~~ “Ma siete proprio sicuro che non sia pericoloso?” chiese Violet, guardando l'uomo con una certa apprensione.
 Egli si voltò un momento a sorriderle: “Assolutamente no, signoria... Un'ultima aggiustata e vedrete... Avrete l'elettricità in tutta la casa.”
 Violet inarcò le sopracciglia ed ondeggiò n momento la testa: “A dirla così si direbbe tutto semplice. Ed anche un po' inquietante...”
 L'uomo ridacchiò e finì il suo lavoro sotto lo sguardo vigile dell'anziana Contessa Madre, che non la smetteva di protendersi in avanti per controllare.
 Dopo essersi ripulito le mani alla bell'e meglio, l'uomo si avvicinò all'interruttore istallato il giorno prima, e finalmente diede vita alla luce elettrica.
 Violet si coprì gli occhi con il ventaglio: “Oh, sembra di essere sul palcoscenico a Covent Garden...” sussurrò, occhieggiando con diffidenza verso la lampadina che luccicava sopra di lei.
 L'elettricista rise apertamente, questa volta e si avvicnò per congedarsi: “Come vedete, vostra signoria, funziona tutto. Se avrete dei problemi, basta che mi chiamiate e sarò subito qui.” Violet annuì con condiscendenza, sempre riparandosi con il ventaglio ricamato.
 Andò al campanello e chiamò il maggiordomo: “Il signore sta uscendo.” disse, lentamente. “Allora fatemi sapere come va, vostra signoria.” concluse l'elettricista, congedandosi una volta per tutte.
 Violet abbozzò un sorrisetto ed un cenno del capo, fingendosi sempre molto impensierita per la luce accecante che le stava sopra la testa.
 Una volta rimasta sola, Violet si guardò attorno circospetta. Chiuse il ventaglio e guardò in alto. Per un istante le parve che quella lampadina minuscola avesse al suo interno la luce del sole. La accecò, ma fu comunque una breve sensazione piacevole.
 Sbatté la palpebre con forza e diede un altro sguardo, più breve, ma più compiaciuto. Con una frenesia ed un'eccitazione che non provava da quando era stata bambina, quasi corse – per quanto le sue vecchie gambe protestassero – all'interruttore.
 Con molta attenzione e con una certa apprensione, spense la luce e poi la riaccese. Le sembrava una cosa così strana...
 Spense ed accese, spense ed accese, spense e... Il maggiordomo era tornato: “Milady, avevate chiesto il tè, dopo la visita del signore?” Violet ritrasse la mano guantata, ancora sull'interruttore, con un certo imbarazzo. Il maggiordomo la guardava di sottecchi, seppur senza espressione, come a chiedersi cosa stesse combinando con quella diavoleria moderna.
 “Ho spento, perchè c'era troppa luce...” si giustificò Violet, anche se, lo sapeva, non avrebbe dovuto farlo, soprattutto con un domestico. Si schiarì la voce e disse, con voce più autoritaria: “Bene, portatemi pure il té.”
 Il maggiordomo fece un breve inchino e partì a prendere il té, lasciando di nuovo sola Violet.
 Ella, tutta compiaciuta, fissò guardinga la lampadina, che svettava sul lampadario che fino al giorno prima era sormontato da candele e lampade ad olio...
 Era il nuovo secolo. Era il futuro. Ed era lì, a Dower House. Violet era nata nell'800, ma ora era anche lei nel ventesimo secolo. Era pronta e non si sarebbe lasciata scappare nulla di quello che la vita le avrebbe messo davanti.
 Con un passo arzillo e rapido andò alla sua poltrona, in attesa del tè, gongolando ancora per quella nuova presenza: l'elettricità. Un nuovo secolo. Ah, chissà cos'avrebbe portato...