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Autore: Lord Merlin    15/01/2015    0 recensioni
SESTA STAGIONE!
Il drago Aithusa scova Morgana, sofferente e priva di ogni potere magico, presso una radura verdeggiante. Il suo intento è quello di portarla all'isola dei Beati e farle bere l'acqua magica del calice della Morte e della Vita e risanare così i suoi malesseri.
Genere: Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gaius, Gwen, Lancillotto, Nimueh, Un po' tutti | Coppie: Gwen/Lancillotto
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nel futuro
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Gli anni scorrevano veloci e l'alternanza delle stagioni non s'avvertiva più. L'aria primaverile e il profumo dei fiori nascenti si confondevano con il freddo polare delle giornate invernali, che ibernava i giardini col suo candido e soffice manto nevoso. Il sole cocente, che sorgeva in seguito, non nuoceva gravemente e la primavera continuava a protrarsi senza troppi eccessi.
Il tutto si ripeteva ciclicamente, con una strabiliante e precisa regolarità. 
A Camelot la Sala Reale, dove si svolgevano le varie adunanze, venne teppezzata di meravigliosi arazzi preziosi che davano quel poco di lucentezza alla spettralità della stanza che, dopo la morte del re, si era racchiusa in sé stessa.
Non vi era ombra della Regina, da nessuna parte. E la serva Elaine la cercava dappertutto. Ma lei non c'era. Non si trovava. Eppure il Ballo Reale avrebbe avuto inizio da lì a poco. 
Nonostante ciò, la sua misteriosa scomparsa non aveva ostacolato del tutto i lavori che, da quella mattina, i vari servi reali svolgevano con una diligenza infallibile. Gli altri del castello erano indaffarati a mettere apposto. A sistemare gli addobbi, a rivisionare il menu e la direttrice della comitiva, Serafina, s'assicurava che ogni cosa procedeva senza interruzzioni e corregeva là dove vi trovava la più piccola imperfezione.
Il crepuscolo era prossimo sull'orizzonte del mare. Un corvo, dal becco uncinato, scavalcò la fortezza di nuvole che difendeva inerme la natura in tempesta. Vi regnava un gran tumulto lì dentro e pareva di udire degli urli strazianti di una donna. Distesa per terra, sofferente e lamentosa. Vestita di stracci, con le labbra di sangue, la vista annebbiata e i capelli fangosi intorpiditi dallo scorrere del tempo. Solo uno strano lago, unica fonte di sopravvivenza per la signora, s'affacciava sulla verdeggiante vallata. Attendeva qualcuno, indifesa. Respirando a stento. Ansimando, soffocando. Restando immobile ad aspettare.
Il firmamento parve ombrarsi ancora una volta di un nero bizzarro che metteva i brividi. Si sentiva morire dentro, non ce la faceva più. Tastando il terreno inumidito, tentò invano di raggiungere il tronco robusto di una querce lì vicina. Ma cadde sulle sue stesse fragili braccia tremolanti. Sbattè col labbro inferiore sul terriccio che disegnava intorno a sè una piccola circonferenza atipica che si estendeva per brevi chilometri. Il sassolino diede il primo segnale di cedimento, quando l'acqua della volta celeste scese giù come una ponderosa cascata che irrigò in veloci frangenti quelle parti della radura non ancora toccati minimamente dalla potenza della pioggia battente. 
A quel punto, anche quando l'oscura figura percepì l'alluvione sui suoi luridi brandelli, capì che era giunta la fine. Pensò che il drago Aithusa sarebbe potuta non tornare più. In fondo il dolore e la sofferenza, susseguitesi negli anni, non le facevano temere la morte. Non come l'avrebbe temuta prima. Questo era divenuto il suo unico desiderio. E si sarebbe compiuto secondo la sua perversa volontà, se non fosse stato per quel battito d'ali - suono oramai scordato dalla sua memoria lacerata dal tormento e l'angoscia pressanti - che iniziò ad echeggiare trionfante tra i fulmini e i lampi accecanti che si mescolavano a vicenda seguendo uno schema improvvisato nella nebbia biancastra. 
La foschia si era già addentrata con insistenza, ma Aithusa non avrebbe mai permesso a dei cumuli di fumo così deboli di ostacolarle il passaggio. Non dopo il lungo viaggio che aveva osato compiere.
Si mosse con destrezza tra il biancore della caligine e la calura improvvisa sconfiggendo la forza del vento che impetuoso scuoteva le foglie rinsecchite dal caldo passato.
Riuscii ad acchiappare Morgana da un polso con le sue zampe sottili e proseguii il suo cammino in alto, sopra il temporale impazzito. Lei, piano piano, s'aggrappò sulla sua folta chiniera e, appoggiandosi sul dorso del fedele animale, si godette il paronama del cielo e sotto di lei poteva ancora sentire i rimbombi dei tuoni incessanti.
S'addormentò adagio e si fece cullare. La destinazione dei due era piuttosto lontana, ma in quegli anni in cui era stato assente, Aithusa s'era informato e aveva scovato una scorciatoia che li avrebbe dirottati in modo rapido e lesto in quella zona ove nessun uomo avrebbe mai voluto sostare: l'isola dei Beati!
Bastò formulare poche frasi incomprese e il cielo si squarciò in due aprendo davanti ai suoi occhi rossastri lo scenario dell'isola tanto ambita.
   
 
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