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Autore: KiarettaScrittrice92    18/01/2015    4 recensioni
Ho deciso di raccogliere qui tutte le mie vecchie e future one-shot di Detective Conan.
Chiedo scusa se ho eliminato quelle vecchie con tutti gli splendidi commenti dei miei lettori, ma spero che questa raccolta riceverà altrettanti commenti e consigli stupendi.
P.S. Alcune informazioni della ff le ho messe in evenienza a one-shot future, quindi non vi scandalizzate XD
Genere: Romantico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Kaito Kuroba/Shinichi Kudo, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Run Ran

Tutto era successo quella stessa mattina, mentre Shinichi stava facendo colazione: il notiziario alla tv faceva solo da sottofondo al suo pasto, finché una notizia non attirò la sua attenzione. 
«È un virus ancora sconosciuto. Si manifesta con febbre alta e giramenti di testa, dopo poche ore si perdono i sensi e al risveglio si iniziano a vedere i veri sintomi del…»
«Oh ma andiamo! – disse il ragazzo spegnendo la TV – Posso accettare tutto, ma arrivare a dire che rischiamo di diventare zombie proprio no. Questo notiziario sta diventando davvero ridicolo ogni giorno che passa.»
Il ragazzo però si dovette ricredere in davvero poco tempo.
Improvvisamente, proprio mentre dava l’ultimo sorso al suo caffellatte, il campanello di casa Kudo iniziò a trillare, era un suono continuo e acuto, come se qualcuno si fosse attaccato all’interruttore, costringendolo ad andare ad aprire.
«Che c’è…?» appena aperta la porta Ran entrò in casa chiudendosela alle spalle, con sguardo terrorizzato.
«Ran che diavolo succede?» chiese Shinichi, stupito di vedere la ragazza ridotta in quello stato, indossava la divisa alla meno peggio: la camicia era abbottonata storta e un lembo di essa fuoriusciva dalla gonna, mentre la cravatta verde era ancora appesa al collo come una sciarpa.
«Papà… Stamattina quando sono andata a svegliarlo era seduto sul letto con lo sguardo perso, pensavo che avesse fatto un incubo o qualcosa di simile… Ma… Quando mi sono avvicinata ha tentato di mordermi…»
«Che cosa?!» chiese sconvolto il ragazzo.
«Era… Era pallido, sembrava sudare e… e ansimava in modo strano… Per questo mi sono avvicinata e poi… Sembrava… Sembrava uno…»
«…uno zombie…» completò la frase Shinichi.
«Sì...» rispose lei con tono sommesso.
Il ragazzo era sconvolto, possibile che quella notizia fosse vera?
«Ieri sera che ha fatto?» chiese.
«È andato a giocare a mahjong dai suoi amici, non so che ora ha fatto, io sono andata a letto molto prima che tornasse.» dopo quella breve spiegazione, per qualche minuto regnò il silenzio, poi Shinichi decise di riaccendere la tv per ottenere altre notizie.
«…le forze dell’ordine stanno cercando di contenere la fiumana di gente infettata che si sta riversando sulle strade. All’aeroporto di Tokyo si stanno radunando le persone ancora sane, da lì partiranno gli aerei per allontanarsi dalla capitale e tenere la città in quarantena appena possibile. L’ultimo aereo partirà tra 12 ore, precisamente alle 19. Se siete in ascolto e siete ancora sani, recatevi velocemente all’aeroporto. Vi ricordiamo che il virus viene trasmesso attraverso un morso degli infetti…» il ragazzo spense di nuovo il televisore.
«Non posso credere che una cosa del genere possa succedere sul serio… – sospirò il ragazzo, passandosi una mano sul volto – Forza andiamo!» concluse prendendole la mano.
«Dove?» chiese lei confusa.
«All’aeroporto!» detto ciò uscirono di casa. 
Non ebbero nemmeno il tempo di uscire dal cancello che due uomini pallidi e zoppicanti si avvicinarono a loro.
«Merda!» imprecò Shinichi, trascinando Ran dall’altro lato ed iniziando a correre.

 

Ormai correvano da più di due ore, il cuore sembrava dover esplodere in petto ad entrambi. Per andare più veloce si lasciarono la mano, ma a quanto parve non fu una buona idea. Ran inciampò sui suoi stessi piedi, per via della stanchezza e delle gambe pesanti, lanciando un breve urlo.
«Raaan!!» urlò Shinichi, tornando indietro ed aiutandola a rialzarsi, mentre uno zombie si avvicinava pericolosamente a loro: era una donna, i cappelli spettinati, la pelle pallida, gli occhi scavati e due occhiaie pronunciate, indossava ancora il pigiama.
Shinichi fece rialzare Ran e le urlò di correre, poi sentì un dolore lancinante al braccio. Tirò una gomitata alla donna che aveva dietro, facendole mollare la presa sul suo braccio, dopodiché si abbassò la manica e ricominciò a correre, raggiungendo Ran.
Non mancava molto all’aeroporto, ma il ragazzo sapeva che ormai non sarebbe mai più uscito da quella città. Nonostante ciò, comunque, non si sarebbe fermato: non finché Ran non fosse stata al sicuro. A quanto diceva il notiziario aveva ancora un paio di ore prima che il virus facesse il suo effetto e lo facesse crollare a terra privo di sensi per poi svegliarsi come uno di loro. Fino a quando non avesse visto Ran varcare la soglia dell’aeroporto al sicuro da tutta quella follia, non si sarebbe fermato.
Ci volle un’altra mezz’ora per arrivare. Arrivati all’ingresso accadde: le porte si aprirono al presentarsi di Ran davanti ad esse, ma appena Shinichi mise i piedi sopra il tappetino nero di gomma che si trovava proprio davanti all’ingresso dell’aeroporto, un’allarme assordante iniziò a suonare e una voce metallica riecheggiò ripetendo sempre la stessa frase.
«ATTENZIONE, ALLARME VIRUS! ATTENZIONE, ALLARME VIRUS!»
Ran si voltò sconvolta verso il ragazzo. Lui le sorrise, in modo mesto e si alzò la manica della camicia, mostrando il morso, già sanguinolento e infetto.
«Scusami…» sussurrò.
«No… no… – iniziò a balbettare Ran in preda al panico, poi due braccia la afferrarono per farla entrare dentro l’aeroporto al sicuro, solo a quel punto iniziò a urlare – No! No! Salvatelo! Vi prego! Vi scongiuro, salvatelo! Shinichiiiiiiiiii!» le porte di vetro si chiusero e Ran riuscì a vedere il ragazzo dire due parole. 
Vide le sue labbra muoversi, velocemente, ma era facile capire il labiale di quelle parole. Lingua tra i denti, che poi si ritira, bocca aperta, labbra che si ritirano indietro e bocca che crea un cerchio. Ti amo.
Subito dopo due zombie si accanirono sul corpo non ancora trasformato del ragazzo.
«Nooooooooooooo!!!» urlò la ragazza, con le lacrime agli occhi, mentre vedeva il ragazzo che amava smembrato in mille pezzi da quelle creature che non erano più umane, mentre il vetro che la separava dall’esterno non le faceva sentire le sue urla disperate di dolore.


Angolo dell'autore:
18/01/2015 
È stata una vera faticaccia scrivere questa fanfic. Non sono un'esperta di zombie, per farlo ho dovuto chiedere dei consigli tecnici al mio ragazzo e a mio fratello XD
Comunque sia ci tenevo a scriverla, visto che parteciperà al contest DCZ della pagina "We Love Detective Conan" spero di aggiudicarmi un posto nel podio ^_^
Un bacione da me e dal mio onii-san Kaito ;)
KiarettaKid
  
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