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Autore: mahidevran    15/01/2015    1 recensioni
Può la guerra separare due metà della stessa anima?
Cersei e Jaime Lannister, figli del Primo Ministro del Reichstag Tywin Lannister, all'alba della Prima Guerra Mondiale.
Genere: Angst, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Jaime Lannister, Robert Baratheon, Tywin Lannister, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incest
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La parvenza di felicità che le sembrò di aver finalmente raggiunto, si sgretolò come cenere fra le sue stesse mani non molto tempo dopo.
Il suo matrimonio perfetto si rivelò vuoto. Una mera farsa, ed il fatto che suo marito pensasse ad un'altra donna mentre era dentro di lei costituiva soltanto un piccolo atto della vera tragedia. 
Nessuno l'aveva preparata a quello che significava essere la moglie di un uomo come Robert Baratheon, il nuovo regnante dell'impero, ma di fatto solamente il burattino di suo padre.

Era Tywin Lannister a detenere il vero potere, ed era stata lei stessa ad assicurarglielo, nella camera da letto di Robert.
Si sentiva soffocare dal suo stesso corsetto ogni qualvolta si trovava a tavola con loro, e veniva inevitabilmente inghiottita dalle discussioni sulle questioni di stato, costretta ad interpretare il ruolo della spettatrice silenziosa, senza poter intervenire o anche solo aprir bocca in merito. La zittivano prontamente quando ci provava, e quella era l'unica occasione in cui i due uomini sembravano convenire su qualcosa.
A volte aveva l'impressione che persino il Folletto venisse trattato con più riguardo di quanto ne riservassero a lei.
Era un'imperatrice solo nel nome, e non c'era spazio per lei nei giochi di potere riservati soltanto agli uomini.

Neppure quello, tuttavia, era ciò che affliggeva maggiormente Cersei. Nessuno aveva più visto Jaime dalla sera del ricevimento, e cominciavano a diffondersi delle voci sulle sorti del giovane rampollo. Alcune la facevano sorridere per la loro assurdità, altre, però, la facevano rabbrividire. Si diceva che fosse partito alla volta del Nuovo Continente, o delle Indie, alcuni dicevano che fosse stato rapito e che Tywin si fosse rifiutato di pagare il suo riscatto, e altri ancora che era diventato un mercenario, e che rischiasse la vita per chissà quale padrone.

Cersei aveva domandato a suo padre centinaia di volte, lo aveva implorato di sguinzagliare i suoi migliori informatori e di pagare chiunque andasse pagato, pur di riportare Jaime da lei, sano e salvo.
Una parte di lei non voleva credere che si fosse allontanato volontariamente, proprio quando aveva più bisogno di lui, perciò continuava a rinnegare quella possibilità con tutte le sue forze.
Aveva schiaffeggiato Tyrion senza pensarci due volte, quando questo provò a farle capire che “è inutile cercare qualcuno che non vuole essere trovato”.

Jaime non l'avrebbe mai abbandonata nelle mani di un uomo come Robert, le aveva detto proprio così la notte prima delle nozze, e Cersei doveva credere che avrebbe mantenuto la sua promessa. Oh Jaime, pensò, se solo ti avessi dato ascolto.
I mesi trascorsero, tuttavia, senza che Jaime si facesse vivo.
Tywin Lannister smise di nominare il suo primogenito, o di tollerare che qualcun altro lo facesse in sua presenza. Cersei riconobbe quell'atteggiamento. Glielo aveva già visto fare anni addietro, con sua madre.

Quando Joanna Lannister morì, portando con se l'ultima briciola di umanità di suo marito, Tywin bandì il suo ricordo, proibendo persino ai suoi figli di piangere per lei.
Cersei pensò che lo facesse per renderli forti, per insegnare ad entrambi che i leoni non piangono, neppure quando perdono tutto ciò che hanno, così smise di piangere per sua madre, e tramutò il suo stesso dolore in rabbia e odio, puntualmente riversati sul fratello minore, l'unico vero responsabile di quel disastro.
Adesso, però, vedeva come stavano realmente le cose. Non era mai stato per lei e Jaime, non era mai stato per rafforzarli. Tywin lo aveva sempre fatto per se stesso, e nessun altro.

Il solo sentir nominare sua moglie gli mandava il cuore il frantumi, costringendolo ad ammettere la sua stessa vulnerabilità, e questo, naturalmente, era pressoché inaccettabile per un uomo come Tywin Lannister. Le cose non stavano tanto diversamente con Jaime, adesso. 
Cersei decise che non avrebbe accettato quel comportamento una seconda volta. Volle affrontare suo padre.

“Padre, hai notizie di Jaime?”

Il primo ministro non si scompose, sebbene un movimento impercettibile del sopracciglio le fece intuire che non era affatto compiaciuto di ciò che aveva appena udito. Non le importava.
Questa sera l'avrebbe udita, che gli piacesse oppure no.

“Torna da tuo marito, ho questioni più importanti di cui occuparmi.”

“Più importanti del tuo stesso figlio ed erede?”

Il tono incredulo e disgustato di Cersei innervosì ulteriormente Tywin, a cui non erano mai andate a genio le persone troppo testarde, o semplicemente troppo stupide per comprendere quando era il momento di gettare la spugna.
L'uomo alzò brevemente lo sguardo sulla figlia, tenendo fra le mani i documenti che avrebbero mandato in guerra, non solo l'Europa, ma il mondo intero.

“Jaime Lannister non è più mio figlio, non è più il mio erede, e non è più tuo fratello. Dimentica di averlo mai conosciuto.”

Cersei sgranò le palpebre, incapace di credere a ciò che stava udendo. Per anni aveva desiderato che suo padre facesse di lei il suo erede, piuttosto che Jaime, ma sentire quelle parole uscire dalla sua bocca adesso, le arrecava tutt'altro che gioia.

“Perché dovrei? Voglio sapere cosa ne è stato di lui, e non mi alzerò di qui prima di averlo saputo.”

Sentiva di star sfidando l'ira degli déi, e che se ne sarebbe pentita ben presto, ma per Jaime, pensò, ne sarebbe valsa la pena. Un sospiro spazientito di Tywin le fece temere per la sua stessa vita. Strinse le unghie intorno ai braccioli di legno della poltrona.

“Ha tradito la nostra famiglia, abbandonandoci quando avevamo bisogno che facesse il suo dovere.
È tutto quello che devi sapere.”


Quelle parole smorzarono la furia di Cersei. Si fermò, e prese un respiro profondo, che riempì i suoi polmoni di quell'aria carica dell'aroma di libri vecchi e cera sciolta.
Suo padre voleva farle credere che non c'era stato alcun rapimento. Se n'era andato sulle sue stesse gambe. Rifletté sulla possibilità per un istante, prima di rifiutarla nuovamente.

“Non è possibile. Non avrebbe mai fatto una cosa del genere di sua volontà.
Jaime ama la sua famiglia.”


Jaime ama me, era ciò che avrebbe voluto dire in realtà. Tywin fissò i suoi occhi in quelli della figlia. Cersei si sentì raggelare dal ghiaccio verde che trovò in essi, tuttavia mantenne il contatto visivo, come avrebbe fatto una vera leonessa.

“Le illusioni, per quanto dolci, non cambiano l'amara realtà, Cersei.
Jaime ha scelto la sua strada pensando soltanto a se stesso, per questo nella nostra famiglia non c'è più posto per lui.”


Il peso di un mondo intero le crollò addosso. Fu lieta di trovarsi già seduta, almeno avrebbe evitato di mostrare al padre la sua debolezza cadendo a terra.
Si mise in piedi, quando ritenne di averne la forza, intenzionata ad uscire dalla stanza prima che le lacrime la tradissero in sua presenza. Ma proprio quando aveva già stretto il pomello della porta fra le dita, sentì di nuovo lo sguardo di Tywin trafiggerla, e la sua voce dura e profonda torturarla ancora una volta.

“Devi fare la tua parte, come hai fatto finora. Solo così ai Lannister sarà garantito un posto nella Storia. Lo capisci questo?”

Ad un tratto, Cersei ebbe l'impressione di capire perfettamente come doveva essersi sentito Jaime in quegli ultimi anni. Era convinta di essere l'unica a portare le catene, perché era una donna, ma neanche suo fratello era libero dal potere di Tywin. Annuì sul posto, senza voltarsi a guardarlo.

“Allora come mai non hai ancora dato un figlio al Kaiser?”

Cersei mandò giù un nodo di sangue e bile che si era formato proprio in mezzo alla sua gola.
D'un tratto aveva voglia di vomitare. Il solo pensiero di lasciare che il seme di quel maiale crescesse dentro di lei fino a generare un bambino, le dava il voltastomaco.
D'altra parte, c'era qualcosa che lei sapeva e suo padre invece no, per una volta. Strinse la presa intorno al pomello lucido della porta, mentre un sorriso prendeva forma sul suo viso all'insaputa del padre.

“Presto, padre. Presto.”

Jaime se n'era andato, ma prima le aveva lasciato qualcosa che le avrebbe ricordato di lui fino al suo ritorno, e anche dopo.
Un figlio, un piccolo leone dorato, che non aspettava altro che nascere.

   
 
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