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Autore: fiore di ren    16/01/2015    2 recensioni
Pensieri di Arthur in un momento di totale impotenza.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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I lineamenti del volto tesi. La mascella dolorosamente contratta. Ogni singolo muscolo del suo corpo esprimeva rabbia, e obbligatorio contegno. Come se non potesse provare emozioni. No, come se non dovesse provarle. Non gli era concesso. Era il principe ereditario. Non poteva mostrare attaccamento per un traditore.

Tradimento, cosa significava in realtà? Quella parola continuava a vorticargli furiosamente nella mente, come se cercasse di prendere forma o di attecchire. Ma a niente erano servite le ore passate camminando avanti e indietro, i pugni dati al muro, le lenzuola lacerate cercando di calmarsi e i cuscini inondati di lacrime.

Tradire non significava forse ferire qualcuno? Tradire non significava forse voltare le spalle a una persona cara? Decidere di scavargli la fossa, invece di aiutarla?

Ma lui non era stato tradito, era stato salvato. Cento e passa volte. Fisicamente, ma soprattutto mentalmente.

Gli aveva dato qualcuno con cui parlare. Parlare seriamente, in tutta libertà. Non si doveva preoccupare di non sembrare abbastanza regale o che l’altro fosse accondiscendente solo perché suo sottoposto. Se credeva che stesse sbagliando, glielo diceva e lo costringeva a ragionare come essere umano, come Arthur, non come Pendragon.
Gli aveva insegnato ad ascoltare seriamente gli altri, a godere dei raggi solari, della fresca acqua o del vento che gli scompigliava i capelli. Gli aveva donato dei sensi nuovi con cui guardare il mondo, con cui godere dei tanti piccoli attimi di pace e serenità.

Aver incontrato Merlin era stato un dono. Non una maledizione né una condanna.

Grazie a lui aveva imparato ad apprezzare anche quelle che erano le sue debolezze, ad accettarsi per come era, senza sentire il bisogno di mostrarsi onnipotente.
Gli aveva insegnato come calmare la tempesta che lo travolgeva ogni volta che veniva nominata sua madre o la rabbia destruente che lo travolgeva quando discuteva con qualcuno.
C’era stata una volta in cui Arthur credeva seriamente di essersi perso, di aver perso la sua anima. Aveva ucciso un uomo senza pensarci due volte. Pieno di rabbia per l’ennesima litigata avuta con il padre, lo aveva trafitto con la sua spada. Il malcapitato aveva avuto solo la sfortuna di avvicinarglisi di spalle, senza averlo riconosciuto.
Aveva ucciso un innocente.
Camminò per ore senza meta, finché non si trovò esattamente dove aveva bisogno di essere: dalla sua metà. Era diventata la sua ancora. Tra di loro non erano necessarie parole: bastava che lo guardasse negli occhi e lui capiva immediatamente di cosa avesse bisogno. Che si trattasse di una corsa nei boschi, di caccia, o di semplice silenzio. Merlin sapeva sempre cosa fare.
Non si tirava mai indietro.
Lo appoggiava, lo aiutava, lo ascoltava.  Lo sosteneva.
Si prendeva cura di Arthur.
Avrebbe passato ore seduto sulla dura e fredda pietra, se gli fosse stato d’aiuto  in qualche modo.
Si sarebbe fatto uccidere.
E Dio santo, stava veramente morendo per lui. Per aver usato la magia salvandolo, per averlo amato.

E lui, invece, come l’aveva ricambiato?

Non lo aveva protetto.
Non lo aveva difeso.
Non aveva trovato il coraggio di criticare la decisione di suo padre.
Arthur stesso era rimasto allibito dai recenti sviluppi, ma avrebbe dovuto parlare. Urlare se necessario.
Invece si era limitato a guardare quelle due splendide e pure acque marine sperando di trovarci qualcosa. Aiuto, risposte. Qualsiasi cosa. Ma in risposta ricevette uno sguardo impotente. Colpevole. Perso. Rassegnato.
Avrebbe voluto liberarlo e scappare con lui, ma gli era stato ordinato di chiudersi nelle sue stanze.
“In questo modo dimostrerai che non importa quanto tu sia vicino alla nobiltà, servo del principe o meno: è un traditore, e da tale verrà trattato. Per sicurezza le porte saranno bloccate fino a domani: vorrei evitare eventuali scenate o fughe”.

Fino al giorno seguente.

Fino a quando la sua esecuzione fosse finita.

Merlin aveva migliorato la sua vita.
Aveva reso ogni singolo istante di ogni singolo giorno degno di essere vissuto.
Gli aveva insegnato ad amare.
L’aveva amato.

E lui poteva solo contrarre la mascella, e aspettare di morire lentamente per il resto della sua vita.





 
   
 
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