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Autore: thyandra    12/01/2015    4 recensioni
"Pensa a lei nei momenti più strani.
E' un'azione inconscia, ormai, l'aver spostato di poco il suo territorio di caccia, ogni qualvolta ha voglia di uno spuntino, fino ad evitare accuratamente l'angolo del coffe shop frequentato da tutti quegli studenti del Kamii. E arriccia il naso istintivamente, ripiegando su un'altra preda, quando quella che aveva designato per riempirgli lo stomaco brontolante regge in mano una tazza di caffè fumante;
[...] Pensa a lei nei momenti più strani, perché anche se lei ha deciso di vivere come papà, lei non è ancora morta ed è difficile vivere come se lo fosse già."
Poco più di 500 parole per descrivere il rapporto tra Ayato e Touka, perché laddove ci siano siblings issues e scene spaccacuore thyandra c'è sempre. T___T Spoiler leggeri per i capitoli dal 67 in poi (o per la seconda stagione dell'anime, anche se la ff seguirà gli eventi del manga).
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaneki Ken, Kirishima Ayato, Kirishima Tōka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pensa a lei nei momenti più strani.

E' un'azione inconscia, ormai, l'aver spostato di poco il suo territorio di caccia, ogni qualvolta ha voglia di uno spuntino, fino ad evitare accuratamente l'angolo del coffe shop frequentato da tutti quegli studenti del Kamii. E arriccia il naso istintivamente, ripiegando su un'altra preda, quando quella che aveva designato per riempirgli lo stomaco brontolante regge in mano una tazza di caffè fumante; si dice che è perché detesta il puzzo delle bevande umane mescolato a quello dei chicchi tostati, che gli si appiccica ai vestiti e gli fa venir voglia di vomitare, e se lo ripete così tanto da iniziare a crederci.

Ma a lui il caffè non è mai piaciuto comunque.

Tira dritto ogni qualvolta in libreria ci sono gli sconti, perché lui non è mai stato un grande lettore, quella era una cosa da lei. Lui non è mai stato il tipo di persona capace di fermarsi per il tempo necessario a prestare attenzione alla storia di qualcun altro; ha sempre preferito vivere la sua. Scrivere era la consolazione di chi non sapeva agire, e chi non sapeva agire era un debole. Non guarda mai le pagine stampate, se può evitarlo, perché farlo gli ricorda il motivo per cui sono diversi e lui se lo ricorda bene, anche senza tutti quegli stupidi ideogrammi che non imparerà mai a leggere, perché lui non ha bisogno di mescolarsi agli umani, negare la propria natura e diventare un segno sulla carta.

Non si impietosisce più, quando vede un passerotto caduto dal nido, e non lo trae in salvo neanche quando con la coda dell'occhio nota un gatto randagio che si liscia la coda. E' il ciclo naturale della vita, pensa, e lui ha sempre accettato il fatto che un uccello con un'ala spezzata non è capace di volare, quindi non dovrebbe provarci.

Preferisce andare a caccia senza la maschera, decidendo che non gliene frega un accidenti di quanto quel capriccio possa mettere in pericolo la sua vita, perché lui ha deciso tempo prima di non vivere fingendosi un umano per trovare una felicità illusoria. La sua maschera è un coniglio, come quella di lei, ma non la odia perché è uguale alla sua, solo al negativo, come le due facce della luna, né perché quello è l'animale preferito di sua sorella. Ha solo scelto di non essere più una preda, ma un predatore.

Pensa a lei nei momenti più strani, perché anche se lei ha deciso di vivere come papà, lei non è ancora morta ed è difficile vivere come se lo fosse già.

Pensa a lei anche mentre sta crepando, mentre il dolore bruciante che quel bastardo gli ha infierito dovrebbe cancellare ogni altro pensiero coerente, e piange lacrime che non sa se siano di rabbia o di dolore, perché sono anni che prova solo quei due sentimenti e non si ricorda di cosa siano fatti tutti gli altri.

Il dolore si fa sempre più acuto, man mano che le sue ossa rigenerano dalle fratture, ma non abbastanza in fretta perché il sangue smetta di sgorgare copioso, e le sue urla diventano bisbigli, le sue lacrime imprecazioni perché lui non vuole essere debole, non può.

E giace lì, in una pozza del suo stesso sangue e dei fluidi del suo kagune, le sue ali spezzate, e maledice quel bastardo che si comporta come suo padre, che la illude come li aveva illusi suo padre.

Ma è stato un umano a riuscire a sconfiggerlo, e a questo Ayato non ci vuole pensare, perché sa che è a questo che sta pensando anche Touka. 














L'angolino di thyandra: ritorno a postare in questo fandom perché l'assenza di Ayato qui dentro è deprimente e tutti quanti voi avete bisogno di capire che anche se si finge un ragazzaccio, quell'idiota ha il cuore tenero <3 
E' da un po' che voglio scrivere su di lui, ma l'uscita del primo episodio di Root A mi ha dato la motivazione finale, dato che lo Studio Pierrot ha deciso di assassinare la mia seconda scena preferita del manga, tagliandola a metà e proprio sul più bello, su quel "tu volevi proteggerla." Per non parlare del resto del plot
In realtà io non ho ancora capito se il suo voler "proteggere" Touka avvenga a livello cosciente o meno, perché lui stesso sembra sorpreso, quando Shironeki glielo fa presente, quindi nella ff ho optato per una via di mezzo. Se mi state leggendo, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi, a riguardo ^.^
ps: la frase finale, mi sembra ovvio ma lo dico lo stesso, è filtrata dal pov di Ayato, che ha l'orgoglio calpestato (o, per meglio dire, frantumato uhuh), quindi con tutta probabilità Touka non sta pensando a quello, ma è quello che Ayato crede stia facendo~
pps: Nell'immaginario giapponese ci sono diverse leggende che figurano un coniglio rappresentato nella faccia esposta della luna, io ho solo fatto il collegamento tra le due maschere dei fratellini (e il dark side of the moon~). Più info qui.
Grazie per aver letto, bisous.

  
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