PREFAZIONE:
Fiction
nata da un sogno fatto qualche giorno fa e un film visto l'anno scorso e dai
quali ho tratto ispirazione per stendere la trama di questo nuovo scritto.
Non
so da quanti capitoli questa sarà composta, dipende tutto da come procede la
fiction, ma non credo saranno molti.
Prima
di cominciare, mi sembra doveroso ringraziare tutti i lettori che stanno
leggendo e commentando anche la mia altra fic, "Per Te Sono Gratis",
persone che mi hanno incitato, appoggiato e fatto amare ulteriormente la
scrittura.
Grazie
di cuore.
Dedicata a:
LadyElric92, Nemesi06, Sparrow, Liris, Red Robin, FeEChAn, Bianfre,
Allsecrets2, Saku_chan the crazy Dreams, Shikadance, ELiSeTtA e lili88, persone
che hanno commentato con costanza la mia precedente fic e sempre con belle ed
incoraggianti parole. Spero di leggere vostri pareri riguardanti anche questo
racconto.
Carneval at Christmas
Il Natale era ormai
alle porte.
Edward Elric
camminava lentamente per le strade di Central City, stringendo tra le mani un
fascicolo rosso, piuttosto malconcio, contenente diversi documenti.
Arricciò il naso,
infastidito dall'intenso odore di cannella che proveniva dal negozio di
dolci che stava sorpassando: non gli
erano mai piaciuti particolarmente i dolci, sin da quando era un bambino, come,
d'altro canto, non aveva mai potuto sopportare quella blasfemica festa
all'insegna del consumismo e delle riunioni familiari!
Odiava il Natale,
perchè ad ogni Natale la storia si ripeteva: la mattina del venti, era ormai
diventato un rito ritirare la famosa busta, da parte dei suoi parenti, dalla
sua cassetta della posta, che conteneva ogni anno lo stesso invito che mai era
riuscito a reclinare. Da quando si era trasferito in Città quattro anni fa,
aveva continuato a ricevere ogni Natale un invito da parte dei suoi genitori,
che lo invitava a trascorrere le vacanze natalizie in loro compagnia e con
tutti i parenti stretti.
In fin dei conti,
rincontrare i suoi parenti dopo un intero anno durante il quale non riusciva a
vederli, non sarebbe stato poi così male, se non fosse stato per la loro
insistenza nei confronti del ragazzo su un certo argomento che lo irritava
particolarmente.
"Quest'anno avremo il piacere di conoscere il tuo
ragazzo? Invita anche lui a trascorrere il Natale con noi, abbiamo posti per
tutti! Non vediamo l'ora di conoscerlo!"
Ogni lettera si
concludeva con questa frase e ogni anno Edward era costretto a presentarsi da
solo alla casa in montagna, una baita dei suoi genitori sperduta tra le
montagne del nord, che usavano appunto per trascorrervi del tempo durante la
festività.
"Chissà se il prossimo anno avremo il piacere di
conoscere il tuo ragazzo..."
Tutti gli anni si
giustificava con la solita scusa: "Aveva problemi di lavoro, è molto
dispiaciuto per non essere qui, ma vi augura comunque un buon Natale."
Già... peccato solo
che fino a quel momento non ci fosse stato nessun Richard al fianco di Edward!
Sospirò sfregandosi
le mani congelate: la temperatura doveva essere diminuita ulteriormente,
probabilmente tra breve si sarebbe messo a nevicare... e pensare che quel
pomeriggio sarebbe dovuto partire per la baita! Se non altro, quest'anno le
cose sarebbero andate ben diversamente...
Sorrise appena
attraversando la strada a passo spedito: finalmente, cinque mesi fa, aveva
davvero trovato un ragazzo e si era premurato di avvertire i suoi che aveva
rotto con Richard, ma che al momento stava con Envy. Era stato attento a non
tralasciare alcun particolare: aveva già chiamato i suoi genitori per avvertirli,
con loro grandissima gioia, che sarebbe arrivato quella sera assieme ad Envy e
che finalmente avrebbero potuto conoscere il suo ragazzo.
Envy non era certo
il tipo di ragazzo che si potesse definire affidabile o fedele, questo lo aveva
capito ben presto, tuttavia aveva fiducia nel loro rapporto, o almeno sperava che
durasse almeno fino a dopo Natale...
Si poteva dire che
avesse un numero di difetti pari al triplo dei suoi pregi, tuttavia gli si era davvero
affezionato.
Tirò un sospiro di
sollievo: ogni anno era semplicemente straziante dover giustificare l'assenza
di un fidanzato immaginario, creato solo per fargli credere che si era
sistemato bene e che era felice: chissà perché, ma tutti i genitori credevano
che i figli potessero essere felici solo se fidanzati, o meglio ancora sposati,
come suo fratello Alphonse.
Entrò nel locale
che gli stava di fronte togliendosi immediatamente il cappotto umido:
all'interno del bar c'era un confortevole calduccio che aveva attirato un sacco
di passanti congelati fino alla punta dei piedi, che ora stavano seduti a
chiacchierare davanti ad una fumante tazza di cioccolata calda.
Ecco, questo era il
Natale!
- Ehi Ed, era ora
che ti facessi vivo! Cambiati e fila a lavorare, oggi abbiamo un sacco di
clienti! -
Il biondino si
voltò verso la donna che aveva parlato.
- Dammi cinque
minuti e arrivo Izumi. - Rispose correndo a cambiarsi e poi tornando con
addosso una tenuta da cameriere.
- Ce ne hai messo
di tempo, ora sbrigati: porta questo al tavolo otto e quest'altro al tavolo
tredici e datti una mossa! -
Il biondino fece
una smorfia spazientita e afferrò il vassoio con mano ferma, correndo
fluidamente tra i tavoli del locale.
Izumi, la
proprietaria del locale, gestiva il "Biscuits&Milk" assieme al
marito, un uomo apparentemente rude e dai modi bruschi, ma in realtà di ben
differente indole. Edward lavorava in quel locale da quasi due anni e non aveva
mai pensato di lasciare quel posto per niente al mondo: si trovava bene in
compagnia di quelle persone, lo stipendio era buono e l'orario ottimo...
tuttavia suo padre non era particolarmente soddisfatto del lavoro che svolgeva
per vivere e lo aveva più volte indirizzato verso altri tipi di impiego,
facendo leva sugli ottimi risultati con i quali era uscito dalle superiori.
Quella mattina era
appunto andato ad un colloquio di lavoro per farsi assumere come contabile
delle finanze, ma, come d'altro canto aveva previsto, il colloquio era andato
tutto tranne che bene.
Si chinò per
appoggiare sul tavolino numero dodici le ordinazioni, quando all'improvviso
qualcuno lo urtò alle spalle facendogli perdere l'equilibrio.
Il vassoio gli volò
di mano e andò a finire addosso a un uomo che stava passando di lì assieme ad
una bella donna bionda.
- Maledizione! -
Esclamò quello guardandosi il cappotto macchiato di caffè.
Edward alzò di
scatto la testa e incrociò gli occhi furiosi di un giovane e affascinante uomo,
vestito decisamente troppo elegantemente per poter passare inosservato agli occhi di tutti, come d'altro canto la
sua compagna.
- M-mi scusi... è
colpa mia... - Si scusò dispiaciuto prendendo dei fazzoletti di carta dal
tavolino più vicino e porgendoli a quello.
L'uomo lanciò
un'occhiataccia al ragazzo prima di afferrare seccato i fazzoletti che quello
gli porgeva: era piuttosto alto e slanciato, i capelli erano neri pece, gli
occhi del medesimo colore, un volto leggermente tondeggiante e un portamento
distinto.
Non doveva essere
un uomo qualunque.
- Vuole che le
indichi i bagni? - Domandò il ragazzo pulendosi le mani sporche di caffè su un
fazzolettino.
- La ringrazio, ma
direi che per oggi ha già fatto abbastanza. Credo di saperli trovare da solo i
bagni... - Rispose stizzito l'altro allontanandosi visibilmente irritato dal
biondino, seguito sempre dalla donna che, per tutta la durata del loro breve
dialogo, era rimasta zitta e immobile: anche quella aveva un portamento distinto
come l'uomo. Chissà chi erano.
"Ma tu guarda
questo!" Pensò il ragazzo furioso seguendolo con lo sguardo: se avessero
potuto, i suoi occhi avrebbero lanciato saette in tutte le direzioni.
Si diresse verso il
bancone cercando, passo dopo passo, di sbollire l'arrabbiatura, poi riprese a
lavorare dimenticandosi in fretta di quanto era accaduto poco prima, nonostante
avesse rivisto l'uomo e la donna poco dopo seduti su un tavolino, che
attendevano che qualcuno andasse a prendere le loro ordinazioni.
- Lust, puoi andare
tu al tavolo nove? - Urlò il biondino in direzione della bella bruna dall'altra
parte del locale.
- Va bene, ci vado
subito... - Rispose quella incamminandosi verso la coppia.
Edward sospirò e
consegnò le ultime ordinazioni velocissimo.
- Com'è andata al
colloquio? - Gli domandò Izumi in un breve attimo di pausa.
Edward sbuffò sciacquandosi
le mani sotto il lavello.
- Un disastro...
mio padre non sarà per niente contento. -
- Prova a cercarti
qualche altro lavoro da solo, puntando a qualcosa di più semplice di quelli
che ti raccomanda lui, come ad esempio segretario, o ancora meglio entrare
nell'esercito... - Gli suggerì la donna sorseggiando una tazza di the.
- Gli parlerò
quando arriverò alla baita stasera... - Decise l'altro asciugandosi le mani.
Izumi annuì con la
testa.
- A proposito: a
che ora devi andare stasera? Credi di riuscire a rimanere per ancora tre
orette? Greed mi ha appena telefonato avvertendomi che è a letto con gli
orecchioni e che quindi non riesce a venire... ci pensi tu? -
Fece spallucce: a
dire il vero aveva previsto di partire con calma di lì a un'ora circa, ma non
era un grosso problema se ritardavano di un po' sulla tabella di marcia,
dopotutto, se non altro, i bagagli erano già pronti e caricati sull'automobile.
Anche quelli di Envy.
- No, non ci sono
problemi ma è meglio se chiamo ed avverto Envy... -
- Beh, puoi farlo
anche a voce, voltati... - Esclamò Izumi allontanandosi e ritornando alle cucine.
Edward si voltò e
si ritrovò davanti un ragazzo dai lunghi capelli scuri, avvolto in un lungo
cappotto blu prussia e il volto pallido.
- Che ci fai qui?
Non eravamo d'accordo che mi dovevi venire a prendere tra un ora? - Domandò il
ragazzo sorridendo.
Envy scrollò le
spalle con espressione indifferente.
- Dovevo parlarti.
-
Il biondino alzò il
sopracciglio dubbioso.
- Era qualcosa di
così urgente da non poter aspettare che io terminassi il turno? -
Il ragazzo sbuffò
irritato.
- Se sono qui un
motivo valido ci sarà no? -
Edward annuì,
nonostante avesse ancora qualche dubbio.
- Beh? Cosa volevi
dirmi allora? -
Il brusio della
gente coprì quasi completamente le parole del ragazzo, che furono udite solo
dalle orecchie del compagno... quanto avrebbe preferito non ascoltare affatto!
Sgranò gli occhi
incredulo, guardando in quelli di Envy, cercandovi una qualche traccia che gli
facesse capire che quanto detto poco prima da lui, in realtà, fosse falso.
Naturalmente non la
trovò.
Sbiancò
completamente mentre sentiva la terra mancargli sotto i piedi e le parole
dell'altro scivolargli addosso come sapone: la situazione era semplicemente
ridicola!
- Mi... mi stai
lasciando?! Proprio oggi che dobbiamo andare dai miei? Spero tu stia
scherzando! - Esclamò a voce un po' troppo alta attirando l'attenzione di qualche cliente.
Envy assunse un
espressione infastidita.
- No che non sto
scherzando tappetto, comunque le cose stanno come ti ho appena detto, niente di
più, niente di meno. -
Edward serrò il
pugno talmente forte da farsi male: non riusciva a pensare a nulla e nemmeno a
parlare.
Rimasero un po' in
silenzio, guardandosi gli uni negli occhi dell'altro, ignorando il
chiacchiericcio eccitato dei presenti.
"Ma che
splendido Natale, addirittura migliore dei precedenti!"
- Beh, ora devo
proprio andare... sono già in ritardo... - Esclamò il moro muovendosi di
qualche passo indietro.
L'altro serrò i
denti furioso.
- Come si chiama? -
Domandò sibilando tra i denti.
Envy inclinò appena
la testa, poi sbuffò.
- Richard... -
Quando si diceva la
sorte...
- Senti mi
dispiace, va bene? Ma smettila di guardarmi così. -
- Ma va 'fanculo! -
***
- Coraggio Edward,
io te l'ho sempre detto che quello non era il ragazzo giusto per te! - Lo
consolò Izumi porgendogli una tazza di cioccolata calda.
Edward strinse
forte le mani attorno a quella.
- Maledetto
bastardo... proprio oggi! Come diavolo faccio a dirlo ai miei?! COME?!?-
Izumi sospirò
sedendosi accanto al ragazzo: ormai quasi tutti i clienti se ne erano andati,
potevano permettersi qualche istante di tranquillità.
- Non posso dirlo
ai miei, cazzo! Non questa volta! Avevo organizzato tutto alla perfezione,
tutto... e quel bastardo mi lascia proprio adesso! ADESSO!! Che cazzo di
Natale! - Urlò furioso il biondino bevendo tutto d'un sorso la cioccolata e
scottandosi pure la lingua.
- Merda! - Borbottò
correndo a prendere un bicchiere d'acqua.
La donna sospirò
scuotendo la testa.
- Datti una calmata
ragazzino! Hai diciannove anni, sei giovane: hai tutta una vita per trovartene
un altro anche migliore! -
- Ma lui mi serviva
adesso! - Ribatté furibondo: per quanto si sforzasse non riusciva davvero a
calmarsi.
- Beh, farai meglio
a rassegnarti piuttosto che sperare che da quella porta rispunti Envy
all'improvviso, dammi retta. Chiama i tuoi e avvertili. -
Edward si alzò di
scatto togliendosi il grembiule nero legato alla vita.
- Le tre ore sono
finite, ora devo andare... - Esclamò seccato afferrando e gettando la
cartellina rossa dentro un cestino dell'immondizia: un altro buco nell'acqua,
esattamente come tutto il resto della sua vita!
La donna seguì con lo sguardo i movimenti
dell'altro, poi scosse la testa irritata.
- Fa come vuoi, non
è un mio problema. Ti auguro un buon Natale Edward. -
Se Izumi non fosse
stata il suo datore di lavoro, probabilmente il biondino le avrebbe risposto
con parole decisamente scortesi, invece lasciò correre.
Si recò velocemente
in bagno, si diede una sciacquata veloce al volto e uscì sbattendo la porta,
dirigendosi a passo spedito dall'altra parte del locale, per uscire
dalla porta posteriore.
Oltrepassò furioso
i suoi colleghi di lavoro mentre si infilava in fretta e furia il cappotto e i
guanti.
- Buon Natale
Edward! - Gli augurò Lust passandogli accanto con un vassoio in mano.
Accelerò
ulteriormente il passo: l'ultima cosa che voleva era imbattersi in altre
persone che conosceva e che di conseguenza gli avrebbero augurato un buon
Natale.
Odiava il Natale!
Disprezzava quella
patetica festa con tutto sé stesso.
Spalancò la porta che
dava all'uscita del locale bestemmiando.
"Mai che me ne
vada giusta una!"
- SBAAAM!!! -
Rimase per un
istante immobile con gli occhi chiusi, terrorizzato di scoprire cos'altro aveva
combinato: cominciava a considerarsi una calamita per i guai.
Dopo una manciata
di secondi, il ragazzo trovò finalmente il coraggio di socchiudere leggermente
un occhio, poi aprirli completamente tutti e due sollevato: non c'era niente
davanti a lui, grazie al cielo!
Ma quando mosse un
passo verso l'uscita, qualcosa lo bloccò rischiando di farlo inciampare e
rotolare per terra.
Calò lo sguardo
seccato e rimase folgorato: un uomo stava steso a terra, privo di sensi a
pancia all'insù.
Allora qualcosa
aveva colpito!
"Cazzo!"
Pensò il ragazzo osservando meglio l'uomo senza sapere cosa fare: ormai era in
un ritardo mostruoso, a quale velocità avrebbe dovuto guidare per attraversare
l'intera regione di Artemis e sbucare tra le montagne del nord?
Sbiancò
improvvisamente riconoscendo l'uomo svenuto a terra: era il tizio di poco prima,
quello al quale aveva macchiato il cappotto di caffè!
"Non è
possibile" Piagnucolò tra sé e sé il ragazzo guardando il volto rilassato
dell'altro: doveva ammettere che era davvero un bell'uomo...
Fu un fulmine a
ciel sereno.
Guardò intensamente
l'uomo tremando, rendendosi conto della follia che stava per compiere: avrebbe
potuto rischiare anche il carcere, ma per il momento il problema gli si poneva
davvero irrilevante...
Non voleva
sostenere nuovamente gli sguardi delusi dei suoi genitori.
Non voleva
sopportare la vista di suo fratello Alphonse, FELICEMENTE sposato e sua moglie.
Non aveva altre
scelte per evitare tutto ciò e non si poteva certo dire che in quel momento
avesse abbastanza lucidità mentale per riflettere su quello che stava per fare.
Ormai aveva deciso
e poi non era detto che l'uomo l'avrebbe denunciato, no? Con un po' di buona
fortuna, ne sarebbe uscito addirittura vittorioso, e non avrebbe dato altri
dispiaceri superflui a Trisha e Hohenheim Elric.
Respirò a fondo
controllando se ci fosse qualcuno nei paraggi: c'era qualche passante, ma
ognuno di loro era occupato a trasportare pacchi e pacchetti. Una volta tanto
il Natale gli aveva portato bene!
"Fa che almeno
questa mi vada dritta!"
***
L'automobile
viaggiava spedita lungo le strade della regione, sfiorando a momenti i 150
km/h: anche proseguendo a quella velocità folle, ci sarebbero volute come
minimo altre sei ore prima di giungere a destinazione.
L'uomo si svegliò
lentamente, accorgendosi di avere un forte mal di testa, cullato dall'andatura
fluida del veicolo... un momento: veicolo? L'ultima cosa di cui aveva remore
era di essere tornato al locale per recuperare i guanti, stava entrando dalla
porta sul retro... e poi più niente, vuoto assoluto.
Spalancò
completamente gli occhi e si accorse di essere in un automobile, accanto a
qualcuno che stava guidando: dai cartelli stradali, si rese conto che avevano
appena attraversato Central City e si stavano dirigendo verso il nord... ma perché?
- Dove sono? -
Domandò cercando di massaggiarsi la testa dolorante ma, con sua grande
sorpresa, si ritrovò le mani legate al poggia-testa del sedile dove stava
seduto: in quella posizione gli era impossibile muoversi.
- Ehi ma che
scherzi sono questi?!? - Esclamò furioso cercando di liberarsi invano: il nodo
era strettissimo, impossibile da sciogliere.
- Finalmente ti sei
svegliato... - Esclamò una voce al suo fianco.
Il moro si voltò
ritrovandosi davanti, con enorme sorpresa, un ragazzino biondo, dagli occhi
dorati, i vestiti neri e lo sguardo fisso e serio sulla strada.
Lo riconobbe
immediatamente.
- Tu sei quel
cameriere di prima! - Ringhiò continuando a muoversi sul sedile, ma l'unico
risultato che ottenne fu solo un dolore ai polsi e un mal di schiena terribile: non si arrese.
- Fossi in te
lascerei perdere... - Gli suggerì l'altro lanciandogli una rapida occhiata.
- Ma che diavolo ti
è saltato in mente? Lasciami immediatamente, è un ordine chiaro? - Gli ordinò
il moro furioso: quando lo avrebbe raccontato a Maes, quello sarebbe
sicuramente scoppiato a ridere: messo nel sacco da un ragazzino di... quanti
anni poteva avere quel puffo? E ce l'aveva la patente per guidare poi?
- Mi spiace ma non
posso. Devi venire con me e farmi un piccolo piacere... -
L'uomo sgranò gli
occhi incredulo.
- Ma si può sapere
cosa diavolo stai farneticando? Perché mi hai rapito? Hai la più pallida idea
di quello che hai fatto? -
Il ragazzo si morse
il labbro inferiore: più che sufficiente come risposta.
- Si chiama
"sequestro di persona" ragazzino, finirai in prigione per questo,
senza contare che hai rapito un Colonnello! -
Il biondino
continuò a guidare ignorando le minacce dell'altro: aveva fegato... o forse era
semplicemente un gran incosciente.
La pazienza
dell'uomo cominciava a vacillare pericolosamente: quando mai si era vista una
cosa del genere?
- Ragazzino, te lo
ripeterò un'ultima volta: se mi lasci andare adesso potrei chiudere un occhio,
ma in caso contrario farai una brutta fine, chiaro? -
- Sei bravo a
dettare ordini, si vede che sei un cane dell'esercito... - Esclamò il ragazzo
ignorando ancora le minacce del militare.
Il moro lanciò
un'ultima occhiata allibita al ragazzo e poi si lasciò cadere senza forze sullo
schienale del sedile: era sfinito.
Un sorriso
vittorioso si dipinse sulle labbra dell'altro.
- Ma come? Già
finito Colonnello dei miei stivali? Mi aspettavo una resistenza più serrata...
che delusione... -
- Bada a come parli
moccioso, tu non hai la più pallida idea dei guai nei quali ti sei messo
dentr... -
- CHI SAREBBE COSI'
PICCOLO DA NON POTER ESSERE VISTO NEPPURE CON LA LENTE D'INGRANDIMENTO?!? - Sbraitò
il ragazzo lasciando il volante per accanirsi sull'uomo.
- FAI ATTENZIONE A
DOVE VAI, CI FARAI AMMAZZARE!! - Urlò l'uomo furibondo cercando di poggiare i
piedi sul volante e riuscire a riprendere il comando sul veicolo: ma quando si
era cacciato in un pasticcio del genere?
Il biondino smise
all'istante di picchiare l'uomo e ritornò alla guida, non prima però di aver
lanciato un'occhiataccia ostile all'altro.
Il moro si lasciò
sfuggire di nascosto un sorriso soddisfatto: a quanto pare quel fagiolino era
suscettibile riguardo alla sua discutibile altezza...
- Dimmi una cosa...
mi sfugge il nome... - Cominciò il Colonnello guardandolo a metà tra il
polemico e il divertito.
- Edward... Edward
Elric, farai meglio a ricordartelo questo nome nei prossimi giorni! - Lo
minacciò cambiando bruscamente la marcia.
Il moro non riuscì
a capire il significato di quelle parole: ovviamente se ne sarebbe ricordato,
ma lo avrebbe fatto per sporgere denuncia, cosa intendeva dire invece lui?
- Ma ce l'hai
almeno la patente? - Gli domandò preoccupato.
L'altro gli lanciò
un'occhiata feroce.
- Sì che ce l'ho...
ma forse tu ti stavi riferendo a QUALCOS'ALTRO... - Ringhiò scandendo bene le
due ultime parole.
Il militare tirò un
sospiro di sollievo: se non altro il ragazzo sapeva guidare, anche se ciò non
risolveva assolutamente nulla.
- Ascoltami bene
ragazzino, dov'è che mi stai portando e soprattutto PERCHE'? -
Edward assunse un
espressione preoccupata, poi si voltò e guardò dritto negli occhi l'uomo.
- Senti, ti
prometto che ti lascerò andare appena finita questa storia, subito dopo le
vacanze natalizie, va bene? -
- Ma cosa stai
dicendo?!? Come può andare bene una cosa del genere? - Replicò l'uomo furioso.
- Ascoltami bene,
non ti lascerò andare per nessun motivo prima che il Natale sia finito,
chiaro... com'è il tuo nome? - Domandò svoltando una curva.
- Colonnello Roy
Mustang ragazzino, ti auguro solo che mi dimentichi il più velocemente
possibile il tuo di nome perché quando scapperò da qui, giuro che sporgerò
denuncia, chiaro? - lo minacciò l'uomo.
Edward ignorò
deliberatamente le minacce di quello.
- Beh Roy, io
invece voglio che tu ti ricordi del mio nome, ti sarà indispensabile in questi
giorni... -
- Ma mi vuoi spiegare
cosa vuoi da me? Perché mi hai rapito?!? -
Il biondino frenò
all'improvviso nel bel mezzo della strada: il Colonnello ringraziò il cielo che non ci
fosse nessuno alle loro spalle.
- Ehi, ma si può
sapere che ti è preso or...? -
- Adesso taci e
ascoltami, non te lo ripeterò una seconda volta Colonnello di merda, chiaro? Il
mio fidanzato mi ha mollato proprio oggi che dovevamo partire per andare dai
miei a trascorrere le vacanze natalizie in montagna e visto che gli avevo
promesso che quest'anno ci sarebbe stato anche il mio compagno, non posso
categoricamente presentarmi, senza nemmeno un giorno di preavviso, da solo! Ho
bisogno di qualcuno che si improvvisi e finga di essere lui... tu per
l'appunto. Spero che tu abbia capito il piano perchè ti giuro che trascorrerai
tutte le vacanze in mia compagnia e della mia famiglia, non riuscirai a
fuggire, sono stato abbastanza chiaro? -
L'uomo guardò
allibito il ragazzo, incredulo per la motivazione che quello aveva fornito per
il suo rapimento: si sarebbe aspettato davvero di tutto, dai soldi, alla donna,
alla casa, o anche una vendetta personale o gelosia... ma questo superava ogni
sua più fervida immaginazione e prospettiva.
LUI avrebbe dovuto
fingere di essere il fidanzato di quel moccioso? Aveva per caso confuso il
Carnevale con il Natale?
- Che cosa?!? -
Domandò allibito.
[To be continued...]
NOTE DELL'AUTRICE:
Ecco terminato il primo capitolo. Credo di potermi
ritenere abbastanza soddisfatta, ma sta a voi come sempre giudicare: fatemi
sapere cosa ne pensate, come trovate i personaggi, la storia, l'ambientazione e
tutto quello che vi passa per la testa. Sono graditi commenti, critiche, idee,
suggerimenti, precisazioni e quant'altro.
NOTA SUI PERSONAGGI: Ho cercato di rendere i personaggi più IC
possibile, in quanto non amante dell'OOC (anche se nella mia fic "Per Te
Sono Gratis", ho dato ad Envy, Winry e Riza leggere sfumature OOC).
Ovviamente, trattandosi di una storia comica, a volte sarà difficile mantenere
i personaggi tali quali nella realtà, sempre che secondo voi non li abbia già
resi OOC nel primo capitolo, in questo caso accetto suggerimenti per migliorarli.
La fic è un po' al limite della possibilità, ma con molta fantasia e buona
volontà si potrebbe considerarla come possibile, cercherò di impegnarmi al
massimo per scriverla il meglio possibile.
TITOLO DEL CAPITOLO: Il titolo dell'intera fic è dato da questo
capitolo, ovvero in italiano "Carnevale a Natale", riferitosi
ovviamente al gioco di ruoli a cui verrà sottoposto il nostro Colonnello
preferito: in un certo senso si può vedere come un travestimento tipico di
Carnevale, solo che non ci sarà la classica maschera e il vestito di Arlecchino
naturalmente!
Per
il momento direi che è tutto. Ringrazio in anticipo tutte le persone che
leggeranno, e magari lasceranno qualche commento. Ci sentiamo al prossimo
capitolo, se la fic vi sarà piaciuta. Baci.
Eril