
anche a causa di questo, che neanche quando la persona che amava
l'aveva supplicato di comprendere il suo stato d'animo piangendo
amare lacrime, non era stato capace di abbracciarlo e di rivolgergli
qualche parola di conforto. Al contrario, lo aveva osservato con
sguardo freddo ed impassibile, mentre egli stringeva con le mani
tremanti un blocco da disegno, completamente bianco ed anonimo. Gli
aveva detto qualcosa del tipo: " Ti prego, fai
il mio
ritratto ",
porgendoglielo
insistentemente. Sai era molto bravo a disegnare; eppure, per qualche
oscuro motivo, non aveva mai voluto ritrarre il suo Naruto, senza
offrirgli una valida motivazione al suo rifiuto. E l'altro si era
sempre astenuto dall'assillarlo con quella richiesta, tanto aveva il
timore di veder disegnata sul suo volto l'espressione che tanto lo
spaventava. Aveva paura, l'Uzumaki. Era un tipo coraggioso ed
impavido, quando si trattava di difendere i più deboli; ma
quando si specchiava in quegli occhi colmi d'odio, diventava un'altra
persona.
Quel
giorno, pero', decise d'insistere; non
voleva che
lui se ne andasse senza lasciargli neanche una piccola traccia di
sé.
Per questo desiderava apparire su quel foglio, vedere la propria
immagine abilmente ricreata dalle sue mani; quelle mani, dalle quali
non si era mai lasciato toccare come Sai avrebbe voluto.
“
Per
favore. ”
“
No.
Resteresti macchiato. ”
Naruto
odiava quel suo essere così fottutamente freddo; eppure, si
rendeva perfettamente conto che se si stavano separando, era anche e
soprattutto colpa sua.
“
Che
vuoi che sia una piccola macchia d'inchiostro su un foglio bianco, al
confronto di quel che mi hai fatto l'altra sera? ”
domandò
pungente il biondo, e l'altro aggrottò un sopracciglio.
“
Nero.
”
“
Come?
”
“
Quest'inchiostro
è nero, come la notte in cui ti sono saltato addosso col
desiderio di possederti, come il tuo sguardo colmo d'ira quando mi
hai tirato uno schiaffo e scacciato via... e tu sei bianco, puro e
candido come la neve, per questo devo andarmene. ”
spiegò,
senza cambiare espressione.
Il
ragazzo strinse i pugni, lasciando cadere il blocco a terra,
sforzandosi di non piangere.
“
Sai,
cerca di capirmi... io... ”
“
Ho
già capito, non ce n'è bisogno. Ora andiamo a
letto, io
dormirò sul divano, così non ti sentirai in
pericolo. ”
disse, atono, sfilandosi velocemente gli abiti, mettendosi il
pigiama.
Naruto
lo guardava rapito, aveva sempre amato quella figura longilinea e
sinuosa, quella pelle lattea e morbida; lo adorava con tutto
sé
stesso, ma non aveva mai accettato di concedergli il suo corpo, e
neanche lui stesso capiva il perché. Non che non lo
desiderasse, tutt'altro, ma c'era qualcosa che lo bloccava.
“
Odio
questo posto. ” mormorò il biondino, scostando la
tenda e
guardando fuori dalla finestra. Fuori, le automobili sfrecciavano ad
alta velocità, e le insegne colorate e vivaci illuminavano
la
movimentata città. “ Mi piacerebbe abitare in un
paese di
montagna, uno di quelli in cui ti affacci alla finestra e senti
unicamente silenzio. ” asserì poi, malinconico.
“
Sei
così dannatamente stupido, Naruto... ” lo
apostrofò
sprezzante l'altro, “ ...non sai far altro che piangere sul
latte
versato, e dire che sei stato tu a volere quest'appartamento. E dire
che sei stato tu, a dirmi ti amo,
quel giorno d'inverno. ” continuò, stendendosi sul
divano e
chiudendo gli occhi.
Il
giovane allora gli si gettò letteralmente addosso,
sferrandogli un sonoro pugno in faccia.
“
Ti
odio quando fai così! Eppure lo sai per quale motivo mi
sento
triste! ” esclamò l'Uzumaki, tenendolo ben saldo
sotto di
sé, bloccandolo col suo peso.
“
Ti
sbagli, io non so proprio nulla. Sei sempre stato un libro chiuso,
insondabile per me. Ma nonostante tutto, mi sono innamorato di te.
”
ammise, “ E adesso devo andarmene, perché alla
persona a cui
hai detto ti amo non è concesso di stringerti intimamente
fra
le braccia. Come pensi che mi senta, io? ”
“
Nero.
”
“
Esatto.
E tu sei bianco, esattamente il mio opposto. Scostati, Naruto, non
voglio farti del male. ”
La
sua voce era calma, il suo volto pareva rilassato; ma i suoi occhi,
quelli tradivano i suoi reali sentimenti. In verità, avrebbe
voluto stringerlo a sé, toccarlo e baciarlo ovunque, senza
tralasciare nemmeno un centimetro di quella pelle rosea che aveva
bramato per mesi, che continuava a sognare ogni notte, a desiderare
ogni giorno. Quello sguardo comunicava amore, ma odio allo stesso
tempo. Ed era questo che il biondo temeva; che la sua rabbia lo
portasse a compiere qualche gesto sconsiderato.
Fece
ciò che gli aveva detto, ma non prima d'averlo apostrofato
con
epiteti tutt'altro che gentili; sebbene si rendesse conto che con
quel comportamento contribuiva a peggiorare ulteriormente le cose,
non riusciva proprio ad accantonare anche solo per qualche attimo la
sua testardaggine.
~
Si erano conosciuti al cinema, dove casualmente si erano trovati seduti l'uno accanto all'altro, di fronte ad un film horror ben poco spaventoso; nel buio di quella grande stanza Naruto sorrise spontaneo, e grazie a quel semplice gesto, rapì irrimediabilmente il cuore – nonché il corpo – del giovane. Pochi giorni dopo si erano ritrovati a condividere lo stesso appartamento, che sembrava piacere tanto al biondo. Andavano d'accordo, sebbene non condividessero alcuna passione; ma quella per il disegno, che caratterizzava il moro, affascinava non poco l'altro. I lavori che nascevano da quelle mani esperte e precise tappezzavano le pareti di quella piccola abitazione di città, donando ad essa un aspetto intimo e molto particolare. Ma, a volte, capitava che essi spaventassero Naruto; perché a ben guardarli, non erano altro che macchie nere senza un apparente significato, scarabocchiate su decine e decine di fogli. Facce sconosciute, figure completamente anonime; mai un suo ritratto. Ed oltre a questo, diversi disegni firmati con la parola “ Kuro ”.
“ Sai, perché ti firmi così? ” gli aveva chiesto un giorno.
“ Spero che tu non lo venga mai a sapere. ” egli aveva risposto, eludendo la domanda.
Solo qualche mese, poi, gli era bastato per capire che cosa volesse dire con quelle parole; nera era la sua anima, ferita da chissà chi o che cosa nel corso degli anni. Nero era il colore che lo contraddistingueva, e anche quello che in un certo senso gli forniva la forza per andare avanti. Nero, pero', era troppo diverso dalla purezza che dominava Naruto nell'intero suo essere; il problema, era che se n'erano accorti troppo tardi.
~
“
Fottiti,
stronzo. ” borbottò il biondo, sbattendo la porta
della sua
camera; si stese sospirando sul letto che fino a quella sera li aveva
ospitati entrambi, stropicciandosi gli occhi. Li chiuse, poi, andando
a rievocare ricordi poco lontani; pensò che la loro
relazione
era veramente strana: Sai non gli aveva mai parlato di sé
stesso e del suo passato, mentre lui aveva fatto esattamente il
contrario. Gli aveva narrato per filo e per segno la sua vita, dalla
morte dei suoi genitori in un terribile incidente stradale, ai suoi
problemi con i compagni di classe, fino ad arrivare al giorno in cui
aveva deciso di andarsene dalla casa in cui abitava con i suoi nonni,
per diventare indipendente. E il moro lo aveva ascoltato senza dire
una parola, tanto che l'Uzumaki non era riuscito a capire se il suo
racconto gli interessava oppure no. Quel ragazzo era un tipo
enigmatico e taciturno. E nel corso dei mesi trascorsi assieme, la
cosa più “ normale ” che i due avevano
fatto, era stata
sorridere di fronte allo schermo della piccola tv che tenevano in
cucina, mentre guardavano un filmino del biondo da piccolo, l'unico
ricordo che aveva portato via dalla sua vecchia casa. In quella
videocassetta vi era racchiusa la sua infanzia, e la sua espressione
felice e divertita fra le braccia dei genitori; Sai trovava che fosse
molto tenero, nel suo attaccamento a quei giorni speciali, che non
sarebbero più tornati. Ma, dentro di sé, ne era
anche
maledettamente geloso. Perché era un egoista, lui, e voleva
che Naruto fosse solo suo, sempre e per sempre.
Anima
e corpo.
E
dunque aveva capito che la cosa migliore da fare, era fuggire via,
lontano da quella dolcissima tentazione. Sapeva di essere pericoloso;
di rischiare
di sporcare
quell'animo candido che segretamente invidiava.
Il
biondo si addormentò, cullato da una lacrima che
rigò
lentamente la guancia arrossata, spegnendosi poi silenziosamente sul
cuscino sotto la sua testa; nell'altra stanza, Sai fissava immobile
il soffitto, steso sullo scomodo e piccolo divano. Aveva già
preparato i pochi bagagli da portarsi dietro, alle 7 del mattino dopo
sarebbe partito in silenzio, senza versare lacrime; anche in quel
momento doveva mostrarsi forte così, forse, l'altro avrebbe
accettato più facilmente la loro separazione.
“
Dannazione,
Naruto... io ti amo, cazzo! ” esclamò, rischiando
di farsi
sentire da colui che dormiva dietro la vecchia porta di legno della
camera; in verità avrebbe voluto sputargli in faccia quel
che
provava, urlargli i suoi sentimenti in modo che egli potesse capire
la loro intensità. Per sfogarsi, prese un foglio ed
iniziò
a disegnare; l'immagine volò senza volerlo, così
come
si mossero veloci le sue mani.
[ Quelle mani, che avevano tentato di violare la sua innocenza. ]
[ Quelle mani, che a Naruto facevano paura. ]
Disegnò
per tutta la notte ininterrottamente, a fargli compagnia unicamente
la luce fioca della candela che aveva acceso. Doveva abbandonare ogni
ricordo in quella casa, in modo da potersene andare in pace, quando
sarebbe giunto il momento. E così ritrasse il suo amato,
rigorosamente fra le sue braccia; su quel foglio lo baciò
sulle labbra morbide, e accarezzò i capelli color dell'oro.
Su
quella pagina che poi accartocciò gettandola in un angolo,
lo
possedette dolcemente, ricevendo in risposta un silenzio
preoccupante, ma infine un sorriso rassicurante. Le sue labbra si
curvarono appena, fingendo soddisfazione.
Poco
dopo, la sveglia suonò. Le 7. Era ora.
“
Sai!
Sai, non te ne andare, ti prego! ” lo supplicò
Naruto,
svegliato dall'incessante trillo di quell'oggetto che odiava; lo
afferrò saldamente per un braccio guardandolo negli occhi,
cercando una luce.
Ma
trovò solo nero.
“
Lasciami
andare. ” disse lui, freddo, spingendolo via.
“
No!
Voglio parlare! Possiamo risolvere... ”
“
No.
Non c'è nulla che possiamo risolvere. E' finita, ormai.
”
“
Sai...
”
Il
moro si voltò e corse verso la porta, chiudendola dietro di
sé, dopodiché scomparve tra il caotico traffico
della
città.
“
Sai...
” ripeté l'altro, singhiozzando rumorosamente.
Fra
le lacrime, notò qualcosa vicino al divano; raccolse il
foglio
su cui il suo amore perduto aveva disegnato per tutta la notte, e il
suo cuore ebbe un sussulto.
Lui
e Sai, l'uno fra le braccia dell'altro. Sai e lui, che si baciavano
appassionatamente. E che si amavano, sul letto, intensamente.
Più
in basso, poi, c'era solo Naruto, col volto sorridente. Eppure,
mancava qualcosa.
Sai
era nero,
ma lo amava più di quanto egli potesse immaginare.
E
nera
era la consapevolezza d'averlo perso per sempre.
E il foglio bianco come la neve rimase puro e casto per sempre - puro e casto - ma vuoto.
The End