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Autore: SoGoodToBeBad    17/01/2015    2 recensioni
Al Norwest Christian College o sei popolare, o non sei nessuno. E’ così che vanno le cose.
Ma ci sono anche le persone a cui non importa essere popolare, ma che lo sono ugualmente per la loro stranezza e misteriosità. Dei ragazzi strani, misteriosi di una bellezza devastante. Ragazzi temuti da tutti, ragazzi dallo sguardo apatico, ragazzi che stanno sempre per conto loro e se per caso una persona intralcia la loro strada è nei guai.
“Meglio non mettersi contro persone del genere” questo è quello che dicono tutti a Sydney.
Ma cosa ne sa una ragazza appena trasferitasi dall’Italia? Cosa può saperne di come vanno le cose in quel College se è appena arrivata? Sarà difficile per lei? Sarà ancora quella strana, quella asociale e apatica? Troverà persone che le staranno vicino nonostante tutto?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Always.

Al Norwest Christian College o sei popolare, o non sei nessuno. E’ così che vanno le cose.

Ma ci sono anche le persone a cui non importa essere popolare, ma che lo sono ugualmente per la loro stranezza e misteriosità. Dei ragazzi strani, misteriosi di una bellezza devastante. Ragazzi temuti da tutti, ragazzi dallo sguardo apatico, ragazzi che stanno sempre per conto loro e se per caso una persona intralcia la loro strada è nei guai.

“Meglio non mettersi contro persone del genere” questo è quello che dicono tutti a Sydney.

Ma cosa ne sa una ragazza appena trasferitasi dall’Italia? Cosa può saperne di come vanno le cose in quel College se è appena arrivata? Sarà difficile per lei? Sarà ancora quella strana, quella asociale e apatica? Troverà persone che le staranno vicino nonostante tutto?

 

Capitolo primo.


Aveva appena varcato la soglia di camera sua e non vedeva l’ora di buttarsi su quell’invitante letto. All’apparenza le sembrava comodo, e non aveva proprio voglia di disfare le valigie alle undici e mezzo di notte, voleva solamente spogliarsi e mettersi sotto le coperte poggiando la testa ormai pesante sul cuscino dall’apparenza morbida. Infatti fu proprio questo quello che fece. Aveva molto sonno, durante il viaggio aveva dormito poco per via di sua madre che continuava a blaterare su quanto sarebbe stato bello trasferirsi e cambiare aria e su quanto fosse bella la nuova casa. Seriamente, a June non importava niente della casa, voleva solo dormire e dormire. E sperava che dopo il trasferimento qualcuno l’avrebbe accettata per come è, e per come si comporta senza giudicarla e senza mettere etichette come “Asociale” o “Strana”. Ci sperava talmente tanto.

La mattina seguente si svegliò alle sette, dopo che la madre la chiamò ripetutamente per fare colazione. Odiava quando faceva così, odiava che la svegliassero in modo brusco. Ma era sua mamma, e nonostante tutto le voleva bene quindi scese di sotto con addosso la maglietta larga e lunga che usava per dormire e si sedette di fronte a sua madre per fare colazione. Tutto sommato, per quel poco di casa che aveva visto tra la scorsa notte e quella mattina le piaceva la casa. Ma non mostrava le emozioni, non aveva emozioni. Era spenta ormai da anni, era menefreghista, era stronza. Tutto questo da quando il padre abbandonò sua figlia e sua moglie per un’altra donna. Le lasciò sole in balia di un mondo spregevole, in balia di un mondo che non voleva una ragazza come June. Infatti la giovane diceva sempre: “Sapevo che non facevo e non avrei mai fatto parte di questo mondo, per questo me ne sono costruita uno tutto mio”.

In Italia era quella strana perché aveva un modo tutto suo di pensare, e un modo tutto suo di vestirsi. Era strana perché usciva con persone ‘strane’ quanto lei, strana perché aveva perso la verginità solo a diciassette anni e non qualche anno prima come tutte le altre… era asociale perché a scuola se ne stava sempre da qualche parte seduta con un libro in mano e una sigaretta, oppure seduta su un muretto a disegnare qualcosa nel suo album da disegno con la copertina tutta nera, senza nessuna scritta a spezzare quel brutto colore. Ma a lei piaceva il nero, le era sempre piaciuto, così come le piaceva il grigio. Le piaceva anche il rosso, ma quella copertina era nera come la pece e tutti rimanevano sconcertati nel vedere quella ragazza dai capelli biondi disegnando su quell’album. Aveva un bell’aspetto, non era affatto brutta, in molti le andavano dietro ma avevano comunque timore di conoscerla a fondo… avevano timore di scoprire i suoi scheletri nell’armadio. Di scoprire il nero della sua vita. E così decise di dire alla mamma di trasferirsi, Sydney fu la scelta, la via di fuga.

“Allora, sei contenta?” chiese premurosamente la donna dai capelli biondi, con un sorriso sulle labbra.
“Contenta è una parola grossa, ma è piacevole… e poi sembra davvero una bella casa, per quel poco che ho visto” rispose June, mentre addentava una fetta biscottata con sopra della nutella. La mamma sorrise appena e si alzò dicendo alla figlia che sarebbe tornata di sera sul tardi per via del nuovo lavoro che aveva trovato. La ragazza annuì, tanto doveva andare a scuola, e forse sarebbe arrivata anche in ritardo ma non le importava più di tanto. Non se ne fregava delle conseguenze, e poi era certa che avrebbero chiuso un occhio. Era nuova in quella città, e in quella scuola.

Salì le scale ed entro in bagno, doveva farsi una doccia calda e sciacquarsi la faccia. Sembrava un panda.

Dopo essersi fatta la doccia asciugò ogni centimetro del suo corpo e si diresse in camera sua dove indossò l’intimo nero, per poi andare verso le sue valigie ed aprirle tutte quante. Non aveva voglia di riporre tutti i vestiti nell’armadio in quel momento, doveva solo trovare qualcosa da indossare e mettersi la matita e il mascara negli occhi. Dopo aver indossato un paio di skinny jeans neri e una canottiera nera dei Nirvana infilò le Dr. Martens bordeaux ai piedi, per poi mettersi la matita nera attorno ai suoi occhi azzurri. Prese la borsa nera e ci mise dentro il nuovo album da disegno rigorosamente nero e qualche quaderno così… e uscì di casa chiudendo la porta a chiave. La madre aveva detto che abitavano non molto distanti dalla scuola, infatti non ci mise molto per trovarla.

Il Norwest Christian College era imponente, e aveva un bell’aspetto. Era gigante.

June notò che la campanella non era ancora suonata perché tutti gli studenti erano fuori nel cortile. C’era chi si abbracciava, e c’era chi chiacchierava e rideva animatamente. Come June varcò il cancello della scuola tutti si fermarono e portarono gli occhi sul corpo della bionda, non si sentiva a disagio, c’era abituata e proprio non gliene fregava… sapeva che sarebbe andata così anche in questa città, in questa scuola. Sapeva che l’avrebbero giudicata anche qui, non esiste luogo in cui non viene criticata. Tutti iniziarono a bisbigliare tra di loro, tutti iniziarono a lanciare occhiate alla nuova ragazza… e June, come sempre, stava perdendo la pazienza.

“Sono appena arrivata se vi interessa. Non vi sembro io? Domani portatemi i risultati della radiografia, vorrei proprio sapere cosa ne è venuto fuori” urlò attirando l’attenzione di tutti quanti, persino quella di Hemming, Irwin, Hood e Clifford. Non sapeva chi erano, non li aveva mai visti, e non si accorse nemmeno che oltre a lei erano gli unici a non avere la divisa scolastica. Non si accorse proprio di quei quattro seduti su un muretto.

Dopo essersi sfogata, June, si accese una sigaretta e si andò a sedere nello stesso muretto dei quattro accorgendosi dopo un po’ di quei ragazzi dalla bellezza devastante. Non la stavano guardando, ma erano scioccati… nessuno si sedeva nel loro muretto, nessuno poteva farlo. Si vedeva che era una nuova arrivata, si vedeva che non li conosceva, era così tranquilla con loro nelle vicinanze e nessuno era mai tranquillo con loro a meno di cinque metri.

Il biondo dagli occhi azzurri si girò verso June e la guardò a lungo.

“Che avete che non va tutti quanti? State sempre a fissare, sono una ragazza non un alieno” sbotta facendo innervosire il ragazzo che saltò giù dal muretto avvicinandosi alla ragazza con uno sguardo che metterebbe paura a chiunque, ma non a lei. Lei non aveva paura di nessuno, lei non aveva paura di un ragazzo come lui. June non aveva paura di niente, e di nessuno.

“Hai idea di chi sono?”
“Un pallone gonfiato che si crede chissà chi? Ho azzeccato vero?” chiese a sua volta June con un sorrisino sarcastico sulle labbra, scendendo dal muretto notando che quel ragazzo era notevolmente alto, molto più alto di lei.
“Si vede che non sei di queste parti, io sono Luke Hemmings. Chiedi un po’ in giro, sapranno risponderti su di me” rispose con un sopracciglio inarcato il ragazzo. Ma chi si credeva di essere? Non aveva proprio capito che a June non le importava niente di lui e dei suoi amichetti. Lei non aveva paura di lui, e quest’ultimo doveva capirlo.
“Ho azzeccato. Tu non ti chiami Luke Hemmings, tu sei Luke sonounpallonegonfiatoemicredochissàchi Hemmings. Non mi rappresenti nessuno, e non mi intimidisci sai? Cerca di abbassare un po’ la cresta. Non ringraziarmi!” sbotta la bionda, afferrando poi lo zaino e dirigendosi all’interno dell’edificio in segreteria.

Non aveva idea di chi fosse quel biondo montato, tanto meno di chi fossero i suoi tre amichetti che guardavano la scena con uno sorrisetto enigmatico. Non aveva idea di cosa fossero capaci di fare, tanto meno di quel che avevano fatto… non sapeva nulla sul loro conto, ma non aveva paura. E di una cosa era certa, finalmente non era l’unica strana in una scuola. Finalmente non era sola, finalmente si sentiva in ‘compagnia’.

 



 

Ciao bellezze :)

Come state? Avete passato bene il Natale e il Capodanno? Raccontatemi come lo avete passato.

Io sono stata con gli amici, e mi sono divertita un mondo.

Ho iniziato a scrivere questa storia proprio oggi, e vorrei tanto sapere che ne pensate. Mi farebbe piacere vedere una o due recensioni, sarebbe una cosa davvero bella per me. Mi piacerebbe tanto sapere che ne pensate, mi farebbe piacere ricevere anche dei consigli. Accetto anche le critiche, ma vi prego di non essere molto dure.

Principalmente io non scrivo per gli altri, io scrivo perché mi fa stare bene e perché mi piace e ci sono dei giorni in cui ne sento il bisogno e quindi butto giù delle cose… oggi è venuto fuori questo, e mi è sembrato carino, quindi ho voluto postarlo su questo sito con la speranza che qualcuno lo leggesse. Quindi niente, vorrei davvero sapere che ne pensate, sarebbe bello sapere i vostri pareri.

Ora vi lascio. Un bacio,

SoGoodToBeBad.

   
 
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