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Autore: Irenetta98    15/01/2015    0 recensioni
Jenny e Marianne Ora Bella sono sorelle gemelle. Hanno entrambe 15 anni. Hanno una famiglia normalissima. Sono appassionate di avventure e misteri...
Sono due ragazze come tante altre, insomma. O almeno, così credono di essere.
In realtà c'è qualcosa di più, nella loro vita, nella loro storia. Nel loro passato è nascosta una terribile maledizione, un orribile segreto taciuto per troppo tempo.
Un invito di Halloween per una festa al diroccato castello di una principessa deceduta duecento anni prima, si rivelerà l'ingresso per giungere a scoperte sconcertanti, ad impensabili misteri da risolvere.
Sarà così che le due sorelle cambieranno per sempre il modo di vivere le loro avventure e diverranno mature in una nuova consapevolezza di loro stesse.
In un intrigante viaggio alla scoperta del passato, con tanto di trabocchetti e ostacoli, inganni e verità, amici e nemici, gioie e dolori, Jenny Ora Bella racconta in prima persona, e in tempo reale, la terribile quanto grandiosa esperienza sua e quella di Marianne.
Con l'aiuto di altri due ragazzi, riusciranno a ricostruire l'intricato puzzle della loro vita precedente.
A loro, basterà varcare il portone del castello.
Ma a voi... a voi basterà girare pagina.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5

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Luce e buio

 

 

La palla luminosa della torcia rimbalza qua e là sui vari ornamenti del largo passaggio, illuminando fitte ragnatele e coltri di polvere che ricoprono quei colori spenti dal tempo.
Ormai i suoni della festa non ci arrivano più all'udito, gli unici sinistri rumori che accompagnano la nostra esplorazione sono il ticchettare delle nostre scarpe sul pavimento di pietra e i cigolii delle fondamenta dell'antico castello. Sembra di essere in un altro mondo.

Siamo in un altro mondo.

 

L'atmosfera surreale mi avvolge come una gelida coperta. Le stanze sono innumerevoli, i corridoi immensi e improvvisamente la dimora della principessa Serenella mi appare molto più enorme di quel che credessi avendola osservata dall'esterno.
Nel frattempo, siamo arrivate in quella che ha tutto l'aspetto di una dismessa sala da ballo: l'area è immensa, al centro si erge una larga piattaforma circolare disseminata di alcuni resti di quella che si direbbe una statua disintegrata; il balcone, da dove siamo arrivate noi, è molto in alto rispetto al piano terra e la ringhiera sinistra è in parte ceduta. Esaminandola meglio mi accorgo che è fatta d'oro finemente decorato e ancora scintillante nonostante gli anni.
E tutto questo universo è immerso nella quiete e nell'oscurità più totali.

Io e Judith scendiamo la scalinata destra, che ci pare la più sicura, e raggiungiamo la piattaforma. Punto il fascio di luce sul pavimento e i detriti riemergono dall'abisso del buio. Nulla sembra fuori posto.
<< Siamo a un vicolo cieco >> sbuffa Judith mettendosi a sedere per terra con un tonfo al centro dell'area, sollevando un violento sbuffo di polvere che le chiude la gola facendola tossire come se la stessero strangolando. Io compio diversi giri su me stessa:<< Non è possibile che fino ad ora non abbiamo incontrato nessuno. Non è possibile. Non abbiamo avuto la percezione del benché minimo movimento, suono, sibilo... niente! Assolutamente niente! >> mi irrito tirando un calcio alla testa della statua e sollevando l'ennesima nuvola di detriti. Quella fa un volo di pochi metri e atterra sul suolo pesantemente, ma senza scalfirsi, emettendo un rumore sordo, bizzarro, come se avesse colpito un vaso vuoto, per poi rotolare un po' più in là.
Incuriosita, scendo dalla piattaforma e mi avvicino con cautela al punto in cui è caduta la testa della statua. Il mio sguardo penetra nella polvere, individuando una sorta di rilievo su una delle mattonelle. Mi metto la torcia fra i denti e con entrambe le mani scosto i detriti che coprono quella che a prima vista sembrerebbe una macchiolina indistinta ma che, puntando bene la luce, riconosco come una piccola orchidea bianca in leggero rilievo rispetto al pavimento.
Curiosa, la sfioro con la punta delle dita. All'immediato contatto, l'orchidea si abbassa con uno scatto secco, come se avessi premuto un pulsante, e la mattonella si scosta lentamente, mossa da un meccanismo, rivelando un doppio fondo nascosto.
Un doppio fondo nascosto! In preda all'eccitazione compulsiva, mi affaccio sulla piccola apertura con la testa, sempre stringendo fra i denti la torcia elettrica, e sul fondo del cubo un debole riflesso verdognolo mi restituisce lo sguardo. Allungo la mano e percepisco al tatto che si tratta di un oggetto assai piccolo, non liscio.... sfaccettato. Forse una pietra?
<< Judith ho trovato... ho trovato qualcosa. Aspetta >> ansimo alla mia compagna mentre tento di recuperare il misterioso oggetto.
Appena ritraggo la mano per controllare, un rumore secco e forte mi fa arrivare il sangue al cervello dal terrore. Mi volto di scatto appena in tempo per vedere la piattaforma spalancarsi sotto Judith e inghiottirla nel suo buio stomaco con un grido acutissimo, che si affievolisce sempre di più.
<< JUDITH! >> l'urlo mi si strozza in gola, mentre mi precipito sull'orlo della voragine inciampando sui pezzi di marmo e su me stessa.
Cado in ginocchio sul bordo del precipizio e, con le mani tremanti, punto la torcia spostando il raggio a destra e a sinistra. La luce si sposa con il buio più totale e una sottile coltre di polvere aleggia sulla bocca profonda come il pentolone di una strega.
<< Oh no... J-Judith... >> sussurro.
Sono talmente sconvolta che quando mi accorgo dei passi in corsa dietro di me è ormai troppo tardi. Due mani mi danno un improvviso e violento spintone ed io mi ritrovo a precipitare nell'ignoto, senza nemmeno riuscire a gridare.

 

 

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L'oscurità mi circonda.
No... non voglio... ancora non me la sento di aprire gli occhi.
L'atterraggio è stato inaspettatamente morbido, non mi sono fatta praticamente niente. Non so dove sono, non so con chi sono, non so perché ci sono! In ogni caso, sto bene.
Socchiudo leggermente le palpebre serrate e un flebile lume intermittente vi si infiltra, risvegliando le mie pupille impigrite dal buio.
Mi accorgo che la luce proviene dalla mia torcia, abbandonata a qualche metro da me, mentre il fascio continua a lampeggiare in modo irregolare, emettendo un impercettibile rumore elettrico.
Mi protendo verso di essa e la scuoto un po', battendo anche qualche colpetto, ma la situazione resta la medesima. Accidenti, questa proprio non ci voleva! Non può rompersi, è l'unica mia fonte di illuminazione! Senza la mia cara torcia Raid ad alto consumo sono perduta.
Mi alzo con fatica a sedere e un soffocato lamento sotto di me mi fa comprendere fin troppo bene il perché dell'atterraggio tanto morbido. Mi scosto velocemente e la mia amica bionda rotola su se stessa fino a posare lo sguardo su di me. Fisso le sue iridi rabbuiate che mi squadrano. È quasi inquietante.
<< Quando usciamo di qui >> muove le labbra senza scomporsi di un millimetro << voglio un buono annuale per il centro benessere di Grow Ville, chiaro? >>
Vorrei ridere ma una dolorosa fitta al fianco destro mi fa capire che forse forse proprio indenne non sono uscita.
Cerco la parete a tentoni. Quando la trovo mi alzo in piedi del tutto e do un ultimo scossone alla torcia. Finalmente il fascio diventa più stabile e l'intermittenza si è attenuata, almeno per ora.
Guardo in alto e un soffitto di oscuro nulla mi fa sentire prigioniera in una gabbia aperta. Il salto non dev'essere stato poi così basso.
Siamo letteralmente sotto terra, in uno dei cunicoli che probabilmente furono costruiti in caso di guerra per il popolo sotto il castello. O forse sono vie che conducono alle segrete?
Fatto sta che in giro non si intravede neppure il minimo spiraglio di luce e l'unica illuminazione viene dalla torcia. In cuor mio prego affinché non mi tradisca proprio ora.
I miei muscoli si rilassano un poco, e questo mi fa avvertire un formicolio alla mano sinistra seguito da una leggera fitta al polso. Mi accorgo che ho tenuto le dita serrate in una strettissima morsa per tutto questo tempo. Attorno a qualcosa.
Apro delicatamente la mano e un debole riflesso verdognolo mi restituisce lo sguardo. Trattengo il respiro. Sul palmo della mia mano sinistra è poggiato un autentico smeraldo dalle mille sfaccettature, meraviglioso, prezioso e, ne ho tutta la sensazione, importante.

Marianne...

<< Ehi, ti sei imbambolata? >> mi sfiora la spalla Judith, destandomi dai miei pensieri.
<< Judith, guarda. È uno smeraldo. Non è... bellissimo? >> le chiedo. È strano, non capisco perché questa pietra mi faccia sorridere così tanto. Cos'ha di speciale?
Judith le lancia uno sguardo torvo e poi alza un sopracciglio:<< Voglio sperare che quella minuscola pietra non sia il motivo per cui siamo precipitate qui... >>
Alzo lo sguardo su di lei e le rivolgo un sorriso colpevole. Per tutta risposta Judith alza gli occhi al cielo e si avvia a tentoni verso un'apertura nel muro.
Si affaccia fuori e la sento sniffare l'aria:<< Puah! Mio Dio, che tanfo nauseante. Spero che queste non siano le fogne, ma di sicuro la puzza non preannuncia una prospettiva migliore >> si ritrae schifata.
In ogni caso, mi guardo intorno, l'unica via accessibile sembra proprio quella e non abbiamo altra scelta se non proseguire e sperare prima o poi di riaffiorare in superficie.
Getto un un'ultima occhiata al mio bellissimo smeraldo e poi impugno la mia amata torcia, inoltrandomi con Judith in un'oscura speranza.

 

 

 

  
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