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Autore: saramermaid    15/01/2015    1 recensioni
Thadastian | Verde | Post Episodio 4x07
Dal testo:
"Ed in quei giorni di pensieri che gli affollavano la mente ne aveva abbastanza, forse a centinaia se solo avesse avuto la pazienza di analizzarli uno per uno. Thad Harwood era arrabbiato e frustrato col resto del mondo, deluso da un qualcosa che gli si agitava nel profondo e che tuttavia si rifiutava di ammettere apertamente perché farlo avrebbe significato rendere tutto tremendamente reale. Ce l’aveva con Hunter che aveva avuto l’idea di condurre Blaine di nuovo alla Dalton, ce l’aveva con i suoi compagni che avevano approvato quel piano assurdo, ce l’aveva con Anderson stesso perché alla fine si era presentato all’incontro cedendo al tranello e ce l’aveva con Sebastian che puntualmente non perdeva occasione per mettersi in mostra."
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I’m Yours








Le goccioline di sudore gli imperlavano la fronte e gran parte del viso ad ogni movimento, mentre le note di quella canzone ritmata lo avvolgevano completamente. Thad si era chiuso in quella sala prove dall’ora di pranzo, ostinandosi ad indossare la sua proverbiale maschera di pacatezza e silenziosa disapprovazione come accadeva da un paio di settimane a quella parte. Sostanzialmente ballare e poter sentire il pavimento lucido sotto i piedi era la sua personale valvola di sfogo, qualcosa che gli permetteva di estraniarsi dal resto del mondo. Ne aveva bisogno quando i pensieri diventavano rumorosi, martellandogli le terminazioni nervose, fino a diventare semplicemente troppo.

Ed in quei giorni di pensieri che gli affollavano la mente ne aveva abbastanza, forse a centinaia se solo avesse avuto la pazienza di analizzarli uno per uno. Thad Harwood era arrabbiato e frustrato col resto del mondo, deluso da un qualcosa che gli si agitava nel profondo e che tuttavia si rifiutava di ammettere apertamente perché farlo avrebbe significato rendere tutto tremendamente reale. Ce l’aveva con Hunter che aveva avuto l’idea di condurre Blaine di nuovo alla Dalton, ce l’aveva con i suoi compagni che avevano approvato quel piano assurdo, ce l’aveva con Anderson stesso perché alla fine si era presentato all’incontro cedendo al tranello e ce l’aveva con Sebastian che puntualmente non perdeva occasione per mettersi in mostra.

Sebastian
A quel pensiero strinse i pugni conficcandosi le unghie nella carne morbida dei palmi e sforzandosi il doppio per seguire la coreografia improvvisata in cui si era cimentato. Indurì poi la mascella, scuotendo la testa ed intimandosi di mettere da parte quel groviglio di sensazioni, mentre il bacino si agitava sensualmente in movenze spontanee del tutto cariche di eroticità. Le sue labbra si aprirono in un sorriso amaro e sconfitto frattanto che i suoi occhi color cioccolato si posavano sulla sua figura riflessa nell’enorme specchio addossato alla parete. Apparentemente sembrava lo stesso ragazzo gentile e dolce di sempre; i capelli scuri che gli ricadevano spettinati e sudati sulla fronte, le labbra rosse a causa della tortura che i denti gli avevano inflitto, le spalle larghe ed il petto muscoloso coperto da una canottiera bianca aderente, le gambe toniche strette in un pantalone da ballerino.

Eppure la nota stonata era perfettamente evidente nella postura eccessivamente rigida, nello sguardo sfuggente e nella verità impressa nero su bianco in quelle iridi profonde. La sua mano destra corse in automatico al centro del petto, percependo i battiti veloci del proprio cuore, e Thad si soffermò a studiare quella porzione di pelle olivastra per una manciata di secondi, quasi come se si aspettasse di vederci comparire quel nome che era ormai diventato la sua ossessione. Sebastian Smythe… sarebbe stato così semplice pronunciarlo a voce alta, ma lui non avrebbe mai mostrato al suddetto interessato quanto potere possedesse per distruggerlo. La base di Livin’ La Vida Loca si interruppe di colpo e lui si risvegliò dal suo stato di distrazione, impostando la traccia affinché ricominciasse da capo.

Ora che ci pensava, quelle poche strofe rispecchiavano perfettamente Sebastian ed il suo stile di vita incline al divertimento ed alla poca serietà nelle relazioni sentimentali. Inconsciamente continuava ad aggrapparsi a quelle frasi cantate, come se percepirle lo rendesse una tacca più vicino al suo compagno di stanza. Ma in realtà non erano mai stati così lontani e distanti come in quel periodo e la colpa, lo sapeva, era unicamente sua. Sua perché aveva improvvisamente eretto un muro di distacco, sua perché si ostinava ad allontanare Sebastian pur di non fargli comprendere cosa effettivamente stesse accadendo, sua perché si era semplicemente messo in gioco con la persona sbagliata, sua perché nonostante tutto desiderava soltanto sbatterlo al muro e consumare quelle labbra tentatrici a furia di baci.

A quel punto era persino inutile negare che fosse geloso marcio di Blaine, del modo in cui Smythe lo provocava ronzandogli intorno ed avvicinandoglisi con quella tattica da predatore fatta di ghigni, sorrisetti e ammiccamenti vari a cui l’altro, complice la rottura disastrosa con Kurt, sembrava essere ben disposto. Non ci sarebbe stata partita in un eventuale match, Anderson avrebbe vinto semplicemente a tavolino costringendolo a ritirarsi con la coda fra le gambe e tante minuscole spine ad infilzare ripetutamente il suo cuore. Imperterrito si prefissò, quindi, di portare avanti il suo proposito continuando a ballare finché i muscoli non avrebbero gridato pietà e la stanchezza accumulata gli avrebbe impedito di restare sveglio a fissare la sagoma di Sebastian dormire a pochi metri da lui.

«He never drinks the water, makes you order French champagne. Once you’ve had a taste of his you’ll never be the same. Yeah, he’ll make you go insane~»

Canticchiò quel ritornello pronunciando volutamente quel lui al posto del lei ed immaginando alla perfezione il volto dell’altro con quei suoi dannati occhi verdi. Ogni lettera che fuoriusciva dalle sue labbra carnose era un chiaro scossone contro la maschera di indifferenza che indossava, mentre le prime crepe si aprivano al suo interno lasciando filtrare tutto il rancore e i sentimenti che troppo a lungo aveva ingabbiato e trattenuto. Le prime scie salate cominciarono a tracciargli le gote, perdendosi nel vago accenno di barba all’altezza del mento e degli zigomi. Thad si passò stancamente una mano sul volto, cancellando via quell’unico momento di debolezza, lasciandosi poi scivolare con la schiena contro il muro e distendendo le gambe sul parquet. Non avrebbe potuto resistere ancora a lungo, si disse nascondendo il volto tra le ginocchia.







Sbuffava ininterrottamente da circa mezz’ora percorrendo a passo sostenuto, ma rapido, l’immensa scalinata della Dalton e maledicendo chiunque lo avesse convinto a fare il provino per entrare a far parte dei Warblers. Sebastian si passò le dita tra le pieghe della cravatta della divisa, lisciandone il tessuto ed accorgendosi soltanto in un secondo momento di essere quasi arrivato a destinazione. Sottobraccio aveva un vistoso plico di spartiti, da dover lasciare sulla scrivania nell’ufficio accanto all’aula prove, ed in quel momento avrebbe volentieri cancellato a suon di pugni il sorrisetto arrogante di Hunter Clarington che, evidentemente, lo aveva scambiato per uno schiavetto personale.

Normalmente non ci avrebbe pensato due volte prima di mandare il suddetto nuovo capitano a quel paese con tanto di dito medio alzato, ma se voleva continuare a ricevere gli assoli doveva necessariamente ingoiare il rospo e sottostare alle manie perverse di quel piccoletto. Dacché se ne potesse pensare, e nonostante il suo pessimo comportamento nel corso dell’anno precedente, Sebastian non era affatto contento dei metodi e delle bravate a cui Hunter li costringeva pur di vincere. Tuttavia si era ritrovato a doversi mordere sempre più spesso la lingua, evitando un’espulsione dall’unico gruppo che in fondo lo faceva sentire a casa, ed incassando ogni colpo basso che gli veniva scagliato contro. Come se non bastasse, erano giorni che Thad lo ignorava palesemente e questo gli provocava una leggera stretta allo stomaco a cui non aveva saputo attribuire una motivazione.

Da un paio di settimane sembrava che il suo compagno di stanza si fosse estraniato da tutto e da tutti, non mancando di risultare più scontroso e taciturno del solito. C’era una parte di lui che premeva per chiedere una spiegazione logica e razionale a quello strano comportamento eppure, come sempre, aveva preferito tacere e rimanere ancorato alla sua solita maschera di perfetta superficialità e leggerezza. Dal tentato suicidio di Karofsky aveva più volte provato a cambiare rotta, a mostrarsi più disponibile e comprensivo, ma il terrore di doversi ritrovare da solo e scoperto ad affrontare il resto del mondo lo aveva paralizzato. Certamente qualcosa si era smosso ed aveva rinunciato alle insane ossessioni a cui era incline in passato, ma faticava ancora a lasciar andare quella maschera che si era sempre ostinato ad indossare.

Il freddo metallo lo riportò alla realtà e si accorse di star stringendo tra le dita la maniglia della porta sebbene non ci avesse fatto caso. Con decisione, quindi, ruotò il pomello in ottone ed entrò in quel piccolo ufficio. Era la prima volta che metteva piede in quella stanza e constatò che tutto sommato quel luogo era abbastanza gradevole, nonostante ogni dettaglio trasudasse lusso ed eleganza. I suoi piedi, improvvisamente, si arrestarono di colpo al suono della musica proveniente dall’aula prove ed in un moto di curiosità decise di accostarsi alle tende leggermente scostate per poter osservare meglio, lasciando poco gentilmente gli spartiti sulla superficie più vicina. Fu sorpreso e piacevolmente colpito nel notare il corpo sinuoso di Thad muoversi a ritmo della canzone su cui stava ballando e quasi senza accorgersene si sporse in automatico per avere una visuale maggiore.

Harwood si muoveva con una grazia ed una sensualità disarmante, scuotendo il bacino ed improvvisando nuovi passi. Sebastian non si perse nemmeno un secondo di quello spettacolo, incastonando le iridi verdi sulle curve evidenti dell’altro; le braccia tese e scoperte a causa della canottiera bianca, la schiena leggermente inarcata, le cosce muscolose e toniche e per finite un sedere scolpito. Fu lì che i suoi occhi si fermarono, accarezzando con crescente bramosia le rotondità delle natiche messe in risalto da quel pantalone scuro ed attillato. Smythe si morse il labbro inferiore, lottando contro l’innaturale desiderio di uscire allo scoperto e spogliare quel corpo strato dopo strato finché Thad non si fosse ritrovato nudo e possibilmente eccitato sotto di lui.

Sebastian sbatté le ciglia un paio di volte, sentendo il cavallo dei propri pantaloni tirare quasi dolorosamente man mano che quella performance procedeva. Avrebbe voluto porvi sollievo immediato, ma per farlo si sarebbe dovuto privare di tutta quella carica erotica che sembrava emanare da quella sala prove e non voleva farlo. Le sue dita si strinsero quindi con violenza ai bordi di una delle pesanti tende che lo celavano, arricciandone il tessuto e rischiando di sfilacciarlo all’altezza delle frange. Espirò per una manciata di secondi, non potendo comunque evitare che la mano libera si posasse sopra il cotone dei pantaloni e stringesse leggermente. Fu abbastanza difficile per lui trattenere un gemito soddisfatto, ma si impose di non fare nulla perché toccarsi pensando a Thad era un qualcosa di assolutamente inconcepibile per lui.

Non gli era passato inosservato il modo in cui Harwood reagiva quando Blaine era nelle vicinanze e non aveva potuto ignorare il suo sguardo di disapprovazione quando, durante Dark Side, si era avvicinato all’ex usignolo, provocandolo appositamente e cercando di sfiorarlo accidentalmente mentre si fronteggiavano. Sebastian, però, sembrava non voler leggere appositamente tra quelle righe perché farlo avrebbe significato dover scoprire se stesso ed attribuire un peso significativo a quella strana attrazione che lo spingeva inesorabilmente a gravitare verso Thad. Si sentiva decisamente più a suo agio nel seguire, ancora una volta, lo schema predefinito e restare inglobato in quella corazza che, per quanto soffocante, lo faceva sentire protetto.

«He never drinks the water, makes you order French champagne. Once you’ve had a taste of his you’ll never be the same. Yeah, he’ll make you go insane~»

La voce roca e l’accento spagnolo dell’altro gli scivolarono addosso come lava incandescente, marchiandogli la pelle nivea ad ogni sillaba ed insediandosi al di sotto della cute quasi in maniera indelebile. Sebastian stava andando a fuoco, lentamente ed inesorabilmente, sentendo risvegliarsi emozioni che non credeva di provare. O meglio che si rifiutava di dover ascoltare. Thad aveva cambiato il soggetto del brano ed in quel frangente non poteva più ignorare la palese dimostrazione che il destinatario di quelle parole fosse lui. Quando poi osservò il suo compagno di stanza asciugarsi quelle che sembravano lacrime, il dolore allo stomaco fu talmente forte da costringerlo a trattenere un attacco di nausea. In un attimo era già scappato via da quell’ufficio, con la testa confusa ed il martellare continuo del suo cuore nella gabbia toracica. E forse, quel dolore che percepiva era leggermente più in alto dello stomaco.







La riunione settimanale dei Warblers era ormai un appuntamento fisso che si perpetrava da tempi immemori, precisamente da quando la scuola era stata fondata, ed in tutti quegli anni quegli incontri erano stati sinonimo di solidarietà, fratellanza e lealtà. Da quando però Hunter aveva preso il controllo del gruppo, ed annientato definitivamente quel piccolo barlume di democrazia vigente, tutto era inesorabilmente precipitato in un baratro di dittatorialità e oppressione. Thad se ne stava seduto scompostamente sulla poltrona accanto alla finestra, ascoltando svogliatamente il continuo farneticare del piccoletto su quanto avessero bisogno di raggiungere un livello maggiormente superiore per vincere le Regionali.

Come sempre fingeva di prestargli attenzione, dispensando falsi sorrisi ed approfittandone per tenersi a debita distanza da Sebastian che, in genere, preferiva accomodarsi sul divano accanto al caminetto. Quasi richiamate da quel pensiero, le sue iridi nocciola scrutarono di sottecchi la figura del compagno di stanza e Thad sussultò appena nel notare che l’altro lo stava osservando con attenzione e sguardo indecifrabile. In pochi secondi tornò quindi a guardare il paesaggio invernale fuori dalla finestra, cercando di ignorare la bruciante sensazione di quegli smeraldi puntati sulla sua schiena. Mancavano soltanto cinque minuti prima della fine della riunione, si disse, soltanto cinque minuti prima che lui potesse sgusciare fuori dall’aula a velocità supersonica e fingere di studiare rintanandosi in biblioteca.

«Avrei una proposta da fare prima della fine della riunione.»

La voce strascicata e melliflua di Sebastian lo costrinse a sgranare gli occhi e dischiudere leggermente le labbra a causa della sorpresa. Sapeva che l’altro non mancasse di dimostrare il suo talento e la sua bravura ad ogni occasione propizia, ma mai finora aveva sfidato apertamente Hunter interrompendolo per prendere la parola e fare una richiesta. Thad si mosse a disagio sulla poltrona, mordendosi poi la guancia dall’interno e pregando che qualunque cosa avesse in mente Smythe finisse al più presto. Non sarebbe riuscito a restare distaccato se il castano avesse cominciato a cantare canzoni oscene come Whistle, prodigandosi in gesti equivoci e per nulla casti.

«Sto aspettando, Smythe. Vedi di spicciarti, ti ricordo che sono io il leader del gruppo adesso.» Proruppe Hunter con sguardo minaccioso.

«Sarò conciso, Clarington. Chiedo solo di poter cantare una canzone con l’aiuto di alcuni dei ragazzi.»

Thad vide il loro capitano annuire concorde a quella richiesta, mentre Sebastian si posizionava al centro della stanza seguito da Nick, Trent e Flint. Da quella angolazione il più alto si trovava esattamente di fronte a lui e la distanza fra loro era pressoché inconsistente. Quando le prime note si diffusero riconobbe immediatamente la canzone ed il respiro gli si bloccò in gola rischiando di farlo tossire rumorosamente. Sebastian era perfettamente padrone dei propri movimenti, si muoveva con studiata calma e compostezza cantando le prime parole del brano pur continuando a guardarlo negli occhi scuri.

« Well you done done me and you bet I felt it I tried to be chill but you're so hot that I melted. Before the cool done run out I'll be giving it my bestest and nothing's going to stop me but divine intervention. I reckon it's again my turn to win some or learn some~»

Sentiva gli sguardi degli altri puntati addosso, mentre Sebastian cantava quelle strofe girando attorno alla poltrona dov’era seduto e sfiorandone i braccioli con i polpastrelli. Non lo stava toccando direttamente, eppure poteva benissimo percepire il calore salire a spirale colorandogli le gote e provocandogli una fastidiosa stretta allo stomaco. Quelle strofe rispecchiavano benissimo la loro situazione attuale in un certo senso e Thad sapeva che quello era l’unico modo attraverso cui Sebastian riusciva ad esprimere le proprie emozioni. Gli stava dicendo che aveva provato ad ignorare i suoi sentimenti, a comportarsi come il solito stronzo ma che aveva fallito perché lui, Thad, lo sconvolgeva.

« But I won't hesitate no more, no more. It cannot wait, I'm yours~»

Sono tuo. Sebastian gli aveva appena cantato quelle due parole fermandosi di fronte a lui e regalandogli uno sguardo intenso e limpido. Non c’era malizia in quelle iridi verdi, nessun inganno o trucco, vi era semplicemente il vero Sebastian che per la prima volta si stava aprendo con lui nonostante il timore e la presenza di tutti gli altri usignoli. Soltanto in quel momento Thad si rese conto di come fossero rimasti da soli, probabilmente perché gli altri volevano lasciargli un minimo di privacy. Il suo cuore sembrava volesse uscirgli dal petto ed era sicuro di aver stampata in volto un’espressione incredula. Non poteva averlo fatto davvero, Smythe non era il tipo da dichiarazioni plateali o smielate, eppure quello non era un sogno.

«Perché?» Fu tutto quello che riuscì a mormorare, mordendosi le labbra e passandosi una mano tra i capelli mori.

«Perché ho capito, Thad. Ho finalmente letto tra quelle dannate righe e non posso più imbrigliare tutto questo. E’ come se tu avessi scatenato un incendio in me che non può venir domato una volta acceso ed io non voglio che venga spento. Voglio continuare a bruciare e ardere insieme a te

«Sei davvero mio?» Proruppe con voce incerta e lo sguardo basso per paura di leggerci soltanto illusione.

«Con tutto me stesso, Thad.» Rispose Sebastian, sollevandogli il mento con due dita e permettendo alle loro fronti di sovrapporsi ed alle loro mani di intrecciarsi in una presa salda ed indissolubile.












A/N

Non so davvero da dove sia saltato fuori questo obbrobrio, io so solo che un secondo prima immaginavo Thad in versione Ricky Martin e quello dopo lo spirito dei Thadastian prendeva il sopravvento monopolizzando il tutto. Non ho parole adatte per descrivere questa OS come merita, perciò spero che sia di vostro gusto e spero di aver fatto qualcosa di quantomeno decente. Per qualsiasi dubbio sono a vostra disposizione, persino il reparto critiche è aperto perciò dateci dentro (in senso metaforico non pensate a male) – Dio, passo troppo tempo con Bas e Hunt! Okay smetto di blaterare a vuoto e vi lascio alla lettura.

Note di chiusura: Le canzoni scelte sono ovviamente Livin’ La Vida Loca di Ricky Martin e I’m Yours di Jason Mraz (:

xoxo

Sara
  
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