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Autore: BBola    17/01/2015    5 recensioni
Questo è un racconto con poche pretese, un lungo dialogo tra Maka e Soul, da leggere con una buona dose di ironia!
I nostri protagonisti hanno da poco sconfitto il Kishin, e finalmente hanno trovato il tempo per riflettere su di sè, e cercare di dare una risposta all'ancestrale domanda che tutti ci siamo posti, almeno una volta: "Ma perchè non stanno insieme?"
Un dialogo in cui i due si confessano, o almeno ci provano, e cercano di buttare fuori tutto quello che hanno dentro, nel tentativo di non lasciare questioni irrisolte alle spalle!
Avvertimenti: forti SPOILER dal manga, soprattutto del finale!
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Gender Bender, Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Soul Eater Maybe - Love Me NOW!'
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Fuori tutto!
 
Erano passati tre giorni dalla festa in onore della nascita del nuovo Shinigami. Tre giorni in cui a Death City si era ballato, bevuto, mangiato e riso, riso tanto, nel tentativo di ritrovare la spensieratezza di prima, prima che il mondo fosse sconvolto dal risveglio del Kishin Ashura, che i membri della Shibusen fossero coinvolti in una guerra senza speranza, che i giovani membri della Spartoi soffrissero per il triste destino della loro piccola Crona.
Tutti erano cambiati dopo quell’avventura, tutti erano diventati più forti e maturi. E dopo tre giorni di sfrenatezza, erano pronti a tornare alla vita di tutti i giorni, a fare i conti con quello che erano diventati, con quello che ora desideravano, con le nuove sfide che erano pronti ad affrontare.
Quella sera, Maka e Soul avevano ripreso la loro routine, cenando a casa loro, da soli. Maka si era offerta di preparare la cena, perché dopo tre giorni di festeggiamenti aveva deciso di voler mangiare leggero. Doveva sentirsi decisamente di buon umore, perché senza discutere, si offrì anche di lavare i piatti. Soul non si oppose, e alzatosi da tavola si mise a sedere sul divano, a riflettere.
Quando Maka ebbe finito di sistemare in cucina, si accorse dello sguardo perso del ragazzo, e gli si avvicinò curiosa.
«Cosa c’è Soul? Ti vedo pensieroso!»
«Mh?» mugugnò la falce, ridestandosi dal suo torpore. «Ah, no… niente di che. Stavo solo ripensando ad una conversazione che ho avuto oggi con tuo padre…»
«Mmmh…che cosa ha fatto quel buon a nulla stavolta?» chiese Maka, già pronta al peggio.
«Niente, niente, tranquilla. Voleva soltanto sapere se Kid avesse detto qualcosa a proposito di eventuali trasferimenti delle Falci della Morte. Ora che siamo rimasti solo in sei (1), compreso me, ha paura che Kid possa voler riorganizzare il piano responsabili dei continenti e mandarci chissà dove. E in effetti, ora che ci penso, non è del tutto improbabile. Soprattutto adesso che la professoressa Marie aspetta un figlio da Stein… non è possibile chiederle di tornare ad occuparsi dell’Oceania…»
Maka rabbrividì. Qualche giorno prima aveva avuto il sinistro presentimento che Soul sarebbe potuto partire per qualche posto lontano, ed ora che era lui a menzionare la cosa, cominciava a sentirsi male, le mancava il respiro. Dovette sedersi sul divano vicino a lui.
«E dimmi Soul…» iniziò, cupa «tu, nel caso… cosa faresti?»
«Uhm… non ne ho idea…»
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«Ma come non ne hai idea!» scattò Maka, facendo sobbalzare Soul. L’intenzione iniziale era quella di mantenere la calma ed affrontare la questione da persone civili, ma a quanto pare non era possibile! «Ti ho chiesto cento volte se tu volessi cambiare partner e trovarti qualcuno più in gamba di me, e tu mi hai sempre risposto di no, che saresti rimasto sempre al mio fianco, e ora stai anche a considerare la possibilità di poter assecondare una richiesta del genere e andartene senza pensare a me? Kid non è come il sommo Shinigami, lui non ha legato la sua anima a Death City, se ci dovesse essere qualche problema altrove potrebbe andare stesso lui ad occuparsene senza doverti per forza mandare via!»
«Ma perché ti arrabbi subito?» la incalzò Soul, stizzito. «Non ho mica detto che me ne sto andando, stavo solo facendo delle considerazioni ad alta voce!»
«Non è vero, ti stavi arrendendo davanti all’evidenza senza nemmeno pensare di trovare una soluzione! Io lo sapevo, siete tutti così vuoi uomini, invece di sforzarvi prendete la strada più facile e ve ne andate lasciandoci sole! Lo sapevo che non mi potevo fidare!»
Rieccoci. Per l’ennesima volta, l’ansia da abbandono di Maka la stava facendo straparlare, quasi portandola alle lacrime. Eppure dopo la battaglia sulla Luna, sembrava che i rapporti col padre fossero migliorati, che avesse ritrovato un pizzico di fiducia nel genere umano maschile (2). E invece no! Dannato Spirit, se solo fosse stato una persona decente…
Prima che la situazione degenerasse e Maka reagisse chiudendosi nel suo solito ermetico silenzio (che quando voleva, poteva durare giorni e giorni!), Soul prese il coraggio a quattro mani, si allungò sulla ragazza, e stringendole forte le braccia, la baciò con una foga tale da costringerla a stendersi sul divano. Una mano della falce scivolò lungo il fianco di Maka, scoprendoglielo appena, e nell’eccitazione del momento, si insinuò sotto la camicetta bianca della ragazza. Un comportamento da gentleman tutto sommato, considerato il tipo di Follia che stava serpeggiando sulla terra in quei giorni, e che faticava a dissiparsi! (3)
Al contatto con Soul, Maka sentì lo stomaco stringersi, e terrorizzata, respinse il ragazzo con forza.
«Ma cosa fai?» urlò, con le guance che le bruciavano dall’emozione. «Come ti viene in mente di mettere le mano addosso alla tua maestra d’armi?»
«Mettere le mani addosso? Ma cosa dici, cretina? Non ti voglio mica violentare! Mi sono solo stancato di sorbirmi le tue prediche passivamente, senza che qui ne esca mai niente!»
L’imbarazzo di Maka ora era tale da non riuscire più a guardare in faccia il ragazzo.
«Ma che cosa stai dicendo? Sai bene che non è questo il tipo di rapporto che voglio col mio partner! Da quando ti sono venute in mente certe idee?»
«Oh, insomma Maka, non fare finta di non capire! Non è questo che intendo dire!»
«E che cosa vuoi dire allora?»
«Non fare la bambina ingenua, insomma! Vuoi davvero sentirmelo dire? Che rottura…»
Soul si appoggiò allo schienale del divano e trasse un profondo respiro, e abbandonando la rabbia, chiuse gli occhi, assumendo un’aria calma, soddisfatta.
«Io ti amo, Maka!»
Maka chop.
«Sei il solito cretino!» gridò Maka, agitando le braccia, ormai in preda alla confusione più totale. «Ti pare questo il modo di dichiararsi ad una ragazza?»
«Oh, ma non essere assurda, Maka!» urlò in risposta Soul, massaggiandosi la povera testa offesa. «Che altro ti aspettavi che facessi? Ti ho detto di essere pronto a morire per te,ti ho protetta facendoti scudo col mio corpo non so quante volte, ti ho assecondato in ogni stupida cosa che tu volessi fare senza mai tirarmi indietro, ti sono stato accanto in ogni momento da quando siamo diventati partner, ho…respinto Blair per te (e ancora piango!), che altro dovevo fare per farti capire cosa provavo? Sei l’unica che non si è accorta dei miei sentimenti, persino quello zuccone di Black*Star ci è arrivato prima di te!»
«B-B-Black*Star?» balbettò Maka, tra il confuso e il terrorizzato.
«Certo! Non hai mai notato che il poverino si è dannato l’anima per trovare un modo per andare d’accordo con te, nonostante il tuo caratteraccio? Per quale motivo pensi che l’abbia fatto? Solo per l’amicizia che lo lega a me! Non avrai mica creduto veramente di piacergli?» (4)
«Ma che dici?» abbozzò Maka, sempre più imbarazzata, agitando una mano davanti al viso, come a voler scacciare l’immagine dipinta da Soul. «Figurati se ho un qualche interesse per un imbecille come Black*Star!»
«Non diciamo cazzate!» urlò la voce di Black*Star dal profondo della coscienza di Maka. «Non è possibile resistere alla grandezza dell’illustre sottoscritto. Tutti quanti alla Shibusen si domandano cosa sarei in grado di combinare a letto con la mia forza e agilità, non è vero Tsubaki?»
«B-B-Black*Star!» fece eco una vocina tremolante di Tsubaki. Curioso. Quindi, secondo il subconscio di Maka, Tsubaki fantasticava sulle qualità del suo maestro d’armi. Beh, non le si poteva dare torto, d’altronde lei, meglio di tutti, sapeva che il ragazzo si muovesse davvero bene e… Oh, ma che scherziamo? Ora ci mettiamo a fantasticare su Black*Star?
Questo monologo interiore accadeva nella mente di Maka, mentre Soul si limitava a osservare la sua maestra d’armi, quasi in preda alle convulsioni, tirarsi i codini, resa folle dal battito del suo cuore che continuava ad accelerare ed accelerare. Soul decise di ignorare lo spettacolo degradante che stava avendo luogo davanti a lui. E non solo perché mostrarsi geloso di Black*Star sarebbe stato decisamente molto poco fico, ma soprattutto perché ormai voleva andare fino in fondo in quella conversazione. Ormai il treno era partito, e non si sarebbe fermato fino a che qualcuno non avesse sfilato dal motore la molle eterna che lo alimentava. E a proposito di molle eterna…
«Sai, Maka, mi sono domandato spesso perché tu volessi ignorare la realtà. A volte ho pensato che… magari...dico per ipotesi… tu provassi interesse per qualcun altro…»
Maka, strinse gli occhi e abbassò la testa, disperata per la piega che aveva preso quella serata.
«… non lo so, Kid, forse?»
«Ma-ma-ma-ma… ma dico, scherziamo?» balbettò la ragazza, facendo no-no-no con la testa. «Ora ci mettiamo a dire nomi a caso? Figurati se uno psicopatico complessato come Kid possa interessare ad una persona come me!»
«Non diciamo cazzate!» Stavolta a risuonare nella coscienza di Maka era una voce corale, probabilmente l’eco delle anime di tutti quanti, in vita, avessero conosciuto lo Shinigami. Eh già, Maka aveva una forte capacità di percezione delle anime!
Anche stavolta Soul preferì ignorare il disagio della ragazza. E il motivo se lo sarebbe portato nella tomba.  Nessuno avrebbe saputo che nel pomeriggio trascorso intrappolato nel libro di Eibon, con le sembianze di una ragazza altezzosa (5), la falce era stata tormentata tutto il tempo dal pensiero dello Shinigami. Potendo provare le emozioni di una donna, finalmente comprendeva il fascino di Kid, l’incanto del suo sguardo serio e penetrante, dei suoi occhi dorati e misteriosi, del suo atteggiamento elegante e insieme pericoloso, proprio di un dio che da solo, dava l’impressione di poter sostenere il peso del mondo intero sulle sue spalle. Fantasticava di vederlo giungere in volo sul suo skateboard, avvolto nel suo mantello nero svolazzante. Non voleva andare a salvarlo, voleva che fosse lo Shinigami a salvare lui, e che, una volta giunto, senza dire una parola, lo guardasse nel profondo dei suoi occhi e lo sorprendesse con un bacio appassionato.
Da quel giorno Soul non fu più in grado di guardare Kid allo stesso modo. Ora che ci pensava, forse avrebbe dovuto riconsiderare la stima che aveva di se stesso. Dopotutto non era poi così tanto fico. Forse era per quello che Maka non lo ricambiava. Così, decise di mettersi sulla difensiva. Si alzò dal divano e si diresse verso la finestra. Dando le spalle alla ragazza, le lanciò un ultimatum.
«Maka, non mi importa sapere se davvero non avessi capito che ti amo o se facessi solo finta. Ora lo sai. Se mi chiedi di essere ancora il tuo partner, lo farò, starò al tuo fianco fino alla morte, non verrò meno al mio impegno. Ma per il resto ho bisogno di una risposta. Ho bisogno di sapere se anche io sono qualcosa di più di un’arma, di un amico per te, o se invece è meglio che mi metta l’anima in pace.»
«Soul…» mormorò Maka, guardando triste la nuca del ragazzo.
Soul Eater Evans. Maka si era chiesta tante volte cose fosse questo nome per lei. Certo, Soul non aveva l’eleganza di Kid o la forza di Black*Star, ma quando voleva sapeva essere affascinante e coraggioso. E soprattutto l’amava. Per quanto Maka fosse insicura, di questo poteva essere certa. L’aveva sentito tante volte quel sentimento, ogni singola volta che era entrata in risonanza con Soul. Non era stata subito sicura di cose si trattasse, ma poi Stein le aveva aperto gli occhi.
«Le vostre anime sembrano in risonanza, ma non lo sono» aveva detto il professore, al loro primo incontro. Ma allora, come mai erano sempre riusciti a combattere così bene insieme? Cos’era che li teneva uniti? Lì l’aveva capito.
Certo, Maka aveva provato attrazione per altri ragazzi, d’altronde in quella fase della crescita era normale essere confusi. Ma alla fine, era sempre con Soul che voleva stare, solo con lui si sentiva veramente a suo agio. C’era solo una cosa che le mancava.
«Senti Soul» Maka si era alzata dal divano per avvicinarsi alla falce, e ora stava premendo il proprio corpo contro la sua schiena, affondando la testa tra le sue spalle «non è che non abbia mai pensato di voler essere la tua ragazza… è solo che, è una cosa nuova per me, ho paura di non essere in grado, di non essere all’altezza delle tue aspettative!»
«Che cosa credi Maka?» le domandò serio Soul. Ma un sorriso era comparso sul suo volto, rivelando la gioia che il ragazzo provava nel sentire quelle parole. «Anche io ho paura. Ma rinunciare alla ragazza che amo solo per questo motivo…» e si girò verso di lei, posandole una mano tra il collo e una guancia, e l’altra sul fianco opposto, stringendola a sè «… sarebbe decisamente molto poco fico!»
Si guardarono. Maka sorrise.
«E allora, che facciamo Soul, come l’affrontiamo questa paura? Troviamo il coraggio di fronteggiarla… o ci abbandoniamo alla follia?»
«Beh, se vogliamo che questa cosa funzioni, dobbiamo trovare il coraggio di farla funzionare. Ma ogni tanto…» continuò avvicinando il viso a quello di Maka, prossimo a baciarla «…non farebbe male abbandonarsi alla follia. D’altronde, non facciamo faville insieme quando siamo folli?»
 

 
­­­­Note:
  1. Il riferimento è alla storia del manga, dove tre delle otto Falci della Morte ci lasciano!
  2. Durante la battaglia finale contro il Kishin, che si svolge sulla Luna, Maka e Soul vanno temporaneamente fuori sincrono e non possono combattere insieme. Spirit si offre allora di combattere con la figlia, perché a detta sua “la sintonia tra padre e figlia è qualcosa che non si può spezzare”. Lo so, le lacrime!
  3. La follia delle poppe! Eh già! Per capirla bisogna tenere conto che per qualche breve attimo, nel manga, Crona riesce a fare suo il Kishin, e a sprigionare la sua follia sul mondo. Siccome la povera ragazza (già, per me è femmina!) desidera più di ogni altra cosa l’amore di una madre, pare che sia ossessionata dal seno, simbolo dell’amore materno. E così diffonde questa singolare follia sulla terra!!! Lo so, solo Ohkubo può inventarsi certe cose!
  4. Nel volume 24 del manga, Black*Star difende Maka durante uno scontro, e lei commenta “Tu mi aiuti sempre, Black*Star, devo proprio piacerti, eh?”. “Che? C…cosa fraintendi?!” risponde Black*Star. “Guarda che lo faccio perché tu non sei una grande come me!” Personalmente ho adorato questo scambio di battute! Nel corso della storia, Black*Star mostra più volte di tenere molto a Maka. Solo come amico, ovviamente, però ho trovato molto realistico che una persona, tutto sommato non molto espansiva, come Maka, possa aver immaginato (e sperato?), anche solo per un attimo, che dietro queste attenzioni si celasse qualcosa di più! Nella mia versione dei fatti, giustifico questo interesse particolare col fatto che Black*Star vede Maka quasi come “la ragazza” del suo migliore amico, che in quanto tale, va rispettata!
  5. Il riferimento è alla parte del manga, in cui i ragazzi entrano nel libro di Eibon per recuperare Kid, che è stato imprigionato nel suo interno. Nel libro, i ragazzi devono confrontarsi coi vizi capitali, primo fra tutti la lussuria. Così, si trasformano temporaneamente nell’oggetto del loro desiderio, quindi i maschi in femmine e viceversa (no, non ci sono omosessuali!). Ho voluto inserire questa parte prima di tutto per citare una parte del manga che personalmente mi ha fatto ridere come poche cose al mondo, e in secondo luogo, per omaggiare quanti tifano per la coppia KidxSoul!
  
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