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Autore: lapoetastra    18/01/2015    4 recensioni
Sento i pensieri che mi abbandonano, perdo la capacità di raziocinio.
Mi spavento, vorrei urlare, ma dalla mia bocca esce solo un verso stridulo ed impaurito.
Di colpo capisco.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La vedo lì, e sono sicuro di non aver mai visto niente di più bello.
La sua pelle diafana brilla appena nella calda luce del Sole pomeridiano, luccicando come fosse coperta di mille diamanti.
I suoi capelli, lunghi e biondi, sembrano fili d’oro che le coprono la schiena come un elegante vestito di seta.
Ed il suo corpo, nudo, scatena un uragano irrefrenabile in me, ed io non posso smettere di fissarla a bocca aperta, sconvolto dalla sua magnificenza, mentre fa il bagno nel lago.
So che dovrei smettere di ammirarla – è un momento privato, quello – ma non ce la faccio, ed i miei piedi sembrano essere incollati al terreno, così come il mio capo non ne vuole sapere di guardare in un’altra direzione.
Mi domando chi sia, quale sia il suo nome e perché abbia scelto proprio oggi per donarmi la sua paradisiaca vista.
Vorrei avvicinarmi a lei, ma qualcosa mi ferma.
Che cosa le potrei dire, poi?
Lei è bella come una dea, io sono solo un povero cacciatore, sebbene oggi abbia avuto la fortuna di avere gli occhi illuminati da una stella.
La ammiro, affascinato, innamorato, e nel vano tentativo di placare la burrasca che ancora mi impazza dentro senza possibilità di quietarsi, spezzo un ramo.
Il rumore che il calpestio del mio piede produce non potrebbe giungere ad orecchie umane, eppure lei si gira spaventata.
Di scatto, come se qualcuno l’avesse chiamata.
Ma non c’è nessun altro, qui, oltre a noi.
Mi vede.
Incrociamo lo sguardo, ed io mi perdo in quei pozzi profondi ed azzurri come pezzi di cielo che sono i suoi occhi.
Lei mi fissa, seria, con un’espressione indecifrabile sul volto di porcellana, ma non tenta di coprirsi le nudità ancora completamente esposte alla mia vista.
Mi avvicino a lei, con passo malfermo, come fossi in un sogno dal quale qualunque cosa accada non mi voglio svegliare.
Sono ad un passo dal suo corpo perfetto, adesso.
Mi guarda.
Mi spruzza un po’ dell’acqua del lago addosso, come se volesse scherzare con me.
Sto per mettermi a ridere sorpreso dalla sua reazione tutt’altro che negativa, quando improvvisamente sento che qualcosa in me sta cambiando in modo repentino.
Il mio corpo sta mutando, allungandosi.
Mi guardo nello specchio d’acqua dove lei è ancora immersa e sogghigna soddifatta.
Le mie gambe e le mie braccia si trasformano sotto i miei occhi orripilati in quattro lunghe ed esili zampe che terminano con scuri e duri zoccoli.
Scuoto la testa, ora attaccata ad un collo sottile e ad un manto maculato e serafico.
Sono diventato un cervo.
Sento i pensieri che mi abbandonano, perdo la capacità di raziocinio.
Il mio cervello umano si sta lentamente trasformando in un cervello animale.
Mi spavento, vorrei urlare, ma dalla mia bocca, ora diventata un muso scuro, esce solo un verso stridulo ed impaurito.
Di colpo capisco.
Quella donna è bella come una dea.
Perché lei è una dea.
Della castità e della purezza.
Diana.
E mi ha appena punito per averla spiata rinfrescarsi nuda nel lago.
È l’ultima riflessione che sono in grado di formulare.
Poi prevale solo l’istinto di sopravvivenza, nella mia mente.
Perché Diana ha sguinzagliato contro di me i suoi possenti e famelici segugi, nascosti prima chissà dove tra gli alberi.
E, se voglio continuare a vivere, devo iniziare a correre.
   
 
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