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Autore: elisabieb    16/01/2015    1 recensioni
Gli anni passano anche per Paola e Andrea dopotutto, no? E così con un po' di fantasia mi sono immaginata il loro giorno di Natale in un tempo molto futuro. Titolo ispirato ad uno dei più belli episodi della serie tv "Castle" e canzone finale del grande e adorato Ligabue. [Storia pubblicata il 24/03/2014 su Unofficial fiction mediaset]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Always.

Poggiò il vassoio con i biscotti che aveva appena decorato sul tavolo, sorridendo al solo pensiero di quando avrebbe visto i bambini ringraziarla. Sapeva che quei biscotti li adoravano, soprattutto perché era solita decorarli con tanto cioccolato e perché raffiguravano immagini tipiche natalizie: l’albero di natale, la stella cadente e un pupazzo di neve. Persino il maschietto, che non amava mangiare dolci stranamente, amava mangiarli. Cominciò a ridere pensando a quando avevano deciso di andare a vivere insieme. Ricordava di non sapersi preparare nemmeno un piatto di pasta un tempo, mentre adesso amava passare il suo tempo in cucina.. anche insieme a lui, che dopo tutti quegli anni di matrimonio ancora era rimasto accanto a lei, a sopportarla; così lui le diceva scherzosamente ogni giorno “Dopo tutto il tempo che ti sopporto, non saprei davvero come farei senza di te” .
 
|- flashback-|
 
Richiuse il portone della caserma e si sistemò meglio la sciarpa intorno al collo, per proteggersi meglio dal freddo pungente di quel pomeriggio di fine dicembre. La neve leggera caduta quella notte stessa copriva i marciapiedi, sciogliendosi sotto i passi di lei che si avviava verso la cabina telefonica, guardandosi intorno per cercare l’auto di Andrea. Quello era diventato il loro posto speciale, dopo quel fugace incontro durante la missione che li aveva fatti rincontrare. Si stava stringendo nel cappotto bianco, maledicendosi mentalmente per non aver indossato il cappello. All’improvviso sentì due braccia cingerle la vita e subito dopo sentì due labbra posarsi dolcemente sulla guancia “Buonasera” esclamò la voce calda di Andrea, mentre lei continuava a rimanere stretta a lui.
“Sei qui!” esclamò lei felice, girandosi nel suo abbraccio, per poi posargli un bacio leggero sulle labbra.
“Sei tu ad essere in ritardo!” la rimproverò bonariamente lui, stringendola a sé per approfondire quel bacio “Come al solito” aggiunse, fingendosi arrabbiato.
“Che palla che sei..” si lamentò facendogli la linguaccia “Dieci minuti, capitano. Cosa vuoi che siano..”
“Mezz’ora” precisò lui “La prossima volta me ne vado”
Lei rise avvicinandosi di più a lui per sfiorargli le labbra “Permaloso. Non lo faresti mai” gli sussurrò, facendolo sorridere.“Dove mi porti?” continuò, rimanendo stretta a lui.
“All’aeroporto” rispose semplicemente lui “Anzi, vai a mettere due cose in valigia che altrimenti perdiamo l’aereo” continuò con tranquillità. Lei spalancò gli occhi sorpresa, mentre lui sorrise soddisfatto, felice di scoprire che nonostante tutto era ancora capace di sorprenderla “E dove andiamo? Nemmeno la licenza ho chiesto..”
“Lei mi sottovaluta, brigadiere. La meta del viaggio la scoprirà a suo tempo” le rispose, sciogliendosi dall’abbraccio per permetterle di tornare in caserma “Allora? Che fai?”
 
Sorrise mentre gli occhi si facevano lucidi al solo ricordo di quei momenti. Quel giorno l’aveva colta alla sprovvista, preparando quel viaggio a sua completa insaputa e portandola all’aeroporto di Fiumicino, per poi salire su quell’aereo diretto a Barcellona. Barcellona. Era bastata una semplice frase anni prima per fargli ricordare quanto lei desiderasse andarci. Lavoravano ancora a Città della Pieve ed erano ad un posto di blocco. Lui era stato trasferito in quella cittadina da qualche settimana ma tra loro due c’era già una notevole complicità, tanto che pure Capello se ne era accorto. Una piccola e innocua frase di cui lui si era ricordato anche anni dopo, tanto da voler esaudire quel suo desiderio. Andrea aveva organizzato di trascorrere il Capodanno lì, tanto da approfittarne pure di chiederle di sposarlo. Abbassò lo sguardo e rimase a guardare il solitario e la fede, entrambi all’anulare sinistro, che luccicavano sotto i suoi occhi. Se chiudeva gli occhi aveva di nuovo davanti quella scena, gli occhi sognanti di lui che inginocchiato le mostrava l’anello, in quella piazza gremita di gente troppo occupata a festeggiare l’anno nuovo.
 
|- flashback-|
 
Allo scoccare della mezzanotte i festeggiamenti continuarono incessanti, sotto lo scoppio dei fuochi d’artificio colorati e sotto lo scoppio degli innumerevoli tappi delle bottiglie di spumante. Si staccarono per un attimo, guardandosi teneramente negli occhi, dopo quel dolce bacio scambiato a mezzanotte precisa.
Lo sentì sciogliere la stretta dalla sua mano, per poi inginocchiarsi davanti a lei mentre con una mano cercava qualcosa nella tasca interna della giacca.
“Andrea.. che fai?” esclamò imbarazzata da quello strano gesto, che non era proprio tipico suo. Lo vide sorriderle e poi mostrarle una scatolina di velluto blu, lasciandola ammutolita per lunghi istanti. Aprì la scatolina con un gesto veloce e rimase a guardare i grandi occhi di Paola illuminarsi alla vista di quell’anello.
Sorrise mentre allungava una mano per stringere forte quella di lei “Mi vuoi sposare?”
 
Continuava a fissare quei due anelli, tra le dita invecchiate dal tempo, mentre i ricordi le riaffioravano poco a poco nella mente. Il giorno del loro matrimonio, in una calda giornata di luglio, il vestito bianco contornato dal lungo velo, il bouquet di rose bianche e il loro bambino di appena diciotto mesi in quel completino elegante, Andrea in quell’abito gessato e i suoi splendidi occhi verdi nei quali si era specchiata per tutta la giornata.
Era partito tutto da quella vacanza nella città spagnola, quella proposta e dopo qualche settimana ad allietare ancora di più le loro giornate era stato l’annuncio di quella gravidanza, inaspettata, ma che li aveva resi ancora più felici. Erano sempre stati convinti di averlo concepito a Barcellona il loro primogenito, la sera stessa in cui lei con quel semplice “sì” si era legata ad Andrea per tutta la vita.
Le lacrime iniziarono a scenderle lungo le guance, mentre spostava lo sguardo verso la cornice d’argento posta sopra il mobile, accanto alla foto del loro matrimonio. Si avvicinò lentamente, prendendo la cornice tra le mani, mentre con la punta delle dita accarezzava lentamente il vetro sopra il volto dei tre ragazzi. Federico, Chiara, Barbara. I loro tre figli. Ormai grandi, con una famiglia e altri progetti da costruire. Almeno lo sperava, soprattutto con la più piccola, che di matrimonio e figli proprio non voleva sentir parlare. “Ma tesoro, a vedere tutti i giorni quei bambini non ci hai fatto nemmeno un pensiero?” le aveva chiesto, una volta. Tutto quello che aveva ricevuto come risposta era stata un’occhiata esasperata e subito dopo aveva sentito il marito stringerle forte la mano, come per rassicurarla.
“Certo, lei e Gabriele stanno insieme così da tanto tempo..” aveva detto una volta ad Andrea, che per tutta risposta aveva sbuffato “Ma che fretta c’è scusa? Saranno liberi di decidere loro?”
“Parli così soltanto perché sei geloso. Lo facevi pure per quel poveraccio di Riccardo..”
“Potrei dire la stessa cosa di te” gli aveva replicato “Tua nuora non osava nemmeno guardarti negli occhi i primi mesi..”
Rise leggermente a quel ricordo. A volte si dimenticava come era stata acida verso quella povera ragazza, si dimenticava di come l’aveva guardata in cagnesco almeno fino al giorno del loro matrimonio. Andrea però non era stato da meno riguardo alle figlie. Anzi, lui era stato sicuramente peggio.
Rimise la cornice al suo posto, per poi prenderne un’altra, dove invece erano raffigurati tre bambini, al quale presto se ne sarebbe aggiunto un quarto. Se sentirsi chiamare mamma era stata un’emozione grandissima, tanto da non riuscire nemmeno a spiegarla, sentirsi chiamare nonna era stata una gioia ancora più grande. Il tempo era passato così velocemente, che sembrava passato solo un giorno da quando Federico e Arianna erano andati a trovarli e con gli occhi luccicanti avevano annunciato a lei e ad Andrea che presto sarebbero diventati nonni.
“Una nonna bellissima” le aveva sussurrato Andrea quella sera prima di addormentarsi “Una nonna che sarà adorata alla follia dai suoi nipotini” aveva aggiunto, vedendo i suoi occhi inumidirsi piano, piano. Sembrava esser passato solo un giorno pure da quando qualche mese dopo pure la seconda figlia aveva annunciato che entro qualche mese sarebbe arrivato un nipotino, al quale qualche anno dopo si sarebbe aggiunta pure una sorellina. Ed eccoli lì, Elena, Lorenzo e Sara. Tutti e tre in un’unica foto che li ritraeva sulla spiaggia di Ostia. Ricordava ancora quel giorno, nell’estate appena passata, quando lei e Andrea li avevano portati a trascorrere una tranquilla giornata al mare. Un lieve fracasso la costrinse a voltarsi verso l’angolo del salotto nel quale aveva addobbato l’albero di Natale, per poi abbassare lo sguardo verso il pavimento, guardando con una finta espressione di rimprovero il gattino tigrato che passeggiava tranquillo intorno alla decorazione di vetro, ormai rotta, che aveva fatto cadere dall’albero. Sorrise, senza avere nemmeno il coraggio di sgridare quel cucciolo che in quel momento miagolava e si strusciava tra le sue gambe, con l’intento di ottenere del cibo.
Quel gattino le era stato regalato dai suoi nipotini per il suo compleanno. Ovviamente aveva già un nome, scelto dalla più piccola. Aveva quattro anni, ma ancora faticava a capire da chi aveva preso tutta quella passione calcistica. Lo aveva chiamato Zibì, come il soprannome di un famoso ex-giocatore della Roma.
Sentì una mano posarsi sulla mano che ancora stringeva quella cornice d’argento e solo allora si accorse di Andrea accanto a lei. Gli sorrise apertamente, per poi sentirlo posare le labbra sulla guancia per schioccarle un bacio.
“Sei qui!” esclamò lei, prima di voltarsi e iniziare a sistemargli il colletto della camicia “La vecchiaia ti fa male” gli fece osservare “Non ti sai nemmeno più vestire”
Lui iniziò a ridere, per poi guardarla teneramente “Tu invece sei sempre bellissima..” le sussurrò in un orecchio.
“Che ruffiano!” esclamò, dandogli un pugno scherzoso sul braccio, per poi restare ferma ad osservare i suoi occhi verdi attraverso le lenti degli occhiali. Il viso era invecchiato dal tempo, i capelli stavano diventando sempre più bianchi, ma quegli occhi erano rimasti gli stessi. Erano ancora gli occhi di cui lei si era perdutamente innamorata. Rimise la cornice al suo posto e poi accarezzò dolcemente il volto del marito “Metti il vino in tavola? Dovrebbero arrivare a momenti” disse indicando l’orologio, mentre si accucciava per raccogliere i pezzi di quell’angioletto di vetro che il gatto aveva fatto cadere, mentre quel cucciolo continuava a zampettarle incontro, per poi correre all’improvviso verso Andrea richiamato dal rumore della scatola di croccantini.
 
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Andrea stava accendendo il camino, quando il campanello iniziò a suonare. Sentì Paola avvicinarsi alla porta e subito dopo sentì le inconfondibili voci allegre dei suoi nipotini. Infatti subito dopo aver salutato la nonna, gli corsero incontro, approfittando del fatto che fosse ancora accucciato a sistemare il camino, per avvolgergli le braccia incontro al collo. “Ciao cuccioli” li salutò teneramente ricambiando l’abbraccio, per poi alzarsi e avvicinarsi ai figli che erano appena entrati. Ogni volta che li rivedeva uno strano nodo nello stomaco gli si formava, ricordandogli di come le cose fossero cambiate così in fretta, di come i suoi bambini fossero cresciuti e di come si fossero costruiti una famiglia loro. Paola aveva ragione, nemmeno lui si era comportato bene verso i suoi futuri generi. Con un sorriso, ripensava a quando c’era stato lui nella stessa situazione di quei due poveri malcapitati. Ricordava anche, però, di come il suocero si fosse ammorbidito piano piano, fino all’immensa felicità che lo aveva pervaso alla notizia che sarebbe presto diventato nonno. Era la stessa cosa che era capitata a lui e a ripensarci quasi gli veniva da ridere. Si voltò e osservò i bambini che si stavano sedendo intorno all’albero alla ricerca dei loro regali in mezzo a tutti quei pacchi colorati.
Si girò nuovamente riportando l’attenzione sulla moglie, che gli stava chiedendo di aiutarla con gli antipasti.
“Che bello!” la voce squillante di Sara lo riscosse dai suoi pensieri e ripose l’attenzione completamente sulla bambina che in quel momento  se ne stava accanto a lui, la mano stretta intorno al maglione e lo stava guardando con gli occhi luccicanti. Nel braccio destro stava stringendo quel peluche di quel cartone animato che lei adorava. Qualche settimana prima lui e Paola lo avevano trovato in quel negozio e non avevano resistito a comprarlo.. così avevano finito per comprare pure quel libro che avevano sentito tanto nominare dalla nipotina più grande e quel videogioco che Lorenzo chiedeva da così tanto tempo. Infatti, sentì esultare anche gli altri due e poi li vide dirigersi verso di lui. Si abbassò e li abbracciò nuovamente “Andate a ringraziare pure nonna..” disse con un sorriso, prima di vederli annuire e obbedire a quella richiesta.
Paola sorrise, quando li vede correrle incontro. Li abbracciò dolcemente e li baciò sulla guancia, tutti e tre, prima di vederli tornare in salotto e iniziare a giocare con il gattino, che se ne stava acciambellato sopra il divano. Tornò dagli altri e accarezzò il braccio della nuora, sorridendole.
“Arianna, tu? Come va?” le chiese.
La donna sorrise, accarezzandosi dolcemente il pancione ormai evidente “Ormai ci siamo.. dubito che mi faccia stare tranquilla fino a Capodanno”
“Io lo voglio conoscere il fratellino” esclamò la piccola Elena avvicinandosi alla mamma per poi posare un orecchio sopra il ventre arrotondato, nella speranza di sentirlo scalciare, come aveva fatto altre mille volte.
“Io pure..” si aggiunse Lorenzo “Almeno c’è qualcuno che gioca a pallone con me” esclamò, mentre accarezzava il gattino che nel frattempo aveva iniziato a fare le fusa.
“Io gioco con te!” gli rispose la sorellina con il broncio.
“Tu sei una femmina.. non ci riesci!”
“Mamma!” esclamò lamentandosi la bambina, prima di vedere la donna avvicinarsi a loro due, nel vano tentativo di calmare quel litigio.
“Smettetela di litigare pure il giorno di Natale, eh!” li sgridò bonariamente la donna, prima di accucciarsi e prendere in braccio la piccola, che si accoccolò tra le braccia. Tornò dagli altri, e Sara lasciò che la zia le accarezzasse dolcemente i capelli “I fratelli più grandi sono sempre una scocciatura” le mormorò Barbara “Ne so qualcosa” aggiunse guardando il fratello con la coda dell’occhio.
“Facile dare la colpa agli altri no?” le chiese lui, di rimando, prima di vederla fare una dispettosa linguaccia.
“Sì, ma adesso non litigate pure voi!” esclamò Andrea, riprendendo i figli “Paola ti aiuto di là” disse alla moglie per poi seguirla in cucina.
“A proposito sorellina” continuò Federico guardando la sorella più piccola “Ho saputo la novità!”
Lei sorrise scuotendo la testa “Questo perché Chiara non sa tenersi niente..” esclamò, rimproverando bonariamente la sorella. Chiara sorrise, lasciando che Sara scendesse e tornasse a giocare. Le si avvicinò e l’abbracciò forte “E’ che sono così contenta!”
“E a mamma e papà lo hai detto?” chiese di nuovo Federico, con un sorriso.
Lei scosse la testa “Pensavo di farlo oggi” rispose con tranquillità “E’ Natale..”
“Te la sei comprata l’armatura, sì?” esclamò poco dopo scherzosamente Riccardo, rivolto al fidanzato di lei “Te lo dico per esperienza personale, io ci sono già passato” rise, guardando Chiara, ripensando a quando aveva conosciuto il suocero. Soltanto dal giorno del matrimonio si era addolcito.. ancora ricordava delle sue continue occhiatacce e sguardi duri. Nemmeno fosse stato un criminale.
“Ma falla finita, mio padre non è così chiuso..” lo difese subito Federico, stando attento a non alzare la voce e a fare in modo che Paola e Andrea non li sentissero.
Arianna rise, prendendo in giro il marito “No infatti, tua madre sa essere pure peggio” ironizzò, prima di dargli un bacio sulla guancia.
Chiara scosse la testa con un sorriso “Come la state facendo lunga” esclamò “E’ una cosa così bella.. tu non sei contenta sorellina?”
Barbara sorrise “Certo che sono contenta! Da morire..” ammise stringendo la mano del fidanzato.
“Di che parlate?” chiese Paola interrompendoli, mentre entrava nel salotto “Qualcosa di interessante?”
Li vide sorridere tra di loro e poi scuotere la testa, fece per dire qualcos’altro ma fu interrotta da qualcosa, che la costrinse a voltarsi.
“Sara!” esclamò Chiara rivolta alla figlia, che aveva appena acceso la televisione e stava cercando un modo per scorrere tra i canali “Che fai? Lo hai chiesto il permesso?”
La bambina scosse la testa, stringendo ancora di più quel peluche azzurro che teneva tra le braccia “Voglio vedere la partita” esclamò, prima di vedere la mamma scuotere la testa e spegnere la tv “Non c’è oggi” le spiegò con calma “Dai, siediti a tavola che tra poco mangiamo..” la esortò, prima di prendere il telecomando e nasconderlo in una mensola in alto.
“Non ha preso da me, lei eh” precisò Riccardo guardando la moglie.
“Nemmeno da me!” precisò la sorella “Farle vedere un cartone animato come a tutti i bambini no?” ironizzò, cercando di evitare l’occhiataccia che la sorella le aveva appena rivolto.
“Avanti ragazzi” si lamentò Paola “Avete finito di litigare? Siete peggio dei bambini” fece cenno a tutti di prendere posto e poi richiamò Andrea, che entrò in salotto con due bottiglie di vino rosso.
Paola si sedette accanto alla figlia più piccola e le sorrise dolcemente, accarezzandole i lunghi capelli biondi “Tesoro, tutto bene? Ti vedo un po’ di stanca..” disse, per poi scuotere la testa “Da una parte ci credo” ammise prendendo la bottiglia dell’acqua “Sei sempre di corsa, mai che fai una cosa con tranquillità.. ma almeno riesci a riposarti ogni tanto?” le chiese apprensiva.
La ragazza annuì, sorridendo, mentre si preparava a rispondere a quella domanda che ormai era diventata consuetudine. Ogni volta che vedeva sua madre era sempre la stessa storia, le cose non cambiavano mai.
 “Ma certo. E’ che le nausee ultimamente non mi lasciano mai in pace” si lasciò sfuggire, per poi guardare la donna con la coda dell’occhio, sperando che capisse subito. Infatti Paola si voltò subito di scatto, gli occhi luminosi che lasciavano tradire qualche lacrima, che dopo poco prese a cadere inesorabile sul suo volto.
“Oddio, ho capito bene amore?” esclamò con la voce emozionata prima di allargare le braccia per stringerla forte a sé “Quando l’hai scoperto? Sei felice?” le chiese, con gli occhi luccicanti “Voi non siete contenti?” chiese dopo agli altri “Andrea hai sentito? E’ una notizia meravigliosa..”
“Lo sapevamo mamma” spiegò Chiara.
“Sì, loro lo sapevano, ma ho chiesto io di non dirti niente. Volevo farlo oggi! Ho fatto male?”
Paola scosse la testa, prima di alzarsi e abbracciare pure Gabriele, posandogli un bacio sulla guancia “Sono così contenta!” esclamò di nuovo “Andrea tu non dici niente?”
“Nonno, non sei contento?” rincarò la dose Sara con un sorriso, prima di girarsi verso la zia e sorriderle “Come lo chiamate?”
Barbara le sorrise, senza risponderle, troppo preoccupata per come l’avrebbe presa sua padre, che in quel momento aveva una strana espressione dipinta sul volto.
Chiara e Federico si scambiarono uno sguardo divertito, a vedere il volto completamente impietrito del padre, mentre Gabriele iniziò a farsi piccolo, piccolo, preparandosi alla mazzata che avrebbe presto ricevuto dal suocero. Sentiva la fidanzata stringergli la mano come per dargli forza, ma non serviva a molto..
Ad un tratto lo vide sorridergli, per poi alzarsi e dirigersi verso di loro. Abbracciò la figlia, sussurrandole che era felice per lei e poi guardò Gabriele, rivolgendogli forse il primo sorriso in tutti quegli anni.
 
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Il pranzo era passato allegramente, lasciando Paola e Andrea nella serenità più assoluta. Quella notizia li aveva lasciati piacevolmente sorpresi e allo stesso tempo così felici, che quasi non ci credevano. Sarebbero diventati nonni ancora una volta ed era una cosa talmente bella che era impossibile da descrivere per loro.
Paola era in cucina a sistemare i dolci su un vassoio, quando lo sguardo le cadde verso la grande tavola apparecchiata, dalla quale continuavano a provenire voci allegre e risate. Gli occhi le si inumidirono, ripensando a quella meravigliosa famiglia che si era formata, dopo il loro matrimonio. Sentì la mano di Andrea prendere delicatamente la sua e stringergliela forte, mentre con la punta delle dita accarezzava i due anelli infilati all’anulare.
“E’ una meraviglia vero?” sussurrò lei, con voce rotta dall’emozione.
Lui annuì mentre passava un braccio sopra le sue spalle, per avvolgerla in un abbraccio “Sì, lo è”, le rispose con dolcezza prima di posarle un bacio sulla guancia. Paola sorrise prima di specchiarsi negli occhi verdi di lui, che dopo tutto quel tempo erano in grado ancora di leggerle dentro, comunicandole tutto l’amore che lui provava verso di lei. Ricambiò quella stretta alla mano di lui, desiderando che quell’istante durasse per sempre, fino all’eternità.
 
« Per sempre, 
solo per sempre,
c'è un istante che rimane lì piantato eternamente. 
Per sempre,

solo per sempre. »
  
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