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Autore: Touch_Me_Like_A_Ritual    17/01/2015    3 recensioni
E' così che tutto è cominciato tra di noi. Non avevo mai pensato a come sarebbe stata una relazione in generale, ma tra i due, tu sei sempre stato quello più avanti. [...] Così, quella notte fredda e buia, mi sono reso conto che se volevo, potevo amarti.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Incest, Threesome, Triangolo
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Avevamo tredici anni quando in un giorno qualunque mi hai confessato che per te ero di più, più di un amico, più di un fratello,
più dello stesso sangue che ci scorreva in vena.
E' così che tutto è cominciato tra di noi. Non avevo mai pensato a come sarebbe stata una relazione in generale, ma tra i due,
tu sei sempre stato quello più avanti.
Anche a scuola, io combinavo i casini e tu studiavi, ti dannavi per non avere quel rispetto incondizionato che a me hanno dato dal primo giorno, ed io morivo.
Morivo tutte le volte che dovevo asciugare le tue lacrime, le stesse che non hai smesso di versare da quando avevamo sei anni e sentivamo mamma e papà urlare;
le stesse che io ho sempre cercato di arginare perché ogni tua lacrima, era una mia sconfitta.
Così, quella notte fredda e buia, mi sono reso conto che se volevo, potevo amarti, perché già lo facevo da quando ti ho stretto così tanto nell'utero,
da diventare una cosa sola,una sola anima che questo mondo crudele ha cercato di dividere, ma noi siamo più forti, noi abbiamo sempre vinto su tutto e tutti.
Noi siamo lo stesso sangue, la stessa mente, la stessa anima. Noi siamo gemelli.

I giorni sono passati fino a diventare anni; siamo cresciuti, forse più velocemente di quanto avremmo dovuto, tra le nostre bugie,
i nostri segreti per nascondere all'intero mondo la nostra natura. Cresciuti tra un palco e un aereo, tra una stanza d'albergo ed uno studio di registrazione,
sì, siamo cresciuti. Non abbiamo più quei dannati tredici anni che volevamo diventassero diciotto, per essere liberi.
Quella stessa libertà che non abbiamo mai ottenuto, nemmeno ora che di anni ne abbiamo quasi venti.
Ricordo ancora quando mamma ci urlò contro che eravamo dei mostri; l'ho odiata per averti fatto piangere in quel modo. Ho odiato chiunque ti facesse del male.
E' così che sono presto diventato un bulletto: è più facile essere visti come i cattivi che come i buoni che non vogliono più essere deboli.
E le menzogne ci hanno aiutato solo ad essere ciò che gli altri volevano che noi fossimo, sono loro che ci hanno spinto ad essere ancora più io e te contro tutti.
Così abbiamo finto con tutto e tutti, ma non abbiamo mai saputo mentire, nemmeno davanti alle telecamere, no; avevo bisogno di te perché quegli obiettivi,
mi facevano sentire così a disagio che fare il gangastar da quattro soldi mi riusciva di più.
I momenti dolci, il vero me, li riservavo solo a te. E' così che è nato il twincest: i gemelli Kaulitz che fanno sesso assieme.
Di più non sono riusciti a vedere, non sono mai riusciti a vedere quanto amore ci fosse nei nostri sguardi.
E dopo tutti questi anni, anche io sono arrivato a chiedermi se tra noi sarebbe dovuta andare davvero così.
Abbiamo deciso, o meglio, ci hanno costretti, come poveri animali in un circo da strapazzo, a fuggire; fuggire anche da noi stessi, lasciare tutto ciò che in
vent'anni eravamo riusciti a costruire. I nostri amici, i nostri parenti, le nostre cose.
Siamo partiti con un misero zainetto a testa, pieno di pochi vestiti, pronti a ripartire dove nessuno ci conosceva, peccato solo che avremmo potuto fingere
solo fino ad un certo punto: i nostri occhi uguali, i nostri visi, raccontano ciò che siamo e saremo per sempre.
Anche qui, a Los Angeles, sono dovuto restare a distanza di sicurezza da te quando eravamo in pubblico. E tutto ciò, ci ha portati a dove siamo ora.

Capitolo 1:
Mi sveglio così, costretto contro il materasso da un dolce peso caldo che mi respira contro. Sorrido perché è il mio risveglio preferito, assieme all'odore di caffè
caldo. Comprare quella moka automatica è stata l'idea migliore che mi sia venuta negli ultimi anni, probabilmente. Ti svegli dopo non molto, infastidito da Chippu che
piange, così dopo averti baciato dolcemente come tutte le mattine, mi alzo e butto qualche vestito troppo grande sulla mia figura magra, porto fuori il cane
lasciandoti mezzo addormentato nel letto. Sulla solita stradina in salita, ripenso a noi. Ultimamente le cose non vanno bene, essere venuti qui senza conoscere
qualcuno ci sta mandando letteralmente al mattatoio. Diciamocelo, non basta tutto l'amore del mondo per sopportare la stessa persona, tutti i giorni, per tutto il
giorno. Non basta tutto l'amore del mondo a sopportare te, mio dolce Billy. In più David ci stressa perché vuole al più presto le nuove tracce,
dice che ora che siamo sull'onda del momento non possiamo prenderci nessuna pausa. Questo lo dice perché non sono state le sue mutande ad essere rubate.
E siceramente, su una cosa siamo tutti abbastanza d'accordo: non vogliamo più quell'onda; siamo come surfisti sopraffatti.
Io non so surfare, tu a malapena sai nuotare, a Lipsia non c'era il mare, e adesso l'intera casa discografica pretende che noi sovrastiamo tutta questa cosa?
No, meglio correre a nascondersi, come quando eravamo dei nani e creavamo i nostri guai, solo che ora mamma non verrà a metterci in punizione.
Guardare Chippu correre è liberatorio: con lui, anche la nostra anima vola libera, liberi come non siamo da anni. E' così che dopo quasi un'ora torniamo a casa,
e convinto di trovarti ancora a letto risalgo in camera, ma tutto ciò che trovo è un letto vuoto ed un tuo bigliettino che recita "Sono andato a comprare le sigarette
Tomi, buongiorno". Sospiro, nemmeno un misero ti amo, ma ti perdono, infondo la mattina non sei ciò che si definisce un essere socievole, perciò scendo in salotto
e accendo la tv aspettandoti, il tabacchi è vicino, ed il tuo pessimo senso dell'orientamento non dovrebbe gettarmi così in ansia, invece mi sta letteralmente
divorando con tutte le scarpe. Così accendo il pc giusto per distarmi e quasi in automatico accedo alla navigazione in incognito, digitando tre semplici parole sulla
tastiera "Coppie In Crisi"; la tua assenza prolungata mi permette di leggere vari articoli a riguardo, fino ad arrivare ad un articolo che mi disturba particolarmente,
forse perché dà come una possibile soluzione della crisi "un pizzico di pepe al rapporto", magari introducendo nella vita sessuale un terzo possibile partner che
cambia ogni volta ed il dubbio mi sorge spontaneo: come possiamo io e te cercare un terzo senza rischiare di perdere la faccia?
La risposta mi viene come per un colpo di genio, così apro una nuova finestra e digito sul motore di ricerca "relazioni gay, come nascondersi e riconoscersi",
qualcosa di buono gli anni di terrore l'hanno fatta: gli ebrei non erano gli unici a doversi nascondere. Leggo che in passato, nella comunità omosessuale
per riconoscersi tra loro, indossavano dei foulard nella tasca posteriore dei jeans, e che ad ogni colore e lato corrisponde una specifica segnaletica.
Salvo tutto e spengo il pc, finalmente sei tornato a casa. Mi sorridi e non c'è visione più bella per me, ma leggo perfettamente ciò che i tuoi occhi mi stanno
urlando: non sei più felice. Questa vita fatta di bugie e sotterfugi, di fughe che noi non abbiamo mai potuto controllare autonomamente; tutto ciò non fa più per noi,
non fa più per te. Il modo in cui hanno violato la nostra privacy, arrivando ad un soffio di capelli dal nostro segreto, ti ha come distrutto; no, tu sei integro,
ha solo distrutto il nostro amore, ciò che per anni abbiamo faticosamente portato avanti, ora è andato perso. Ma se c'è una cosa che ho imparato è che non devo
demordere, mai mollare prima di essere morti. Lotterò per te, per noi e per il nostro amore, mio piccolo Billy.
  
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