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Autore: Lady Stark    13/01/2015    1 recensioni
"Il mondo è un luogo così crudele"
Nel profondo ventre della terra, il ruggito di un drago risveglia la notte diffondendo in essa oscuri presagi.
Il sangue della vestale macchia gli affilati artigli della bestia, le catene che trattenevano la sua furia si sono ormai spezzate.
La sacerdotessa inneggia la sua preghiera alla ricerca di una giovane donna che rimpiazzi quello sfortunato destino fatto di violenza e dolore.
La musica di un sorriso che non ha mai conosciuto, condurrà Len in un lungo viaggio alla ricerca della sorella scomparsa tanto tempo fa, quando lui era solo un bambino.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Shion, Len Kagamine, Meiko Sakine, Miku Hatsune, Rin Kagamine | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono sofferenze ben peggiori della morte ~ Chapter XVI 
 

Il viaggio dei cinque compagni riprese il giorno successivo con il favore del sole; era una mattina tersa, carica di quella speranza necessaria a rinvigorire gli stanchi animi dei viaggiatori. Len, per quanto cercasse di non pensare alla fata della foresta, sentiva costantemente il tocco freddo della sua fronte contro la propria, come se lei non l'avesse mai davvero abbandonato.

Kaito, malgrado sentisse la mancanza del ricordo perduto, era maggiormente preoccupato per la silenziosa guerriera che camminava in disparte.

Meiko era stranamente nervosa; il lento procedere del gruppetto non venne mai animato dalle sue chiacchiere come tutti si aspettavano.

Al contrario, la donna continuava a frugare con lo sguardo in ogni singola ombra, sobbalzando ad ogni minimo rumore.

-Di cos'hai paura?-

La mano pallida si poggiò subito sull'elsa del pugnale mentre, in un sibilo, la donna si voltava in direzione del mago, accostatosi a lei con apprensione.

-Mi hai spaventata.- sussurrò ricomponendosi velocemente, forse imbarazzata da quella sua spropositata reazione. Con un gesto secco delle dita tirò un paio di ciocche umide dietro le orecchie, di modo che non le ostacolassero la visuale.

-Cosa c'è che non va?- chiese ancora Kaito, non curandosi troppo della sua schiva risposta.

Meiko abbassò gli occhi, scavalcando con un salto una nodosa radice fuoriuscita dal terreno per avvilupparsi attorno ad una grossa roccia grigiastra.

-Luka non è il tipo di donna che dimentica così facilmente gli affronti subiti. Non possiamo abbassare la guardia un solo secondo. Anche se non li vediamo, loro sono qui e presto ci troveranno..-

Le sue iridi tornarono in avanscoperta, ricercando in ogni ombra lo sfavillio delle armi celate nei foderi.

-Se arriveranno, noi saremo pronti ad accoglierli come si deve.- ringhiò il giovane mago, arricciando le labbra in un'espressione di pura ferocia.

-Poi, se proprio continui a tremare di paura, pensa che ci sarò io a coprirti le spalle. Neanche la punta della freccia più veloce potrà sfiorarti.- ridacchiò strizzandole confidenzialmente l'occhio.

Da quando Meiko si era ristabilita, lo stregone era finalmente tornato l'allegro piantagrane di sempre. Le sue chiacchiere non avevano smesso un solo minuto di allietare il pesante e stanco silenzio che gravava sulle spalle dei viaggiatori.

-Come, scusa? Io protetta da te?- la guerriera si sciolse appena alla battuta, colpendogli il braccio con una gomitata scherzosa.

-Probabilmente sarò io a dover proteggere il tuo regale didietro, principino.-

-Che donna impertinente!- Kaito scoppiò a ridere, alzando gli occhi al cielo in una smorfia fintamente scocciata; nel farlo però, non prestò abbastanza attenzione al dissestato terreno sul quale procedeva. Non appena il suo stivale si appoggiò ad un sasso ricoperto di viscido muschio, la suola scivolò indietro sbilanciando il giovane stregone.
L'uomo imprecò tra i denti mulinando confusamente le braccia nella vana speranza di salvarsi dalla figuraccia che l'attendeva. Inconsciamente si aggrappò al polso della compagna che gli camminava al fianco, trascinando così anche lei in quell'esilarante caduta. Le foglie si dispero in un ondeggiante ventaglio attorno alle due figure.

-Dannata goffaggine..- borbottò tra i denti prima di aprire gli occhi e rimanere senza fiato. Meiko era distesa sopra il suo petto; i capelli arruffati erano ricaduti attorno al suo viso, andando a sfiorare appena le guance dell'uomo. La distanza che li separava era tanto sottile da poter essere annullata con un impercettibile movimento del capo.

-Mi.. mi dispiace..- sussurrò lui a fior di labbra quando la donna trattenne il fiato, rendendosi conto di quanto fossero effettivamente vicini.

Il tempo parve congelarsi mentre i loro respiri si fondevano insieme, rincorrendosi in un frenetico gioco d'emozioni disordinate.

-Se avete smesso di filtrare come due colombe, potremmo anche riprendere il viaggio.- bofonchiò il rigido mentore prendendo per mano il garzone dai capelli indomabili.

Alain aveva difatti già allungato lo sguardo per cercare di scorgere cosa stesse accadendo con un sorrisetto malizioso ad arricciargli le labbra.

Kaito avvampò, lanciando in direzione dell'uomo un'occhiata al cianuro; Meiko nel frattempo si rialzò frettolosamente per togliersi dall'impaccio.

Con un paio di colpi mirati si spazzolò di dosso il terriccio, per poi tendere la mano impolverata al compagno.

-Vieni, principe. Ti do una mano ad alzarti.- disse in un caldo sorriso senza prestare troppa attenzione al rossore diffuso che imbrattava le guance pallide dell'uomo.

Kaito non parlò con la guerriera per tutto il resto del cammino; troppo imbarazzato anche solo per sollevare lo sguardo in sua direzione.

Meiko non poté fare a meno di accorgersene, ma decise di lasciarlo stare tranquillo per un po'. Avendo sempre avuto a che fare con i soldati della scorta di Luka, ormai conosceva sin troppo accuratamente le infantili reazioni maschili nel momento in cui il loro prezioso onore veniva scalfito.

Mentre la giovane donna pensava ad un efficiente modo per risollevare l'animo del collega, camminando al fianco di Gakupo ed Alain, lo stregone continuava a torturarsi con pedanti domande retoriche.

-In tutta la mia vita non ho mai fatto una figura così meschina! Come si fa a cadere così sgraziatamente di fronte gli occhi di una donna?!- bofonchiò colpendo con una gomitata il giovane al suo fianco per esortarlo a rispondere. Len fece per aprir bocca ma subito Kaito lo interruppe, lanciandosi in un altro vertiginoso, delirante discorso.

Il compagno smise dunque di ascoltare le farneticanti parole del mago per focalizzarsi sul ciondolo che pulsava sul suo petto, all'altezza del plesso solare.

Rapide scariche d'energia si rincorrevano sulla sua pelle tesa, ricordandogli costantemente che sua sorella era con lui in quel mare di paura crescente.

Ogni volta che le suole dei suoi stivali calpestavano il fogliame in macerazione, il ciondolo sembrava farsi leggermente più caldo come se desiderasse avvertire il ragazzo che il suo cammino era quasi giunto a termine.

Passo per passo, il triste cuore della gemella si stava facendo sempre più vicino; tanto che Len nei suoi ultimi sogni aveva spesso fantasticato di abbracciarla.

Il sole aveva ormai oltrepassato la linea bollente del mezzogiorno quando i cinque viaggiatori decisero di fermarsi per far riposare un po' i piedi stanchi.

-Credo che i miei piedi prenderanno fuoco da un momento all'altro!- gemette il piccolo garzone togliendosi di scatto i logori stivali di pelle nera. I piedini sporchi di polvere ondeggiarono all'aria mentre una risata sollevata baciava le sue labbra secche.

Gakupo sorrise teneramente, passandogli la borraccia d'acqua dalla quale aveva appena bevuto. Il mago abbandonò il capo contro il tronco di un albero, massaggiandosi con un lento gemito lo stomaco vuoto.

-Ho voglia di una bistecca.-

-Non guardarmi con quella faccia..- commentò scherzosamente Len, facendo per allontanarsi quasi per paura di venir azzannato dal compagno di viaggio.

Lo stregone raccolse al volo la provocazione, mettendosi felinamente a quattro zampe;

con un'espressione degna di un vero cannibale, si leccò le labbra.

-Dovresti essere appetitoso!-

-Voglio giocare anche io! Anche io!- strillò il ragazzino dai capelli neri, alzandosi di scatto su una nodosa radice.

-Spiegatemi le regole del gioc...- le sue parole infantili si interruppero bruscamente; sostituite da un lento, incredulo gemito di dolore.

Gakupo, Len, Kaito e Meiko si cristallizzarono ai loro posti mentre quattro paia di occhi si appuntavano sul pallido viso del bambino.

-Che cos...- quelle sottili parole vennero soffocate da un fiotto di sangue.

Orridi petali scarlatti sbocciarono sulle labbra socchiuse, donando loro una tinta mortifera. La vita scivolò sul suo mento in sottili nastri scarlatti per poi gettarsi nel vuoto, lì dove le piccole mani stavano tastando titubanti l'asta lignea che spuntava dal suo cuore.

La punta della freccia scintillò sotto il tocco lontano del sole, mettendo così in risalto i rigagnoli viscosi che intaccavano la perfezione letale del metallo.

Il capo di Alain ruotò rigidamente in direzione del mentore, congelato al suo posto.

-Mi.. dispiace..- sussurrò il bambino muovendo appena le labbra.

Una sola lacrima gli solcò la guancia, carica di tutte le irrealizzate promesse future. Gakupo riuscì distintamente a vedere l'anima del ragazzino spegnersi in quelle iridi così piene di vita che più di una volta lo avevano fatto sorridere.

Il visino perse definitivamente ogni colore; l'ultimo sospiro sfuggì dalle sue labbra, lontano verso l'irraggiungibile terra degli spiriti.

I piedini nudi persero la presa sulla nodosa pianta.

-NO!-

Gakupo afferrò al volo il corpo esanime prima che potesse colpire terra.

In un gemito misto ad un ringhio furibondo, il consigliere si accartocciò sul ragazzino premendo forte la fronte contro i suoi capelli aggrovigliati.

Successe tutto nel giro di un battito di ciglia.

Il canto dell'acciaio si sommò all'ululare stridente della magia, incastonata tra le fauci di due possenti lupi dal pelo trasparente. Meiko digrignò i denti quando, nel sottobosco, i passi pesanti di una dozzina di soldati rivelarono finalmente la loro presenza.

-Ci hanno trovati.-

Fu il caos.

Len vide baluginare di fronte agli occhi ben dodici spade lunghe, rivestite degli araldici colori della corte di Luka; espressioni determinate si alternarono caoticamente nell'erboso spazio ristretto. Un'ulteriore crepa sanguinolenta si spalancò nel suo giovane animo, distruggendo quel briciolo di controllo che sempre aveva trattenuto la sua spada.

L'immagine della freccia conficcata nel petto di Alain gli tolse il respiro, diffondendo sulle sue labbra l'acre sapore della bile.
Len si spogliò delle catene dell'etica, abbandonando tutti gli insegnamenti su cui sua madre aveva insistito.

Il dolore, lo stupore e la rabbia trasformarono i quattro compagni di viaggio in gelide macchine assassine.

Quando il primo soldato gli fu addosso, Len scartò di lato sollevando la spada per intercettare la mazza ferrata che aveva tentato di sfondargli il capo.

Le loro armi danzarono in una mortale danza di scintille e lampi di luce accecante; l'uomo era lento e goffo nei movimenti per colpa della sua tozza statura. Senza lasciarsi sfuggire l'occasione, Len scartò di lato incidendo il suo avambraccio con la spada prima di colpire lateralmente con il piede il ginocchio del soldato.

Questo, in un macabro scricchiolio, si spezzò verso l'interno. In un grido di dolore, l'uomo imprecò contro la vigliaccheria del ragazzo reggendosi l'articolazione lussata.

Un suo compagno tentò di salvarlo, ma prima che potesse anche solo pensare di raggiungere le spalle del condottiero biondo, uno dei lupi di Kaito gli saltò alla gola dilaniando carne e tendini.

Len guardò dall'alto in basso l'uomo ferito, i suoi occhi si tramutarono in due limpide lastre di ghiaccio.

-Schifoso bastardo! Non hai neanche il coraggio di affrontarmi a viso aperto!-

-Io sarei il codardo? E cosa mi dici di te, vile verme? Avete appena ucciso un ragazzino.-

Il soldato sputò sugli stivali del giovane, mostrando i denti marci in un sogghigno mefistofelico.

-Quel ragazzino aveva tradito la regina, si meritava la pena capitale.-

Il cuore di Len si fermò, divorato dalle bollenti fiamme dell'inferno. La lama si sollevò lentamente verso l'alto, la sua mano destra era chiusa spasmodicamente attorno all'elsa di cuoio. Tutto attorno a lui scomparve; il clangore delle armi riempiva stridente l'aria mentre il sibilare magico dei lupi sbranava i gemiti dei feriti.

-Quest'oggi, io sarò colui che ti giudicherà.- Len fece un lento passo avanti mentre le sue dita si chiudeva a pugno tra i capelli ispidi del soldato che, osservandolo sentì un brivido di terrore percorrergli la spina dorsale.

In quel momento, avvolto da un chiaro alone di luce solare, il giovane ragazzo assunse le fattezze di una divinità irata scesa in terra per condannare i malvagi.

-La tua regina morirà, ma tu l'anticiperai nella tomba.- tuonò reclinando indietro il capo del soldato. L'acciaio di Len si nutrì avidamente della linfa di quell'uomo; le scanalature dell'arma si riempirono di rigagnoli densi come melassa.

-Attento, Len!- gridò Meiko voltandosi di scatto verso di lui mentre la sua nemesi le piombava ai piedi, aperto dal pube al mento.

Prima ancora che la sua mente potesse metabolizzare l'avvertimento, il corpo del ragazzo reagì con prontezza strabiliante.

Len rotolò tra i piedi del vari soldati un secondo prima che un dardo potesse colpirlo proprio in mezzo agli occhi. Il suo sguardo subito si lanciò a frugare i cespugli e i rami degli alberi alla ricerca del dannato arciere o balestriere che aveva ucciso il piccolo Alain. Sfortunatamente però, in quel caos di armigeri e lame cozzanti, Len non passò di certo inosservato. Nel giro di qualche breve secondo, un pesante armato di mezz'età gli piombò addosso con la forza di un uragano, gettandolo a terra.

Il giovane sputò un fiotto di saliva, senza fiato mentre un'altra freccia gli sibilava spaventosamente vicino al viso.

-Il bambino si è fatto male.- tubò il vecchio veterano atteggiando le labbra in una ridicola espressione contornata da ispida barba incolta.

Una mano si strinse in una pericolosa carezza attorno alla giugulare del tipo mentre la lama di un intarsiato pugnale si faceva strada nella cotta di maglia e nello spesso strato di cuoio che ricopriva il petto irsuto.

-I tuoi generali non ti hanno mai insegnato che, in guerra, non c'è spazio per scherzare, idiota?- sibilò al suo orecchio il mago dai capelli blu. L'uomo collassò a terra in un gorgoglio funereo mentre Len, ringraziando l'amico con un cenno del capo, si sollevava dolorante per tornare all'attacco.

Gakupo si sbarazzò dell'ennesimo soldato, colpendolo con tanta violenza da sentire le sue ossa scricchiolare sotto il ferro della sua lama sottile.

Il mentore combatteva senza emettere alcuno strepito; si limitava ad affondare, schivare ed affondare di nuovo, falciando senza pietà chiunque si frapponesse tra lui e l'uomo che aveva intenzione di fare a pezzi.

Fortunatamente il balestriere non aveva compreso d'essere stato scoperto, cosa che permise all'uomo dai capelli viola d'avvicinarsi tanto da poter sentire il respiro nemico spostare le fronde dietro le quali si era celato. Gakupo detestava l'idea di dover nuovamente uccidere qualcuno ma, per quella volta, avrebbe fatto un'eccezione.

Le sue mani frugarono nell'ampia manica dell'abito talare, chiudendosi attorno alla cerbottana che sempre portava con sé. La pesantezza dell'oggetto riportò alla sua mente frammenti di ricordi colmi di un rimorso che mai l'aveva abbandonato.

Non rammentava più di preciso quanti rivali politici aveva ucciso con il potentissimo veleno che ricopriva la punta del dardo in attesa nella canna d'argento.

Si portò l'oggetto alle labbra preparandosi a colpire il vigliacco assassino di Alain.

-Muori.- sibilò chinando appena le ginocchia per fissare meglio l'equilibrio e non mancare il bersaglio. In quel momento però un ramoscello si ruppe sotto la suola del suo stivale producendo un suono tanto forte da assomigliare al rombo di un fulmine. Gakupo imprecò a denti stretti quando vide le iridi della sua preda scattare stupiti in sua direzione; il dardo prese il volo nel medesimo istante in cui l'uomo si gettò nel vuoto per evitare l'attacco.

La punta della freccia sfiorò appena la pelle della guancia dell'assassino, disegnandovi una lunga striscia color fuoco.

Questi si coprì con un ghigno il graffio, sputando ai piedi del mentore silenzioso.

-Mi hanno molto parlato di te, consigliere. E' un onore potermi confrontare con un così poco fedele cane della regina.- ridacchiò l'uomo gettando disinteressatamente a terra la balestra ormai scarica.

-Devo deluderti, nessuno mi ha mai parlato di te.- rispose gelidamente Gakupo osservando con attenzione peculiare il roseo graffio che incideva la gota del sicario.

-Sono solo un novizio, anche se credo che questo colpo mi porterà in alto. Le vostre teste saranno la garanzia che mi permetterà di ascendere alle più alte cariche statali.- declamò appoggiando, con un sorrisetto arrogante e pieno di sé, le dita sull'elsa del pugnale di scorta infilato in cintola.

-Lo credi davvero?- Gakupo si tolse dalle spalle il lungo abito da consigliere osservandone distaccatamente gli intensi e preziosi colori.

-Bene, ecco la tua promozione.- disse poi lanciando addosso all'uomo la sua tunica. Questi la osservò cadere a terra, i suoi sensi si erano improvvisamente ridestati di fronte a quello strano comportamento.

-Questo che cosa significa?- ringhiò colpendo una delle ampie maniche della tunica.

-Non avevi detto di desiderare un'ascensione sociale? Bene, ce l'hai di fronte. Indossala.- Gakupo fece un cenno con la testa in direzione del balestriere, ancora profondamente confuso da quelle sue parole così enigmatiche.

-Perché?-

-Mi dispiacerebbe ucciderti senza neanche averti dato la possibilità di sentire sulle labbra il sapore della tua brama.- disse il consigliere in un amabile sorriso, inclinando appena la testa di lato. I suoi capelli frusciarono sulle spalle, disegnando nell'aria immobile tanti morbidi nastri violetti.

-Stai iniziando a stufarmi, vecchio.- tuonò il sicario avanzando di un passo.. o perlomeno tentò di farlo. I suoi piedi non risposero al suo comando, proiettando il suo corpo sul terreno fangoso, ricoperto di foglie in macerazione.

-Stavi dicendo, amico?- sussurrò gelidamente il mentore colpendolo tanto forte al costato da rivoltarlo sulla schiena. La pelle del nemico si era trasformata in un mare lattiginoso di sudore freddo e tremiti incontrollabili, le iridi terrorizzate scattavano a destra e sinistra alla vana ricerca di un aiuto.

-Come ci si sente ad essere prigionieri del proprio corpo, ragazzo?- chiese il consigliere chinandosi in ginocchio per osservare più da vicino i contratti lineamenti dell'altro.

-Che fine ha fatto la tua brutta lingua biforcuta?- la mano affusolata di Gakupo si chiuse tanto veementemente attorno alle guance del sicario da incidere la sua pelle con le unghie.

Un gemito inarticolato si sollevò dalla gola otturata dell'avversario, facendo così tremare appena le labbra gonfie e bluastre.

-Scusami, ma non capisco la lingua dei cadaveri.- sussurrò ruotando nella mano il pugnale che prima aveva riposto. La lama brillò sotto la luce distante del sole, le urla dei soldati in sottofondo si stavano facendo sempre più flebili, come il cozzare stridente delle armi.

-Tu, vile di un cane, hai ucciso un innocente bambino di neanche quattordici anni.. Ma perché lo sto ripetendo? Tu sapevi benissimo quello che stavi facendo e, malgrado ciò, niente ha potuto fermare la tua balestra.- la voce di Gakupo tremò appena, rivelando finalmente la rabbia ferale che la devastava.

Il mentore appoggiò il coltello sulla gola dell'uomo, premendo quel tanto che bastava per fargli provare dolore.

-Sai, il veleno che ti è appena entrato in circolo è abbastanza lento da permettere al contaminato di agonizzare una buona mezz'ora prima di morire.-

Il coltello percorse tutto il profilo del suo collo, scivolando sulla curva della mascella bloccata sino ad arrivare all'attaccatura del lobo sinistro.

-In questo breve lasso di tempo ti dimostrerò che, a volte, ci sono alcune sofferenze ben peggiori della morte.-

Il sorriso di Gakupo si trasformò nel ghigno di un uomo assetato di sanguigna vendetta; le iridi violette brillarono, rivelando sotto la fredda maschera che indossava il viso di vero un mostro.

-Ringrazia la tua regina mentre lentamente ti faccio a pezzi. Sai, mi ha personalmente insegnato queste particolari tecniche di tortura.- sussurrò affondando impietosamente il coltello nella carne morbida dell'orecchio. Un gemito straziante rimbombò inascoltato nel fitto amalgamo di alberi; l'odore del sangue si fece asfissiante.

Brividi di bestiale piacere si rincorsero sulla schiena del mentore.

-Saranno gli occhi del bambino che hai ucciso ad accompagnarti nella tua lenta discesa verso la morte.- ringhiò il consigliere, costringendo l'uomo ad indirizzare lo sguardo verso il corpicino esanime del garzone.

Le sue iridi vitree erano spalancate, puntate sul viso del sicario in un impietoso giudizio che l'avrebbe trascinato all'inferno.

   
 
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