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Autore: Bad A p p l e    17/01/2015    4 recensioni
«Aominecchi, giochiamo uno contro uno?»
Neanche tu che ne sei l’artefice hai più memoria del preciso istante in cui è iniziata questa pantomima, ma ormai sei arrivato al punto di non poter fare a meno di ammettere con te stesso che questa scena si è ripetuta ad oltranza così tante volte da aver perso qualsiasi parvenza di senso. È come quando si ripete così spesso una parola che questa smette di avere un significato, diventando nulla più che un’accozzaglia di lettere che si rincorrono nella bocca di chi le pronuncia.
Ecco, quelle sono un mucchio di azioni che hanno perso il loro scopo, vengono compiute in modo automatico, senza il minimo sentimento, senza il minimo scampo da un’esistenza vuota e miserevole.
Tuttavia non ti piace affatto indugiare su pensieri del genere, non sono da te, quindi ti stampi il faccia il miglior sorriso sintetico di cui sei capace e corri verso il campetto da basket, stringendo sottobraccio la palla e tra le labbra una risata frivola che ti lascia sulla lingua il sapore disgustoso della menzogna.
“Cosa sei diventato, Ryouta?”
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nickname EFP/Forum: __Bad Apple__ / ,Bad A p p l e

Contest: Raccontami l’amore in una One-Shot.

Titolo: Fall Apart.

Generi: Introspettivo.

Rating: Verde.

Lunghezza della storia: 1127 parole, note escluse.

Personaggi: Aomine Daiki, Ryouta Kise (Kise-centric).

Coppia: AoKise.

Avvertimenti: //

Note: //

Pacchetto scelto: Thumos.

NdA: A fine capitolo.





 

 

Iromeita anshou no you ni,

togareta ha ni kao utsuseba,

kioku wa kieru. 1

 

«Aominecchi, giochiamo uno contro uno?»

Neanche tu che ne sei l’artefice hai più memoria del preciso istante in cui è iniziata questa pantomima, ma ormai sei arrivato al punto di non poter fare a meno di ammettere con te stesso che questa scena si è ripetuta ad oltranza così tante volte da aver perso qualsiasi parvenza di senso. È come quando si ripete così spesso una parola che questa smette di avere un significato, diventando nulla più che un’accozzaglia di lettere che si rincorrono nella bocca di chi le pronuncia.

Ecco, quelle sono un mucchio di azioni che hanno perso il loro scopo, vengono compiute in modo automatico, senza il minimo sentimento, senza il minimo scampo da un’esistenza vuota e miserevole.

Tuttavia non ti piace affatto indugiare su pensieri del genere, non sono da te, quindi ti stampi il faccia il miglior sorriso sintetico di cui sei capace e corri verso il campetto da basket, stringendo sottobraccio la palla e tra le labbra una risata frivola che ti lascia sulla lingua il sapore disgustoso della menzogna.

Cosa sei diventato, Ryouta?”

La tua stessa voce ti rimbomba nella mente, ma è del tutto incolore, insipida; scivola via come acqua e come acqua porta con sé la distruzione totale.

Cosa sei? Una marionetta nelle mani del tuo stesso ego?”

Stupidamente ti sei convinto di poter essere in grado di mettere a tacere la tua coscienza, ma questa riprende a parlarti, a rimproverarti della miserevole strada che hai scelto. Ti martella nel cervello senza lasciarti una sola possibilità di salvezza.

No, fuggire dalla tua stessa mente è fuori discussione.

Ti volti verso Daiki; è rimasto parecchio indietro rispetto a te e strascica ogni passo come se gli costasse una fatica immane, mentre il volto è adombrato da un’espressione scocciata.

Senti il tuo sciocco sorriso morirti sulle labbra e ti costringi a distogliere lo sguardo, aspettando che l’altro ti raggiunga.

Sposti ripetutamente il peso corporeo dal tallone alle punte dei piedi, come se ti stessi dondolando; inutile nasconderlo, sei nervoso.

Più di ogni altra cosa al mondo vuoi sentirti finalmente accettato, vuoi sentire che l’altro ti ritenga un suo pari.

Cosa daresti pur di poter vincere contro Aomine? Un braccio? Una gamba? La tua stessa dignità? Desideri vincere contro di lui più di quanto desideri lui stesso e appena ti sfiora il pensiero di quanto ciò sia sbagliato, lo scacci via come faresti con una mosca molesta.

Senti il fastidioso gelo dell’inferiorità penetrare nella tua pelle, insinuandosi fino alle ossa dove affonda i suoi artigli, promettendo tormenti indescrivibili. Alzi gli occhi al cielo ed hai l’assoluta certezza che, nonostante il pallido sole primaverile sia ancora lì a scaldare l’aria, questo batta per tutti meno che per te; è un pensiero molto melodrammatico, lo sai, ma al tempo stesso pensi che renda l’idea – pensiero che trova fondamenta nel momento stesso in cui ogni colore inizia a scurirsi, annichilendosi nello sguardo indolente della persona di cui tanto intensamente supplichi l’approvazione.

L’assurda verità è che non ti sei mai sentito a tutti gli effetti parte di qualcosa, neanche della Generazione dei Miracoli.

È la maledizione dell’ultimo arrivato: ci sarà sempre qualcosa che unirà maggiormente gli altri, lasciando te in disparte. Persino Kuroko è riuscito ad amalgamarsi agli altri meglio di te, ma questo perché Tetsuya è ombra, la sua stessa natura gli impone di adattarsi ad ogni situazione. Tu invece sei uno specchio, sei totalmente inutile se non hai qualcosa da riflettere, per sopravvivere hai bisogno che l’attenzione degli altri sia catalizzata su di te.

Stringi i pugni fino a conficcarti le unghie nella carne; stai mentendo a te stesso, per sopravvivere non hai bisogno dell’attenzione degli altri, ma solo della sua.

Vuoi essere identificato come pari da Aomine perché non essere riconosciuto da chi si ama in modo così viscerale equivale a morire, sparire, annullarsi.

Ne hai bisogno quanto hai bisogno di respirare.

Lo senti raggiungerti, finalmente, ed inizi a palleggiare. La mente si spegne e prendi la strada più semplice: lasci libero arbitrio al tuo ego.

 

[…]

 

Crolli a terra, decidendo di incolpare per questo il tuo stupido ginocchio piuttosto che la frustrazione che ti sta schiacciando sempre di più contro il terreno.

Batti velocemente le ciglia, nel pietoso tentativo di costringere le lacrime a tornar da dove sono venute, lasciando solo un vago rossore nel tuo sguardo, accompagnato dal respiro irregolare, quasi singhiozzante.

Daiki ti guarda dall’alto e per un solo rapidissimo istante sembra aver capito tutto ciò che ti passa per la testa, come se ti vedesse davvero adesso per la prima volta.

Passate in questo modo interminabili secondi, durante i quali non fai che sprofondare nello sguardo dell’altro, rapito; ti sembra strano essere guardato tanto intensamente, vedere tutta questa consapevolezza negli occhi di Aomine. In un certo senso ti senti spogliato, indifeso, incapace di fare alcunché.

Dopo un tempo che ad entrambi pare infinito, vedi la mano destra di Daiki allungarsi verso di te per aiutarti ad alzarti e non ti rimane che sgranare gli occhi, non riuscendo a credere davvero a ciò che essi vedono.

Nonostante il volto dell’altro sia leggermente girato di lato, in preda ad un qualche insensato imbarazzo, la sua mano continua ad essere protesa verso di te, quasi brillando di luce propria.

Ne sei spaventato; sei terrorizzato, non osi sperare in tanto, quindi hai l’assurda convinzione che se solo proverai ad afferrarla, la mano dell’altro sparirà, si dissolverà nel nulla assieme al ragazzo.

Indugi a lungo sul da farsi, mentre le zanne velenose del dubbio stringono la loro morsa sulle tue viscere, facendoti esitare più del dovuto.

Infine, con tutta la lentezza che senti di poterti permettere, avvicini la mano a quella di Daiki, avvertendone il calore prima ancora di stringerla.

Ne sfiori la pelle con timore quasi reverenziale, per poi finalmente afferrarla.

Solo adesso, che finalmente ti senti del tutto unito a lui, ti rendi conto che prima d’ora non hai mai davvero amato Daiki. No, hai amato solo te stesso e l‘opinione che volevi che lui avesse di te. Per troppo tempo hai assecondato il tuo ego fino a diventarne schiavo, fino a non essere più in grado di distinguere una netta linea di confine tra chi sei e chi vuoi essere.

Il tepore della stretta, tuttavia, scaccia via ogni cosa. Scioglie il gelo che si è insinuato nelle tue ossa, in modo che tu possa nuovamente sentire il calore del sole sulla pelle; i colori tornano a brillare vividi, sostituendo il buio che fino a poco prima ha ricoperto ogni cosa.

È una sensazione tanto bella da inibire per qualche istante qualsiasi percezione, tanto da non renderti conto di esserti alzato in piedi, mentre un sorriso – finalmente sincero – ti fiorisce sulle labbra, estendendosi anche agli occhi.

«Aominecchi, giochiamo uno contro uno?»

 

“Me sameru mae ni,

kimi no te de fuujikomete kure! 2

 

 

Note:

1 “Se specchiassi il mio viso in una spada affilata,

come una scogliera colorata,

ogni ricordo scomparirebbe.”

(CoralZVocaloid).

 

2“Prima di aprire gli occhi,

per favore afferrami con le tue mani!”

(CoralZVocaloid).

 

Sono una persona cattivissima che si diverte a maltrattare i personaggi che ama, sì. Prima di iniziare a scrivere non ho davvero pensato alla contestualizzazione, ma avendo accennato all’infortunio di Kise, direi che possiamo collocare questa cosa dopo la fine del manga.

   
 
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