Anime & Manga > Fairy Tail
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Autore: rhys89    14/01/2015    2 recensioni
Un ragazzo non più bambino alle prese con un ritorno inaspettato... e con un sentimento ormai fin troppo familiare, nascosto da sempre tra i livelli di un vecchio videogioco.
Laxus era il nipote naturale di ji-chan, aveva cinque anni più di lui ed era il fratello maggiore che Natsu aveva sempre sognato: sicuro di sé, amante del rock e imbattibile ai videogame.
Il massimo, insomma.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Luxus Dreher, Natsu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angolino dell'autrice

Salve gente!!
Orbene, sono mesi che sto scrivendo senza pubblicare nulla (e mi scuso profondamente con coloro che stanno seguendo delle mie long... prometto che aggiornerò tutto, a tempo debito), ma adesso ho deciso di farmi avanti. E, per prima cosa, vedrò di riempire questo fandom con un po' di sano yaoi (anche se la beneamata Devileyes sta facendo un ottimo lavoro, a questo proposito... grazie per la tua crociata yaoista, socia!), visto che è piuttosto carente.
In particolare, poi, vi asfissierò tartasserò allieterò (?) con quella che è ormai la mia più grande ossessione dai tempi di Trunks (la mia prima cotta virtuale <3): sto parlando, ovviamente, delle Laxus/Natsu.
Giuro, quei due mi piacciono troppo insieme... e siccome il fandom italiano non se li fila di striscio, dovrò pensarci io ù.ù

Detto questo, la smetto di blaterare a vanvera e passo a presentarvi quella che sarà la prima (ma non certo l'ultima) delle storie su di loro.
Eccoci, innanzitutto parliamo dell'AU: ci troviamo ai tempi contemporanei, non esiste la magia e Fairy Tail non è una gilda bensì una specie di orfanotrofio/casa famiglia di cui Makarov è il direttore.
Secondo, vi avviso che all'interno della one-shot troverete l'intreccio di due storie distinte, creato dall'alternarsi di paragrafi al presente (scritti con carattere normale) e al passato (scritti completamente in corsivo).
La storia inizia e finisce al presente, quando Natsu ha circa diciassette anni e Laxus circa ventidue. Per quel che riguarda il flashback, invece, inizia con l'arrivo di Natsu a Fairy Tail (quando cioé aveva circa otto anni e Laxus tredici), e prosegue a oltranza.
Il POV (punto di vista) è quello di Natsu.

Legenda
“...” Pensieri di Natsu.
«...» Dialoghi.

Ultimo ma non ultimo, ho mantenuto un paio di termini giapponesi (solo uno, in effetti, con suffissi diversi), perché secondo me rendono meglio i rapporti che ci sono tra le persone:
ji-chan --> vezzeggiativo usato da Natsu con Makarov; in italiano si potrebbe tradurre con "vecchietto" o "nonnetto".
ji-ji --> nomignolo che Laxus (e solo lui) usa con suo nonno; è una forma molto intima e familiare, e davvero non saprei come renderla in italiano...

Non ho altro da aggiungere, se non che spero davvero di farvi appassionare (come me) a questa coppia tanto amata all'estero (ho trovato delle fanart giapponesi che sono la fine del mondo, e poi ci sono fior di fanfiction!) ma così poco conosciuta in Italia.

Disclaimer: i personaggi e la storia di Fairy Tail non mi appartengono e non ci guadagno nulla di materiale a scriverci su.

Note: questa storia partecipa a Il contest delle brevi storie edite indetto da Red_Angel :3 sul forum di EFP.

Buona lettura a tutti! ^_^





Quel maledetto non voleva proprio saperne di lasciarlo vincere…
Natsu imprecò a mezza voce mentre il suo avversario schivava – di nuovo! – il suo soffio del drago di fuoco, per poi gemere sconfitto e gettare la testa all’indietro quando sullo schermo lampeggiò l’ennesimo Game Over.
“Stupido, stupidissimo gioco!”
«I bambini a quest’ora dovrebbero essere a letto.»
Fu una vera fortuna, per Natsu, che la consolle fosse poggiata al sicuro sul divano, perché certamente gli sarebbe scivolata dalle mani al suono di quella voce.
Una voce che non sentiva da quasi due anni.

Quando si era trovato davanti ai cancelli di Fairy Tail, Natsu era rimasto a bocca aperta dalla sorpresa – Quel posto era davvero enorme! – ma ben presto aveva imparato ad amare quell’edificio e i suoi strambi abitanti come la casa e la famiglia che ormai non aveva più.
E poi c’era Laxus.
Laxus era il nipote naturale di ji-chan, aveva cinque anni più di lui ed era il fratello maggiore che Natsu aveva sempre sognato: sicuro di sé, amante del rock e imbattibile ai videogame.
Il massimo, insomma.


Si girò lentamente verso il ragazzo alle sue spalle – giusto il tempo di calmare un minimo il battito impazzito del proprio cuore – fino ad incrociare quegli occhi chiari che non aveva mai dimenticato.
«Sei tornato.» Disse soltanto.
Laxus gli sorrise appena, ancora appoggiato allo stipite della porta.
«Già.»

Visto che viveva con suo padre – e non con tutti loro – Natsu non aveva molte occasioni per stare con il suo idolo, ma non se ne lamentava… soprattutto perché, quando c’era, il ragazzo trovava sempre un po’ di tempo da dedicargli.
A modo suo, ovviamente.
Sì, perché Laxus non era il tipo da smancerie inutili o imbarazzanti dimostrazioni di affetto – questo lo sapevano tutti – però ogni volta che il bambino gli si avvicinava mentre giocava col suo videogame preferito lui lo prendeva silenziosamente in braccio, lasciandogli osservare la partita da un posto d’onore.
Non lo permetteva a nessun altro.


«Ancora non l’hai finito?» Gli chiese il biondo con un ghigno dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio, indicando il videogioco abbandonato sui cuscini.
Lo stesso con cui giocavano insieme in quella che ormai sembrava un’altra vita.
«Certo che l’ho finito.» Ribatté Natsu, punto sul vivo.
“E l’ho ricominciato. Più e più volte.”
«Ormai è superato… dovresti provare qualcos’altro.»
«Mi piace questo.» Borbottò distogliendo lo sguardo, leggermente imbarazzato.

Per questo fece tanto male quando Laxus cambiò completamente.
Successe all’improvviso, apparentemente senza neanche una ragione: il giorno prima andava tutto bene e quello dopo era diventato freddo e distante con tutti, eccetto i suoi tre migliori amici.
E quando Natsu gli si era avvicinato per guardarlo giocare come al solito, lo aveva allontanato con un secco «Sparisci, moccioso.» senza neanche alzare gli occhi dallo schermo.


«A che punto sei?» Domandò ancora Laxus, aggrappandosi a quell’argomento frivolo che li teneva ben lontani dalle parole che veramente avrebbero voluto – e dovuto – dirsi.
«Sono bloccato al drago del fulmine.»
Sorrise nostalgico.
«Già… creava problemi anche a me.»
Silenzio. Poi Natsu sospirò piano e «Mi aiuti?» propose titubante, aspettando la risposta col fiato sospeso.

«Ji-chan, perché Laxus mi odia?» Gli aveva chiesto un giorno come tanti, dopo aver incassato l’ennesimo rifiuto del più grande.
Il vecchietto sorrise mesto e gli accarezzò affettuosamente i capelli.
«Laxus non ti odia, Natsu… è solo tanto arrabbiato.»
«Con me?»
«No… lui è arrabbiato con me.»
«E perché?»
«Perché io… ho mandato via suo padre.»
Dunque era per quello che Laxus aveva iniziato a vivere a Fairy Tail…
Natsu avrebbe tanto voluto saperne di più, ma Makarov aveva un’espressione talmente triste che non se la sentì di insistere ancora.


Il sorriso che gli rivolse Laxus a quelle semplici parole fu come un bicchiere d’acqua fresca in pieno deserto.
«Fammi spazio.» Gli disse soltanto prima di staccarsi dallo stipite per andare a sedersi vicino a lui, prendendo la consolle che gli porgeva per iniziare a giocare.
Eppure quel muro era ancora tra loro, freddo e invisibile come una sottile lastra di ghiaccio.
«Mi dispiace, Natsu…» Mormorò Laxus all’improvviso, dopo qualche minuto passato con la musichetta del boss finale come unico sottofondo.
«Hai perso la mano, succede.» Replicò tranquillo il più piccolo, continuando a fissare lo schermo buio finché l’altro non gli sollevò con delicatezza il mento fino a fargli incontrare di nuovo i suoi occhi.
Dio quanto erano belli, i suoi occhi.
«Non parlavo del gioco.» Sussurrò poi, lasciandolo andare.
E Natsu semplicemente annuì, incapace di mandar giù quel groppo che gli aveva serrato la gola impedendogli quasi di respirare.

Natsu continuò ostinatamente a subire l’indifferenza e i rifiuti di Laxus per molti mesi prima di arrendersi al fatto che ormai – per qualche assurdo motivo – la loro amicizia era andata persa… ma non riuscì a fare a meno di continuare a cercare un qualsiasi contatto con lui.
Scontri verbali, perlopiù, anche se un paio di volte era riuscito a provocarlo tanto da rischiare seriamente di prendersi un pugno.
Poi un giorno – avrà avuto circa dodici anni – si ritrovò per le mani quel vecchio videogioco sui draghi e la memoria traditrice riportò a galla tutti i ricordi legati a lui… e a Laxus.
Ricordò il sorriso quasi orgoglioso che gli rivolgeva quando riusciva a superare da solo un livello difficile, il calore del suo petto contro la schiena mentre lo stringeva tra le braccia e quel profumo buono che era solo e soltanto
suo.
E sorrise triste: Laxus era stato – e probabilmente era tuttora – la sua prima cotta… e lui se n’era accorto solo quando ormai non si parlavano più.


«Ho scoperto che mio padre voleva vendere Fairy Tail per pagarsi i debiti di gioco… per questo ji-ji l’ha cacciato.» Gli confidò con un sospiro profondo, liberandolo infine dal peso del suo sguardo. «Ma siccome nessuno mi aveva detto la verità, nella mia testa era diventata solo colpa vostra – di tutti voi – se lui se n’era dovuto andare…» Concluse poi, talmente piano che nonostante fossero così vicini Natsu faticò a capirlo.
Nel vederlo così abbattuto cercò la sua mano senza quasi pensarci, stringendola forte… e rimase piacevolmente sorpreso quando Laxus, anziché ritrarsi, intrecciò le loro dita.
«Forse ji-chan ha pensato che eri troppo giovane per accettare una cosa del genere» azzardò dopo qualche secondo di silenzio «e ha cercato di proteggerti, a modo suo.»
Sentì la stretta farsi ancora più forte.
«Già… e io invece mi sono comportato da grandissimo stronzo.» Mormorò con un sorriso triste. «Con ji-ji, con voi ragazzi…» alzò di nuovo il viso verso di lui «e con te.»

Quando Laxus aveva iniziato a lavorare nessuno ci aveva trovato nulla di strano: sebbene Makarov non avesse mai messo loro pressioni in tal senso tutti quanti, appena possibile, cercavano di guadagnare qualche soldo per non dipendere completamente da lui.
E anche se in questo modo le occasioni di vederlo erano ancora più rare Natsu non osava lamentarsi nemmeno con se stesso, segretamente sollevato che – a ormai diciotto anni compiuti – Laxus fosse ancora lì con loro.


«Sai,» continuò, senza lasciargli il tempo di rispondere «io…» esitò un momento, passandosi una mano dietro il collo «oh, al diavolo! Mi sei mancato, Natsu.» Sussurrò alla fine. «E non parlo solo degli ultimi due anni…»
E poi gli sorrise. Un sorriso dolce e un po’ impacciato, come quelli che gli rivolgeva da ragazzino, quando Natsu gli gettava le braccia al collo dopo aver vinto una partita.
Il muro tra di loro crollò silenzioso com’era apparso e all’improvviso fu come se quei lunghi anni fossero solo un brutto, bruttissimo sogno.
Laxus continuava a sorridergli, forse aspettando una sua risposta, ma Natsu e le parole davvero non erano mai andati d’accordo… quindi lasciò che fosse il suo corpo, a parlare per lui.
E così lo baciò.

Invece un giorno se n’era andato. Senza dire niente a nessuno, senza salutare nessuno eccetto quei pochi eletti che ancora godevano delle sue attenzioni.
Ma che comunque non ebbero il permesso di seguirlo.
Fu Makarov a dare l’annuncio ufficiale, spiegando loro che Laxus aveva trovato casa e lavoro in un’altra città, e si era trasferito lì in pianta stabile.


«Scusa,» mormorò imbarazzato, separandosi a malincuore dalle sue labbra «io… era una vita che volevo farlo.»
Laxus aveva sgranato appena gli occhi dalla sorpresa ma per il resto non aveva avuto altra reazione, e Natsu non riusciva davvero a capire cosa gli passasse per la testa.
Sperava solo di non aver rovinato tutto proprio adesso che finalmente erano di nuovo insieme…
I minuti scorrevano lenti, e Laxus continuava a tacere.
Quando infine il silenzio si fece troppo pesante per i suoi gusti Natsu si alzò in piedi, deciso a mettere fine a quella situazione di stallo… ma non poté neanche fare un passo che si sentì trattenere per la mano ancora stretta a quella dell’altro.
«L-Laxus?» Lo chiamò perplesso.
«Moccioso.» Sbuffò lui, tirandolo a sé per coinvolgerlo in un bacio decisamente più intenso del leggero sfiorarsi di poco prima.

Da quel giorno, per combattere la nostalgia, Natsu aveva iniziato a rifugiarsi sempre più spesso in quel vecchio videogioco che era stato l’inizio di tutto.
E intanto – tra uno scontro e l’altro – si prometteva che, se Laxus non fosse tornato indietro prima dei suoi diciotto anni, sarebbe stato
lui ad andarlo a cercare. Anche a costo di farsi sbattere la porta in faccia cento e cento volte… lui non si sarebbe arreso.
Mai.


«Quando baci qualcuno, fallo come si deve.» Gli sussurrò sorridendo sulle labbra, lasciandolo andare dopo un’ultima carezza.
Sorrise anche lui.
«Me ne ricorderò.»
Laxus gli porse il videogioco che era scivolato di nuovo sui cuscini.
«Vuoi riprovare?»
Natsu scosse deciso la testa, poi – dopo un lunghissimo momento di esitazione – gli salì in braccio e «No, continua tu.» disse, accomodandosi contro il suo petto.
Da quella posizione non poteva vedere l’espressione di Laxus e per un orribile momento ebbe paura di aver osato troppo… ma poi sentì le sue braccia circondargli la vita e, subito dopo, il jingle di avvio del gioco.
«Guarda e impara, ragazzino.»
   
 
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