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Autore: Hermione Weasley    21/11/2008    1 recensioni
Gabriel, in quel Dio, non ci aveva mai creduto tanto come in quel momento. [Sylar/Elle] [SPOILERS]
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sylar
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Qualche nota:
- SPOILERS FINO ALLA 3x09 It's Coming, inclusa.
- Le due citazioni sono rispettivamente dalla 3x08 Villains, e la 3x09 It's Coming.
- Prima parte di una serie di quattro flashfic. Coming soon. (Spero.)


Decode
- 1 -


Do you see what we've done?
We've gone and made such fools
Of ourselves
Do you see what we've done?
We've gone and made such fools
Of ourselves
How did we get here?
I used to know you so well, yeah
How did we get here?
Well, I used to know you so well
I think I know
I think I know
There is something I see in you
It might kill me
I want it to be true

Paramore - "Decode"


*

- "But somehow since the other day, since... since meeting you. I feel like maybe I don't have to be so special. Maybe I can just be Gabriel again."
- "But you are special Gabriel. You're special just the way you are."


Era rimasto in fissa di quella cartina per una quantità indefinita di tempo.
Si era tolto gli occhiali, aveva ripulito le lenti con la manica destra della camicia, poi li avevi rimessi. Una, due, tre volte. Forse quattro.

La ricordava perfettamente la sensazione della corda ruvida contro il collo. Era odiosa. Gli sembrava ancora di soffocare, di non riuscire a far arrivare aria ai polmoni.

Aveva pensato che sua madre l'avrebbe rifiutato definitivamente, se fosse venuta a saperlo. Suo figlio, Gabriel Gray, aveva tentato di uccidersi. Togliersi la vita. Strappare qualcosa che, fino a prova contraria, non gli apparteneva affatto.

Eppure si era chiesto perché Lui stesse continuando a farlo soffrire, a non dargli alcun segno o speranza. Aveva ucciso, si era macchiato di un peccato inespiabile e non lo aveva nemmeno punito. Si sentiva come se non esistesse affatto, come fosse stato invisibile a Lui così come al resto del mondo.

Che poi la salvezza fosse arrivata con lunghi capelli biondi, occhi azzurri e un orologio rotto, non poteva che essere la prova della Sua grandezza.

Si era detto, poi, che quella doveva essere una prova dell'immensa bontà e misericordia di quel Signore che sua madre gli aveva insegnato a temere e rispettare.

Gabriel, in quel Dio, non ci aveva mai creduto tanto come in quel momento.

Il campanello lo aveva distratto dall'ennesima riflessione. Si era affrettato a far sparire le tracce del suo crimine, della sua colpa, ed era andato ad aprire.

Ed era riapparsa, sorridendo evidentemente a disagio, sulla soglia del suo appartamento. Dove mai nessuno aveva messo piede, se non lui o sua madre, nelle poche ed occasionali visite che gli concedeva.

Elle entrò, portandosi dietro una scia di profumo di pesca, una risata leggera, e la speranza di un futuro diverso.

Mentre la invitava a sedersi sul tappeto, e andava a recuperare piatti, posate, bicchieri e qualcosa da bere, pensò che essere Gabriel non era poi così male.

Pensò che era troppo bello per essere vero.

Quando tornò nel salotto, non si rese conto che Elle stava cercando le telecamere nascoste con lo sguardo, nella speranza di poter ricevere un qualsiasi segnale d'assenso da un uomo che non era lui.

*

- "You."


Appena la sua ombra si era stagliata contro la luce che proveniva dal corridoio, si era ripromessa che niente e nessuno le avrebbe impedito di prendersi la sua vendetta.

Perché l'aveva distrutta. Le aveva portato via suo padre e quella che era stata tutta la sua vita. Perché non c'era neanche l'ombra del minimo risentimento quando l'aveva immobilizzata a terra, impedendole qualsiasi movimento, pronto ad ucciderla così come aveva fatto con Bob.

Elle non gliel'avrebbe permesso.

Le sembrava di poterlo sentire ancora quel sapore di torta alla pesca ostruirle la gola, e nausearla tanto da costringerla a ricacciare indietro un conato di vomito.

Si rimise in piedi, facendo tintinnare fastidiosamente le catene che la tenevano irrimediabilmente ancorata al pavimento.

Aveva lasciato Claire, aveva abbandonato Peter, solo per cercare aiuto.
Tutto quello che aveva rimediato alla Pinehearst, era un buono omaggio per un periodo di prigionia dalla durata indefinita.

Avrebbe dovuto immaginarlo. Doveva saperlo che lui era coinvolto.

Le mani già le pizzicavano, e il dolore era tornato ad impossessarsi ferocemente di lei, rendendole impossibile respirare normalmente. I polmoni le bruciavano, e il sudore che le imperlava la fronte non faceva altro che intensificare il pizzicore che l'elettricità le causava in tutto il corpo.

L'avrebbe ucciso. L'avrebbe ucciso, fosse stata l'ultima cosa che faceva. Lo promise a se stessa, mentre le scintille azzurre si accumulavano sui palmi delle sue mani.

Prima che potesse rendersene conto, gli aveva scagliato contro tutta la rabbia che aveva in corpo, colpendolo in pieno.

Le ci volle qualche secondo per realizzare che le urla che coprivano quelle di Gabriel, erano le sue. Le riempivano le orecchie e le impedivano di riflettere, amplificavano il dolore, la costringevano a non pensare ad altro.

Riprese a tremare furiosamente, lasciando che la stanza ripiombasse nell'oscurità.

Singhiozzò sonoramente perché il dolore non si era affatto placato, ma solo acuito. Ogni singolo muscolo del suo corpo invocava pietà, bruciando senza alcun ritegno.

C'era odore di bruciato. Le stava chiedendo di più. Voleva di più. Perché, poteva sopportarlo. Poteva sopportarlo tutto. L'aveva fissato, incapace di gestire la rabbia e il risentimento, perché no... non aveva idea di quello che le aveva fatto passare. Non poteva sapere come ci si sentiva a vedersi strappare una vita apparentemente perfetta da qualcuno che le sembrava di conoscere da sempre.

Si era fidata di Gabriel. Si era azzardata a fidarsi anche di Sylar, forse, senza rendersene conto.

Non aspettò un secondo invito, e qualche attimo dopo l'elettricità aveva ripreso a prorompere attraverso il suo corpo, convogliando tutto il suo odio contro quell'unico obbiettivo pronto ad immolarsi alla causa.

Quando la luce azzurra si spense di nuovo, permettendo alle ombre di ringhiottirla, Elle si rese conto che non passava.

Il dolore non passava.

Serrò le labbra, ricadendo a terra, esausta. Dannatamente stanca di quella sensazione di venir strappata a metà ogni volta che si azzardava a far entrare aria nei polmoni.

Lo supplicò di ucciderla. Perché ne aveva tutti i motivi. Lo pregò di liberarla, liberarla definitivamente da quella sofferenza che era sicura di non poter più sopportare a lungo.

Invocando la morte, non sapeva che Gabriel - di lì a poco - le avrebbe salvato la vita, saldando un conto aperto tanto tempo prima.
  
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