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Autore: Sarugaki145    14/01/2015    2 recensioni
-Mi piacerebbe però passare del tempo con te, non condividere solo lo stesso letto. Non facciamo neanche colazione insieme, per arrivare allo S.H.I.E.L.D. in momenti diversi e non far insospettire nessuno.-
Si lamentò lui, cercando di far breccia in quegli occhi gelidi.
-Mi stai dicendo che vorresti portarmi fuori al cinema, comprarmi delle rose o andare in giro mano nella mano..?-
Lo prese in giro lei con aria incredula, alzandosi in piedi e finendo di allacciarsi la camicia, mentre lui la guardava offeso.
[..]
-Solo perché mi piacerebbe cenare con te? Mi andrebbe bene anche una pizza mangiata sul letto, donna di ghiaccio.-
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche solo una pizza sul divano.
 

 
-Nat, da quanto tempo non dormi nel tuo appartamento?-
 
Domandò una mattina Clint Barton, ancora sdraiato nel suo letto, mentre i primi raggi del mattino filtravano dalle persiane socchiuse. Aveva rinviato la sveglia per ben tre volte e ormai segnava le 6.30 ed era consapevole che si dovesse alzare per prepararsi per non arrivare in ritardo allo S.H.I.E.L.D. quella mattina.
 
La donna si era alzata al primo squillo, quindi era già lavata e vestita per metà quando lui le fece quella domanda, a cui pensò qualche secondo prima di rispondere:
 
-Mm.. Un mesetto?-
 
Propose lei mentre sceglieva dall’armadio la camicia da indossare per quel giorno tra una sfilza che, agli occhi di Clint, sembravano tutte uguali e altrettanto belle se indossate da lei.
 
-Un mesetto?-
 
Rimarcò lui scettico, osservando il sedere della ragazza stretto in un paio di jeans neri con particolare interesse.
 
-Mm.. Dici un po’ di più?-
 
Chiese lei girandosi e lanciandogli un’occhiata gelida per la poca finezza del suo gesto.
 
-Beh, considerando che il mio armadio- Disse rimarcando sul “mio” –è quasi totalmente pieno dei tuoi vestiti mi chiedevo da quanto fossi qui per averlo riempito così.-
 
Lei si aprì in un sorriso malizioso e si accomodò sul letto, guardando intensamente gli occhi dell’uomo, che seguiva ogni suo movimento con attenzione.
 
-Ti dispiace così tanto che io sia qua da tanto?-
 
Domandò come una gatta che faceva le fusa, ben conscia di risultare irresistibile agli occhi dell’uomo comportandosi in quel modo.
 
-Affatto.- Rispose lui con un sorriso strafottente. -Mi piacerebbe però passare del tempo con te, non condividere solo lo stesso letto. Non facciamo neanche colazione insieme, per arrivare allo S.H.I.E.L.D. in momenti diversi e non far insospettire nessuno.-
 
Si lamentò lui, cercando di far breccia in quegli occhi gelidi.
 
-Mi stai dicendo che vorresti portarmi fuori al cinema, comprarmi delle rose o andare in giro mano nella mano..?-
 
Lo prese in giro lei con aria incredula, alzandosi in piedi e finendo di allacciarsi la camicia, mentre lui la guardava offeso.
 
-Non fare quella faccia, è quello che desidererebbe ogni donna!-
 
La rimbeccò, irritato dalla totale impossibilità di comprendere la mente di quella donna, che sembrava funzionare al contrario di tutte le altre. Lei infatti rispose ovvia:
 
-Io non sono ogni donna, pensavo l’avessi capito.-
 
-Diciamo allora che è quello che desidera ogni uomo alla fine, me compreso.-
 
Ammise lui a malincuore, facendo segnare l’ennesimo punto a favore della vedova nera.
 
-Sei un pappamolle.-
 
Lo prese in giro lei mentre si sistemava la chioma fulva davanti allo specchio, osservando la reazione dell’uomo nella superficie riflettente. Lui fece una smorfia offesa e si alzò dal letto stiracchiandosi, nella speranza di uscire dal campo visivo della donna.
 
-Solo perché mi piacerebbe cenare con te? Mi andrebbe bene anche una pizza mangiata sul letto, donna di ghiaccio.-
 
Si lamentò Occhi di Falco sbuffando e infilandosi una maglietta presa dal mucchio dalla sua parte del letto e chiudendo la conversazione entrando in bagno.
 
*
 
Un’ora e mezza dopo Barton entrò nel bar dello S.H.I.E.L.D., salutando con cenno del capo i colleghi già presenti ed andando diretto verso in bancone a cui ordinò un caffè ristretto e una brioches. Era di cattivo umore quella mattina, perché per l’ennesima volta Natasha l’aveva distrutto con le sue risposte gelide e senza sentimenti.
 
Si era illuso di essere qualcosa di più che un passatempo notturno per lei, visto tutto quello che avevano passato insieme e per quel particolare feeling che c’era sempre stato tra loro. Ultimamente però era diventata sempre più fredda nei suoi confronti e ormai Clint si era convinto che avesse un altro per la testa, anche se passava tutte le notte da lui.
 
Si era trovato ad osservarla spesso la notte mentre lei dormiva, rendendosi conto di quanto fosse bella e di quanto tempo avrebbe passato a guardarla senza sentire l’esigenza di nient’altro.
 
Si era innamorato di lei, ne era consapevole da tempo ormai.
 
Quando quella mattina lei l’aveva preso in giro per quel suo desiderio di vivere qualcosa di più che non fosse solo sesso l’aveva particolarmente ferito, facendolo sentire un debole in quella sottospecie di relazione.
 
In quel momento una ragazza dai lunghi capelli biondi si accomodò affianco a lui e ordinò un cappuccio, attaccando poi bottone con lui.
 
Si ritrovò senza rendersene conto a ridere e scherzare con la nuova arrivata, lui che di solito era restio a dar confidenza agli estranei.
 
Forse spinto dalla consapevolezza che anche Natasha si trovasse nello stesso bar e lo potesse vedere iniziò a raccontare qualcosa di se alla sconosciuta, per dimostrare alla Vedova Nera che non fosse affatto l’unica donna nella sua vita.
 
Lui non era un debole, lui era il latin lover che aveva conosciuto anni prima, con cui per gioco aveva iniziato quel innocente flirt.
 
Poco distante, seduta con le gambe accavallate ad un tavolino, Natasha osservava la scena, con gli occhi ridotti a due fessure.
 
Clint non era mai stato così espansivo ed era certa che stesse comportandosi così solo per farla ingelosire. La cosa che però la faceva arrabbiare di più era il fatto che lui ci stesse perfettamente riuscendo.
 
-Sei gelosa Natasha?-
 
Domandò un ragazzo biondo sedendosi al suo fianco e appoggiando un caffè americano sul tavolo di fronte a loro, dando voce a tutti i suoi timori.
 
-Ma cosa dici Rogers?-
 
Chiese la rossa girandosi verso il suo interlocutore con il solito sguardo freddo e calcolatore, che non aveva niente a che vedere con gli occhi di pochi istanti prima.
 
-Quello sguardo è di una donna gelosa, pronta a staccare la testa del proprio fidanzato che fa un po’ troppo il simpatico con una nuova arrivata.-
 
Spiegò Capitan America sorridendole con semplicità, mentre con il capo indicava Barton che era appena scoppiato a ridere.
 
-Clint non è il mio fidanzato.-
 
Sibilò Natasha scura in volto, infilzando con il cucchiaino del caffè la sua brioches come per pugnalarla.
 
-No? Quindi passare tutte le notti da lui non lo fa il tuo fidanzato?-
 
Lo sguardo sorpreso della rossa la tradì perfettamente, quindi quando bofonchiò in risposta “Come..?”, Steve ribatté tranquillo:
 
-Natasha, secondo te lo S.H.I.E.L.D. non nota queste cose? Siamo la più grande organizzazione spionistica dell’America.-
 
Lei alzò gli occhi al cielo, irritata perché l’organizzazione per cui lavorava doveva sempre impicciarsi della sua vita.
 
-Non è il mio fidanzato comunque!-
 
Sbottò lei finendo di torturare la brioches.
 
Capitan America alzò gli occhi al cielo e sospirò paziente, ben sapendo quanto testarda potesse essere Natasha.
 
-E allora quando troverai i vestiti di un’altra nel suo armadio non avrai alcun diritto di arrabbiarti.-
 
Osservò Steve lapidario, prendendosi un’occhiata infuocata, per poi proseguire:
 
-Bisogna continuare a corteggiare ogni giorno il proprio uomo o la propria donna, se no si rischia che ci si innamori di qualcun’altro. E soprattutto bisogna ammettere quanto si voglia bene alla propria metà.-
 
In quel momento Clint arrivò con la nuova arrivata, mentre quella rideva a qualche sua battuta.
 
-Ma lo sapete che anche lei ha lavorato in un circo come me?-
 
Domandò Occhi Di Falco incredulo, rivolto ai due amici seduti.
 
Se uno sguardo avesse potuto uccidere la testa di Clint sarebbe dovuta esplodere in quel momento, visto come Natasha lo stava fissando.
 
-Davvero? E anche lei può andarsene a quel paese?-
 
Sibilò la rossa andandosene, sbattendo in faccia i capelli rosso fuoco a Clint, che la guardava sbigottito dallo svolgersi degli eventi.
 
-Ma cos’ha?-
 
Domandò Barton con un filo di voce, confuso più che mai, mentre Capitan America scuoteva la testa sconsolato.
 
*
 
Dalla rispostaccia che Natasha gli aveva dato più di due settimane prima non si era più fatta vedere e dopo aver chiesto dove potesse essere Fury l’aveva informato che era partita per una missione a tempo indeterminato.
 
Non si faceva mai sentire quando se ne andava per lavoro, eppure quella volta la sua assenza si faceva particolarmente sentire, soprattutto perché era partita senza un saluto, prendendo un numero indefinito di vestiti dall’armadio e temeva che l’avesse fatto per non dover tornare in quella casa con lui.
 
Ammetteva che l’ultima mattina in cui si erano visti aveva fatto il brillante apposta con la nuova collega, ma solo per infastidire Natasha nella speranza dopo la discussione avuta che lei si rendesse conto che qualcosa di lui gli importasse.
 
Era stravaccato sul letto senza aver cenato, aveva chiamato un fattorino per farsi portare una pizza che voleva mangiare guardando qualche film di spionaggio per distendere i nervi nel vedere come gli americani pensassero fosse la sua vita.
 
Aveva avuto una giornata pesante, in cui aveva dovuto sistemare tutti i rapporti che aveva lasciato indietro, cercando di ricordare i particolari di ogni missione, quindi con il mal di testa che si ritrovava sperava di potersi solo rilassare quella sera.
 
Quando sentì suonare alla porta si alzò pigramente, pronto a ritirare la sua pizza e a poter finalmente mettere qualcosa sotto i denti per poi prendere quell’agognata pastiglia contro il mal di testa.
 
Aprì la porta a petto nudo, con cinque dollari in mano, quando rimase per un attimo interdetto.
 
Natasha, vestita con una sua t shirt che non trovava da un po’ e un paio di jeans stretti, lo spinse da parte con un grosso cartone della pizza.
 
Senza degnarlo di uno sguardo si diresse in camera, dove, dopo aver lanciato in un angolo della stanza le sue scarpe da tennis, si accomodò sul letto, sbottando poi all’uomo ancora imbambolato a guardarla:
 
-Allora, ti muovi?-
 
Lui le dedicò il suo miglior sorriso da piantagrane per raggiungerla sul letto, pronto a dirle qualcosa per quel ritorno, ma lei lo zittì:
 
-Non dire niente.-
 
Clint sorrise e le si avvicinò, baciandole la fronte.
 
-Buon appetito Nat.-
 
Sussurrò quindi aprendo il cartone della pizza e prendendone una grossa fetta. A lei sfuggì un sorriso, mentre il profumo di quell’uomo tornava prepotente nella sua testa, facendola rendere conto di quanto gli fosse mancato. Quando conclusero la cena senza che se ne rendesse conto le parole le uscirono dalla bocca, come se fossero li da troppo tempo:
 
-Mi sei mancato in questo periodo.-
 
-Così tanto che non ti dispiace neanche mangiare una pizza insieme?-
 
Chiese lui con un sorriso strafottente, quindi Natasha si arrese e rispose:
 
-A quanto pare.-
 
E a quel punto Natasha appoggiò la testa sulla spalla di Clint, avvicinandosi a lui, e intrecciando le loro dita pronta a sorbirsi un pessimo film e una pizza ormai fredda, ripagati solo dall’ottima compagnia.
 

 
 
 
  
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