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Autore: Walpurgisnacht    15/01/2015    0 recensioni
Terza parte dell'epopea di Secrets. Perché non è vero che le cose belle durano poco. E noi, senza falsa modestia, siamo bbravi e bbelli e ci diamo da fare per voi.
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Non c'è ombra di maretta sulla nuova Nerima. Tizio con Caia, Sempronio con Asdrubala e Bertoldo con Cacasenna. Tutti felici e contenti, tutti accoppiati, tutti soddisfatti.
Sì, certo. Come no.
[Seguito di Secret of the Heart Split in Two e Two-Part Secret Heart, di Subutai Khan e Mana Sputachu]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Secretception!'
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Mi inginocchio di fronte alla tomba.
Nonostante siano passati quasi sei mesi, ogni tanto mi stranisco ancora a saperti qui. Anzi, non esattamente qui… sì, insomma, è più complicato di così.
L’epitaffio porta solo il tuo nome, oltre a una piccola foto. Con Mu-Si abbiamo immaginato che non avresti voluto lunghe frasi strappalacrime, né niente oltre al minimo indispensabile.
Nella foto sorridi. Se non ricordo male ti è stata scattata di sorpresa, dato che non eri proprio una persona prodiga di facce felici. E, sempre se non ricordo male, hai punito l’incauta papera autrice dello scatto con la tua solita, micidiale bastonata sul cranio.
Non ho mai avuto la possibilità di dirti che non era carino da parte tua percuoterlo così tanto. Insomma, a furia di botte potevi fargli venire un trauma cranico.

Oh beh, non hai torto. Ma almeno io non mi concentravo su una zona tanto fragile e i calci glieli davo dove sapevo che li avrebbe sopportati senza problemi.
Sì, so cosa staresti per dire. E posso dire che ho tenuto fede alle tue aspettative.
Già, sei sepolta in Cina. A Joketsuzoku. A casa.
La lapide che sto accarezzando in questo momento è solo un pezzo di pietra, a mio uso e consumo. A nostro uso e consumo. Se come penso stai vegliando su di noi, sai che Ranma e gli altri sono venuti più di una volta a renderti omaggio.
Per fortuna il nuovo regime non ha trovato nulla da ridire quando, alla fine dei canonici quarantanove giorni di lutto, mi sono presentata nella sala del Consiglio con la mia tenuta bianca e ho avanzato la richiesta di lasciarti lì. Non ero sicura che la cosa sarebbe andata a buon fine, sebbene la rivoluzione sia riuscita a rovesciare il vecchio governo; rimanevi sempre la traditrice numero uno e la nuova assemblea era comunque composta da vecchie megere tue pari età. Ma è andato tutto bene e non nego di essere uscita dal salone sorridendo.
“Paperotto, perché non ti fai avanti? Non vuoi salutare?” chiedo senza neanche voltarmi. Non giunge risposta alle mie spalle, anche se so che è qualche passo dietro di me. Siamo venuti assieme, eh.
“Che c’è? Non mi dirai che vuoi essere maleducato per l’ennesima volta e non rivolgerle neanche una parola”.
“Non… non me la sento.  Scusa”.
“Come preferisci, Mu-Si. Però guarda che la nonna se la prenderà con te, tanto per cambiare”.
“Non ero io quello con gli incubi che rivedeva la scena qualche giorno fa…”.
Non è esagerato se ora mi alzo e gli tiro un ceffone, vero?

“Devo entrare! Bisnonna ha bisogno di me!”.
La faccia di Kasumi mentre distoglieva lo sguardo le fecero capire l’amara verità.
No... no… non può… impossibile…
Riuscì a convincerla a farle strada, ma lei per prima non voleva entrare. Era terrorizzata all’idea di cosa poteva celarsi al di là di quell’innocuo fusuma.
Eppure entrò.
E si pentì subito di averlo fatto.
Cologne giaceva per terra, supina. Sul suo fianco sinistro una copiosa macchia di sangue andava espandendosi lentamente.
Si avventò su di lei come un predatore affamato potrebbe avventarsi su del cibo.
L’unico gesto che compì fu quello di controllare il battito cardiaco sul polso.
Ovviamente non lo trovò.
Alzò la testa verso il soffitto e…
“NONNAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!”.
Successivamente venne rimproverata da tutti gli altri, nessuno escluso, per aver messo fuori uso i loro timpani.
Per i quindici minuti che seguirono Shan-Pu impazzì dal dolore. Alternò scatti isterici, soprattutto rivolti alla mobilia di casa Tendo, a pianti dirotti che lasciarono pozze di lacrime per alcuni giorni.
Gli altri, recuperati man mano da Kasumi, si limitarono ad osservarla a debita distanza. Troppo costernati per dire alcunché, sapevano bene che qualunque parola sarebbe stata quella sbagliata.
Era il momento dell’emotività più pura, non delle parole.
Quando finalmente riuscì a calmarsi a sufficienza da non mordere chi aveva l’ardire di avvicinarsi a lei…
“Shan-Pu” mormorò Kasumi poggiandole una mano sulla spalla “la nobile Obaba mi ha ordinato di riferirvi un messaggio…”.
La cinesina alzò gli occhi gonfi di pianto verso Kasumi, e la vide tirar fuori un foglietto dalla tasca del grembiule.
“Non l’ha scritto lei, non… non aveva abbastanza forze…” tentennò, “ma ho pensato di scriverlo, per riferirtelo senza dimenticare nulla.”
Shan-Pu prese il foglio con una mano tremante e lo aprì, rivelando il messaggio scritto nella calligrafia minuta e ordinata di Kasumi Tendo.
Inspirò e cominciò a leggere:

“Shan-Pu,
se hai ricevuto questo messaggio da qualcuno dei Tendo, significa che sono già morta.
Non disperarti, perché temo ci sarebbe stato ben poco da fare per me, in ogni caso.
Ho chiesto di riferirti queste parole perché c’è qualcosa di importante che devi sapere: abbiamo vinto. La rivoluzione è finita, Joketsuzoku è finalmente libera da quelle vetuste leggi che per secoli hanno condizionato le vite di tutti noi. Niente più matrimoni forzati, niente più orgoglio amazzone da preservare: finalmente ognuno potrà vivere la sua vita.
Ed è quello che voglio tu faccia, Shan-Pu.
Avevi già cominciato a farlo nell’ultimo anno, e ora è il momento che tu trovi la forza di camminare dritta sulle tue gambe. So che ne sei capace, non ne ho mai dubitato.
Mi hai resa orgogliosa, bambina mia.”

Nessuno osò fiatare mentre Shan-Pu piangeva silenziosamente, stringendo al petto il foglietto quasi fosse l’ultima cosa a tenerla legata alla bisnonna.
Solo Mousse si decise a fare qualcosa, inginocchiandosi accanto a lei e abbracciandola; la ragazza non lo respinse, ma si lasciò cullare dalle braccia di lui.
Obaba di Joketsuzoku era morta.
Prima o poi sarebbe dovuto accadere, tutti lo sapevano, eppure quella donna così minuta e longeva sembrava dovesse seppellirli tutti quanti.
E invece era morta per mano delle sue stesse compatriote.

Sistemando i fiori sulla tomba, rinuncio all’idea di picchiare Mousse.
Non se lo merita, e sono abbastanza sicura che anche tu non lo incolpi di nulla.
Purtroppo non è l’unico a convivere con i sensi di colpa… io per prima, per tanto tempo, ho continuato a rimproverarmi di non aver fatto nulla per salvarti, che forse potevo sfuggire a quella stupida trappola e correre da te. Ma sappiamo entrambe che non è così, e se tu fossi qui di sicuro mi faresti una ramanzina delle tue.
Ora va meglio… o meglio, continuo a sentirmi un po’ in colpa, ma non rimango più sveglia ogni notte piangendo e disperandomi. Quando ti sogno sei sempre serena, e questo mi aiuta molto.
Mousse invece… fa ancora incubi tremendi. Spero che anche lui riesca a scendere a patti con se stesso e con quanto è successo, prima o poi. Io gli sto vicina, ma non posso fare più di tanto.
Mi volto a guardarlo, e noto che si è allontanato di qualche passo.
Vorrà dire che ti racconterò qualche altra novità, visto che il nostro volo è domani mattina e non dobbiamo correre come l’ultima volta.
Ranma e Akane hanno ufficialmente preso le redini del dojo Tendo.
Ranma è davvero un ottimo insegnante, sai? È proprio bravo con i bambini… Akane si occupa della parte burocratica e intanto studia all’università; ha provato a convincere Ranma a iscriversi anche lui, che una laurea è importante… ma il testone non vuole saperne, al momento. Ma confidiamo tutti nelle capacità di persuasione di Akane Tendo.
La cuoca e l’uomomaialino vivono ufficialmente insieme: hanno ingrandito il locale e aggiunto qualche camera al piano di sopra. Lei adesso frequenta una scuola di cucina. Non ha abbandonato le okonomiyaki, sia mai… ma vuole ampliare il suo menù.
Lui continua a perdersi anche girando su se stesso, ed è bello che certe cose non cambino mai.
Lei continua ad ascoltare orribile musica enka e questo vorremmo che cambiasse, ma non vuole saperne.
Oh, Kasumi Tendo e il dottor Tofu si sono finalmente sposati! Non so come lui abbia superato i suoi attacchi di panico in presenza di Kasumi, ma ce l’hanno fatta, e ora il signor Tendo piange di gioia in attesa del primo nipotino.
In quanto a noi…
Beh, ti entusiasmerà sapere che la nostra coabitazione va a gonfie vele. Anche se siamo solo in due riusciamo a gestire il ristorante senza particolari problemi, a parte le bollette. Non vuoi sapere quanto le tasse giapponesi sono schizzate in alto in questi ultimi tempi. Per fortuna i nostri camerieri e cuochi sono bravi, efficienti e soprattutto percepiscono il minimo sindacale senza battere ciglio. Se poi in futuro le cose si dovessero mettere per il meglio sono la prima a volerli ricompensare come meritano.
Come? Volevi sapere in merito a questioni più… personali? Non ti facevo così curiosa. E va bene, va bene.
Che dire. Stiamo bene assieme, io e lui. Ricordo che, in quei turbolenti giorni, gli ho detto che ero davvero fortunata ad averlo tutto per me. Come facilmente prevedibile quella frase ha assunto sempre più verità col passare del tempo. Non ho mai avuto motivo di dubitare, essere arrabbiata oltre una fisiologica soglia di scherzo, pensare male. Si è sempre comportato come il miglior cavalier servente che una dama possa mai desiderare: colmo di attenzioni, galante, comprensivo, attento. Off, se parto con la lista della spesa non finisco più.
E anche dal versante più strettamente… carnale, l’intesa è sempre delle migliori. Lo sapevi, vero? Sì, sono sicura che ne fossi al corrente. E anzi, se per qualche motivo avevi delle obiezioni sul nostro essere intimi sotto le coperte, ti ringrazio per non averlo mai portato a galla. Lo trovo un gesto molto rispettoso da parte tua.
C’è una cosa che a te posso dire e a lui no, non ancora almeno: sono in ritardo. Potrebbe essere dovuto al carico di stress dell’ultimo periodo, col Nekohanten sempre pieno. O forse no. Devo riuscire a trovare il modo di dribbarlo e andare a comprare un test, giusto per essere sicuri.
Se l’esito sarà positivo… eh. Ho idea che Mu-Si salterebbe di gioia come un pazzo alla prospettiva di diventare padre, ma io non ho la certezza che lo seguirei nei festeggiamenti. Credo che siamo ancora un po’ troppo giovani per prenderci la responsabilità di un figlio.
Alt alt, so cosa stai per dire e voglio rassicurarti: nessun bisturi mi toccherà mai. Nel caso farò mio lo spirito più vero delle amazzoni e affronterò il problema con coraggio e determinazione. Non intendo disconoscere o, peggio, liberarmi del sangue del mio sangue. Non con il tuo esempio a farmi da monito e a ricordarmi cosa significa prendersi cura di un discendente.
Diciamo solo che spero di poter avere ancora un po’ di tempo prima della lieta novella. Vorrei potermi sentire davvero pronta, e che soprattutto sia una scelta ponderata e non il frutto di un buco nel preservativo.
Altro da dirti… no, direi di no. Le cose più importanti le ho elencate, il resto sono dettagli privi di importanza e ti annoierei.
Mi alzo.
“Possiamo andare, Shan-Pu?”.
“Che cos’hai oggi, Mu-Si? Ti vedo meditabondo e stranamente inquieto”.
“Non so, forse mi sono solo svegliato male. O non dormo abbastanza”.
“Ma se non ti si schioda dal letto manco con le cannonate senza le tue dieci ore di sonno consecutive”.
Continuando a battibeccare come due scolaretti ci avviamo verso l’uscita, ridendo.
Darei un rene per averti qui con noi, nonna. Ma mi saprò accontentare del buono che la vita mi sta generosamente regalando.
   
 
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