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Autore: Eril    22/11/2008    15 recensioni
[Dedicata con affetto a LadyElric92, Sparrow, Red Robin e nemesi06. Grazie per il vostro sostegno] “ Adesso taci e ascoltami, non te lo ripeterò una seconda volta Colonnello di merda: il mio fidanzato mi ha mollato proprio oggi che dovevamo partire per andare a trascorrere le vacanze natalizie in montagna dai miei, e visto che gli avevo promesso che quest'anno ci sarebbe stato anche il mio compagno, non posso categoricamente presentarmi da solo! Ho bisogno di qualcuno che finga di essere lui... tu per l'appunto. Spero che tu abbia capito il piano perchè ti giuro che trascorrerai tutte le vacanze in MIA compagnia e della MIA famiglia, domande? ” Che Roy Mustang avesse scambiato il Carnevale per il Natale e quello fosse solo un brutto scherzo? (RoyEd)
Genere: Generale, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Roy Mustang, Un pò tutti, Winry Rockbell
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Fiction nata da un sogno fatto qualche giorno fa e un film visto l'anno scorso e dai quali ho tratto ispirazione per stendere la trama di questo nuovo scritto.

Non so da quanti capitoli questa sarà composta, dipende tutto da come procede la fiction, ma non credo saranno molti.

Prima di cominciare, mi sembra doveroso ringraziare tutti i lettori che stanno leggendo e commentando anche la mia altra fic, "Per Te Sono Gratis", persone che mi hanno incitato, appoggiato e fatto amare ulteriormente la scrittura.

Grazie di cuore.

 

 

 

 

Dedicata a: LadyElric92, Nemesi06, Sparrow, Liris, Red Robin, FeEChAn, Bianfre, Allsecrets2, Saku_chan the crazy Dreams, Shikadance, ELiSeTtA e lili88, persone che hanno commentato con costanza la mia precedente fic e sempre con belle ed incoraggianti parole. Spero di leggere vostri pareri riguardanti anche questo racconto.

 

 

 

 

 

 

Carneval at Christmas

 

 

 

 

 

 

Il Natale era ormai alle porte.

Edward Elric camminava lentamente per le strade di Central City, stringendo tra le mani un fascicolo rosso, piuttosto malconcio, contenente diversi documenti.

Arricciò il naso, infastidito dall'intenso odore di cannella che proveniva dal negozio di dolci  che stava sorpassando: non gli erano mai piaciuti particolarmente i dolci, sin da quando era un bambino, come, d'altro canto, non aveva mai potuto sopportare quella blasfemica festa all'insegna del consumismo e delle riunioni familiari!

Odiava il Natale, perchè ad ogni Natale la storia si ripeteva: la mattina del venti, era ormai diventato un rito ritirare la famosa busta, da parte dei suoi parenti, dalla sua cassetta della posta, che conteneva ogni anno lo stesso invito che mai era riuscito a reclinare. Da quando si era trasferito in Città quattro anni fa, aveva continuato a ricevere ogni Natale un invito da parte dei suoi genitori, che lo invitava a trascorrere le vacanze natalizie in loro compagnia e con tutti i parenti stretti.

In fin dei conti, rincontrare i suoi parenti dopo un intero anno durante il quale non riusciva a vederli, non sarebbe stato poi così male, se non fosse stato per la loro insistenza nei confronti del ragazzo su un certo argomento che lo irritava particolarmente.

"Quest'anno avremo il piacere di conoscere il tuo ragazzo? Invita anche lui a trascorrere il Natale con noi, abbiamo posti per tutti! Non vediamo l'ora di conoscerlo!"

Ogni lettera si concludeva con questa frase e ogni anno Edward era costretto a presentarsi da solo alla casa in montagna, una baita dei suoi genitori sperduta tra le montagne del nord, che usavano appunto per trascorrervi del tempo durante la festività.

"Chissà se il prossimo anno avremo il piacere di conoscere il tuo ragazzo..."

Tutti gli anni si giustificava con la solita scusa: "Aveva problemi di lavoro, è molto dispiaciuto per non essere qui, ma vi augura comunque un buon Natale."

Già... peccato solo che fino a quel momento non ci fosse stato nessun Richard al fianco di Edward!

Sospirò sfregandosi le mani congelate: la temperatura doveva essere diminuita ulteriormente, probabilmente tra breve si sarebbe messo a nevicare... e pensare che quel pomeriggio sarebbe dovuto partire per la baita! Se non altro, quest'anno le cose sarebbero andate ben diversamente...

Sorrise appena attraversando la strada a passo spedito: finalmente, cinque mesi fa, aveva davvero trovato un ragazzo e si era premurato di avvertire i suoi che aveva rotto con Richard, ma che al momento stava con Envy. Era stato attento a non tralasciare alcun particolare: aveva già chiamato i suoi genitori per avvertirli, con loro grandissima gioia, che sarebbe arrivato quella sera assieme ad Envy e che finalmente avrebbero potuto conoscere il suo ragazzo.

Envy non era certo il tipo di ragazzo che si potesse definire affidabile o fedele, questo lo aveva capito ben presto, tuttavia aveva fiducia nel loro rapporto, o almeno sperava che durasse almeno fino a dopo Natale...

Si poteva dire che avesse un numero di difetti pari al triplo dei suoi pregi, tuttavia gli si era davvero affezionato.

Tirò un sospiro di sollievo: ogni anno era semplicemente straziante dover giustificare l'assenza di un fidanzato immaginario, creato solo per fargli credere che si era sistemato bene e che era felice: chissà perché, ma tutti i genitori credevano che i figli potessero essere felici solo se fidanzati, o meglio ancora sposati, come suo fratello Alphonse.

Entrò nel locale che gli stava di fronte togliendosi immediatamente il cappotto umido: all'interno del bar c'era un confortevole calduccio che aveva attirato un sacco di passanti congelati fino alla punta dei piedi, che ora stavano seduti a chiacchierare davanti ad una fumante tazza di cioccolata calda.

Ecco, questo era il Natale!

- Ehi Ed, era ora che ti facessi vivo! Cambiati e fila a lavorare, oggi abbiamo un sacco di clienti! -

Il biondino si voltò verso la donna che aveva parlato.

- Dammi cinque minuti e arrivo Izumi. - Rispose correndo a cambiarsi e poi tornando con addosso una tenuta da cameriere.

- Ce ne hai messo di tempo, ora sbrigati: porta questo al tavolo otto e quest'altro al tavolo tredici e datti una mossa! -

Il biondino fece una smorfia spazientita e afferrò il vassoio con mano ferma, correndo fluidamente tra i tavoli del locale.

Izumi, la proprietaria del locale, gestiva il "Biscuits&Milk" assieme al marito, un uomo apparentemente rude e dai modi bruschi, ma in realtà di ben differente indole. Edward lavorava in quel locale da quasi due anni e non aveva mai pensato di lasciare quel posto per niente al mondo: si trovava bene in compagnia di quelle persone, lo stipendio era buono e l'orario ottimo... tuttavia suo padre non era particolarmente soddisfatto del lavoro che svolgeva per vivere e lo aveva più volte indirizzato verso altri tipi di impiego, facendo leva sugli ottimi risultati con i quali era uscito dalle superiori.

Quella mattina era appunto andato ad un colloquio di lavoro per farsi assumere come contabile delle finanze, ma, come d'altro canto aveva previsto, il colloquio era andato tutto tranne che bene.

Si chinò per appoggiare sul tavolino numero dodici le ordinazioni, quando all'improvviso qualcuno lo urtò alle spalle facendogli perdere l'equilibrio.

Il vassoio gli volò di mano e andò a finire addosso a un uomo che stava passando di lì assieme ad una bella donna bionda.

- Maledizione! - Esclamò quello guardandosi il cappotto macchiato di caffè.

Edward alzò di scatto la testa e incrociò gli occhi furiosi di un giovane e affascinante uomo, vestito decisamente troppo elegantemente per poter  passare inosservato agli occhi di tutti, come d'altro canto la sua compagna.

- M-mi scusi... è colpa mia... - Si scusò dispiaciuto prendendo dei fazzoletti di carta dal tavolino più vicino e porgendoli a quello.

L'uomo lanciò un'occhiataccia al ragazzo prima di afferrare seccato i fazzoletti che quello gli porgeva: era piuttosto alto e slanciato, i capelli erano neri pece, gli occhi del medesimo colore, un volto leggermente tondeggiante e un portamento distinto.

Non doveva essere un uomo qualunque.

- Vuole che le indichi i bagni? - Domandò il ragazzo pulendosi le mani sporche di caffè su un fazzolettino.

- La ringrazio, ma direi che per oggi ha già fatto abbastanza. Credo di saperli trovare da solo i bagni... - Rispose stizzito l'altro allontanandosi visibilmente irritato dal biondino, seguito sempre dalla donna che, per tutta la durata del loro breve dialogo, era rimasta zitta e immobile: anche quella aveva un portamento distinto come l'uomo. Chissà chi erano.

"Ma tu guarda questo!" Pensò il ragazzo furioso seguendolo con lo sguardo: se avessero potuto, i suoi occhi avrebbero lanciato saette in tutte le direzioni.

Si diresse verso il bancone cercando, passo dopo passo, di sbollire l'arrabbiatura, poi riprese a lavorare dimenticandosi in fretta di quanto era accaduto poco prima, nonostante avesse rivisto l'uomo e la donna poco dopo seduti su un tavolino, che attendevano che qualcuno andasse a prendere le loro ordinazioni.

- Lust, puoi andare tu al tavolo nove? - Urlò il biondino in direzione della bella bruna dall'altra parte del locale.

- Va bene, ci vado subito... - Rispose quella incamminandosi verso la coppia.

Edward sospirò e consegnò le ultime ordinazioni velocissimo.

- Com'è andata al colloquio? - Gli domandò Izumi in un breve attimo di pausa.

Edward sbuffò sciacquandosi le mani sotto il lavello.

- Un disastro... mio padre non sarà per niente contento. -

- Prova a cercarti qualche altro lavoro da solo, puntando a qualcosa di più semplice di quelli che ti raccomanda lui, come ad esempio segretario, o ancora meglio entrare nell'esercito... - Gli suggerì la donna sorseggiando una tazza di the.

- Gli parlerò quando arriverò alla baita stasera... - Decise l'altro asciugandosi le mani.

Izumi annuì con la testa.

- A proposito: a che ora devi andare stasera? Credi di riuscire a rimanere per ancora tre orette? Greed mi ha appena telefonato avvertendomi che è a letto con gli orecchioni e che quindi non riesce a venire... ci pensi tu? -

Fece spallucce: a dire il vero aveva previsto di partire con calma di lì a un'ora circa, ma non era un grosso problema se ritardavano di un po' sulla tabella di marcia, dopotutto, se non altro, i bagagli erano già pronti e caricati sull'automobile. Anche quelli di Envy.

- No, non ci sono problemi ma è meglio se chiamo ed avverto Envy... -

- Beh, puoi farlo anche a voce, voltati... - Esclamò Izumi allontanandosi e ritornando alle cucine.

Edward si voltò e si ritrovò davanti un ragazzo dai lunghi capelli scuri, avvolto in un lungo cappotto blu prussia e il volto pallido.

- Che ci fai qui? Non eravamo d'accordo che mi dovevi venire a prendere tra un ora? - Domandò il ragazzo sorridendo.

Envy scrollò le spalle con espressione indifferente.

- Dovevo parlarti. -

Il biondino alzò il sopracciglio dubbioso.

- Era qualcosa di così urgente da non poter aspettare che io terminassi il turno? -

Il ragazzo sbuffò irritato.

- Se sono qui un motivo valido ci sarà no? -

Edward annuì, nonostante avesse ancora qualche dubbio.

- Beh? Cosa volevi dirmi allora? -

Il brusio della gente coprì quasi completamente le parole del ragazzo, che furono udite solo dalle orecchie del compagno... quanto avrebbe preferito non ascoltare affatto!

Sgranò gli occhi incredulo, guardando in quelli di Envy, cercandovi una qualche traccia che gli facesse capire che quanto detto poco prima da lui, in realtà, fosse falso.

Naturalmente non la trovò.

Sbiancò completamente mentre sentiva la terra mancargli sotto i piedi e le parole dell'altro scivolargli addosso come sapone: la situazione era semplicemente ridicola!

- Mi... mi stai lasciando?! Proprio oggi che dobbiamo andare dai miei? Spero tu stia scherzando! - Esclamò a voce un po' troppo alta attirando l'attenzione di qualche cliente.

Envy assunse un espressione infastidita.

- No che non sto scherzando tappetto, comunque le cose stanno come ti ho appena detto, niente di più, niente di meno. -

Edward serrò il pugno talmente forte da farsi male: non riusciva a pensare a nulla e nemmeno a parlare.

Rimasero un po' in silenzio, guardandosi gli uni negli occhi dell'altro, ignorando il chiacchiericcio eccitato dei presenti.

"Ma che splendido Natale, addirittura migliore dei precedenti!"

- Beh, ora devo proprio andare... sono già in ritardo... - Esclamò il moro muovendosi di qualche passo indietro.

L'altro serrò i denti furioso.

- Come si chiama? - Domandò sibilando tra i denti.

Envy inclinò appena la testa, poi sbuffò.

- Richard... -

Quando si diceva la sorte...

- Senti mi dispiace, va bene? Ma smettila di guardarmi così. -

- Ma va 'fanculo! -

 

***

 

- Coraggio Edward, io te l'ho sempre detto che quello non era il ragazzo giusto per te! - Lo consolò Izumi porgendogli una tazza di cioccolata calda.

Edward strinse forte le mani attorno a quella.

- Maledetto bastardo... proprio oggi! Come diavolo faccio a dirlo ai miei?! COME?!?-

Izumi sospirò sedendosi accanto al ragazzo: ormai quasi tutti i clienti se ne erano andati, potevano permettersi qualche istante di tranquillità.

- Non posso dirlo ai miei, cazzo! Non questa volta! Avevo organizzato tutto alla perfezione, tutto... e quel bastardo mi lascia proprio adesso! ADESSO!! Che cazzo di Natale! - Urlò furioso il biondino bevendo tutto d'un sorso la cioccolata e scottandosi pure la lingua.

- Merda! - Borbottò correndo a prendere un bicchiere d'acqua.

La donna sospirò scuotendo la testa.

- Datti una calmata ragazzino! Hai diciannove anni, sei giovane: hai tutta una vita per trovartene un altro anche migliore! -

- Ma lui mi serviva adesso! - Ribatté furibondo: per quanto si sforzasse non riusciva davvero a calmarsi.

- Beh, farai meglio a rassegnarti piuttosto che sperare che da quella porta rispunti Envy all'improvviso, dammi retta. Chiama i tuoi e avvertili. -

Edward si alzò di scatto togliendosi il grembiule nero legato alla vita.

- Le tre ore sono finite, ora devo andare... - Esclamò seccato afferrando e gettando la cartellina rossa dentro un cestino dell'immondizia: un altro buco nell'acqua, esattamente come tutto il resto della sua vita!

 La donna seguì con lo sguardo i movimenti dell'altro, poi scosse la testa irritata.

- Fa come vuoi, non è un mio problema. Ti auguro un buon Natale Edward. -

Se Izumi non fosse stata il suo datore di lavoro, probabilmente il biondino le avrebbe risposto con parole decisamente scortesi, invece lasciò correre.

Si recò velocemente in bagno, si diede una sciacquata veloce al volto e uscì sbattendo la porta, dirigendosi a passo spedito dall'altra parte del locale, per uscire dalla porta posteriore.

Oltrepassò furioso i suoi colleghi di lavoro mentre si infilava in fretta e furia il cappotto e i guanti.

- Buon Natale Edward! - Gli augurò Lust passandogli accanto con un vassoio in mano.

Accelerò ulteriormente il passo: l'ultima cosa che voleva era imbattersi in altre persone che conosceva e che di conseguenza gli avrebbero augurato un buon Natale.

Odiava il Natale!

Disprezzava quella patetica festa con tutto sé stesso.

Spalancò la porta che dava all'uscita del locale bestemmiando.

"Mai che me ne vada giusta una!"

- SBAAAM!!! -

Rimase per un istante immobile con gli occhi chiusi, terrorizzato di scoprire cos'altro aveva combinato: cominciava a considerarsi una calamita per i guai.

Dopo una manciata di secondi, il ragazzo trovò finalmente il coraggio di socchiudere leggermente un occhio, poi aprirli completamente tutti e due sollevato: non c'era niente davanti a lui, grazie al cielo!

Ma quando mosse un passo verso l'uscita, qualcosa lo bloccò rischiando di farlo inciampare e rotolare per terra.

Calò lo sguardo seccato e rimase folgorato: un uomo stava steso a terra, privo di sensi a pancia all'insù.

Allora qualcosa aveva colpito!

"Cazzo!" Pensò il ragazzo osservando meglio l'uomo senza sapere cosa fare: ormai era in un ritardo mostruoso, a quale velocità avrebbe dovuto guidare per attraversare l'intera regione di Artemis e sbucare tra le montagne del nord?

Sbiancò improvvisamente riconoscendo l'uomo svenuto a terra: era il tizio di poco prima, quello al quale aveva macchiato il cappotto di caffè!

"Non è possibile" Piagnucolò tra sé e sé il ragazzo guardando il volto rilassato dell'altro: doveva ammettere che era davvero un bell'uomo...

Fu un fulmine a ciel sereno.

Guardò intensamente l'uomo tremando, rendendosi conto della follia che stava per compiere: avrebbe potuto rischiare anche il carcere, ma per il momento il problema gli si poneva davvero irrilevante...

Non voleva sostenere nuovamente gli sguardi delusi dei suoi genitori.

Non voleva sopportare la vista di suo fratello Alphonse, FELICEMENTE sposato e sua moglie.

Non aveva altre scelte per evitare tutto ciò e non si poteva certo dire che in quel momento avesse abbastanza lucidità mentale per riflettere su quello che stava per fare.

Ormai aveva deciso e poi non era detto che l'uomo l'avrebbe denunciato, no? Con un po' di buona fortuna, ne sarebbe uscito addirittura vittorioso, e non avrebbe dato altri dispiaceri superflui a Trisha e Hohenheim Elric.

Respirò a fondo controllando se ci fosse qualcuno nei paraggi: c'era qualche passante, ma ognuno di loro era occupato a trasportare pacchi e pacchetti. Una volta tanto il Natale gli aveva portato bene!

"Fa che almeno questa mi vada dritta!"

 

***

 

L'automobile viaggiava spedita lungo le strade della regione, sfiorando a momenti i 150 km/h: anche proseguendo a quella velocità folle, ci sarebbero volute come minimo altre sei ore prima di giungere a destinazione.

L'uomo si svegliò lentamente, accorgendosi di avere un forte mal di testa, cullato dall'andatura fluida del veicolo... un momento: veicolo? L'ultima cosa di cui aveva remore era di essere tornato al locale per recuperare i guanti, stava entrando dalla porta sul retro... e poi più niente, vuoto assoluto.

Spalancò completamente gli occhi e si accorse di essere in un automobile, accanto a qualcuno che stava guidando: dai cartelli stradali, si rese conto che avevano appena attraversato Central City e si stavano dirigendo verso il nord... ma perché?

- Dove sono? - Domandò cercando di massaggiarsi la testa dolorante ma, con sua grande sorpresa, si ritrovò le mani legate al poggia-testa del sedile dove stava seduto: in quella posizione gli era impossibile muoversi.

- Ehi ma che scherzi sono questi?!? - Esclamò furioso cercando di liberarsi invano: il nodo era strettissimo, impossibile da sciogliere.

- Finalmente ti sei svegliato... - Esclamò una voce al suo fianco.

Il moro si voltò ritrovandosi davanti, con enorme sorpresa, un ragazzino biondo, dagli occhi dorati, i vestiti neri e lo sguardo fisso e serio sulla strada.

Lo riconobbe immediatamente.

- Tu sei quel cameriere di prima! - Ringhiò continuando a muoversi sul sedile, ma l'unico risultato che ottenne fu solo un dolore ai polsi e un  mal di schiena terribile: non si arrese.

- Fossi in te lascerei perdere... - Gli suggerì l'altro lanciandogli una rapida occhiata.

- Ma che diavolo ti è saltato in mente? Lasciami immediatamente, è un ordine chiaro? - Gli ordinò il moro furioso: quando lo avrebbe raccontato a Maes, quello sarebbe sicuramente scoppiato a ridere: messo nel sacco da un ragazzino di... quanti anni poteva avere quel puffo? E ce l'aveva la patente per guidare poi?

- Mi spiace ma non posso. Devi venire con me e farmi un piccolo piacere... -

L'uomo sgranò gli occhi incredulo.

- Ma si può sapere cosa diavolo stai farneticando? Perché mi hai rapito? Hai la più pallida idea di quello che hai fatto? -

Il ragazzo si morse il labbro inferiore: più che sufficiente come risposta.

- Si chiama "sequestro di persona" ragazzino, finirai in prigione per questo, senza contare che hai rapito un Colonnello! -

Il biondino continuò a guidare ignorando le minacce dell'altro: aveva fegato... o forse era semplicemente un gran incosciente.

La pazienza dell'uomo cominciava a vacillare pericolosamente: quando mai si era vista una cosa del genere?

- Ragazzino, te lo ripeterò un'ultima volta: se mi lasci andare adesso potrei chiudere un occhio, ma in caso contrario farai una brutta fine, chiaro? -

- Sei bravo a dettare ordini, si vede che sei un cane dell'esercito... - Esclamò il ragazzo ignorando ancora le minacce del militare.

Il moro lanciò un'ultima occhiata allibita al ragazzo e poi si lasciò cadere senza forze sullo schienale del sedile: era sfinito.

Un sorriso vittorioso si dipinse sulle labbra dell'altro.

- Ma come? Già finito Colonnello dei miei stivali? Mi aspettavo una resistenza più serrata... che delusione... -

- Bada a come parli moccioso, tu non hai la più pallida idea dei guai nei quali ti sei messo dentr... -

- CHI SAREBBE COSI' PICCOLO DA NON POTER ESSERE VISTO NEPPURE CON LA LENTE D'INGRANDIMENTO?!? - Sbraitò il ragazzo lasciando il volante per accanirsi sull'uomo.

- FAI ATTENZIONE A DOVE VAI, CI FARAI AMMAZZARE!! - Urlò l'uomo furibondo cercando di poggiare i piedi sul volante e riuscire a riprendere il comando sul veicolo: ma quando si era cacciato in un pasticcio del genere?

Il biondino smise all'istante di picchiare l'uomo e ritornò alla guida, non prima però di aver lanciato un'occhiataccia ostile all'altro.

Il moro si lasciò sfuggire di nascosto un sorriso soddisfatto: a quanto pare quel fagiolino era suscettibile riguardo alla sua discutibile altezza...

- Dimmi una cosa... mi sfugge il nome... - Cominciò il Colonnello guardandolo a metà tra il polemico e il divertito.

- Edward... Edward Elric, farai meglio a ricordartelo questo nome nei prossimi giorni! - Lo minacciò cambiando bruscamente la marcia.

Il moro non riuscì a capire il significato di quelle parole: ovviamente se ne sarebbe ricordato, ma lo avrebbe fatto per sporgere denuncia, cosa intendeva dire invece lui?

- Ma ce l'hai almeno la patente? - Gli domandò preoccupato.

L'altro gli lanciò un'occhiata feroce.

- Sì che ce l'ho... ma forse tu ti stavi riferendo a QUALCOS'ALTRO... - Ringhiò scandendo bene le due ultime parole.

Il militare tirò un sospiro di sollievo: se non altro il ragazzo sapeva guidare, anche se ciò non risolveva assolutamente nulla.

- Ascoltami bene ragazzino, dov'è che mi stai portando e soprattutto PERCHE'? -

Edward assunse un espressione preoccupata, poi si voltò e guardò dritto negli occhi l'uomo.

- Senti, ti prometto che ti lascerò andare appena finita questa storia, subito dopo le vacanze natalizie, va bene? -

- Ma cosa stai dicendo?!? Come può andare bene una cosa del genere? - Replicò l'uomo furioso.

- Ascoltami bene, non ti lascerò andare per nessun motivo prima che il Natale sia finito, chiaro... com'è il tuo nome? - Domandò svoltando una curva.

- Colonnello Roy Mustang ragazzino, ti auguro solo che mi dimentichi il più velocemente possibile il tuo di nome perché quando scapperò da qui, giuro che sporgerò denuncia, chiaro? - lo minacciò l'uomo.

Edward ignorò deliberatamente le minacce di quello.

- Beh Roy, io invece voglio che tu ti ricordi del mio nome, ti sarà indispensabile in questi giorni... -

- Ma mi vuoi spiegare cosa vuoi da me? Perché mi hai rapito?!? -

Il biondino frenò all'improvviso nel bel mezzo della strada: il Colonnello ringraziò il cielo che non ci fosse nessuno alle loro spalle.

- Ehi, ma si può sapere che ti è preso or...? -

- Adesso taci e ascoltami, non te lo ripeterò una seconda volta Colonnello di merda, chiaro? Il mio fidanzato mi ha mollato proprio oggi che dovevamo partire per andare dai miei a trascorrere le vacanze natalizie in montagna e visto che gli avevo promesso che quest'anno ci sarebbe stato anche il mio compagno, non posso categoricamente presentarmi, senza nemmeno un giorno di preavviso, da solo! Ho bisogno di qualcuno che si improvvisi e finga di essere lui... tu per l'appunto. Spero che tu abbia capito il piano perchè ti giuro che trascorrerai tutte le vacanze in mia compagnia e della mia famiglia, non riuscirai a fuggire, sono stato abbastanza chiaro? - 

L'uomo guardò allibito il ragazzo, incredulo per la motivazione che quello aveva fornito per il suo rapimento: si sarebbe aspettato davvero di tutto, dai soldi, alla donna, alla casa, o anche una vendetta personale o gelosia... ma questo superava ogni sua più fervida immaginazione e prospettiva.

LUI avrebbe dovuto fingere di essere il fidanzato di quel moccioso? Aveva per caso confuso il Carnevale con il Natale?

- Che cosa?!? - Domandò allibito.

 

 

 

 

 

 

 

[To be continued...]

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE:

 

 

Ecco terminato il primo capitolo. Credo di potermi ritenere abbastanza soddisfatta, ma sta a voi come sempre giudicare: fatemi sapere cosa ne pensate, come trovate i personaggi, la storia, l'ambientazione e tutto quello che vi passa per la testa. Sono graditi commenti, critiche, idee, suggerimenti, precisazioni e quant'altro.

 

 

NOTA SUI PERSONAGGI: Ho cercato di rendere i personaggi più IC possibile, in quanto non amante dell'OOC (anche se nella mia fic "Per Te Sono Gratis", ho dato ad Envy, Winry e Riza leggere sfumature OOC). Ovviamente, trattandosi di una storia comica, a volte sarà difficile mantenere i personaggi tali quali nella realtà, sempre che secondo voi non li abbia già resi OOC nel primo capitolo, in questo caso accetto suggerimenti per migliorarli. La fic è un po' al limite della possibilità, ma con molta fantasia e buona volontà si potrebbe considerarla come possibile, cercherò di impegnarmi al massimo per scriverla il meglio possibile.

 

 

TITOLO DEL CAPITOLO: Il titolo dell'intera fic è dato da questo capitolo, ovvero in italiano "Carnevale a Natale", riferitosi ovviamente al gioco di ruoli a cui verrà sottoposto il nostro Colonnello preferito: in un certo senso si può vedere come un travestimento tipico di Carnevale, solo che non ci sarà la classica maschera e il vestito di Arlecchino naturalmente!

 

 

 

Per il momento direi che è tutto. Ringrazio in anticipo tutte le persone che leggeranno, e magari lasceranno qualche commento. Ci sentiamo al prossimo capitolo, se la fic vi sarà piaciuta. Baci.

 

 

 

 

 

Eril

 

 

    

  
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