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Autore: Kia85    20/11/2008    4 recensioni
Come si può vivere, sapendo che la propria anima gemella appartiene a un altro mondo e non potrà più tornare? Se Susan Pevensie sembra essersi rassegnata a questa triste condizione, Caspian X, al contrario, cerca un modo per farla tornare a Narnia, insieme ai suoi fratelli. E solo Aslan potrà aiutarlo, anche se il desiderio di Sua Maestà ha un prezzo che deve essere pagato.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You might need to call me again

Quando ho letto che nel film del Principe Caspian ci sarebbe stata una casta love story fra lui e Susan, ho pensato “come è possibile? Nel libro non c’è”. Ma non appena ho visto quelle meravigliose scene fra la gentile Susan e il bel Caspian, mi sono proprio innamorata di questo nuovo pairing. E, ovviamente, è nata questa fan fiction, dal titolo abbastanza banale. Ma trovo che sia il più adatto per questa storia che si è evoluta proprio sulle note della canzone “The call”, che fa da colonna sonora al film.

Spero che piaccia a quanti vorranno leggerla.

 

 

 

I’ll come back when you call me

 

Capitolo 1: “Soulmate”

 

Una danza di petali di ciliegio iniziò nel momento esatto in cui giunse una folata di vento particolarmente forte. I petali rosa chiaro sembravano muoversi con estrema grazia sulle note di un silenzioso valzer. E, seguendo quella melodia, l’armoniosa danza floreale stava creando una sagoma…umana.

Sdraiata sull’erba, Susan si era sollevata all’improvviso, puntando i gomiti sul terreno. Per un istante credette davvero di aver visto qualcosa o qualcuno di molto familiare, qualcosa di magico, dunque non appartenente al suo mondo, l’elegante Inghilterra.

Il suo mondo…definitivo…

Susan sospirò, tornando a sdraiarsi per terra, mentre un petalo si posò con delicatezza sulla copertina del libro di Letteratura latina che stava studiando. Lei, la Gentile Regina di Narnia, due anni dopo il ritorno da quella magica terra, era ormai una studentessa universitaria, nella prestigiosa università di Oxford. Certo, la sua non era una delle famiglie più ricche di Londra, ma i suoi genitori erano comunque riusciti ad iscrivere sia lei che Peter, il fratello maggiore, anche grazie a un aiuto economico da parte dello zio Diggory e a una borsa di studio vinta da Susan. Così, ora Susan era all’università, come aveva sempre sognato: i suoi voti erano fra i più alti del suo corso, aveva fatto amicizia con molte ragazze della sua stessa età e poteva vedere suo fratello ogni giorno, mentre Lucy ed Edmund venivano a trovarli con i loro genitori due volte al mese. Eppure, era perfettamente consapevole che le mancava qualcosa e sapeva anche cosa, o meglio chi avrebbe potuto colmare quel vuoto che percepiva dentro di sé ormai da esattamente due anni.

Susan scosse lievemente il capo: si trovava con le sue compagne nell’immenso giardino della loro università, cercando di studiare uno dei più famosi autori latini, Gaio Valerio Catullo. E, considerata l’importanza e la difficoltà della materia, certamente non poteva permettersi magici voli di fantasia.

“Dunque, sentite questa poesia di Catullo, dedicata naturalmente alla sua Lesbia!- esclamò, all’improvviso, la sua amica Emma- Dammi baci, cento baci, mille baci e ancora baci, cento baci e mille baci! Le miriadi dei nostri baci tante saranno che dovremo poi, per non cadere nelle malie di un invidioso che sappia troppo, perderne il conto, scordare tutto.”

Jane ridacchiò: “Oh, cielo! Catullo era davvero incontentabile!”

“Peccato che Lesbia non poteva fare a meno di tormentarlo! La loro fu una relazione estremamente altalenante!” commentò Elizabeth, chiudendo il suo libro.

“Diciamo la verità, Lesbia era una donna…dai facili costumi!” disse Emma, ma venne subito richiamata da Jane.

“Emma!!”

Emma, dal canto suo, sorrise ingenuamente, facendo spallucce: “Beh…lo era davvero, però!”

“Ad ogni modo, lui era seriamente innamorato di lei! – commentò Elizabeth- Infatti la odiava, ma nello stesso tempo l’amava!”

“Esatto, sentite questa: Mia Lesbia, sei stata amata da me in modo così totale che in modo uguale amata
non c'è donna e non ci sarà. Non si vedrà mai più in amorosi legami tanto rigore di fedeltà quanto si vide in me e nell'amore che ti portai.” lesse Jane con estrema enfasi.

Emma sospirò e si sdraiò con le mani sotto la testa: “Certo che Lesbia era davvero strana! Aveva un uomo che l’amava più di ogni altra cosa e lei neanche aveva capito quanto fosse fortunata!”

“Già, ci sono persone che cercano l’anima gemella per tutta la vita e non riescono a trovarla, mentre altre la incontrano e neanche se ne accorgono!” esclamò Elizabeth.

A quel punto, notando il silenzio così prolungato della loro amica Susan, tutte e tre la fissarono.

Dopodiché Jane si sporse su di lei: “Tu non sei d’accordo, Susan?”

La domanda improvvisa di Jane la colse un po’ di sorpresa.

“D’accordo?” ripetè Susan, cercando di ricordare con tutte le sue forze il discorso che avevano appena affrontato le sue amiche.

“Sì, non stavi ascoltando?”

“Oh, ma certo!- rispose Susan, con un sorriso lievemente imbarazzato- Stavo ascoltando!”

“E allora, sei d’accordo?” domandò Emma, con estrema curiosità.

Susan riuscì a ricordarsi di cosa stavano parlando le sue amiche e rivolse lo sguardo a terra: “L’anima gemella non esiste!”

“Non esiste? Cos’è questa ventata di cinismo?” esclamò Emma.

Susan si alzò in piedi, il libro sottomano, ignorando la sua domanda: “Credo sia meglio rientrare. Sono quasi le 17! È l’ora del tè!”

“Ehi, Susan! Non scappare!”

La giovane Pevensie non ascoltò i richiami delle sue amiche e continuò a camminare, fino a quando esse non la raggiunsero e la fermarono.

“Susan, dai, che ti succede? Sei così strana oggi!” le fece notare gentilmente Jane.

Susan le sorrise, altrettanto gentilmente: “Scusatemi se vi sto facendo preoccupare. Ma non mi va di parlarne, d’accordo?”

Le ragazze si scambiarono uno sguardo d’intesa e poi annuirono.

“Come vuoi, Susan!”

“Non possiamo certo costringerti!”

“Grazie, siete delle vere amiche!” esclamò Susan, riprendendo a camminare.

Mentre tornavano all’ingresso principale dell’università, Susan ascoltò silenziosamente i nuovi discorsi delle amiche, riflettendo su quanto lei stessa aveva affermato poco prima. L’anima gemella non esiste.

Lei aveva già incontrato la sua: il principe…no, il re di Narnia, re Caspian. Era talmente palese che lui fosse per lei la sua anima gemella: Caspian aveva ricevuto il suo corno, l’aveva suonato, riportando lei e i suoi fratelli a Narnia…e poi, prima di tornare in Inghilterra, lei, in un attimo di pura e irresistibile follia, lo aveva baciato. Da quel giorno aveva pensato a lui ogni santo giorno. Dunque, Caspian doveva essere assolutamente la sua anima gemella, sebbene il loro fosse un amore impossibile, visto che appartenevano a due mondi diversi e non si sarebbero più potuti vedere. Però lei lo amava ed era convinta fosse Caspian la persona a cui era destinata.

O forse no?

Tutto sommato, da quando lei era tornata da Narnia, erano passati ben due, lunghissimi, strazianti anni. E lui non aveva mai suonato il corno, neanche per richiamare Edmund e Lucy. Almeno loro avrebbero potuto tornare a Narnia e verificare se Caspian stesse bene oppure no, al contrario di Susan e Peter. Chissà quanto tempo era trascorso a Narnia, chissà se Caspian si era sposato e aveva avuto dei figli e, soprattutto, chissà se era ancora vivo…

Prima che una straziante angoscia le lacerasse il cuore per quei pensieri tristi, qualcuno la chiamò: “Susan!”

Susan si guardò intorno e vide suo fratello Peter e il suo amico John correre verso di loro.

“Per l’amor del cielo!”  esclamò Jane.

“Oddio, è Peter!” disse Elizabeth, stranamente eccitata.

Emma ridacchiò: “Oh, avete visto quant’è carino?”

“Beh, anche il suo amico non è niente male!” commentò Elizabeth.

In effetti, John era veramente carino: così alto, con capelli castani e non troppo corti e occhi di un delizioso verde giada. Ma in quegli occhi Susan non riusciva a trovare ciò che cercava: la dolcezza e l’irresistibile insicurezza degli occhi scuri di Caspian.

Peter e John le raggiunsero.

“Ciao, ragazze!”

“Ciao!” esclamarono le amiche di Susan, con aria sognante.

“Tutto bene, sorellina?” domandò Peter.

“Sì, benissimo!”

“Dunque, John voleva dirti una cosa, vero?” domandò Peter, dando una lieve gomitata sul fianco dell’amico.

John si fece avanti titubante e le porse un quaderno: “Ti…ti ringrazio molto per avermi prestato i tuoi appunti di storia!”

Susan prese il suo quaderno e lo ringraziò.

Peter sospirò, portandosi una mano sulla fronte: “Sicuro che non dovevi dirle nient’altro?”

L’amico, messo alle strette, arrossì lievemente e si schiarì la voce.

“Ecco, io volevo chiederti…se…per caso ti andasse di unirti al mio gruppo di studio di stasera. Ci troviamo in biblioteca!”

Susan fulminò con lo sguardo suo fratello: lo stava facendo di nuovo! Da quando lei era entrata all’università, il suo caro fratellino aveva cercato in tutti i modi di affiancarle qualche bravo ragazzo adatto a lei, ignorando totalmente la volontà di Susan.

“Mi dispiace, John, e ti ringrazio dell’offerta. Ma io preferisco studiare da sola!”

Il ragazzo cercò di nascondere il dispiacere per quel rifiuto, ma era fin troppo evidente. Anche Susan ci rimase male. Così, per fargli un piccolo favore, deviò l’attenzione di tutti, rivolgendosi a Peter.

“Peter, potrei parlarti un attimo…da sola?”

Peter la guardò sorpreso: “Ma certo, sorellina!”

“Magnifico!- esclamò Susan, con un sorriso- Vogliate scusarci, ragazzi! Ci vediamo dopo!”

Così dicendo, Susan afferrò il braccio di Peter e lo trascinò lontano dall’edificio.

“C’è qualche problema, Susan?” chiese Peter, preoccupato.

Susan si fermò proprio davanti a lui e gli rivolse una delle sue occhiate più infastidite: “Direi di sì!”

“E quale sarebbe?”

“Tu!”

Peter inarcò un sopracciglio, mentre sul suo viso si dipinse un’espressione di perplessità mista a divertimento.

“Scusa?”

“Oh, per favore. Non fare finta di non capire! Ormai è da settembre che cerchi di trovarmi un ragazzo!” sbottò Susan, irritata.

Peter sembrò colpito dalla reazione della sorella: “Deduco che John non ti interessi, allora?”

“Né lui, né quel ragazzo del mese scorso…come si chiamava…Frank, né nessun altro dei tuoi amici! In tutti questi mesi siete stati a dir poco asfissianti!”

Peter la guardò per qualche secondo, con un velo di tristezza negli occhi, e sospirò: “Ti prego, perdonami, Susan. Non avrei dovuto intromettermi in questo modo!”

Alla vista del fratello maggiore così dispiaciuto, Susan sospirò, rilassandosi, e appoggiò una mano sulla sua spalla.

“Sì, non avresti dovuto farlo. Ma so che ti sei interessato a me per farmi felice!”

“E’ solo che mi dispiace molto vederti così. In certi momenti non sei più tu! E io farei di tutto per renderti di nuovo felice!”

Susan, sorridendo, gli diede un bacio sulla guancia: “Grazie, Peter!”

“Peter! Susan!”

I due fratelli si voltarono e videro in lontananza due figure umane molto, troppo familiari che si stavano avvicinando, guidate dalla direttrice del dormitorio femminile, la professoressa Knightley: erano Edmund e Lucy.

Susan e Peter si guardarono sorridendo, mentre la loro sorellina Lucy li raggiungeva di corsa.

“Lucy! Edmund!”

Lucy si gettò fra le braccia dei suoi fratelli maggiori: “Oh, che bello rivedervi!”

“Che cosa ci fate qui?” chiese Peter, sorpreso.

“Volevamo farvi una sorpresa e ci siamo riusciti, vero, Ed?” esclamò Lucy, rivolgendosi al fratello.

“Direi di sì!” rispose Edmund, mentre salutava i fratelli.

A quel punto, si intromise la professoressa Knightley: “Signor Pevensie, signorina Pevensie, vi concedo un’ora per questa visita extra. Non di più, mi raccomando!”

“Sì, grazie, professoressa!” disse Peter.

E non appena la professoressa si allontanò, Susan chiese:“E mamma e papà? Dove sono?”

“A Londra, che domande!” esclamò Edmund, turbando con le sue parole il fratello maggiore.

“Vuoi dire che siete venuti fin qui da soli?”

“Proprio così!” esclamò Lucy, con un sorriso innocente.

“Ma…papà e mamma ve l’hanno permesso?” domandò nuovamente Peter, con un lieve tremore nella voce.

Edmund lo guardò quasi indignato: “Ehi, io ho quasi 18 anni, ormai, so perfettamente in grado di viaggiare da solo!”

“Beh, ricordati che per me sei ancora il mio fratellino più piccolo!” ribattè Peter.

“E tu ricorda che sono sempre un re di Narnia e non ho bisogno della balia!”

A quella parola…Narnia… Susan si costrinse a reagire, evitando di pensare a quel mondo che si abbinava sempre e naturalmente ad un altro nome, e, da brava sorella pacata com’era, fu costretta a intervenire: “Ora direi di smetterla! Edmund…Peter ha tutto il diritto di preoccuparsi per i suoi fratelli. E Peter…Edmund e Lucy sono arrivati fin qui sani e salvi, senza alcun problema; quindi, rilassati!”

Peter annuì, seppur controvoglia: “Sì, va bene!”

“D’accordo!” sbottò Edmund, incrociando le braccia sul petto.

“Non siamo certo venuti fin qui per litigare!- fece notare Lucy- Vero, Ed?”

“Ehi, basta così, Lucy! Ho capito! Ora, per favore, ci vogliamo sedere? Mi fanno male le gambe!” esclamò Edmund, sdraiandosi sull’erba tenera del prato.

I quattro fratelli Pevensie si sedettero per terra, cominciando a parlare e chiacchierare di ciò che avevano fatto in quel mese passato dall’ultima volta che si erano riuniti: gli esami di Peter e Susan, le verifiche di Lucy ed Edmund…

“E quindi Ed è riuscito a prendere un dignitoso 6 nell’ultimo compito di matematica!-esclamò Lucy, sotto lo sguardo fulminante del fratello- E per questo motivo la mamma, che era tanto felice, ha preparato una bella crostata di marmellata di fragole!”

“Lucy!” la rimproverò lui, arrossendo.

“Signore e signori, mio fratello! Il genio!” commentò Peter a gran voce.

“Peter!”

“Peter, dai, smettila!- gli disse Susan- Edmund non è mai stato portato per le materie scientifiche. Quindi, io trovo che sia un gran risultato per lui. Caro Ed, da questo 6 conquistato con il sudore della fronte, potrai ora partire per rincorrere risultati più importanti!”

Edmund guardò la sorella con perplessità per qualche secondo; dopodiché le disse semplicemente: “Grazie!”

L’espressione incerta di Edmund divertì un po’ tutti e i quattro fratelli cominciarono a ridere.

Poi, all’improvviso, si udì una voce, o almeno, Peter udì quella voce: la voce femminile più suadente e armoniosa che avesse mai udito prima d’allora. E lo chiamava…

“Peter…”

Peter, turbato, scattò in piedi: “Avete sentito?”
I tre fratelli lo guardarono sorpresi e sconcertati.

“Cosa?”

“Una voce di donna che…chiamava…me!”

“Una donna che chiamava te? Sicuro di star bene, Peter?” chiese Edmund, ma tutto d’un tratto anche lui sentì una voce.

“Edmund…Lucy…”

I due fratelli udirono una voce che non aveva niente di femminile: era una voce potente, ma nello stesso tempo molto dolce, quasi paterna. E sicuramente una voce inconfondibile.

“Ehi, ho appena sentito Aslan!” esclamò Lucy, con un gran sorriso.

Lei, come Edmund, si alzò subito in piedi.

“Anch’io ho sentito la sua voce!” fece notare il fratello, altrettanto felice.

Peter, Edmund e Lucy sembravano più eccitati che mai e pronti a qualunque cosa fosse accaduta nei prossimi istanti. E tutti e tre fissarono il loro sguardo su Susan, aspettando una qualche conferma anche da parte sua.

“Io non sento alcuna vo…” iniziò a dire Susan, ma si interruppe perché anche lei sentì qualcuno.

“Susan…”

Una voce maschile, profonda, calda, dolcissima e così dolorosamente familiare. Sicuramente Caspian la stava chiamando. E qualunque cosa fosse successa, lei avrebbe fatto di tutto per raggiungerlo.

Susan balzò in piedi e Peter, con una semplice occhiata, sembrò capire chi aveva sentito Susan.

“Caspian?” domandò lui.

Susan annuì ansiosa, guardando i suoi fratelli, mentre il cuore sembrava batterle in gola: “Cosa facciamo?”  

“E io che ne so? Non possiamo andare a Narnia solo desiderandolo!” rispose Edmund.

“Soprattutto noi!” aggiunse Peter, con una nota di malinconia, guardando la sorella.

“Ma io devo andare! Lui mi sta chiamando!- esclamò Susan, con occhi imploranti- Glielo avevo detto: chiamami, quando avrai bisogno di me!”

 E poi accadde!

 

 

 

Dunque, spero che questo primo capitolo sia stato abbastanza interessante. La storia terrà conto degli eventi del film, ma anche del libro. Per esempio, la regina Susan viene definita Dolce nel film, ma io preferisco l’appellativo Gentile dal libro. La storia prevede, al momento, 17 capitoli.

Ah, in questo capitolo i nomi dei personaggi inventati da me provengono dai libri della Austen, di cui io sono una grande fan!

Bene, a presto!

 

Kia85

 

 

 

   
 
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