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Autore: Glendora    16/01/2015    0 recensioni
Farla finita sembra davvero molto facile, soprattutto nella solitudine di una camera d'albergo a chilometri di distanza da casa. Questo, però, non sembra il destino di Ville Valo che, inaspettatamente, tra le mura di quello che sembra essere un vero e proprio girone dell'Inferno, troverà quello che ha sempre cercato, ciò che la fredda lametta di un rasoio appoggiato sulla pelle non è stata capace di dargli. Ma il fato ama giocare con le persone e Ville non è certo immune...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avvolta nelle coperte del suo letto Lily cerca di ricordare come sia arrivata fin lì dopo la chiacchierata con Jasper, ma è solo grazie ad un biglietto lasciatole sul comò dal ragazzo che riesce finalmente a far luce sugli avvenimenti della sera prima. Lui l’ha riportata a letto dopo che si è addormentata sulla poltrona, ha vegliato per un po’ sul suo sonno per essere certo che stesse bene e poi, quando si è reso conto che la sua presenza non era più necessaria, è andato via, lasciandola ai suoi sogni.

Immersa com’è nei suoi pensieri, quasi non si accorge del cellulare che squilla nella sua borsa, ma non appena il trillo diventa troppo insistente per poterlo ignorare, si alza per andare a rispondere alla chiamata.

“Pronto?!”

“Parlo con la dottoressa Venus?” Una voce sconosciuta dall’altro capo del telefono arriva sonora e poderosa all’orecchio di Lily, che cerca di ricordare dove l’abbia già sentita frugando rapidamente nei cassetti della sua memoria, che quella mattina sembra non voler funzionare come dovrebbe.

“Sì sono io, mi scusi chi parla?”

“Oh, già è vero: sono  Mikko Paananen, Migè, l’amico di Ville. L’ho disturbata?”

“No, no, assolutamente…colpa mia, non sono stata molto bene in questi giorni, sono leggermente fuori fase! Sono contenta di sentirla.”

“Se non si sente bene posso chiamarla un’altra volta. Volevo solo sapere come sta Ville.”

“In realtà se non avesse chiamato lei, l’avrei fatto io: se la sente di venire in ospedale a trovarlo?”

Quella domanda coglie Migè impreparato: non pensava davvero di essere così fortunato e di poter riuscire ad andare a trovare l’amico così presto. Si era già preparato un discorso estremamente persuasivo per convincere la dottoressa a farlo parlare con Ville nel caso in cui avesse opposto resistenza alla sua richiesta, ma a quanto pare non serve, cosa che lo rende decisamente contento.

“Dice sul serio?” Chiede come per avere conferma di aver realmente sentito quelle parole uscire dalla bocca di Lily.

“Certamente! Ne sarebbe davvero felice” sorride lei immaginandosi la faccia di Ville nel rivedere il suo migliore amico.

“Ma sta bene, vero? Non è che è successo qualcosa?”

“Sta bene, non si preoccupi. Anzi, pensavo di dimetterlo, ma prima di farlo deve riuscire a chiedere scusa a lei e a tutti i suoi amici. Credo sia pronto…”

Migè ha ben impresso nella memoria il programma terapeutico della dottoressa Venus. Il giorno in cui ha accompagnato Ville al Sant’Agnese ha subito parlato con lei e Lily gli ha spiegato il tipo di progetto terapeutico che aveva in mente per il suo illustre paziente: nessun contatto con i suoi amici, rapporti ridotti a zero, in quello che è stato presentato come un percorso alla ricerca del vero io, teso alla comprensione di ciò che è davvero importante, di chi lo è.

Lily, in quell’occasione, è stata molto convincente: gli ha detto che quello è l’unico modo per far capire a Ville la gravità del suo gesto, molto estremo, certo, ma sicuramente efficace. In più gli ha anche spiegato che quanto più forte è il legame che lo unisce ai suoi amici, più il processo di guarigione sarebbe stato veloce, ma Migè mai avrebbe pensato di potergli parlare così presto.

Nessun membro della band si è allontanato da Filadelfia. Hanno tutti deciso di rimanere lì nel caso ci fosse stato bisogno di loro e dopo aver sistemato le cose con la stampa e aver disdetto le date dei concerti, provocando un malcontento generale nei fan più agguerriti, hanno deciso di comunicare a tutti il motivo per cui non si potevano esibire, tacendo la vera natura del gesto di Ville, adducendo come scusa seri problemi di salute del cantante che lo avrebbero portato lontano dal palco per un periodo di tempo non meglio precisato. Hanno poi concordato costanti aggiornamenti con Lily in merito ai miglioramenti di Ville, eppure le cose, almeno all’inizio, non sono sembrate affatto positive, fino a quel momento.

“Signor Paananen, siete ancora tutti qui a Filadelfia, vero?”

“Certo, non ci saremmo mai potuti allontanare, non con Ville in queste condizioni. Perché?”

“Vorrei che veniste tutti a fargli visita, per Ville sarebbe davvero molto importante potervi vedere tutti insieme in questo momento: ci sono diverse cose che vi deve raccontare, ma può farlo solo con ognuno di voi presente.”

“Non c’è nessun problema, anzi. Dottoressa, non so davvero come ringraziarla…”

“La prego, mi chiami Lily e poi non deve ringraziare me, non ho fatto davvero nulla.”

“Ha creduto in Ville. Hai avuto fiducia in lui. Perfino io avevo perso le speranze, ma non tu e lo hai salvato. È tutto merito tuo. Quando possiamo vederci? E a questo punto credo che darci del tu sia d’obbligo!”

“Se volete passo a prendervi io fra un’oretta, tanto devo andare a lavoro! Siete sempre al Downtown sulla Chris. Columbus Blvd?”

“No, abbiamo preso un appartamento tra la Oxford e la Cottman Ave…in albergo ci avrebbero spennati, è un problema passare di qui?”

“Nessun problema, conosco la strada! Allora ci vediamo fra un’ora!”

“Perfetto, a dopo.”


Chiudendo la comunicazione, Lily si affretta a mandare un messaggio a Connor per aggiornarlo sulle sue condizioni di salute, avvertirlo che Jasper sta bene e soprattutto per dirgli che arriverà presto con gli amici di Ville.

 

Quella è per lui l’ultima prova, la più importante, quella che deciderà il futuro più immediato e che determinerà la sua dimissione dall’ospedale psichiatrico.

***

“Nervosi?” Domanda Lily mentre accompagna i membri della band in una delle stanze in cui solitamente si svolge la terapia di gruppo.

“Parecchio” risponde Burton guardandosi intorno un po’ a disagio.

“L’unico consiglio che vi posso dare è quello di essere naturali: non tenetevi nulla dentro, ditegli per filo e per segno cosa sentite e cosa avete provato quando ha tentato il suicidio. Ha bisogno di sapere esattamente quello che vi turba, quindi non abbiate paura dei vostri sentimenti, va bene? Così come non dovete aver paura ad essere anche brutali: non è fatto di porcellana, non va avvolto nella bambagia, deve solo capire che anche per voi è stato doloroso questo periodo, non vi nascondete.”

“E se fosse lui a non volerci parlare?” Chiede Linde preoccupato da quell’eventualità che la dottoressa non sembra aver preso in considerazione.

“Posso assicurarvi che gli mancate tremendamente. Sarà felice di vedervi, non ho dubbi su questo. Se intanto volete accomodarvi, io vado a chiamarvelo. Non abbiate alcun timore, andrà tutto bene”, ribadisce con il suo sorriso più convincente.

Lasciando i quattro nella stanza, Lily si precipita da Ville felice di poterlo riabbracciare dopo una notte passata distante dalle sue braccia, ma soprattutto fiera di quella sorpresa che gli ha preparato. Lo osserva da un mese e mezzo e per tutto il tempo, nonostante sia stata anche presa da altro, non ha mai smesso di essere anche la sua psicologa, quindi sa perfettamente quando abbia bisogno di poter stare con i suoi amici, soprattutto ora che tante cose stanno cambiando, lui per primo. Non fa in tempo ad entrare nella stanza di Ville, che subito sente le sue mani attirarla verso di lui per abbracciarla e stringerla come se non la vedesse da mesi interi.

“Passa ancora un’altra notte lontana da me e potrei seriamente decidere di scappare da qui.” 

“Non succederà più, promesso. Mi sei mancato anche tu” baciandolo, Lily gli accarezza i capelli, lasciandosi trasportare da quell’attimo di intimità capace di rinvigorire il suo spirito.

“Come ti senti oggi?”

“Molto meglio, grazie! Niente febbre, solo qualche dolore, ma passerà presto! Il tuo labbro da lottatore?”

“È una ferita che porto con onore per aver difeso la mia amata.”

“Sicuro che non ti abbia colpito alla testa?! Sembri delirare!” Scherza passandogli la mano sul viso livido, controllando che la mano sia ancora tutta intera.

“Sicurissimo! Ho una cosa da darti…”

“No, prima io: ho una sorpresa per te…andiamo” staccandosi dall’abbraccio di Ville, Lily lo prende per mano e lo accompagna davanti alla stanza dove lo aspettano i suoi amici.

“Un’altra simpatica terapia di gruppo? Avrei preferito fare altro…non so se mi spiego!”

“Ah povera me…entra, muoviti!” Aprendo la porta e spingendo Ville all’interno, Lily lo guarda sorridendo mentre lui, ancora voltato nella direzione della donna, non si accorge di chi lo aspetta nella stanza, preso com’è ad ammirare il viso di Lily raggiante come non mai.

“Mi vuoi dire cos’è?”

“Se ti giri, magari lo scopri da solo!” Risponde lei indicando con il dito verso Migè e gli altri.

Voltandosi con ancora il sorriso sulle labbra, Ville ci mette qualche secondo a rendersi realmente conto di quale sia la sorpresa che le ha preparato Lily e guardando basito i volti dei suoi amici, impacciati ed imbarazzati, non sa bene come reagire.

Con un gesto istintivo ed automatico, Ville afferra la mano di Lily e la stringe forte mentre lei, con l’altra mano, lo accarezza sul braccio per fargli coraggio e soprattutto per tranquillizzarlo: non c’è niente di cui debba aver paura, ma sa anche che quella è una reazione normale e non si preoccupa più di tanto.

“Allora?! Non dici niente?” Sussurra senza smettere di tenergli stretta la mano, osservando attentamente il suo viso.

“Io…io…non so cosa devo dire…non sono pronto Lily…” balbetta lui, abbassando lo sguardo avvilito e mortificato.

“Sì che lo sei…”

“Vuoi che andiamo via?” Interviene Migè sconfortato.

“NO” risponde immediatamente con il panico negli occhi. “Non ve ne andate, vi prego…”

Combattuto tra la vergogna, lo stupore e la gioia di vedere dopo tanto tempo i suoi amici, Ville non riesce a mettere ordine in quel mare di sentimenti che lo sconvolgono nel profondo facendolo sentire confuso e spaventato.

“Che ci fate qui?” riesce a chiedere finalmente lasciando andare la mano di Lily che si allontana di qualche passo.

“Siamo venuti a trovare un amico” risponde Migè.

“Capisco. E questo amico come mai si trova qui?”

“Non lo sappiamo, ma ci piacerebbe molto capirlo. Siamo venuti per questo” è la sincera risposta di Burton.

“Era solo, terribilmente solo. Si sentiva una nullità, un incompreso. Stava cercando qualcosa, ma alla fine si è stancato di cercare perché ha pensato che, probabilmente, se non era ancora riuscito a trovarla allora non esisteva.” Per Ville è più facile parlare di sé in terza persona, è come se così facendo fosse in grado di analizzare davvero il suo comportamento, come se riuscisse a vedersi attraverso uno specchio che riflette l’immagine delle sue paure e delle sue angosce.

“Perché non ha chiesto aiuto a qualcuno, invece che tenersi tutto dentro?” Questa volta è Linde a parlare, la voce è pacata, ma rotta dall’emozione: vuole capire, ha bisogno come tutti gli altri di comprendere perché Ville non ha avuto il coraggio di dire tutto questo prima di compiere un gesto così estremo.

“Aveva paura di farlo. Era troppo concentrato sui suoi problemi per capire che le persone che lo circondavano soffrivano nel vederlo così. Ha preferito fare di testa sua, come al solito del resto, ma non si è reso conto che si stava isolando sempre più.”

“Ed era meglio farla finita?” Domanda allora Gas che fino a quel momento è stato in disparte.

“Sembrava la via più facile.” Sì, in effetti è sempre stata la via più facile: perché lottare, tenere duro, soffrire, quando con un solo gesto poteva liberarsi da tutto quel tormento? Non c’era motivo per non provarci e non ha mai pensato che le conseguenze di quel gesto potessero ripercuotersi anche sui suoi amici.

A questo non ci ha mai pensato, ma si stupisce di come quel pensiero ha preso forma nella sua mente, così semplice, così naturale. Se avesse pensato anche solo per un attimo, a quello che avrebbero passato gli altri per colpa sua, forse si sarebbe fermato, probabilmente avrebbe reagito o magari avrebbe chiesto semplicemente aiuto.

“Sono stato un idiota” dice tornando a parlare di sé in prima persona: ormai non c’è più bisogno di nascondersi.

“Sì, lo sei stato. Mi hai fatto morire, Ville: quando ti ho visto in quella vasca coperto di sangue, non sapevo che fare. Mi sono chiesto dove ho sbagliato? Perché non mi sono accorto che soffrivi così tanto? Santo Dio sono sempre stato il tuo migliore amico, ma non sono riuscito a capire che stavi male e che avevi bisogno d’aiuto…ed è stata questa la cosa che mi ha fatto più ma: sapere che non hai avuto il coraggio di confidarti nemmeno con chi hai sempre considerato tuo fratello.”

“Anteeksi”

Mi dispiace…

Con i pugni serrati, Ville finalmente riesce a dire quanto sia profondamente dispiaciuto per ciò che ha fatto. Lo fa guardando negli occhi i suoi migliori amici, per far capire loro che c’è sincerità nelle sue parole.

“Mi dispiace. Mi dispiace così tanto…voi siete i migliori amici che una persona possa desiderare, ma io non mi sono comportato bene nei vostro confronti, forse vi ho dato per scontati, ma non succederà mai più…ammesso che voi abbiate voglia di darmi una seconda occasione.”

“Siamo qui, no?! La tua seconda occasione è partita nel momento in cui hai varcato quella porta.” Avvicinandosi, Burton stringe a sé Ville seguito a ruota da Gas e Linde, solo Migè rimane un attimo indietro e prima di suggellare la loro rinnovata amicizia, guarda Ville con uno sguardo serio e profondo, senza dirgli nulla: sa che ha capito il messaggio che si cela dietro a quello sguardo.

“Hai poi capito cosa stavi cercando?” Si informa Gas, forse solo per farlo parlare ancora un po’.

“Sì…l’ho capito. E finalmente sono anche riuscito a trovarla.”

“Ah sì?! E che cos’era?” Chiede curioso Migè.

“È lei. È sempre stata lei…” Girandosi verso Lily, che è rimasta in silenzio fino a quel momento, Ville le fa cenno di avvicinarsi ed attirandola a sé la bacia con tutta la passione che ha nel cuore, perché è lei che ha reso possibile tutto questo.

L’amore, l’amicizia, la musica, tutto ciò di cui Ville ha bisogno sono lì, in quella stanza e per nulla al mondo è disposto a rinunciare a quella felicità.

Non più.

   
 
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