Anime & Manga > Alice Academy/Gakuen Alice
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Autore: Doroth_    14/01/2015    3 recensioni
Questa è una FF su Gakuen Alice.Parte dal momento in cui Mikan scopre di possedere l'Alice del Furto e,in questa storia,ha sedici anni...ora è diventata cupa e nemmeno la confortante presenza di Hotaru o di Natsume al suo fianco riescono a darle conforto...ad un certo punto poi,arriverà anche un presunto rivale in amore per Natsume...cosa succederà?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo speciale -Natsume- Parte 1.

 

Quel mattino il vento era piuttosto seccante. Soffiava insistente contro le imposte, dandomi sui nervi ad ogni minimo scricchiolio del legno infreddolito.

Mi affacciai sul cortile, premendo sul vetro lordo le guance un po’ ruvide per le prime manifestazioni di una barba leggera e scura, appena appena visibile all’altezza del mento.

Sospirai, provocando della condensa che appannò quell’unico punto ‘pulito’, annebbiandomi la vista del viale colmo di foglie cadute. Un tappeto appassito sui mattoncini rosati.

Diedi una passata di maglione di lana ( che, tra l’altro, mi aveva regalato Ruka… Lo detestavo, ma non glielo avrei mai confessato) e aguzzai la vista, quando scorsi un paio di figure snelle che, lentamente, avanzavano verso il folto del boschetto, con aria calma e serena, quasi la temperatura fosse delle più miti.

Hotaru.

Quella chioma ametista la riconoscevo anche se sotto il pesante berretto che aveva calcato sulla testa.

Ma quello alla mia e alla sua destra era..

Ma quello è.. Ruka!?

Feci per sporgermi al di fuori della parete vitrea, dimenticandone l’esistenza. 

La botta fu rapida e il dolore mi pervase solo pochi secondi più tardi.

Imprecai, quindi, nel percepire il lieve bernoccolo bitorzoluto, appena sotto la frangia.

Feci un paio di passi per appostarmi nuovamente in quel luogo ‘strategico’ e tornai alla scena.

I due stavano ridendo, forse per una delle assurde battutine che il mio amico buttava lì, nei momenti di nervosismo.

Non gli capitava mai di avere a che fare con le ragazze e, sotto un certo punto di vista, era comprensibile che diventasse rosso peperone e iniziasse a sparare scemenze a raffica.. O no?

Negli ultimi tempi, lo avevo visto un po’.. Diverso, forse?

Era cambiato. Lo coglievo spesso assorto, perso in chissà quali pensieri e, quando lo richiamavo con uno schiocco di dita, mi trafiggeva con quel suo sorriso disarmante e timido, imbarazzato, quasi potessi cogliere le sfumature della sua mente.

Non era nemmeno più così ‘disperato’ per la sorte toccata a Mikan, di cui si presumeva fosse innamorato..

Già. Mikan.

Era un po’ che non le rivolgevo un ‘ciao’, che non le rivolgevo nemmeno un fugace sguardo!

Incontrando anche solo per un momento quelle iridi traboccanti di miele dorato, non vi riconoscevo quel guizzo tetro e cupo e, inevitabilmente, cominciava a montarmi dentro un senso di profonda rabbia nei suoi confronti.

Era troppo baka.

Strinsi i pugni, desiderando darle un pugno in testa ‘stile Hotaru’.

Diedi un calcio al muro, staccando via qualche pezzo di intonaco. Avevo dimenticato la punta metallica egli anfibi.

Sospirai, riacquistando la mia solita calma; infilai la giacca una manica per volta con estrema facilità: era terribilmente largo per me.

Scesi in strada e respirai a pieni polmoni una generosa porzione di aria tagliente.

Il sollievo mi pervase, portandomi a chiudere gli occhi e a godermi il momento.

Udivo il fruscio delle foglie morte al vento; il cinguettio acuto ma dolce dei passerotti; i suoni attutiti provenienti dall’aula di musica, in cui gli studenti delle elementari facevano pratica ogni mattina a quell’ora.

Poi uno scalpiccio.

Tap tap. Tap tap.

Era ovattato, dunque lontano. Ma non troppo.

Mi voltai molto lentamente per poi incontrare lo sguardo al solito penetrante ma divertito di Hotaru Imai.

Ruka, al suo fianco, non smetteva di guardarla, mentre le raccontava di quella volta in cui era caduto giù dall’altalena perché voleva vedere se gli sarebbero spuntate le stesse ali del pulcino gigante.

Non lo vedevo così sereno da.. Non lo so…

Li vidi avanzare verso la mia figura esile e scura, persa nella massa calda e pesante del pastrano.

Ora avevano smesso di sghignazzare per cedere il passo alle espressioni tipiche che assumevano quando nella conversazione c’entravo anch’io.

Era come se volessero mostrare una sorta di ‘solidarietà’ nei miei confronti, qualcosa come ‘per rispetto, non ci facciamo vedere morire dalle risate’.. Rispetto. Solo per la situazione di Sakura.

-Ehi.- Salutai, sollevando un braccio, anche se ora entrambi si stagliavano proprio di fronte a me.

-Ehi.- Hotaru era impassibile. Che novità.

Il biondino alla sua destra non rispose. Arrossì visibilmente, però.

Colto in flagrante.

-Che fate?- iniziai io, assumendo un atteggiamento divertito.

Mi portai le mani giunte al petto e sorrisi appena, un lampo malizioso saettava nei miei occhi. Lo sapevo per certo.

-Nulla di che.- La ragazza scrollò le spalle, scostante.

Non sembrava avesse molta voglia di perdersi in chiacchiere.

Stava tornando la cara vecchia Imai. Potevo solo esserne soddisfatto, anche se riuscivo a cogliere un pizzico di preoccupazione nel suo sguardo.

E non stava nemmeno guardandomi, ora. Era concentrata su altro. 

Qualcosa o qualcuno alle mie spalle.

La mascella era contratta, tirata.

Mi aggiunsi a loro e tre paia di occhi si trovarono ad osservare una scena sconcertante. Almeno per il sottoscritto.

Mikan. Stava incedendo leggiadra nel suo giubbotto chiaro; un’aria allegra e spensierata si liberava da lei, rendendola quasi luminosa di una luce propria.

Ma non era sola. Con lei c’era quello nuovo, il tipo con il suo stesso Alice.. Ikuto Kitamura.

Avvertii le fiamme divampare, fra le mie dita affusolate al punto giusto.

La rabbia si faceva strada nella mia testa, spintonando qualsiasi altro sentimento provato in precedenza. Si diffondeva distruttiva dentro il mio corpo, torcendomi lo stomaco.

Hotaru parve provare lo stesso.

Appariva molto rigida, anche se il volto era disteso.

Solo il braccio vibrava leggermente: un movimento appena percepibile, un tremolio ben occultato.

Lui era intento a ridere e raccontare insieme e lei era tutta presa dal movimento lento delle sue labbra.

Pareva ipnotizzata.



.:Doroth_dice:.

Questa è solo la parte 1. La seconda arriverà a breve! Promesso.
  
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