Ed erano arrivati i giorni d'autunno, quelli che ricoprono i viali di foglie accartocciate, quelli da venti dell'Est, quelli da armadi da rifare, e da giorni da creare. Eravamo li, su una pachina scarabbocchiata da scritte di piccoli innamorati, Un ti amo dietro la mia schiena, quel ti amo che avrei voluto sentire ancora una volta da te, quel ti amo che mi accende, quel ti amo che mi rapisce, mi uccide. Labbra su Labbra, mano su mano, secondo dopo secondo, battiti di cuore, muoversi all'unisono, un solo corpo,una sola anima. Vento che corre tra i nostri capelli, Nuovole gonfiate, gente che passa indifferente, sguardi concreti, fuggiti via, come inseguiti da un branco di lupi affamati. Sento la tua voce, sento quell'isterica paronoia d' amore.. sento quel profumo, sento quel fremito di un bambino, sento quella dolce effimera poesia che distrugge ogni mia difesa. Attimi scolpiti in un orologio senza tempo, lancette che corrono a zig zag su questo spazio di tempo che ci unisce, bloccarlo, chiuderlo in una campana di vetro, intrappolarlo, da far si che solo noi siamo padroni di questa vita che scorre. Passano i giorni, passano i mesi, e gli anni, e quella scritta rimane sempre li, idelebile. Ma tu, tu non ci sei più, hai deciso di andare via, hai deciso di rompere questa clessidra che con i suoi granelli di sabbia scalfiva la nostra storia, hai deciso di chiedere a Dio un paio di ali per fuggire lontano da qui, da quello che eravamo, da quello che potevamo essere. E adesso mi ritrovo li, seduto a scrivere un qualcosa che nemmeno io so, provo a disegnare il tuo volto, ma incredibilmente i tuoi tratti sembrano cosi diversi. E ora che nemmeno io so quale sarà il mio destino, lascio a te queste piccole e imbranate righe. Spero che tu sia felice, e che nel tuo cuore ci sia sempre un piccolo posto per me. Addio dolce luce della notte, Addio.