Era uno strano pomeriggio di nullafacenza
all’accampamento,
come ne capitavano ormai pochi in quel periodo, ma quel giorno gli
ordini erano
stati dati e i risorti sembravano aver deciso di passare la mano per un
giorno
dopo l’ultima cocente sconfitta inflittagli dalla stratega.
Si trovava nella sua tenda, sdraiata
scompostamente sul
letto, in compagnia dell’eterno compare e migliore amico
Sthal. I due
condividevano una passione per la tranquillità, per il cibo
e talvolta per fare
le cose con calma, col giusto tempo.
Il cavaliere comunque era concentrato a fissare
un’arpa, di
legno chiaro molto bello, che aveva imparato a suonare splendidamente
grazie a
settimane di notti insonni, ma ora la scrutava, seduto a gambe
incrociate sul
pavimento della sua tenda, come se fosse un complicato rebus da
risolvere.
Erano una strana coppia: entrambi erano immobili a
fissare
intensamente qualcosa e sembrava non avessero la minima intenzione di
smettere.
- Dovresti andare a parlarle – disse in
tono abbastanza
distaccato la stratega, anche la sua attenzione d’altronde
era altrove.
- Pratica quello che predichi Eren –
rispose dopo qualche
istante in tono dismesso.
La stratega a quelle parole scattò in
piedi – Magari! Ma non
posso!
Non capisci? Mi ha battuto la scorsa volta e anche
quella
precedente!
Non posso chiedergli la rivincita senza nemmeno
aver
studiato una contromossa decente! –
proclamò esasperata, squadrando il
tavolo pieno di figurine
intagliate nel legno, alberi e montagne ricostruite fedelmente, fisse
in quella
posizione da ormai tre giorni.
Tre giorni!
Eren si sarebbe sicuramente maledetta se avesse
lasciato
passare un giorno in più!
E Sthal, per la prima volta da qualche tempo
ormai, rise, rise al
vedere la sua migliore amica così preoccupata per un
semplice gioco, così
scombussolata, lei che mai si scomponeva davanti al nemico.
Eren lo incenerì con lo sguardo facendo
ridere ancora di più
l’amico. Decise allora di prendersi una boccata
d’aria e fece per uscire dalla
tenda, non prima però di restituire l’affronto al
cavaliere in verde.
- Molto bene. Avviserò Cordelia che la
vostra esibizione è
fissata per domani sera. –
Sthal impallidì.
- Stai scherzando! – ma lei era
già uscita dalla tenda –
Eren! Non dirai sul serio! Ereeeen!!!! –
La ragazza ghignò e se ne
andò soddisfatta.
- Lissa! …Lissa! –
gridò, per poi lanciarsi e prendere al
volo la principessa, svenuta.
Strinse la presa sull’elsa della spada
fino quasi a
sanguinare e si morse il labbro per l’impotenza, ancora
pervasa dalla rabbia e
dal dolore di quanto accaduto poco prima.
Fremeva dalla collera, mentre stringeva a
sé il corpo di
Lissa ed era probabilmente l’unica cosa che la tratteneva dal
lanciarsi in un
attacco suicida, quando una voce ruppe il silenzio e lo stridio dei
corvi.
- Chrom, Eren! Da questa parte, presto!
Abbiamo trovato una via di fuga!! –
Mai come quel giorno maledisse tanto Basilio,
mentre udiva
le parole dei Khan e voltava le spalle al nemico, sempre portando Lissa
con sé.
Chiamò Chrom con quella che non
sembrava nemmeno la sua voce
e lui non parve nemmeno sentirla, ma continuò
finché il principe non si mosse,
dovevano andarsene da lì.
Quando poi i nemici li sorpresero, una volta lasciato il campo,
combatté con un
odio che non le apparteneva, con il volto bagnato dalle lacrime e
massacrando i
nemici senza pietà, godendo per la prima volta del sangue e
delle loro morti.
Fu il freddo a darle conforto una volta arrivati
nei Regna
Ferox.
Si lasciò divorare dalle raffiche di vento gelido, prima di
ritirarsi
silenziosamente nella sua stanza.
- Eren, la cena è pronta –
Passò qualche istante prima che
dall’altra parte della
massiccia porta di legno giungesse una risposta.
- Non ho granché fame, grazie lo stesso
Virion –
Ma la voce era rotta, nonostante il pallido
tentativo di
mascherarla, e il duca se ne accorse subito.
Non poteva sopportare quella voce così
sofferente, così
decise di socchiudere la porta ed entrare.
La stanza era immersa nel buio e nel freddo
ferrosita, la
stratega, rannicchiata con la testa nel cuscino, non aveva neanche
provato a
fissar le tende o ad accendere il camino. Ma l’arciere decise
di lasciare le
cose così come stavano e invece andò a sedersi a
fianco alla stratega.
Eren lo percepì subito, ma
inaspettatamente non lo cacciò
via, quando invece provò a parlarle scoppiò e
riversò su di lui tutti i
pensieri di quel pomeriggio cupo.
- È colpa mia, Virion. È
morta per colpa mia..! –
- Non essere ridicola Eren! –
- Sono io la stratega, Virion! Ho detto io a Chrom
che avrei
ideato un piano per salvarla! Ma sapevo benissimo che non era
possibile! Alla
fine ci saremmo ritrovati a dover scegliere, io mi sarei ritrovata a
dover
scegliere.
E lei l’ha fatto anche per me! Per
evitarmi quella scelta…!
–
Eren era ormai in lacrime aggrappata alla camicia
del
nobile, per poi porgli l’ultima, dolorosa domanda –
Virion, perché non fai tu lo
stratega? –
L’arciere dai capelli cerulei
sussultò, comprendendo bene
che quella preghiera era la conseguenza delle loro costanti partite e
se ne
rammaricò; aveva creduto di aiutarla con quel gioco, di
poter alleviare anche
solo di un poco le fatiche della giovane, ma a quanto pare forse anche
a causa
della situazione in cui si trovavano, il risultato era stato
l’opposto.
Virion abbracciò la ragazza,
lasciandola calmare, e cullando
quel corpo squassato dai singhiozzi.
Anche il freddo, lo sapeva, era un modo come un
altro per
punirsi.
Dopo un po’ si decise a parlare – E pensi che
qualcuno seguirebbe le idee di
uno squinternato come me? –
La ragazza nascose un sorriso nel petto
dell’uomo.
- L’esercito ha bisogno di una guida
forte, carismatica, che
arrivi dove Chrom non può arrivare, che capisca le cose
prima di lui, di cui
l’esercito si fidi. Può essere il principe del
popolo quanto vuole, ma lui un
giorno sarà Re, e per molti diverrà inarrivabile.
Mentre la gente ha bisogno di
qualcuno come te, che cammini in mezzo a loro, che sudi e si sforzi
quanto
loro.
È per questo che tutti hanno fiducia in
te, Eren. Perché sei
umana.
E gli umani sbagliano.. –
Sorrise amaramente, prima di riprendere
– Ascolta, io ho
commesso più errori di ogni uomo, donna o bambino, su questa
terra. Ma se tutte
le volte che qualcuno fosse morto per causa mia, mi fossi fermato, come
avrei
potuto rimediare a quegli sbagli?
Come avrei potuto ripagare quelle anime che erano
morte per
me? –
La stratega lo guardò; era uno di quei
momenti in cui
l’arciere si toglieva la maschera e mostrava il vero se
stesso. Vedeva la
sofferenza nel cuore di Virion e sapeva che quelle parole non erano per
semplice sentito dire, che lui stesso aveva provato quella sofferenza e
adesso
stava lottando per non farla annegare in quel pozzo nero.
- Resta con me – gli disse, prima di abbandonarsi nuovamente
su di lui e
lasciarsi carpire dalle braccia di Morfeo, mentre l’arciere,
abbozzando un
sorriso, le carezzava dolcemente i capelli.
- Ha preso un po’ di polvere mentre non
c’eri – le pedine
ancora allo stesso posto, come in attesa di una loro mossa.
E così avevano ricominciato. Nonostante
la curiosità
iniziale, l‘intero accampamento aveva accettato la nuova
routine della loro
stratega senza obbiettare, tranne qualche malalingua, persino tra i
suoi amici,
che non riusciva a credere che ogni santo pomeriggio si rinchiudessero
a
giocare. Considerata la fama di Virion.
Eppure, ogni qual volta che si trovavano insieme,
l’arciere
agiva sempre in modo frivolo per farla divertire, ma era più
franco, quando si
rivolgeva a lei.
In battaglia si trovavano con una sincronia
perfetta: Virion,
a cavallo del suo baio, la copriva sempre con la sua mira infallibile e
lei
era libera di falciare risorti e nemici e buttarsi nella mischia o di
dare le
direttive all’esercito.
Era strano come tanto facilmente si fosse instaurata una sorta di
complicità
tra loro due, come lei riuscisse a vedere tanto facilmente sotto la sua
maschera frivola e come lui riuscisse sempre a leggerla come un libro
aperto e
a confortarla, restandole semplicemente accanto senza diventare una
presenza
scomoda.
Quando Zelcher li aveva visti chiacchierare
insieme, una
delle prime volte, era rimasta stupita, le avrebbe raccontato in
seguito, era
da tempo, le disse, che non vedeva il viso di Virion così
sereno e sincero.
La brezza marina le scompigliò i
capelli, mentre veniva
raggiunta da un leggero spruzzo d’acqua.
Una figura alta si avvicinò, camminando
lentamente per il
ponte, portandosi anch’essa verso la prora della nave e
fissando con
intensità l’orizzonte.
- Sei preoccupato? –
- No, io.. – l’uomo scosse la
testa, sospirando. Non
trovando il coraggio di mentire di fronte a quegli occhi.
– Come posso tornare così nel mio paese?
In salute, in
forze, quando ho abbandonato i miei uomini stanchi e stremati?
–
Chinò la testa, incapace di sopportare
ulteriormente
pensieri simili, quando una mano afferrò la sua spalla.
- Virion.
Sei tornato, hai un esercito che
combatterà il tuo nemico e
tu stesso ti sei esposto in prima linea.
Non c’è bisogno di lasciarsi
prendere proprio adesso dalla
disperazione.
Vedrai, ce la faremo –
Eren sorrise con dolcezza, al contempo convinta
delle sue
parole e l’arciere si lasciò convincere da quel
viso, che ormai da tempo e
senza rendersene conto l’aveva conquistato e gli dava forza.
Dopo un attimo di silenzio i due parlarono di nuovo, osservando il
profilo
delle navi nemiche all’orizzonte.
- Certo che
con le
navi mezze vuote.. –
- Qualcosa si potrebbe fare.. – aggiunse
il nobile senza riflettere.
- Pensi a quello che sto pensando io? –
sorrise.
- Credo proprio di sì –
ghignò furbescamente l’arciere –
Vado a controllare quanti barili di polvere abbiamo –
continuò voltandole le
spalle, mentre Eren guardò nuovamente l’orizzonte
con lo stesso ghigno dipinto
sul volto.
Il piano fu un successo e quando i membri della
nave
ammiraglia risalirono sulle altre navi, l’entusiasmo era alle
stelle.
Pacche sulle spalle, sorrisi e brindisi furono
levati quella
notte. Olivia fu costretta a danzare e persino Gaius diede mostra di
sé inscenando
uno spettacolo di magia, puntualmente interrotto da Miriel che cercava
di
scoprirne il trucco e da Gregor che infervorato li spiegava alla
moglie,
avendoli visti molte volte in giro per il mondo.
Virion le porse la mano, con un sorriso trionfante
sul
volto, ma Eren si lasciò andare e lo abbracciò.
E poi.. Passarono gli anni.
- Linfan, aspetta! Non ti allontanare troppo, mi
raccomando!! – gridò una donna, con la voce
preoccupata, mentre il figlio coi
capelli dello stesso colore del padre, ma legati in una coda,
già spariva all’orizzonte.
- Non gli succederà niente, vedrai
– rispose un uomo che si
avvicinava lentamente, godendosi il sole e la brezza mattutina.
- È solo che è
così.. vivo, così pieno di energia..! –
fece uno
sbuffo, mentre l’uomo la affiancava.
- Chissà da chi ha preso –
commentò, stringendosi a fianco
della moglie e osservando l’immensità del cielo e
il prato fiorito.
- Ti amo Eren – disse, tornando a posare
lo sguardo sulla
stratega.
- Anch’io Virion – rispose, e mentre i petali di fiori si levavano portati dal vento in un turbinio di colori, i due si avvicinarono sempre più, stringendosi a sé, mentre le loro labbra si incontravano.
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Angolino dell'autore!
Come potete vedere, dopo aver shippato il primo avatar femminile con
Chrom, alla seconda (indecisi tra Lon'zu, Gaius e altri) è
finita con Virion,
un personaggio che amo molto e che ho trovato semplicemente perfetto
con il mio character *-*
E' comunque un pg molto interessante, e se leggete i vari dialoghi vi
rendete conto dei motivi del suo agire e del suo vero
carattere.
E anche quando fa il firvolo con le altre donne, quando si compra
qualcosa lui dirà 'se mi vendi il vero amore,
pagherò qualsiasi prezzo'.
(O più o meno. Temo di saperlo a memoria xD).
Il primo pezzo fa riferimento alle conversazioni tra cordelia e sthal
(ma anche a quelle tra l'avatar e virion ovviamente),
mentre il secondo credo sia chiaro che è dopo la morte di
Emmeryn; gli altri due sono dopo la sconfitta plegiana (quando virion
ritorna) e la famosa battaglia sul mare. Essendo una strategia
famosa (anche Salgari la utilizza ne 'Il corsaro nero' anche se si
tratta di una singola lancia piena di barili), ho immaginato che anche
Virion, visti i suoi exploits contro di noi, ne sia a conoscenza.
L'ultimo pezzo è un post finale, dopo che i due si sono
ritrovati =)
Sono stato a lungo incerto se dividere il tutto in capitoli, ma alla
fine ho deciso di lasciare un pezzo unico,
anche perchè non c'erano delle vere e proprie divisioni che
giustificassero una tal mossa.
L'unico rimpianto è che avrei voluto fare come molti altri,
vedi i vari Lon'zu ecc prima di me, e dare vita ad una storia unica, ad
una vicenda,
magari proprio il momento prima e dopo la dichiarazione, ma mi son reso
conto di non essere in grado di farlo. E dunque è venuta
fuori così,
attraverso quei momenti che ho immaginato intercorrere tra i due
attraverso la storia.
Spero vi piaccia lo stesso ^^