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Autore: Feel Good Inc    21/11/2008    2 recensioni
San Valentino. Yuka vuole fare una sorpresa a Kouta, ma non ha fatto i conti con la curiosità travolgente (in tutti i sensi) di Nyu-chan, che, temporaneamente immemore della sua identità di Lucy, ha tanta voglia di scoprire, imparare, conoscere. E combinare guai.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kouta, Lucy/Nyuu, Yuka | Coppie: Kouta/Lucy, Kouta/Yuka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cooking lessons

 

 

 

Yuka entrò in cucina canticchiando tra sé e sé. Quello era il momento adatto, l’occasione che aveva aspettato per giorni e giorni; Kouta era fuori con i vecchi amici del liceo, il che le avrebbe dato tutto il tempo di preparare ciò che lei aveva architettato da tempo.

La giovane si diresse alla dispensa, aprì le ante e iniziò a prendere gli ingredienti che le occorrevano.

«Nyu

Sobbalzò alla voce che era appena risuonata dietro la sua nuca, e si voltò ansimante a guardare la strana ragazza che lei e Kouta avevano trovato tempo prima sulla spiaggia, priva di memoria e di una capacità linguistica adeguata.

«Nyu-chan», ansimò, «mi hai fatto spaventare!»

Per tutta risposta, la ragazzina dotata di piccoli corni – in quel momento nascosti sotto il fazzoletto che Yuka le aveva prestato insieme ai vestiti – si limitò ad inclinare il capo e ad indicare i vari contenitori che lei aveva in mano.

«Nyu?», chiese in tono curioso.

«Oh… Vuoi sapere a cosa mi servono queste cose, vero?», cercò di sorriderle Yuka, calmandosi. «Devo preparare del cioccolato.»

«Nyu?», fece ancora l’altra, sgranando gli occhi.

Yuka capì che le stava chiedendo il motivo – o almeno, questa fu l’impressione che ne ebbe, anche se non era ancora certa che Nyu capisse bene il giapponese; si sentì arrossire e distolse lo sguardo.

«Beh, ecco… Domani è San Valentino.» Sempre senza guardarla, chiuse le ante e si diresse al tavolo, dove posizionò i barattoli e i pacchetti che le servivano. «È una specie di tradizione… secondo la quale si prepara del cioccolato per le persone cui vogliamo bene.»

Fu di nuovo travolta da un senso di calore al viso, mentre davanti agli occhi le sorgeva il sorriso dolcissimo di suo cugino Kouta, il bimbo cresciuto con lei, il giovane uomo che ormai sapeva di amare.

Nyu le fu subito accanto, negli occhi uno sguardo di comprensione, dimostrandole senza dubbio che capiva perfettamente le sue parole.

«Nyuuu…», mormorò, con l’aria di sapere benissimo a chi Yuka si riferisse.

Però sembrava triste. Come se le avessero appena parlato di qualcosa – o qualcuno – che non avrebbe mai fatto parte del suo mondo… Qualcuno…? No, impossibile… Ma in effetti, rifletté Yuka, lei era sempre stata un po’ gelosa del rapporto complice nato tra la piccola Nyu e Kouta

Imbarazzata da se stessa, cercando di togliersi quei pensieri così infantili dalla mente, la giovane le rivolse un sorriso impacciato.

«Ti piacerebbe aiutarmi, Nyu-chan

L’espressione di Nyu si illuminò di colpo.

«Nyu!», esclamò felice, annuendo. «Nyu, nyu, nyu

«Bene», continuò Yuka, facendole spazio al tavolo della cucina. «Allora vieni, ti insegno come si fa… Così magari anche tu, un giorno, preparerai del cioccolato per la persona cui vuoi bene.»

Nyu sollevò di nuovo lo sguardo, con aria inspiegabilmente colpita e assorta.

Al pensiero improvviso di vederla offrire dei cioccolatini al suo Kouta, Yuka si sentì un’emerita idiota.

 

 

«Ecco, Nyu-chan, questa mettila qui…»

Con gesti spossati, Yuka guidava la mano di Nyu, colma di farina, fin dentro la ciotola in cui avevano già versato il cacao – come poteva testimoniare il suo grembiule interamente ricoperto di chicchi marroni.

Cucinare con Nyu era un’impresa degna di questo nome; per qualche misterioso motivo, quel pomeriggio la ragazza sembrava divertirsi un mondo nel gettare all’aria tutto ciò che le capitava sottomano. Perciò ora Yuka teneva ben stretto il suo palmo raccolto a conca, dirigendolo alla terrina.

«Nyu!» Lei scoppiò a ridere all’improvviso, dando un leggero strattone alla mano di Yuka per liberarsene, e accompagnando unnyu’ ad ogni movimento. «Nyu, nyuNyu

«No, Nyu-chan, non…!»

Troppo tardi. Yuka non era riuscita a fermarla in tempo, e ora la cucina era velata da una piccola nube bianca. Nyu scoppiò di nuovo a ridere, entusiasta.

Tossendo, Yuka la vide, tra la farina volante, allungare di nuovo le mani sul tavolo verso il pacchetto bianco ancora pieno…

«Nyu-chan, non farlo!»

Lo fece.

Affondando le mani nella farina, le lasciò riemergere sorreggendo una montagnola bianca, che lanciò allegramente verso l’alto. La farina si depositò ovunque, sul tavolo, sul pavimento, su Yuka e su una Nyu al settimo cielo.

Cercando di pulirsi gli occhi, Yuka represse uno scatto d’ira. Non poteva prendersela con Nyu; era evidente che quella ragazza viveva ormai in un forte stato confusionale, dopo aver subito chissà quale genere di trauma… No, non poteva farle una colpa se le stava portando il caos nella cucina… Non poteva permettersi di darle il sonoro ceffone che le prudeva sulle dita… Calma, doveva stare calma

Sospirò profondamente e guardò di nuovo Nyu, che le sorrideva beata.

«E va bene, Nyu-chan. Ora lo faccio io. Per adesso, tu guarda e basta, capito?»

Con un nuovo sospiro, Yuka recuperò la poca farina scampata agli assalti di Nyu e la versò nella ciotola. Poi si voltò a guardare lo zucchero, esitante. Se la farina aveva avuto quell’effetto su Nyu, figuriamoci lo zucchero, così candido, soffice e quasi impalpabile…

«Nyu

La ragazza la fissava, in attesa, il capo reclinato su una spalla e gli occhi attenti, come a dire: ‘E adesso?’.

Yuka sospirò per l’ennesima volta. Molto lentamente, si protese per prendere il barattolo con lo zucchero.

«Nyu! Nyu, nyu

Nyu mostrava di aver capito le sue intenzioni, e mostrava anche di volerla aiutare. A sua volta tese le braccia verso il barattolo, urtandolo quasi all’istante.

Il tavolo fu inondato da un bianco ancor più accecante di quello della farina.

Nyu ridacchiò. Stavolta, Yuka non riuscì a trattenersi.

«Nyu-chan, non si fa così!», esclamò, seccata, guardandola con severità.

Lei tornò subito seria e abbassò il capo, contrita, portandosi le mani dietro la schiena. Guardando quella creaturina triste e smarrita, completamente imbiancata di farina e di zucchero e con il viso e i capelli ancora sporchi di cacao, Yuka sbollì lentamente.

«Va bene, Nyu-chan, non importa», mormorò, ormai esausta, accarezzandole la testa.

Nyu sollevò il viso. I suoi occhi erano pieni di lacrime.

«N… Nyu?», sussurrò, esitante.

«Tranquilla.» Yuka le sorrise, o almeno sperò di esserci riuscita. «Facciamo così… Ora vado a comprare altri ingredienti… Così potremo ricominciare daccapo insieme, che ne dici? Io farò il mio cioccolato, e tu farai il tuo.» Così forse starai buona, si disse mentalmente.

Nyu tirò su col naso e abbassò di nuovo gli occhi, con un lieve cenno del capo che poteva anche essere inteso come un assenso.

Sospirando di sollievo, Yuka uscì dalla cucina per cambiarsi e uscire, raccomandando a Nyu di aspettarla lì.

 

 

Quando sentì la porta della pensione chiudersi, Nyu si voltò di nuovo verso il tavolo disastrato della cucina.

Aveva capito di non essersi comportata bene, e voleva rimediare al più presto. Quelle persone erano molto gentili con lei; lei non poteva farle arrabbiare, lei doveva essere buona per poterle ringraziare.

Prese uno straccio e iniziò subito a pulire, senza curarsi del fatto che anche lei avrebbe dovuto fare un bagno. Era molto più importante che Yuka e Kouta non si arrabbiassero con lei…

Quando finalmente tutto fu in ordine e il tavolo di nuovo splendente, Nyu posò i recipienti – quasi vuoti – di cacao, farina e zucchero sul bancone, accanto alla ciotola con l’impasto abbandonato a se stesso, e si chinò a guardarli portando il mento sulle mani a coppa.

Sentiva ancora le parole di Yuka.

«Domani è San Valentino. È una specie di tradizione… secondo la quale si prepara del cioccolato per le persone cui vogliamo bene.»

Anche a lei sarebbe piaciuto preparare del cioccolato per…

«Basta! Ti prego, basta! Basta! Basta

Oh, no, non di nuovo!

La piccola Nyu serrò gli occhi con forza e si portò le mani tra i capelli; sentì premere, sotto la pelle e la stoffa del fazzoletto, le due protuberanze che la rendevano diversa da tutte le persone che la circondavano.

Perché ogni volta che pensava a Kouta lo sentiva piangere e urlare?

Perché era sicura di avergli fatto male, molto male, forse in una vita passata?

Non ricordava, non ricordava… Aveva paura di ricordare.

Aprì gli occhi, scoprendoli offuscati di lacrime, e fissò di nuovo la terrina, il cacao, la farina e lo zucchero.

Lei voleva bene a Kouta. Forse lui la odiava, per quel male che lei non ricordava pienamente di avergli fatto; o forse anche lui, nonostante tutto, le voleva bene, dal momento che l’aveva ospitata in casa sua e le sorrideva sempre ed era così gentile con lei…

Con un gesto deciso, Nyu afferrò nuovamente la ciotola e gli ingredienti e li depositò di nuovo sul tavolo.

 

 

Kouta si fermò in cortile. Era tornato a casa prima del previsto, e ora la ritrovava stranamente silenziosa.

«Sono a casa!», esclamò ad alta voce, manifestando la propria presenza. «Yuka? Nyu? C’è nessuno?»

Strano. Yuka gli aveva detto che sarebbe rimasta per tutto il pomeriggio a fare le pulizie – anche se, in effetti, aveva uno strano sogghigno furbetto quando lui era uscito… Ma perché avrebbe dovuto nascondergli che sarebbe uscita insieme a Nyu? Aveva qualcosa in mente?

Perplesso, il ragazzo mosse alcuni passi verso la porta d’ingresso, e all’improvviso una serie di colpi gli fece capire che qualcuno c’era, e che in quel momento stava correndo ad aprirgli.

Non ebbe neppure il tempo di pensarlo: la porta si spalancò e un uragano dai capelli rossi gli volò al collo.

«Nyuuu

«Ciao, Nyu-chan», balbettò Kouta, lievemente tramortito. «Ehi, ma…» La scostò da sé e la fissò a bocca aperta. «Cos’hai combinato?»

Nyu se ne stava tranquillamente lì a guardarlo, con le mani dietro la schiena ed un ampio sorriso sul volto. Aveva i vestiti quasi completamente bianchi, e qualche traccia di marrone scuro sul viso e sulla testa. Sembrava reduce da un’esplosione di polvere e calcinacci.

All’improvviso, la ragazza portò le braccia davanti a sé, mostrandogli un piccolo contenitore pieno di una densa crema scura dal forte odore di…

«Cioccolato?» Attonito, Kouta andò con lo sguardo dalle sue mani al suo sorriso. «L’hai fatto tu?»

Nyu sorrise ancor più apertamente.

«Nyu! NyuKou…» Prese fiato e lanciò fuori una parola nuova. «Kouta

Confuso, anche un po’ scosso, Kouta rimase immobile a fissarla.

«Per… Per me?», mormorò alla fine. «L’hai fatto per me?»

«Kouta!», ripeté Nyu, con un altro sorriso.

«Ma… Perché?»

La ragazza gli si avvicinò, provocandogli il familiare senso di imbarazzo che la sua presenza gli dava fin dal primo momento in cui lui l’aveva vista, sulla spiaggia, sola e bisognosa di attenzioni e di vestiti.

«Nyu…», mormorò. «Nyu… vuole bene… a Kouta»

Mentre l’imbarazzo si faceva insostenibile, traducendosi in un rossore bollente sulle sue guance, Kouta ricordò all’improvviso ciò che Yuka gli aveva detto distrattamente quella mattina.

«Domani è San Valentino, lo sapevi

E adesso, il cioccolato di Nyu

Nonostante la sorpresa, Kouta non poté fare a meno di sorridere.

«Grazie, Nyu-chan», mormorò, accettando il semplice contenitore che lei gli offriva, e che evidentemente non aveva saputo poi “trasformare” in un cioccolatino o in un qualsiasi dolce.

«Kouta…», disse lei, visibilmente emozionata e felice.

D’impulso, Kouta l’abbracciò e la tenne stretta a sé, incurante della farina, del cacao e di tutto il resto.

«Anch’io ti voglio bene… Nyu…»

La ragazza ricambiò il suo abbraccio, affondando il viso nella sua camicia. Kouta chiuse gli occhi, chinandosi sui suoi capelli. Profumava come una torta al cioccolato.

 

 

«Basta! Ti prego, basta! Basta! Basta

Una cosa era certa: anche se lei lo vedeva e lo sentiva piangere, Kouta non la odiava.

E non c’era altro che la piccola Nyu potesse desiderare.

 

 

«Così magari anche tu, un giorno, preparerai del cioccolato per la persona cui vuoi bene.»

Quel giorno era arrivato.

E lei, come sempre, era arrivata tardi.

Asciugandosi gli occhi, Yuka raccolse la busta della spesa che le era scivolata dalle dita e, senza farsi vedere da Kouta e Nyu, tornò in strada, alla luce del tramonto, allontanandosi da quella scena.

   
 
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