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Autore: The voice of soul    16/01/2015    3 recensioni
'Nathan, con il fiato corto e molto lentamente bagnò, per l’ennesima volta, la penna nel calamaio posto sulla scrivania. Voleva finirla, doveva farcela, non poteva arrendersi così. Non si era mai tirato indietro in tutta la sua vita eppure, in quel momento, gli richiedeva molta fatica cercare di portarla a termine.'
***
Un uomo che ha dedicato la sua vita a ciò che amava.
Un uomo che non ha mai perso la speranza.
Questo è Nathan.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché la poesia è infinita, come la vita.

 

 
‘Muoiono i poeti         
ma non muore la poesia         
perché la poesia         
è infinita         
come la vita.’       
 
Aldo Palazzeschi - Congedo (1974)   

 

 

 

 

 

 

***

Nathan, con il fiato corto e molto lentamente bagnò, per l’ennesima volta,  la penna nel calamaio posto sulla scrivania. Voleva finirla, doveva farcela, non poteva arrendersi così. Non si era mai tirato indietro in tutta la sua vita eppure, in quel momento, gli richiedeva molta fatica cercare di portarla a termine.

Spostò la penna sul foglio, quasi pieno e scrisse le ultime parole che conosceva ormai a memoria, ultimandola. Con un grandissimo sforzo, cercò di curvare la bocca in un sorriso, ma ciò che ne uscì fu solo una smorfia mal riuscita. Finalmente, finalmente poteva ritenersi soddisfatto. Come sempre aveva mantenuto fisso i suoi obiettivi e li aveva raggiunti. Tutti i suoi sforzi erano stati ripagati e non gli importava quanto aveva dovuto impegnarsi, ma solo ciò che aveva ottenuto.

Un soffio di vento, proveniente dalla finestra semi-aperta, lo colpì in pieno volto e si godette quel momento di pura spensieratezza. Alzò lo sguardo sulla luna piena, unica fonte di luce in quella stanza e non potè non pensare a quanto fosse stupenda.

La presa della sua mano piano piano si allentò e la penna cadde sul foglio con un tonfo sordo.

Un altro colpo di tosse arrivò, ricordandogli il suo imminente destino.

Non riusciva a resistere, non ce la faceva più eppure, contrariamente a ciò che aveva sempre pensato, non aveva paura per quello che gli stava per accadere, anzi era felice, felice per non essersi mai contraddetto e ciò gli bastava. Aveva combattuto per essere ciò che era, aveva creduto in se stesso e ne era contento.

Il suo corpo, ormai stremato per l’immenso sforzo, cedette ed il pover uomo si ritrovò con il capo posto sulla sua ultima poesia, con quella smorfia che non si decideva ad andarsene.

***

 

 

Solo. Era sempre stato solo, non aveva avuto nessuno al suo fianco.

Una volta che i suoi genitori erano morti, il suo unico fratello, Alexander, lo aveva contattato per procedere con la divisione dei beni. Dopo quell’episodio, niente, non si fece più sentire. Aveva deciso di chiudere definitivamente i rapporti. Nathan, però, sapeva che quel giorno prima o poi sarebbe arrivato, se lo sentiva. Non lo chiamò, non volle nemmeno tentare di riallacciare il legame, poiché non era mai esistito.

Loro erano sempre stati completamente differenti. Alexander era una persona molto superficiale, credeva che la ricchezza fosse l’unica cosa importante. Pensava che essere un noto imprenditore potesse bastargli per essere soddisfatto, contento.

Il poeta non la pensava allo stesso modo, infatti, in famiglia era sempre stato considerato ‘diverso’. Lui tendeva ad isolarsi. Preferiva restare chiuso in una stanza per pensare, magari anche per scrivere che trovarsi in un posto pieno di gente eppure sentirsi ugualmente solo, ma fingere di essere felice. Fingere, non ci era mai riuscito, ma non era neanche una sua aspirazione, anzi detestava le persone che lo facevano. Non riusciva a capire come potessero mentire così bene, facendo finta di non avere problemi a cui pensare.

No, non faceva per lui quella vita. Prediligeva essere diretto, dire le cose così come le pensava che non avere il coraggio di ammettere la realtà dei fatti.

Proprio per il suo carattere, discordante con quello degli altri, durante la sua adolescenza era arrivato a non avere amici. Anche a scuola era catalogato come il ragazzo ‘strano’ eppure non gli dispiaceva stare da solo, stava bene con se stesso.

I suoi coetanei pensavano agli svaghi, al divertimento, lui, invece, si chiudeva nella sua stanza e non usciva da lì se non per il pranzo e la cena. Amava immergersi nella sua enorme libreria, piena di cose da leggere e scoprire.

Questa era la sua vita e gli piaceva.

I suoi genitori avevano smesso di spronarlo a non isolarsi; avevano capito che era inutile, poiché non si può cambiare una persona, ma bisogna accettarla per quello che è.

Nessuno mai gli avrebbe fatto cambiare idea: era testardo. Questo poteva essere sia un pregio che un difetto, ma lui era sempre riuscito ad utilizzarlo nel migliore dei modi.

Eppure Nathan non si sentiva così diverso; credeva semplicemente di vedere la vita da una prospettiva differente, credeva semplicemente di vivere le emozioni in maniera più profonda. Credeva semplicemente di essere se stesso.

Sin da piccolo aveva un sogno, un desiderio: diventare un poeta. Quando i suoi genitori, suo fratello ed i suoi compagni lo avevano saputo, non avevano fatto altro che ridere. Lui però non si era abbattuto, era forte ed infatti, cercò di portare avanti i suoi progetti.

Era determinato, bisognava ammetterlo, perciò appena sedicenne scrisse la sua prima poesia, per poi continuare a ruota, senza mai stancarsi.

Due anni dopo riuscì a trovare qualcuno che volle pubblicarle. All’inizio sembrava che non interessassero al pubblico, però un giorno, Nathan ebbe un’idea: stampò su dei fogli di piccola grandezza alcune sue opere in versi e li distribuì per le strade. La gente dopo averlo guardato stranita per il gesto, cominciò a leggere il contenuto di quella carta e si stupì di tanta profondità e bellezza. Non avrebbe mai immaginato che un ragazzo del genere potesse produrre tale arte, ennesima conferma di quanto ci può ingannare l’apparenza.

Quell’episodio suscitò improvvisamente curiosità nelle persone che piano piano iniziarono ad informarsi sul suo conto.

Come un seme che cresce lui stava trovando la strada per il successo: lentamente.

Lentamente un nuovo concittadino conosceva il suo nome ed il talento che lo accompagnava.

Lentamente stava raggiungendo il suo obiettivo: diffondere l’importanza della poesia.

Lentamente stava ottenendo la sua vittoria.

Lentamente avrebbe saputo il vero significato della parola ‘felicità’, perché essa non bisogna cercarla nei posti più strani, ma è vicina a noi, più di quanto possiamo immaginare. Si trova nelle piccole cose, nei piccoli gesti, quelli che molti considerano superflui.

Raggiungerla è difficile, ma non impossibile e questo il poeta presto l’avrebbe capito.

***

 

Quando Nathan aveva ricevuto la notizia del suo imminente destino, si era posto una domanda: cosa avrebbe pensato o detto la gente sul suo conto, soprattutto dopo la sua morte? All’inizio aveva cercato di darsi delle risposte, però dopo vari minuti di riflessione, aveva deciso che stava soltanto perdendo tempo: sapere la verità non gli avrebbe di certo cambiato la vita.

In fondo, sin da ragazzo, era solito sostenere che se una persona era davvero qualcuno, non aveva bisogno di dimostrarlo agli altri, ma l’importante era esserne cosciente. Lui era fiero di se stesso e ciò gli bastava. Non gli importava degli altri, ma solo della sua poesia. Questa lo aiutava ad essere felice, migliore, a non sentirsi solo; senza era perso. Era come l’acqua per il mare, le foglie per gli alberi, il sole per le piante, l’ossigeno per l’uomo: essenziale ed in sua assenza ne andava della propria esistenza. Ogni volta che bagnava la penna nel calamaio e si apprestava a scrivere anche solo una lettera, il suo respiro rallentava ed il cuore cominciava a battere velocemente senza sosta. Era chiuso nel suo mondo, un mondo migliore, un mondo diverso in cui i pregiudizi od altro non c’erano; era il mondo perfetto.

Lui non poteva far altro che mettere nero su bianco i suoi sogni, i suoi desideri. Sì, perché comporre versi per lui, significava anche sognare; sognare che un giorno le persone leggendo quelle poesie potessero essere spronate a cambiare il mondo. Nessuno gli impediva di sognare ed allora: perché non farlo?!

Credeva che un giorno tutte le persone avrebbero raggiunto l’apice della felicità, quella felicità pura, indipendente dal desiderio ed invece si sbagliava; gli anni erano passati così velocemente che all’apparenza poteva sembrare un’illusione, ma il mondo che lo circondava era  proprio come se lo ricordava da ragazzino: tristemente ingiusto.

Forse Nathan non era riuscito a cambiare la mentalità delle persone, ma sapeva che i suoi tentativi non erano stati inutili. Sarebbe arrivato il giorno in cui le persone rileggendo le sue poesie, le avrebbero capite, realizzando finalmente il sogno del poeta. In fondo, muoiono i poeti, ma non muore la poesia, perché la poesia è infinita come la vita.

























Note dell'autrice:

Rieccomi su Efp!! Sono tornata con una one-shot e non più una flash-fic. Avevo intenzione di pubblicare questa storia durante le vacanze natalizie, ma essendo incerta sul 'successo' che avrebbe riscosso, non l'ho fatto.

Ora, però, parliamo della storia.

Io sono molto affezionata al personaggio di Nathan, perchè è il primo di cui ho scritto. 

Nathan è il principio. Tutto è partito da lui.

Come mi è venuta in mente l'idea per questa storia? Allora, anni fa a scuola studiai una poesia di Aldo Palazzeschi e leggendo, per curiosità, la biografia di questo poeta scritta sul mio libro, notai i versi della sua poesia 'Congedo'. Sin da subito mi colpirono tantissimo e provai ad immaginare come potesse essere la vita di un uomo che aveva dedicato la sua esistenza alla poesia. Ho provato ad immedesimarmi in lui e questo è ciò che ne è uscito.

Per più di un anno questa storia era rimasta incompleta, perchè non riuscivo a trovare un finale degno di Nathan, ma un mese fa l'ho ripresa in mano e ce l'ho fatta. Concludere questa storia significa tanto per me, perchè è appunto la prima a cui mi sono dedicata.

Dopo ce ne sono state tante altre, ma io ho un brutto difetto: sono incostante e così anche le mie storie. Tutte hanno un inizio, ma poche una fine. Quindi mi sto impegnando nel riuscire a concluderle.

Mi farebbe molto piacere leggere le vostre opinioni su questa one-shot. Spero che attiri la vostra attenzione e anche se non dovesse essere così, non potevo non pubblicare Nathan!

Anyway, spero che ci rivredremo presto con una delle mie tante storie incomplete/complete.

The voice of soul.

  
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